Astrologia per divulgatori scientifici
Il CICAP critica l’astrologia perché è astronomicamente sbagliata, perché non si sa spiegare come possa funzionare o semplicemente perché… non funziona?
A questa domanda solo apparentemente banale abbiamo cercato di rispondere ormai diversi anni fa con un ampio “speciale” online sulle pagine web del CICAP, ma ancora oggi si sente dire in giro che gli astrologi sono ignoranti perché non conoscono la precessione degli equinozi o non sanno che cosa sia Ofiuco. Il modo di parlare criticamente di astrologia si è molto evoluto dai tempi della “dichiarazione” del 1975, in cui 186 scienziati dichiaravano tout court che
È semplicemente un errore credere che le forze esercitate da stelle e pianeti al momento della nascita possano in qualche modo influenzare il nostro futuro.
Parlare criticamente di astrologia, nel modo corretto, permette di andare ben oltre il semplice debunking, discutendo e raccontando il metodo scientifico in una sua applicazione molto particolare: se ne può trovare un esempio in questo post (e nei due successivi) sul blog di Stefano Bagnasco. Ne avevamo parlato anche qualche anno fa con Geoffrey Dean, il decano degli studi critici sull’astrologia, che ha idee molto simili alle nostre. Trovate la versione integrale dell’intervista (pubblicata su Scienza&Paranormale n. 77) qui sul sito del CICAP.
Rebekah Higgitt, del Royal Observatory di Greenwich, ha pubblicato su The Lay Scientist (il blog di Martin Robbins) un articolo che rispecchia perfettamente il nostro atteggiamento, e che proponiamo nella traduzione di Fara di Maio per gentile concessione dell’autrice (che, ci tiene a precisare, non crede all’astrologia).
Come sanno bene i lettori di The Lay Scientist, l’Astrological Association, in seguito alle osservazioni di Brian Cox e Dara O’Briain, ha chiesto una “equa ed equilibrata rappresentazione” – notate, non una “rappresentazione paritaria”. (Brian Cox è un fisico delle particelle e docente all’Università di Manchester, autore di programmi scientifici per la BBC; Dara O’Briain, laureato in matematica e fisica teorica, è attualmente attore di cabaret e autore di programmi radiofonici e televisivi per la BBC. Insieme hanno condotto un programma radio – sempre per la BBC– che si occupava di divulgazione scientifica in materia di astronomia e fisica. NdT)
Tutto ciò ha dato origine ad una diffusa derisione da parte di coloro che non vedono niente di male nell’affermare che “l’astrologia è spazzatura” e “un’assurdità”. Molti, comunque, non sono riusciti a comprendere che cosa esattamente abbia infastidito questi astrologi e non si sono presi la briga di capire che cosa sia in realtà l’astrologia.
Si potrebbe pensare che non c’è alcun bisogno di comprendere qualcosa di cui si sa già che è spazzatura, ma chiunque faccia una simile affermazione in televisione o nella stampa nazionale dovrebbe sapere di che cosa sta parlando. Chiunque desideri far conoscere al pubblico laico quel che la scienza ha da offrire, e quel che invece non ha l’astrologia, deve essere informato e aperto alla discussione. Deve essere in grado di spiegare che l’astrologia fallisce poiché l’ipotesi su cui si fonda – e cioè che i pianeti possano influenzare gli eventi terreni e la personalità delle persone, oppure fornire informazioni su questi argomenti – non è stata dimostrata.
I membri dell’Astrological Association non protestano per una simile affermazione. Piuttosto, considerano ingiusto essere rappresentati come privi di quelle conoscenze sull’astronomia e i meccanismi celesti che Cox e O’Briain sono pagati per spiegare in TV. Sono seccati per l’interpretazione riduttiva che limita l’astrologia agli oroscopi sui quotidiani. Gli astrologi seri hanno spesso un’eccellente comprensione dell’astronomia e un profondo rispetto per essa. Costituiscono una parte non trascurabile del pubblico che segue programmi, conferenze e libri di astronomia.
Questo è il motivo per cui, come ho spiegato in un mio post precedente, le storie sul “cambio di segno zodiacale” e sul “tredicesimo segno” – Ofiuco – non rendono un buon servizio a nessuno. La “rivelazione” di Parke Kunkle (ha seguito la faccenda Giuliana Galati sul suo blog, NdT) potrebbe confondere coloro che hanno modeste conoscenze astronomiche e astrologiche, ma non è una sorpresa per nessun altro. Gli effetti della precessione (qui in italiano anche se la voce è meno esauriente, NdT) sono noti da secoli, e gli astrologi praticanti sono più che capaci di affrontare tali attacchi ricorrenti.
