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Dieci domande per riconoscere la vera scienza

Traduciamo per Query questo pezzo di Emily Willingham, autrice scientifica, ex docente di biologia e articolista per Slate, Scientific American, The Scientist e altre riviste. La sua attenzione è particolarmente rivolta a come la scienza viene filtrata dai consumatori e a come i consumatori prendono decisioni in merito alla scienza.

La pseudoscienza rappresenta l’incerta base sulla quale poggiano pratiche – spesso relative al campo medico – che mancano di reali prove di efficacia; una scienza fittizia camuffata (talvolta anche con grande cura)  in modo tale da sembrare reale. Sicuramente vi sarà capitato di venirne a contatto e potreste averla incontrarla sotto forma del tizio al centro commerciale deciso a vendervi un braccialetto Power Balance, dello shampoo recante la promessa che quegli “amminoacidi”  avrebbero reso i vostri capelli brillanti, del promoter di rimedi naturali o della dieta del momento:  tutti  questi  esempi, in una classica estensione di uno dei dogmi della pubblicità,  vi fanno credere che avete un problema allo scopo di vendervene la soluzione.

Le pseudoscienze sono spesso facilmente identificabili per l’importanza che danno alle conferme rispetto alle confutazioni, ad asserzioni  impossibili dal punto di vista fisico e a termini carichi di emozioni o di falsa scientificità. Talvolta, quello che i promotori della pseudoscienza dicono potrebbe avere un nocciolo di verità che lo fa sembrare verosimile. Ma spesso perfino quel nocciolo è vero al più solo per metà, ed è proprio l’altra metà di cui non fanno parola a rendere ciò che propongono inutile e inefficace. E certe affermazioni, poi, sono del tutto assurde. Mi piacerebbe tanto avere una crema magica in grado di sciogliere il grasso o di far scomparire le rughe, ma come è possibile che una cosa del genere sia reperibile solo attraverso  pubblicità trasmesse durante programmi notturni?

Ciò di cui i fruitori della scienza necessitano è un bigliettino con i suggerimenti,  per le persone sane di mente, da usare quando si valuta un prodotto, un libro, una terapia o un rimedio. Qui di seguito troverete le 10 domande che dovreste porvi sempre (e a cui dovreste dare una risposta), prima di tirar fuori i vostri soldini per una cosa qualsiasi, sia essa una crema anti-invecchiamento, la dieta del momento, un libro che promette di svelarvi segreti che il vostro medico non vi direbbe o qualche gingillo contenente un magnete:

1. Qual è la fonte? Le affermazioni in oggetto sono fatte davvero da persone esperte in materia? Sono venditori per conto di qualcun altro? Fanno parte di una truffa di marketing ben organizzata? Utilizzano, ad esempio, la pubblicità di un sito web, di una rivista o di un giornale per dare al tutto un vago sapore di scienza e informazione o si tratta soltanto di una enorme campagna pubblicitaria, messa in atto per farvi pensare che si tratti di giornalismo?

2. Qual è il secondo fine? Dovete esserne a conoscenza per inquadrare tutte le informazioni nel contesto. In un giornale scientifico, date uno sguardo alle fonti dei finanziamenti. Se state leggendo qualcosa di non scientifico, restate estremamente scettici. Cosa ne ricava la persona o ente che sottoscrive l’affermazione? Avete l’impressione che vi stiano dicendo che avete qualcosa che non va, qualcosa che in realtà voi non avete mai notato… e quindi si offrono di vendervi qualcos’altro per porvi rimedio? Mi viene in mente la pubblicità di una lavanda intima, durante la mia giovinezza, nella quale una ragazza  confidava a sua madre che a volte “non si sentiva fresca”. Tutto d’un tratto, di fronte a quella pubblicità milioni di donne  analizzavano mentalmente il proprio livello di freschezza “ lì sotto”, valutando se acquistare o meno i prodotti Summer’s Eve.

