7 Settembre 2024
ApprofondimentiIl terzo occhio

Il ritorno della fusione fredda?

La fusione fredda, cioè la produzione di energia per fusione nucleare in cui le reazioni avvengono a temperature vicine a quella ambiente, è uno di quegli argomenti in cui la miscela di pseudoscienza, di genuina scienza di frontiera e di interessi economici rende molto difficile orientarsi. Il problema è tornato alla ribalta quando il 14 gennaio, in un capannone alla periferia di Bologna, alcuni fisici dell’Università e dell’Istituto Nazionale di Fisica nucleare hanno potuto assistere alla dimostrazione di un dispositivo che, nelle parole del suo inventore, produrrebbe energia attraverso la fusione di nuclei di idrogeno con nuclei di nichel. Il professor Paolo Capiluppi, direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, che era presente alla dimostrazione, ha chiarito il ruolo delle istituzioni di ricerca nell’evento:

«Abbiamo accettato volentieri di assistere alla dimostrazione e il dott. Giuseppe Levi ha dato una mano per le misure, in particolare dei raggi gamma. Il Dipartimento di Fisica e la Sezione INFN non sono stati però coinvolti direttamente nello sviluppo del dispositivo, il cui funzionamento è segreto, né nella dimostrazione del 14 gennaio. Non abbiamo potuto effettuare nessuna misura o verifica nei nostri laboratori, per le quali siamo ancora disponibili e, come scienziati, soprattutto molto curiosi».

Alla dimostrazione sembra fossero presenti anche rappresentanti della Defkalion Energy, una ditta di Atene che sarebbe interessata al procedimento.

Su YouTube si trovano anche la seconda e terza parte del video.

L’inventore è Andrea Rossi, un ingegnere milanese con una storia imprenditoriale piuttosto avventurosa (raccontata qui dal suo punto di vista) che si è avvalso della collaborazione di Sergio Focardi, Professore Emerito di Fisica dell’Università di Bologna. L’idea della fusione fredda con nichel e idrogeno, alternativa a quella originale di Fleischmann e Pons che usava deuterio e palladio, era già stata investigata da Focardi negli anni Novanta, senza però che i suoi risultati potessero essere replicati. Adesso Rossi torna alla carica con un reattore che parrebbe funzionare, ma i dettagli della realizzazione sono tenuti segreti. In particolare, la polvere di nichel usata conterrebbe alcune altre sostanze che funzionerebbero come “catalizzatore” della reazione. Giuseppe Levi, dell’Università di Bologna e dell’INFN, ha misurato la potenza sviluppata in circa 12kW, ed esclude che l’energia venga dalla combustione convenzionale dell’idrogeno perché l’idrogeno consumato è troppo poco. La stima è fatta pesando la bombola prima e dopo la dimostrazione, misura che potrebbe essere un po’ approssimativa, ma dobbiamo aspettare il report che Levi dovrebbe rendere pubblico per poter commentare. L’articolo che descrive la scoperta di Rossi e Focardi, evidentemente rifiutato dalle riviste scientifiche, è stato pubblicato su un sito web gestito dagli stessi autori, furbescamente chiamato Journal of Nuclear Physics (il titolo di una rivista accademica russa, che non esiste più da tempo); come sottolinea PhysOrg.com, questo ha generato non poco scetticismo tra gli addetti ai lavori. Sempre secondo Rossi, un esemplare del reattore sarebbe in funzione da tempo per riscaldare un capannone di una ditta di Bondeno, in provincia di Ferrara.

Ci sono alcune stranezze nel dispositivo di Rossi e Focardi. Il chimico Camillo Franchini osserva che, anche se la reazione è effettivamente esoenergetica (cioè produce energia), è impraticabile usarla effettivamente per due ragioni. La prima è che secondo tutti i manuali di chimica nucleare la reazione non può avvenire a temperatura ambiente perchè in quelle condizioni i protoni non hanno abbastanza energia per raggiungere il nucleo; in secondo luogo, la sezione d’urto (una misura usata in fisica che indica la probabilità che la reazione avvenga effettivamente) è comunque molto bassa. Ci scrive Franchini:

Richiesto di un parere sulla rivendicazione di Focardi e Rossi, il prof. Jonghwa Chang, Chief Research Advisor del Korea Atomic Energy Research Institute mi ha gentilmente risposto (18 gennaio 2011), riferendosi alla reazione 58Ni +p → 59Cu

«Per rendere la reazione possible, l’energia del protone deve oltrepassare la barriera coulombiana. Una simile energia è impossibile da ottenere senza un acceleratore. In più, dovrebbero misurare [un’emissione di] raggi gamma, molto penetranti e facilmente misurabili con un opportuno rivelatore.»

D’altronde, fa notare sempre Franchini, la domanda di brevetto di Rossi parrebbe essere stata rifiutata con la motivazione che

dato che l’invenzione sembra, per lo meno a un primo esame, essere in contrasto con le leggi della fisica generalmente accettate, la descrizione dovrebbe essere abbastanza dettagliata da poter dimostrare a una persona competente, familiare con la scienza e la tecnologia mainstream, che l’invenzione è effettivamente realizzabile.