Cosa che mi porta in argomento: un po’ di conoscenze storiche dovrebbero mettere gli astronomi e i divulgatori scientifici in grado di rendersi conto che è molto probabile che gli astrologi praticanti abbiano una buona comprensione dei movimenti planetari. Fino alla fine del XVII secolo astrologia e astronomia erano profondamente interconnesse. Da quell’epoca le due strade si sono divise, ma gli astrologi hanno continuato ad utilizzare accurati dati astronomici. L’astrologia non è tanto un genitore dell’astronomia posizionale quanto piuttosto un suo cliente, un suo mecenate, la sua levatrice.
Ad ogni modo, ancora peggiore della completa ignoranza della storia è il pericolo che questa sia usata in modo improprio oppure travisata. Anche se Martin (autore di questo articolo critico sull’astrologia, NdT) mi assicura di essere consapevole del fatto che l’astrologia era dominante nel mondo premoderno, non sono certa che sia questo ciò che i lettori hanno recepito. Invece, lui cita un esempio in cui pare che un astronomo medievale si sia espresso contro l’astrologia insinuando che essa “era già stata ridicolizzata nei Secoli Bui.”
Si tratta di una lettura radicalmente sbagliata del contesto storico, ed è una tattica ignorante e disonesta al pari di quella usata dai proponenti dell’Intelligent Design, che scavano negli scritti di Darwin alla ricerca di citazioni utili. Anche per i divulgatori scientifici è una linea d’azione pericolosa da intraprendere: gli astrologi probabilmente conoscono la propria storia meglio di loro. Tenete presente che Nicholas Campion, Senior Lecturer all’University of Wales Trinity Saint David e autore di una recente e ben accolta storia dell’astrologia, è anche ex presidente dell’Astrological Association.
Gli storici dell’astronomia sanno che fino al tardo XVII secolo si possono citare molti più esempi di astronomi che erano anche astrologi o che sostenevano l’astrologia di quanti se ne possano citare a sfavore (proviamo con Tolomeo, Peuerbach, Regiomontanus, Apiano, Copernico, Rheticus, Tycho, Keplero e Galileo, tanto per cominciare). In più, quando sembra che qualcuno parli contro l’astrologia, come nel caso dell’esempio del XIV secolo citato da Martin, i bersagli erano quasi sempre singole parti dell’astrologia – quali la divinazione o la creazione di oroscopi natali – di solito per ragioni teologiche o politiche piuttosto che scientifiche. Questa sottodivisione dell’astrologia di solito non viene riconosciuta, ma trarre oroscopi è parte dell’astrologia giudiziaria, mentre l’ “astrologia naturale” include cose come la salute, il tempo atmosferico e la semina, la raccolta o la perdita delle coltivazioni.
Quest’ultima tradizione è, forse, un po’ più semplice da capire da un punto di vista moderno; dopo tutto, sappiamo che i corpi celesti (il Sole e la Luna) influenzano il clima, le maree, la meteorologia e la biologia. Nel diciassettesimo secolo furono compiuti seri tentativi per mettere alla prova la validità di diversi aspetti dell’astrologia. Fallirono, e l’astrologia, che era stata insegnata nelle università in tutta la Gran Bretagna e l’Europa, perse il proprio posto nella sfera intellettuale elitaria.
L’astrologia come ipotesi scientifica è stata messa alla prova e trovata carente: questo dovrebbe essere il punto focale dei commenti da parte dei divulgatori scientifici. Gli astrologi praticanti dovrebbero essere preparati ad accettare questo tipo di evidenza, ma continueranno a protestare, con qualche giustificazione, se verranno presentati come idioti che non comprendono la precessione e non fanno altro che scrivere per i quotidiani oroscopi che coprono in un colpo solo un dodicesimo della popolazione.
Rebekah Higgitt è Curatore della Sezione Storia della Scienza e della Tecnologia presso il National Maritime Museum e Royal Observatory, Greenwich. Traduzione di Fara di Maio
Domanda: ma gli oroscopi scemi basati solo sui segni zodiacali… chi li scrive? Si scrivono da soli, forse? Oppure li scrive qualche astrologo… magari di quelli che “il segno non basta ma bisogna vedere tutto il tema natale”? Così, giusto per sapere… per vedere se c’è un briciolo di coerenza.