3. Che tipo di linguaggio viene utilizzato? Vengono usate parole “emozionali“, molti punti esclamativi, un linguaggio apparentemente molto scientifico (amminoacidi! enzimi! acidi nucleici!) o che suona come un gergo tecnico, ma che in realtà non ha rilevanza dal punto di vista terapeutico o scientifico? Se non siete sicuri, potete cercare un termine che vi interessa su Google, o chiedere a un esperto di scienze se ne conoscete qualcuno. In fin dei conti, un amminoacido è solo un amminoacido… State in guardia  da quel che sa di scientifico. Come sottolineava Einstein, se non siete in grado di spiegare qualcosa in modo semplice, vuol dire che non l’avete capita. Se vi sembra che i venditori siano obbligati ad un grande sfoggio di paroloni per farvi credere che qualcosa è autentico, probabilmente non ne sanno un granché neanche loro.

4. Ci sono testimonial? Se tutto ciò che vi viene offerto è una persona che garantisce per un prodotto, senza alcuna prova della sua efficacia o necessità, siate parecchio sospettosi. Chiunque, ma proprio chiunque, può scrivere una testimonianza e metterla su un sito web. Esempio: “Pensavo di non saperne nulla di scienze finché non ho scoperto The Science Consumer Blog! Ora, la mia mente è stracolma di dati scientifici e finirò il dottorato in ingegneria aerospaziale quest’anno! Se può funzionare per me, con The Science Consumer Blog può funzionare anche per voi! GRAZIE, SCIENCE CONSUMER BLOG! – xoxo, Julie C., North Carolina”.

5. Ci sono delle pretese di esclusività? La scienza e la medicina sono praticate da migliaia di anni; milioni di persone continuano a studiarle. Di solito, le nuove scoperte sono generate da conoscenze esistenti e implicano il contributo di molti. E’ alquanto raro – e  in realtà non riesco a pensare ad alcun esempio –  che una nuova terapia o un nuovo fenomeno siano del tutto nuovi, senza un solido background scientifico che possa spiegarne il funzionamento, così come è difficile che sia frutto dell’invenzione di una persona sola. E di sicuro non apparirebbe semplicemente dal nulla in una pubblicità notturna. Tenete anche conto dei termini “brevettato” e “segreto”: essi segnalano che molto probabilmente l’oggetto dell’offerta non è stato studiato alla luce della critica scientifica.

6. Si menziona qualche tipo di cospirazione? Affermazioni del tipo “I medici non vogliono che tu sappia” o “Il governo ha tenuto nascoste queste informazioni per anni” sono estremamente dubbie. Perché mai milioni di medici nel mondo vorrebbero impedirvi di conoscere qualcosa che potrebbe migliorare la vostra salute?  I medici non sono un’entità monolitica in un enorme camice bianco che decide della vostra sorte, non più di quanto il governo sia un’istituzione disincarnata e indifferente che prende meccanicamente decisioni collettive. Anche loro sono esseri umani e, in generale, non vogliono che restiate all’oscuro di cose che potrebbero interessarvi.

7. L’affermazione fa riferimento a malattie diverse e scollegate? Sono presenti affermazioni che fanno riferimento a danni diffusi a diversi apparati del corpo (come per i vaccini) o anche affermazioni contrarie, come un beneficio terapeutico esteso a molti apparati, oppure a uno spettro di patologie non correlate tra di loro? Ad esempio, affermazioni relative a un unico prodotto capace di curare il cancro, le allergie, l’ADHD (sindrome da deficit dell’attenzione e iperattività) e l’autismo  (non me lo sto inventando!) sono francamente irrazionali.

