Quando a metterti incinta è la statistica
Nei primi giorni di gennaio i mezzi di informazione inglesi hanno diffuso con una certa enfasi la notizia di quasi 600 gravidanze indesiderate provocate dal mancato funzionamento dell’Implanon, un dispositivo di contraccezione costituito da un piccola asta che impiantata sottopelle, solitamente sotto il braccio, che rilascia ormoni per un periodo di 3 anni. In aggiunta a questi fallimenti, sono stati segnalati anche 1.600 casi di eventi avversi di varia natura associati all’utilizzo del dispositivo. Il tutto è costato all’NHS, il sistema sanitario nazionale britannico, la bellezza di 200.000 sterline in risarcimenti.
A leggere i dati sopra, il giudizio per l’Implanon sembrerebbe inappellabile: un vero fallimento, con contorno di drammi familiari e personali, raccontati dalle sfortunate protagoniste. Ma è davvero così?
Mark Twain diceva che “esistono tre tipi di menzogne: le bugie, le bugie fottute, e le statistiche”. Il geniale scrittore americano attribuiva la battuta al primo ministro britannico Benjamin Disraeli, che forse non l’ha mai pronunciata. Al di là della paternità della battuta, c’è qualcosa di vero in questa affermazione, o si tratta di un semplice slogan? Restiamo per un attimo in ambito letterario, ma spostiamoci vicino a casa per ascoltare Trilussa:
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due
Nella sua semplicità, la poesia di Trilussa centra uno dei punti fondamentali della divulgazione delle statistiche: qualunque dato statistico, se viene diffuso senza precisare il contesto in cui è inserito è difficile da interpretare, e si presta facilmente ad essere frainteso o manipolato. La media di un pollo all’anno ha infatti un significato se la prendiamo come rappresentativa della società romana del tempo; se volessimo confrontare il consumo di polli attuale con quello dell’epoca di Trilussa, utilizzeremmo proprio la media aritmetica, e ne concluderemmo che oggi la disponibilità di carne è grandemente aumentata. Questo non toglie che qualche facoltoso romano di allora potesse consumare più polli di un indigente del 2011; semplicemente, la media aritmetica non fornisce alcune informazione sul modo con cui un certo bene è distribuito all’interno della popolazione, e tanto meno sulla situazione un singolo individuo.
Ben Goldacre ha analizzato il caso delle gravidanze indesiderate sul suo blog.
I dati si riferiscono ai primi dieci anni di utilizzo del dispositivo, che è stato lanciato sul mercato nel 1999; in questo periodo si stima che il contraccettivo sia stato utilizzato da circa 1.355.000 donne, per un periodo di 3 anni, corrispondenti a oltre 4 milioni di anni di utilizzo. Le 600 gravidanze indesiderate corrispondono allora un tasso di fallimenti dello 0,014% per anno: con queste percentuali l’impianto sottocutaneo può vantare una delle più alte percentuali di affidabilità tra tutti i metodi contraccettivi! Anche i 1.600 eventi avversi si riducono in modo analogo a percentuali molto basse.
Certo questo è di poca consolazione per le 600 donne che hanno dovuto affrontare una gravidanza non prevista: dal loro punto di vista, si è trattato effettivamente di fallimento. Sarebbe però un grosso errore limitarsi a riportare le loro storie, senza inserirle in un contesto: molte donne potrebbero convincersi ad abbandonare l’impianto sottocutaneo per altri metodi contraccettivi meno efficaci, aumentando le gravidanze indesiderate, invece di diminuirle.
Foto di Julia Fiedler da Pixabay
A proposito della necessità di “disaggregare” sempre i dati di una statistica, per evitare che sia ingannevole: se le 200.000 sterline pagate dalla Sanità britannica fossero state suddivise tra 600 pazienti danneggiate, la spesa sarebbe stata minima e la riparazione poco più che simbolica. Ma leggendo l’ articolo (a parte che le Sterline citate sono 118.000) la cifra se la sono aggiudicata solo in 9, per cui, se le altre, tramite avvocati, ricorressero e ottenessero altrettanto, la spesa sarebbe già notevole. Altra nota: le statistiche sanitarie non si basano solo sulla percentuale degli eventi avversi registrati per decidere se un dispositivo o un farmaco siano affidabili: anche la gravità è importante. Se si fosse trattato di “soli” 1600 morti su 1.400.000 pazienti, il dispositivo sarebbe stato ritirato comunque dal commercio. Così non è stato, quindi concordo con Goldacre che l’ allarmismo è eccessivo. In fine: da farmacista mi permetto sempre di consigliare di evitare, quando possibile, di utilizzare sia dispositivi che forme farmaceutiche e lento rilascio prolungato nel tempo: sono più comodi, ma se appare un evento avverso, il paziente continua a subirlo finché non si rimuove il dispositivo o finisce l’ effetto prolungato del farmaco “retard”. Meglio prendere due pillole al giorno o farsi una iniezione al giorno, anziché una al mese che rilascia quotidianamente il medicamento necessario. Questa mia opinione, ovviamente, non gode di largo consensus nemmeno tra i colleghi.
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L’amico Farmacista Grano sconsiglia i medoti a lungo termine.
Purtroppo non riflette sul fatto che parliamo non di un comune farmaco, ma di un contraccettivo.
L’impianto sottocutaneo elimina tutti gli errori dovuti all’utente, spesso causa di gravidanze indesiderate ( dimenticanza di 1 o più pillole, eccetera..), elimina l’estrogeno, riduce le dosi di progestinico.
I consigli sull’uso dei contraccetivi , ormonali o no, dovrebbero darli solo gli specialisti di materia, trattandosi di un campo variegato, molto personale e suscettibile di emotività.
Troppo spesso si sentono oppinioni di farmacisti inappropriate, in tema di contraccettivi.