Il problema non è che esistono astrologi seri e astrologi non seri. Il problema è che l’astrologia non funziona. La linea d’attacco per smontarla può essere molteplice. Un fronte è quello del “non può funzionare perché è contraddetta dalle scoperte della scienza”, e poi sì proseguire con la precessione degli equinozi e l’Ofiuco e tutto il resto. Un altro fronte è invece quello del “non funziona, punto, non rompete oltre con ‘sta storia, se avete delle prove mostratele altrimenti state zitti”, e quindi squadernare l’immensa letteratura scientifica che comprova l’insensatezza dell’astrologia, fin dallo storico articolo di Carlson su “Nature” nel 1985.
Tutti i discorsi sul passato, sugli oroscopi di Galileo e di Keplero eccetera, sono fesserie. Chissenefrega se Galileo faceva gli oroscopi. Galileo credeva pure che le comete fossero fenomeni atmosferici, vedi un po’. E allora? Per fortuna sono passati quattro secoli, abbiamo scoperto tante cose interessanti e oggi sappiamo che l’astrologia è una scempiaggine.
E non mi si venga a dire che gli astrologi conoscono l’astronomia. Non sanno nemmeno dove sta di casa, l’astronomia. Se la conoscessero, se si rendessero conto davvero di che cosa dice l’astronomia, non racconterebbero le idiozie che raccontano.
M.C.
mah, mi pare un articolo che potrebbe aver scritto uno che ha la zia astrologa. Sono bravissimi, preparatissimi, sanno farsi un sacco di conti, sanno a memoria tutte le costellazioni, sanno dove stanno i corpi celesti nel cielo, conoscono la storia dei ciarl ehm dei colleghi che li hanno preceduti. Certo credono a una scemenza superstiziosa e presentano il tutto con megaoroscopi validi per 500 milioni di persone assieme, ma suvvia non sono degli idioti. In effetti per fregare così tanta gente e guadagnarci senza finire in galera tanto stupido non devi essere!
caro Marco, mi spiace se ti abbiamo fatto arrabbiare. 🙂
L’articolo si rivolge a un pubblico già scettico e dà per scontata la miriade di obiezioni teoriche e pratiche all’astrologia, questo forse può causare fraintendimenti.
E’ ovvio che gli astrologi fanno un po’ i furbi quando da una parte predicano che la vera astrologia è quella dei temi natali e non quella segnosolare e dall’altra continuano a fare oroscopi a pagamento sui giornali. Ma non è questo il punto: all’autrice dell’articolo (e al CICAP) interessa che siano onesti e coerenti gli scettici, non gli astrologi. L’articolo si concentra su questo e dice una cosa interessante e secondo me sottoscrivibile.
Le varie obiezioni all’astrologia non hanno tutte lo stesso valore epistemologico. Le obiezioni razionalistiche basate sull’inconsistenza interna dell’astrologia (Ofiuco ecc.) o sulla sua implausibilità teorica (forza di gravità ecc.) sono importanti per capire che non è credibile ma non sono sufficienti per concludere che non può funzionare. E’ solo la verifica sperimentale che taglia la testa al Toro e dimostra ampiamente che l’astrologia non funziona, fino a prova contraria. Non mi soffermo di più, ne parla ampiamente lo speciale astrologia del sito CICAP e lo ripetiamo a ogni incontro pubblico, ma è importante tenere presente la differenza tra i due livelli di obiezione.
In secondo luogo, e qui rispondo a te, non alla Higgitt che non ne parla, il fatto che l’astrologia non funzioni è il punto centrale per noi che la consideriamo dal punto di vista scientifico, non lo è per chi crede all’astrologia (lasciando perdere quelli che ci marciano, che sono comunque una minoranza). Chi si appassiona all’astrologia non lo fa tanto perché crede che sia scientifica, lo fa soprattutto per altre ragioni: per colmare domande esistenziali a cui la scienza non dà risposte, per coltivare un surrogato di psicoterapia, un hobby, un legame con la tradizione, e così via. Allo stesso modo chi si rivolge all’omeopatia cerca soprattutto un diverso rapporto col medico, una visione del mondo più rassicurante, eccetera.
Da questo punto di vista, sia l’astrologia sia l’omeopatia “funzionano”, perché danno ai loro clienti ciò di cui hanno bisogno. Non hanno un valore scientifico, ma hanno valore su un altro piano. E’ giusto che noi scettici ci concentriamo sul piano scientifico e incalziamo gli astrologi (o gli omeopati) quando dicono che la loro disciplina sia scientifica, ma non possiamo ignorare l’altro piano, che per loro e i loro clienti è quello più importante.