Ossia, secondo la fisica quella reazione non dovrebbe poter produrre energia; e in ogni caso dovrebbero essere emesse dal reattore radiazioni facilmente osservabili.

E qui viene un’altra stranezza, perché è vero che nella domanda di brevetto si afferma che tutta la radiazione prodotta è assorbita dalla schermatura di boro, piombo e acciaio, ma almeno dai filmati il dispositivo di Rossi sembra troppo piccolo per contenere schermature di spessore sufficiente. Da quello che si può capire, né raggi gamma né neutroni sono emessi dall’apparecchiatura (con evidente sollievo dei presenti alla dimostrazione), nonostante due piccoli fori fossero stati prodotti nella schermatura proprio allo scopo di permettere ai raggi gamma di uscire per essere misurati.

Insomma, se è vero che il reattore di Rossi produce energia, come sembra, difficilmente il suo principio di funzionamento è quello che l’autore sostiene essere, lasciando il campo aperto a qualunque ipotesi e forse anche a qualche sospetto. È anche curioso che nella domanda di brevetto, come a mettere le mani avanti, si dichiari che

L’approccio al problema della reazione esotermica adottato dall’inventore differisce da quelli adottati dai ricercatori che lo ho hanno preceduto in questa materia per il fatto che qui non si è cercato di dimostrare emissione di particelle elementari che testimoniassero la validità di una teoria, ma si è cercato esclusivamente di produrre più energia di quella consumata […]

Cioè a dire: lo sappiamo che non si capisce come possa funzionare, ma d’altronde non ci interessa. Viene da chiedersi come abbiano fatto a sviluppare il processo, senza una teoria di qualche genere a guidarli.

Approfondimento: qui il rapporto completo (in pdf) contenente l’analisi del chimico Camillo Franchini.

Continua…

Foto di minka2507 da Pixabay

412 pensieri riguardo “Il ritorno della fusione fredda?

  • @daniele
    Dando a Cesare quel che è di Cesare, la posizione assunta da Bagnasco è chiara, limpida e corretta.
    Mi pare di capire che non ha seguito lo sviluppo del confronto degli ultimi giorni, quindi non si è accorto che molti hanno assunto una posizione assai critica sulla demo di Bologna. Se Lei avesse un  interesse autentico per questo argomento si metterebbe in disparte e lascerebbe parlare i tecnici. Tutti cerchiamo da competenze diverse di dare un contributo. Lei vorrebbe rimandare tutto alla prossima demo, ma per fortuna pochi sono d’accordo con lei. Anch’io mi ero adagiato sulla posizione di Bagnasco, ma ora dobbiamo tenere conto dello sviluppo imprevisto del confronto, imposto dagli interventi di Paolo Russo e di Alberto, per ricordare solo i due nomi più importanti.
    Anche il silenzio fragoroso dei fisici di Bologna ha cambiato le carte in tavola. Aspettare pazientemente la prossima demo appare ormai un’iniziativa adatta alla pazienza dei certosini. C’è troppo da commentare.
    Cordiali saluti

  • @Camillo Franchini
    Ovviamente si sbaglia, sto seguendo con interesse la discussione, non mi perdo un commento.
    Ma ritengo che Lei e i due o tre che le fanno da spalla vi stiate commentando da soli: come è già stato detto da altri, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire ed è proprio vero. Altro che Query on line, questa è diventata la fiera della spocchia e della presunzione. Buon divertimento

  • Per ant0p.
    Anch’io preferisco non parlare di bufala, mi sembra un termine comunque irriguardoso per chi lavora, anche se commette qualche errore.
    In genere ho fiducia su quanto trovo scritto nei documenti universitari, ma credo che anche i professori, pur senza volerlo, a volte sbagliano e se gli capita chi controlla? Quindi mi tengo cara anche la mia capacità di autodiscernimento, almeno per quello che posso capire o intuire.
    I miei dubbi non riguardano “tutto il DF” e il suo personale, ma nel caso specifico del bilancio termico soltanto quanto contenuto nel report del dr. Levi. E mi chiedo: E’ stato sottoposto a verifica? Da chi? Chi è il suo responsabile? Può mandare in giro per il mondo documenti con il simbolo dell’Università senza una procedura di verifica ed approvazione interna?

    Ora le chiederei cortesemente una sponda per riportare la discussione sul piano concreto dei fatti.
    Ho letto che lei è ingegnere aerospaziale. Ha quindi sicuramente le basi di fisica (non nucleare) e di strumentazione (avionica se non sbaglio). Quindi può accertarsi lei stesso se ciò che è scritto nel report è vero, ad esempio per quanto riguarda la sonda HP 474 AC, che si dice sia stata usata per il vapore. Non ci vuole molto. Provi a guardare qui: http://www.trimtecsistemi.it/strumenti-di-misura/dati-tecnici/hp-474-ac-sonda-combinata-termoigrometrica.html. Poi osservi la sonda che spunta dalla cima dell’Ecat come appare nelle foto che puoi scaricare come file jpg da qui: http://22passi.blogspot.com/2011/01/bolognia-14111-cronaca-test-fusione_14.html.
    Le sembrano la stessa sonda?

