Dal mondo

Su Nature l’evoluzione dei cerchi nel grano

Cose che non ti aspetti: nell’ultimo numero della rivista Nature ci si occupa di cerchi nel grano con un approccio “evolutivo”.

L’idea di un’evoluzione dei cerchi non è nuova. Francesco Grassi ne ha sviluppata una versione personale che potete trovare riassunta qui sul suo blog, ma su Nature, Richard Taylor affronta il caso dell’evolversi della complessità dei cerchi da un punto di vista artistico.

Il punto di partenza è il Jellyfish Crop, un cerchio nel grano a forma di medusa lungo 180 metri comparso la scorsa estate nella contea di Oxfordshire in Inghilterra. Da questo Taylor arriva ad analizzare l’evoluzione di quella che definisce una corrente della land art, dai primi e più semplici cerchi degli anni ’80 a quelli sempre più complessi di oggi.

Neurobioblog ha ripreso l’articolo:

L’idea di Taylor, come di molti commentatori del fenomeno, è che dietro i cerchi nel grano non ci sarebbero singole menti di improvvisati ed estemporanei buontemponi, ma bensì team, gruppi ben organizzati di artisti, matematici e informatici. Attrezzati di tutto punto sotto il profilo tecnologico e scientifico.

E questi artisti si servirebbero di strumenti sofisticati per creare opere sempre più suggestive:

I modelli di oggi sono tracciati con computer, puntatori laser e tecnologia satellitare. La particolare piegatura degli steli vegetali – invece che schiacciati o rotti – ha anch’essa una funzione artistica ed estetica. L’orientamento del peduncolo può variare tra le diverse parti del pittogramma, e la tessitura è utilizzata per creare livelli multipli, che danno la percezione di profondità, con trame d’ombra che cambiano a seconda di come gli steli vengono illuminati dal sole.

Per Taylor ci sarebbe una sorta di scambio e supporto reciproco tra circlemakers e ricercatori che fungerebbe da “pressione selettiva” verso lo sviluppo di cerchi sempre più complessi.

La domanda è: è possibile prevedere gli sviluppi di questi fenomeni? Cosa ci si deve aspettare nel futuro?

Foto di da Flickr, licenza CC BY-NC-ND 2.0

11 pensieri riguardo “Su Nature l’evoluzione dei cerchi nel grano

  • Infatti, la domanda cardine è: ma perché i contadini non si incazzano? Perché consentono a Mistero, Voyager e mille altri piedi di calpestare impunemente i propri raccolti?
    Avete mai visto un contadino col forcone o col trattore inseguire Giacobbo e Raz Degan?
    No, perché? La risposta è: perché gli conviene.
    Coi cerchi agresti , ma pure con le meduse o la sezione aurea, si possono fare dei bei soldini.
    Sempre su Neurobioblog ho allargato il discorso sul “marketing e il culto dei crop circle”:
    http://bioneuroblog.wordpress.com/2010/06/11/il-marketing-e-il-culto-dei-cerchi-nel-grano/

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  • Grazie a voi per avergli dato ulteriore diffusione. Siccome è parecchio che rifletto e, diciamo “studio” le motivazioni psicologiche di tanto parlare dei cerchi nel grano, il pezzo di Nature mi è sembrata un’ottima occasione per palesarle.
    Al puzzle psicosociale dei crop circle mancava però un ultimo, piccolo tassello: perché hanno cotanto successo mediatico? Ecco a voi, se la gradite, la sintetica risposta: http://bioneuroblog.wordpress.com/2010/06/14/il-successo-mediatico-dei-cerchi-nel-grano/

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  • Ok, accettiamo l’ipotesi di questo megateam di artisti-matematici. Una sorta di viral-marketing spalmato su decenni senza nessun “prodotto” da promuovere ma soltanto un’idea da portare avanti, una sorta di “scherzo” o di “test sociale” protratto nel tempo.
     
    La cosa che non mi torna però è una delle obiezioni che di solito vengono sollevate per ribattere ai sostenitori delle famose ipotesi di complotto sociale, vedi i MiB o i Rosacroce per citare due degli esempi più “Voyageristici”, se mi passate il termine.
     