@Andrea:
Premetto che non sono arrabbiato. Se fossi arrabbiato mi sentiresti ululare fino a Torino, altroché. 🙂
Secondo me c’è un difetto di fondo nel tuo ragionamento: tu parti dall’idea che si debba avere qualcosa a che fare con “quelli che si appassionano all’astrologia”. Ecco, qui non ti vengo dietro. Con quelli che si appassionano all’astrologia io non voglio nemmeno parlare. Né mi frega alcunché delle ragioni per cui si appassionano, dei loro bisogni profondamente umani e di quant’altro. Non ci voglio parlare perché il mio tempo è limitato e le cause perse non mi piacciono. Ho di meglio fare che tentare di convincere un believer, cioè un tizio che ormai la sua decisione l’ha presa a prescindere ed è diventato refrattario a qualsiasi argomento razionale. Anime perse. Chiuso il discorso. Anzi, nemmeno aperto.
A chi parlo, allora? Agli incerti. Ai dubbiosi. A quelli che “magari c’è un fondo di verità”. Ecco, a loro bisogna dire che no, non c’è nemmeno un fondo sottile di verità, che nell’acqua sporca non c’è alcun bambino e che perciò si deve buttare tutto. E certo, l’argomento devastante è proprio “non funziona”, punto”. Con carrettate di letteratura scientifica a supporto.
Insomma, io te lo dico: “Non funziona”. E te lo dimostro. Poi tu vuoi continuare a crederci per i tuoi bisogni profondamente umani eccetera? ‘zzi tuoi. Io t’ho avvisato.
Poi mica lo nego che c’è anche l’altro piano, quello dei bisogni profondamente umani che, scava scava, sono poi un bisogno solo: il bisogno del Senso. Ma quello non te lo dà la scienza. Te lo dà, semmai, la filosofia. E anche lì bisogna lavorare sugli incerti, per far loro capire che quello che dà l’astrologia è un Senso solo in apparenza, perché di fatto è fuffa. Che si studino Schopenauer, piuttosto.
Detto questo, a me urta che una che si fregia del titolo di “Curatore della Sezione Storia della Scienza e della Tecnologia presso il National Maritime Museum e Royal Observatory, Greenwich” si permetta di dire cose del tipo:
“Gli astrologi seri hanno spesso un’eccellente comprensione dell’astronomia e un profondo rispetto per essa. Costituiscono una parte non trascurabile del pubblico che segue programmi, conferenze e libri di astronomia”.
No, non ce l’hanno “un’eccellente comprensione”. Non ce l’hanno perché, se ce l’avessero, non sarebbero astrologi, né seri né poco seri. E se seguono programmi, conferenze e libri di astronomia ma continuano a fare gli astrologi significa che non capiscono un accidente di quello che sentono e che leggono.
In conclusione, tre cose non possono darsi tutte insieme: l’intelligenza, la cultura e la fede nell’astrologia. Se ne hai due, di certo ti manca la terza. Prova qui, per esempio. 🙂
M.C.
Prima domanda: Come mai in Inghilterra una laureata in Matematica e Fisica Teorica ha preferito darsi al cabaret e alla sceneggiatura di programmi BBC?
Seconda domanda: Dopo aver pubblicato questo articolo, il CICAP continuerà ad attaccare l’ Astrologia perché gli Astrologi non conoscono l’ Astronomia e perché usano una percentuale di vocaboli uguali negli Oroscopi sui quotidiani?
Terza domanda, un po’ meno cattiva: Non è che gli Astrologi Inglesi sono mediamente più colti di quelli Italiani?
Ciao Marco,
non si tratta di andare dietro agli appassionati di astrologia, lo sappiamo tutti che quelli non li convincerai mai. A margine, non sono d’accordo che una buona comprensione dell’astronomia, intelligenza e cultura siano incompatibili con la fede in qualche forma nell’astrologia, ne ho viste troppe per farla così facile, e potrei dimostrarti dati alla mano che la credenza nell’astrologia non diminuisce all’aumentare il titolo di studio; con l’intelligenza non so, non ho mai visto dei numeri, ma accetto scommesse.
Il punto e’ che nell’arena della discussione, spesso, sono proprio questi appassionati, magari colti e preparati, con cui ti trovi a dibattere di fronte agli “indecisi”, diciamo così, a cui vorresti rivolgerti. Sia questa una conferenza pubblica, un dibattito o anche solo un’arena virtuale come quando metti qualcosa di scritto a disposizione sul web. Higgitt argomenta, secondo me a ragione, che sarebbe scorretto oltre che controproducente sottovalutare chi abbiamo di fronte.