8.    C’è una pista che porta ai soldi o c’è di mezzo una fiducia irrazionale in qualcosa? I candidati a ricavare i minori benefici economici dalla risoluzione di ogni problema o questione relativa alla salute sono i ricercatori di trincea, che studiano le basi di una malattia (geni, fattori ambientali) e si occupano della scienza di base. I candidati a ricavarne i maggiori benefici  sono: a) chi ha per le mani qualcosa di brevettabile; b) chi commercializza le “cure” o “terapie” sul mercato; c) chi scrive libri o fa conferenze o consulenze retribuite; d) chi lavora come consulente per fornire delle “cure”. Non voglio dire che chi trae vantaggi economici dalla ricerca o dallo sviluppo di medicinali non sia affidabile. Dovrebbero farlo gratis? Non penso. Bisogna però sempre, sempre seguire il denaro per vedere dove finisce.  Anche un’altra questione è importante riguardo alla pseudoscienza: il pregiudizio dato da una forte fede in qualcosa è forte quanto la motivazione economica? Se avete un sesto senso per smascherare questi pregiudizi, tenetelo attivo quando valutate un articolo scientifico. Se invece è difettoso (e potreste non saperlo per via di un vostro pregiudizio), potete chiedere a qualcuno, di persona o su internet che invece ne abbia uno ipersensibile. I giornalisti ad esempio, per la natura del loro lavoro, pare che abbiano sempre questo senso attivo al massimo.

9.   Sono stati realmente svolti studi scientifici? I fenomeni basati su prove sono sottoposti di solito a diversi livelli di validazione scientifica prima di poter diventare di uso comune. Questi processi includono: ricerche e test di base sulle cellule e sugli animali, ricerche cliniche multifase con pazienti/volontari rigidamente sottoposte a regolamentazioni, revisioni paritarie per ogni fase e una serie di pubblicazioni riguardo alle ricerche. C’è la prova che il prodotto o il fenomeno sia stato testato scientificamente, con i relativi risultati pubblicati nelle apposite riviste scientifiche? Oppure è solo una simil-scienza perpetrata da qualcuno che non ha minimamente sottoposto la cosa all’esame di esperti?

10. C’è una vera competenza nel campo? Per finire, non importa quanto vi infastidiscano gli esperti o abbiate poca fiducia in un’istituzione, resta il fatto che chi ha una laurea o un dottorato in medicina è andato a scuola per almeno 24 anni, se non di più, ricevendo un’istruzione profonda e quotidiana riguardo gli argomenti in discussione. Se sono specialisti nel loro campo, aggiungete almeno altri cinque anni e se sono ricercatori, ancora degli altri. Non sono quindi tutti degli esseri ciechi, stupidi, veniali, menefreghisti o che pensano solo ai soldi. Anzi, per molti di loro è vero il contrario: un ricercatore non è di solito un Rockefeller. Però, fate attenzione che avere il Dr. prima di un nome, o altre qualifiche dopo di esso, non equivale a dire che la laurea o il titolo corrisponda sempre alla competenza nella materia in questione. Io ho un dottorato in biologia: se scrivessi un libro sull’ingegneria chimica e sfoggiassi il mio dottorato nel libro, non diventerei comunque un’esperta in materia. Sono una persona che può esprimere un’opinione da specialista, ma solo nelle cose che conosco bene. Raccomando perciò di ascoltare più di un unico parere di un esperto.

Non c’è nulla di male in un po’ di sano scetticismo, e non ce n’è nemmeno nell’ammettere che una conoscenza limitata può essere una cosa molto pericolosa, e che ci sono nel mondo persone con una solida istruzione ed esperienza che le rendono più adatte ad affrontare alcune problematiche. In ogni caso, caveat emptor, come sempre. E considerato che anche i medici e i dottorati possono essere inclini all’accumulo di denaro proprio come i venditori di chiacchiere, non dimenticatevi mai di seguire la pista dei soldi. Mai!

Tratto da Forbes, 11 Agosto 2012, “10 Question to Distinguish Real From Fake Science”. Si ringrazia per la traduzione Sara Vivenzio. Foto di Pavel Danilyuk da Pexels

3 pensieri riguardo “Dieci domande per riconoscere la vera scienza

  • AZZ! Tutto ‘sto papiro per dire che il mondo è di polli e volpi?
     
    Oh: non siamo mica venuti qui per sapere se l’acqua è ancora bagnata…

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  • Non concordo con le tesi del link: “istruzione profonda e quotidiana”. Gli argomenti di Jenny McCarthy sono scientificamente più che testati. Sei d’ accordo, Luk? (sei l’ unico che può capirmi).

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