    L’obiezione è: come è possibile che un lavoro che comporta la sinergia tra svariati team di lavoro in varie parti dell’Europa, protratto inoltre per così tanto tempo, non veda in qualche modo prima o poi una fuga di notizie, una defezione, un coming out di qualcuno dei facenti parte dei team? Esiste un voto di silenzio? Uno scellerato patto segreto con in palio la propria vita? Queste sono ipotesi assurde, concordo, ma non pensate che proprio questa assurdità avvalori ancora di più la non fattibilità di un lavoro così sinergico e prolungato?
     
    Intendiamoci, non credo a nessun alieno armato di pantografo e piegatore di spighe laser, sto soltanto cercando un approccio illuministico alla faccenda, e sono curioso di conoscere le vostre ipotesi al riguardo.

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  • Scusate, cerco di inserirmi in punta di piedi anche perché so benissimo che queste discussioni sono interminabili e non è mia intenzione narrare la storia del fenomeno e tutti i risvolti che racconto  in conferenza.
    Ci sono delle imprecisioni perdonabili nell’articolo di Nature ma almeno una clamorosa falla imperdonabile quando dice che “biophysicist who investigated […] Some patterns may have been sculpted using microwaves…”.
    Alla fine di questo post:
    http://francescograssi.blogspot.com/2009/07/cerchi-nel-grano-ruggeri-e-i-crop.html
    racconto la vicenda del mio articolo (scritto con Claudio Cocheo e Paolo Russo):
    http://www.cicap.org/crops/en/jse_19_2_159-170_2005.pdf
     
    Richard Taylor ci ha messo dell’impegno ma ha improvvisato sul tema.
    Non dovrei essere io ad autocitarmi, ma prima di pronunciarsi in maniera razionale sul fenomeno crop circles bisognerebbe prendersi la briga di documentarsi su tutto quello che è (già) stato scritto.
    Suggerisco di digerire tutto questo materiale:
    http://francescograssi.blogspot.com/search/label/circles
    e anche questo anche se in alcuni punti è un po’ datato:
    http://www.cicap.org/crops/
     
    All’evoluzione dei cerchi ho dedicato (come precisato in questo post) un intervento durante lo scorso convegno del CICAP. Si trova trascritto interamente qui:
    http://francescograssi.blogspot.com/2009/10/cerchi-nel-grano-geni-memi-ufo-e-cerchi.html
     
    Non è vero che i “contadini” (i proprietari del terreno) siano sempre contenti:
    http://francescograssi.blogspot.com/2009/06/cerchi-nel-grano-tutto-in-una-notte.html
    http://francescograssi.blogspot.com/2009/07/cerchi-nel-grano-piu-che-un-sospetto-su.html
     
    Non capisco l’obiezione della fuga di notizie mai avvenuta, è una vita che alcuni circlemakers (me compreso) raccontano e dimostrano che fanno cerchi nel grano.
    Potete leggere ad esempio qui:
    http://francescograssi.blogspot.com/search/label/Remko%20Delfgaauw
    http://francescograssi.blogspot.com/2008/06/cerchi-nel-grano-top-secret-rete-4.html
     
    Prima di fare domande, vi prego, leggete almeno tutto questo materiale, grazie:
    http://francescograssi.blogspot.com/search/label/circles
     
    FG

    Rispondi
  • Grazie Francesco, la tua dimostrazione pratica è proprio quello che intendevo. Ti devo confessare che non ne ero a conoscenza. Questo in effetti potrebbe dirla lunga su quanto insabbiamento mediatico ci sia al riguardo, e di come forse la volontà di non mostrare certe evidenze sia alla base di un fenomeno che ha preso una forte piega lucrativa.
    Una domanda tecnica: come avete fatto ad imparare a farlo? Studi, prove e deduzioni o avete trovato in giro un “how to” dedicato?