A proposito, sulle argomentazioni storiche temo che tu abbia frainteso (è giustificabile, l’articolo è una risposta a questo post di Martin Robbins che abbiamo linkato ma non tradotto): Higgitt non sta dicendo che “Galileo faceva gli oroscopi quindi l’astrologia ha una qualche validità”, sta criticando Robbins per aver detto che l’astrologia era stata già ridicolizzata nel medioevo, che è un po’ come dire che il fascismo era stato sconfitto nel ’39. Citare qualche sporadico esempio contrario (anteriore, diciamo, al Galileo maturo del Sidereus Nuncius, e anche lì c’è un oroscopo nella dedica) è un’arma spuntata perchè ci sono molti più controesempi.
@Stefano:
Sai meglio di me che il titolo di studio non ha nulla a che vedere né con la cultura né con l’intelligenza: ne abbiamo visti troppi di laureati scemi e/o ignoranti come capre. Ergo, non stupisce punto che una persona con una laurea e magari perfino un dottorato continui a credere nell’astrologia.
Il ragionamento è semplice. Mettiamo che tu creda nell’astrologia, per esempio perché non hai mai letto nulla di razionale sull’argomento. Insomma, non conosci le prove che dimostrano che l’astrologia non funziona. Può capitare: magari sei laureato in Scienze della Comunicazione e con la cultura scientifica (nonostante il nome altisonante della tua laurea) hai sempre avuto poca dimestichezza. Sei dunque nel caso del credente nell’astrologia ma non colto. Orbene, a questo punto io ti dimostro con dovizia di prove che l’astrologia non può funzionare e soprattutto non funziona affatto. Tu che fai? Se sei una persona intelligente, concludi insieme a me che l’astrologia è una boiata e diventi una persona colta e intelligente che non crede nell’astrologia. Se invece, pur essendo a quel punto una persona colta (perché io ti reso tale fornendoti tutte le informazioni che ti mancavano) tu continui a credere nell’astrologia… beh, è chiaro che non puoi essere intelligente: sarai una persona che crede nell’astrologia, colta e stupida. Tertium non datur. 🙂
Nella mia non breve esperienza di dibattiti pubblici, gli astrologi più rognosi con cui ci si trova a confrontarsi di fronte al pubblico degli indecisi non sono affatto quelli ben documentati, perché la loro documentazione è risibile e la si smonta in fretta. Sono invece quella della linea “benaltrista”. Quelli che, quando porti le prove del fallimento dell’astrologia, ti rispondono che l’astrologia è “un’altra cosa”, è “una chiave di lettura del cosmo”, è “un modello di interpretazione della realtà”, e che quindi i tuoi discorsi molto concreti sui campioni statistici non valgono nulla perché sono “freddi e razionali” e non “toccano in profondità il cuore delle persone” e “sono incapaci di catturare la dimensione vibrante del riflesso fra macrocosmo e macrocosmo”. Sono subdoli, sguscianti, inafferrabili, refrattari a qualsiasi appiglio razionale ai fatti, ai dati, alle osservazioni. Messi con le spalle al muro con i fatti e le cifre, quelli ti risponderanno sempre che “è un’altra cosa”. Ecco, sono questi, quelli della dimensione emotiva a priori, quelli che il discorso razionale lo saltano a pie’ pari, che io temo di più nel dibattito e non sottovaluto mai. Quelli colti e preparati… ma no, figurati. Al massimo ti citeranno Gauquelin. Sai che paura…
M.C.
Sarei curioso di sapere se sia mai stato fatto un semplice esperimento di contro-oroscopo. Credo che un tale esperimento possa mettere in seria difficoltà i sedicenti astrologi. In pratica si tratterebbe di far analizzare ad un astrologo un congruo numero di persone a lui sconosciute, facendone studiare le caratteristiche fisiche, psicologiche, i fatti accaduti, ecc.ecc. per poi doverne dichiarare il segno zodiacale. Scommettiamo che ne indovina all’incirca l’8-9 %?
Sergio: qualcosa del genere è stato fatto da Carlson nel 1985. Qui la descrizione dell’esperimento.
Io continuo a trovare illuminante la riflessione di Maurizio Ferraris (“L’egemonia zodiacale”, Repubblica, 2.10.2010) sul potere narrativo degli oroscopi, la cui efficacia sarebbe interessante (ancorché difficile) da misurare; oroscopi certamente non in grado di prevedere alcunché, bensì di plasmare la percezione che il lettore ha di sé – eventualmente (e sperabilmente) in direzione positiva. Come una buona psicoterapia.
Qui qualche estratto.
I miei sinceri complimenti per l’articolo. Sinceramente sono un po scettico e quindi non credo proprio a tutto, ho bisogno di certezze.