Errori cognitivi, scetticismo e creatività
Michael Shermer a TED
Michael Shermer, scrittore, è uno dei più autorevoli scettici americani. Si occupa, tra le altre cose, di scienze e di storia della scienza; è fondatore della Skeptic Society; è editore della rivista Skeptic; è un noto debunker di bufale, miti e leggende. Ha inoltre stilato un “manifesto dello scettico“, la cui traduzione è stata pubblicata sul sito del CICAP.
In questo mese è apparsa online sul sito TED: ideas worth spreading una sua recente interessantissima conferenza (febbraio 2010) dal titolo: Lo schema dietro l’auto-inganno (titolo originale: The pattern behind self-deception).
Dato che al momento non esiste una sottotitolatura italiana del video, speriamo di fare cosa gradita, specie per chi non ha dimestichezza con la lingua inglese, mettendo qui in evidenza alcuni passaggi nodali del suo discorso.
Intanto, il credere.
[…] “Io voglio credere e anche voi. Infatti, la mia tesi è che credere sia nello stato naturale delle cose. È l’opzione di default. Noi semplicemente crediamo. Crediamo in ogni tipo di cose. Credere è naturale. Non credere, lo scetticismo, la scienza, questo non è naturale. È più difficile, è scomodo non credere alle cose” […]
Abbiamo cioè, secondo Shermer, un meccanismo di credulità nei nostri cervelli. E creiamo connessioni.
[…] “Essenzialmente siamo primati che cercano una regolarità. Congiungiamo punti: A è collegato a B; B è collegato a C. E, a volte, A è davvero collegato a B. E questo è chiamato apprendimento per associazione. Noi cerchiamo regolarità, noi facciamo quei collegamenti. Che si tratti del cane di Pavlov […] o del ratto di Skinner” […]
Questa tendenza a trovare schemi significativi genera due tipi di errori cognitivi ed è legata alla superstizione.
[…] “Quando attuiamo questo processo, commettiamo due tipi di errori. Il tipo I, o falso positivo, è credere che uno schema sia reale, quando non lo è; l’errore di tipo II è il falso negativo, non credere che un modello sia reale quando lo è. Allora, facciamo un esperimento ideale: sei un ominide di tre milioni di anni fa, che sta camminando sulle pianure dell’Africa. Il tuo nome è Lucy e senti un fruscio nell’erba. È un predatore pericoloso o è solo il vento? La tua imminente decisione potrebbe essere la più importante della tua vita. Bene, se credi che il fruscio nell’erba sia un pericoloso predatore e vien fuori che è solo il vento, hai commesso un errore cognitivo, un errore di tipo I, falso positivo, ma nessun danno: semplicemente vai avanti. Sei più cauto, più vigile d’ora in poi. Per contro, se credi che il fruscio nell’erba sia solo il vento e poi salta fuori che è un predatore pericoloso, tu sei la cena! Hai appena vinto il “premio Darwin”. Sei stato escluso dalla competizione genetica” […]
Più avanti Shermer spiega come, secondo gli esperimenti dello psicologo inglese Peter Brugger, sia dimostrato che è l’emisfero destro quello che percepisce e individua più schemi. Quindi la nostra tendenza a trovare regolarità, schemi appunto, si aziona nell’emisfero destro.
[…] “Brugger e la sua collega Christine Mohr hanno somministrato a dei soggetti la L-DOPA. La L-DOPA è un farmaco che, come sapete, viene somministrato per curare il morbo di Parkinson, che è legato alla diminuzione di dopamina. La L-DOPA aumenta la dopamina. E un incremento della dopamina faceva sì che i soggetti individuassero più schemi rispetto ai soggetti che non avevano assunto la dopamina. Quindi la dopamina sembra essere la sostanza associata alla “tendenza a trovare schemi”.
I farmaci neurolettici vengono usati per eliminare comportamenti psicotici, come paranoia, delusioni e allucinazioni, che […] sono degli schermi errati, dei falsi positivi, sono errori di tipo I. Se vengono somministrati farmaci che sono antagonisti della dopamina, questi vanno via. Perciò, diminuendo la quantità di dopamina, diminuisce la tendenza di individuare schemi come questi.
D’altronde le anfetamine come la cocaina, sono sostanze che favoriscono la dopamina, incrementano la quantità di dopamina, quindi sareste più predisposti a sentire uno stato di euforia, di creatività, a individuare più schemi.” […]
Questo punto pare interessante. Scetticismo, creatività e naturale tendenza umana a creare delle correlazioni sono tutti aspetti collegati tra loro.
[…] “Quindi forse maggiore dopamina è correlata con maggiore creatività. Penso che la dopamina cambi il nostro rapporto segnale/disturbo, cioè quanto siamo precisi nell’individuare schemi. Se è troppo bassa, è più probabile fare troppi errori di tipo II: non vengono individuati schemi che invece corrispondono alla realtà. Non bisogna essere troppo scettici! Se sei troppo scettico, ti perdi le cose veramente interessanti e le buone idee.
Bene, quindi, essere creativi, ma al contempo non troppo creduloni.
E non abboccare a tutte le panzane” […]
Foto di photosforyou da Pixabay
Promemoria: trattasi di scrittore, non di neurologo, come apparirebbe dalla conferenza che fa.
Lacune: se mi trovo davanti a uno scrittore che parla da neurologo, io, farmacista, non neurologo, ma persona che vende quotidianamente, per conto del SSN, farmaci neurologici, sono portato a non credegli e, quindi, verificherò con scetticismo quello che dice. Peggio ancora se fossi un medico neurologo o farmacologo specializzato in neurofarmacologia. Conclusione: il pregiudizio, ovvero il giudizio preventivo, conta moltissimo nella tendenza a credere o a non credere. Ma la cosa che ha la maggior importanza nella scelta tra il credere e il non credere è la convenienza. Esempio: mi fido del mio medico, quindi credo in quello che mi dice. Ma un giorno mi dice che ho una malattia grave e incurabile. A questo punto molti pazienti, che fino a quel momento avevano creduto nel loro medico, cambiano medico, fino a che non ne trovano uno che, magari solo per spillargli denaro (a volte non è nemmeno un medico) gli dice che hanno delle speranze. Ho ormai 61 anni e ho visto comportarsi così diversi colleghi e diversi medici. Morale: si crede più facilmente se ciò che ci viene detto ci conviene, quindi la convenienza è importante almeno quanto il pregiudizio, nella scelta tra il credere e il non credere.
@Aldo: Michael Shermer ha un Bachelor (equivalente, più o meno, alla nostra laurea triennale) in psicologia e biologia e un Master in psicologia sperimentale. Detto questo, ora è principalmente uno scrittore scientifico.
Se posso portare il mio piccolo contributo alla discussione, ho tradotto sul mio blog, con l’autorizzazione di Michael, un suo recente articolo proprio sulla sua presentazione a TED. Pur essendo solo un riassunto della presentazione, credo sia comunque interessante.
@ ALDO: il suo messaggio è un manifesto dell’ignoranza, non dello scetticismo. Lei parte con il piede sbagliato, essendo farmacista crede solo nella sua scienza o al massimo crede alla medicina…..tutto il resto lo buttiamo? Anni e anni di ricerche per lei non sono servite a nulla? Quando si prende una laurea non si è arrivati al capolinea……..si è appena partiti.
Sono neurologo e psicoterapeuta; trovo l’articolo interessante e corretto; con poche parole ed un buon esempio spiega meccanismi fondamentali del pensiero ed agire degli esseri umani e non solo.