    Rispondi
  • Ciao Alanparly,
    le tecniche base sono ben note sin dal Settembre 1991, momento in cui Doug&Dave mostrarono il loro modo di creare cerchi.
    Io in particolare nei vari anni ho cercato e studiato “sulla carta”  il materiale dei circlemakers (se uno vuole lo trova) e nel 2004 sono andato in Inghilterra per un viaggio di ricerca sui crop circles.
    La prima notte che ero li’ mi sono ritrovato in un campo con una tavola insieme ad altri circlemakers 😉
     
    Oltre ad imparare le tecniche e a fare cerchi di notte (per poi visitare di giorno le formazioni), è stato molto interessante anche il ritrovamento delle mosche morte che alimentano una delle mille leggende nate intorno ai cerchi negli ultimi anni:
    http://francescograssi.blogspot.com/2008/02/cerchi-nel-grano-il-mistero-delle_20.html
     
    Tutti i post sulle mosche morte sono qui:
    http://francescograssi.blogspot.com/search/label/dead%20flies
     
    FG

    Rispondi
  • “La prima notte che ero li’ mi sono ritrovato in un campo con una tavola insieme ad altri circlemakers”
    Quindi un giornalista potrebbe andare e in un weekend smontare tutto il baraccone?

    Verrebbe da chiedersi “perchè allora non lo fanno”, poi ci si guarda in giro e si vedono oroscopi, tarocchi, omeopatia..
    Com’è che diceva quel tizio…? “I wanto to believe”.
    Desolante.
     

    Rispondi
  • Certamente un qualsiasi giornalista potrebbe andare e unirsi a qualche team per capire come si fa, ma “smontare il baraccone” non è possibile a mio avviso, e te lo dico con una certa esperienza alle spalle.
    L’unica cosa che si può fare è divulgare informazioni rigorose e critiche sull’argomento, sperando che le persone che hanno voglia di capire trovino (ormai facilmente grazie al web, basta solo la volontà) queste piccole boe ancorate solidamente al fondale in mezzo al mare della disinformazione.
    Toccando il tema “denaro”, chi ha interesse a NON “smontare il baraccone” è proprio il mondo dei media.
    Se ho fra le mani una gallina dalle uova d’oro perché dovrei ammazzarla?
    In Inghilterra è d’abitudine, per i proprietari dei campi normalmente battuti, mettere la cassetta per la raccolta dell’obolo all’ingresso della formazione, ma non sono loro quelli che ci guadagnano di più e che alimentano quindi appositamente il fenomeno.
    Chi trova l’opera nel campo se è furbo agisce in quel modo, altri invece sfregiano subito la formazione tagliando la coltivazione.
    Di sicuro i circlemakers non ci guadagnano nulla.
     
    FG

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  • Una nota al volo ed in aggiunta a quanto detto da Francesco Grassi (che saluto!)
    In Italia abbiamo l’ottimo ed unico lavoro di Margherita Campaniolo sui Crop Circles.
    Unico perchè affronta l’argomento con raziocinio ed un occhio di riguardo alla protagonista principale: la pianticella.
    Unico perchè è esposto con un linguaggio chiaro, con una bibliografia verificabile, con ironia e con un approccio scevro da sensazionalismi. Oltre che con sensibilità.
    “Cum Grano Salis”  ( http://www.margheritacampaniolo.it/cumgranosalis.htm )
    Personalmente, oltre alla mole di materiale che Francesco ha prodotto, io consiglio anche Cum Grano Salis, e il libro di Andrea Feliziani “persi nella memoria”.
    Questi tre autori offrono risposte al mistero dei crechi nel grano.
    Gli altri eventuali misteri sono comunque “sbufalati” facendo ricerche sul “core” delle varie ipotesi.
    Se infine si ha padronanza con l’inglese, una lettura ai lab reports del BLT, ora solo LT, aprirebbe ulteriormente scenari inaspettati a quintalate di disinformazione che esistono sul web, che vengono dette in trasmissioni alla Voyager o Mistero, ripetute senza controllo in ogni dove su siti dedicati.
    Oltre a tutto questo vorrei infine ricordare altri interessanti ( e meno conosciuti) fenomeni di Land Art, come la Landprint e come i disegni creati nei campi di riso in Giappone.
    Se poi volessimo ci sarebbero i Snow Circles, ma questa è un’altra storia
    Un cordiale saluto
    EAL

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