  • @daniele
    Quando ci saranno tantissimi dati sperimentali a disposizione mi auguro che vorrà “dare un’occhiata alla Luna attraverso il cannocchiale” e finalmente si renderà conto che abbiamo a che fare con una realtà fisica finora non scoperta/riconosciuta dalla Scienza.
    La Sua fiducia è commovente, ma deve ammettere che è molto più facile essere fiducioso per Lei che per Alberto o Paolo, che sanno di che cosa si parla. Lei non può fare altro che restare in attesa fiduciosa dell’evento, convinto che l’evento si realizzerà per premiare la Sua fede. Una posizione molto scomoda. Uno di questi giorni scriverà “il tempo è galantuomo”.
    Cordiali saluti

  • @Daniele Passerini

    Altro che Query on line, questa è diventata la fiera della spocchia e della presunzione. Buon divertimento
    Scritta da una persona comune potrebbe essere anche un’opinione degna di discussione.
    Ma scritta da te che hai avuto il coraggio di affermare di essere stato invitato alla demo di Bologna  “in rappresentanza della libera informazione garantita dai blogger sulla rete” strappa al massimo un sorriso, triste ovviamente.

  • lasciando stare le questioni di chimica nucleare, che non conosco, m’è venuta in mente una considerazione sulla seconda prova non ufficiale. in quel caso il sensore di temperatura si trovava investito da acqua alla portata di 1l/s, quindi lo scambio di calore per convezione dovrebbe essere stato comunque nettamente dominante rispetto all’influenza di un eventuale resistenza elettrica vicina..mettendo direttamente a contatto il sensore con la fonte di calore la misura della t sarebbe stata molto instabile e chiunque si sarebbe accorto. se invece la resistenza fosse stata anche vicina ma non a diretto contatto non penso che potesse influire più di tanto a alzare la misurazione..ci sarebbe voluta una fantozziana palla di fuoco a 3000gradi per poter influire sul serio sulla misura della t, a quella portata.

  • Per ant0p.
    Dai pochi dati noti della prova dell’11 febbraio si sa che la temperatura in ingresso era a 7-8 °C e quella in uscita intorno ai 14 °C. Questo ultimo valore poteva semplicemente essere la temperatura ambiente, non ci sarebbe neppure bisogno di una sorgente locale di energia, basterebbe evitare di infilare la punta della sonda nel flusso dell’acqua e lasciare che senta la temperatura esterna. E noi non sappiamo, dove finiva la punta della sonda perché entrava nell’involucro.
    In ogni caso bastano pochi watt per raggiungere alte temperature, prova a toccare una vecchia lampadina ad incandescenza accesa da pochi secondi, oppure mettigli vicino un termometro sanitario e guarda.

  • @italo bianchi

    vabè, ma se supponiamo che sia possibile che si faccia un errore così clamoroso (mettere il sensore in aria invece che nell’acqua), equivale a dire che la prova non è mai stata fatta e che i dati del tutto inventati:))
    se poi mettessero il sensore a contatto con una lampadina incandescente con l’acqua che passa a 1l/s (quindi flusso turbolento) le misure sarebbero sballatissime, con la temperatura che varierebbe in continuazione di decine o centinaia di gradi..
    purtroppo non essendo presenti o si prende per attendibile quello dichiarato da levi e dagli altri presenti alla prova (tra cui daniele) o si pensa che siano tutti in malafede e che diffondono volutamente dati falsi e tendenziosi. personalmente sono più propenso a credere alla loro attendibilità.

    altro dubbio che ho sentito è che l’acqua si scalderebbe per la potenza assorbita dall’impianto elettrico..ma penso che se ci fossero 10-20kw di potenza assorbita dall’impianto elettrico non sia molto difficile accorgersene..

  • @ant0p.: La cosa non è così semplice, tutto bianco o tutto nero. Il fatto è che senza sapere esattamente come è fatto internamente il macchinario è anche difficile realizzare una misura accurata: in una situazione come quella che si poteva vedere dalle immagini è perfettamente plausibile che qualche disattenzione abbia potuto alterare le misurazioni. Per questo è necessaria un nuova misurazione in condizioni decisamente più controllate e soprattutto prolungata nel tempo. E poi sarebbe anche utile poter aprire quel benedetto coso, purtroppo bisognerà aspettare la conclusione della vicenda del brevetto.

  • @alberto
    tutto è possibile, ma è la prima prova ufficiale a bassa portata quella fatta un po’ di fretta, la seconda non ufficiale a alta portata è durata 18 ore e fatta penso con calma, essendo una cosa interna al dipartimento senza esterni a creare possibili distrazioni. ovvio che ci vogliono altre prove, ci manca solo che sia interrotto tutto. siamo di fronte a una questione delicata, le prove calorimetriche in teoria sono semplici da fare, ma farle in modo che tutti ne siano convinti senza essere presenti (mica si può andare a casa di tutti e attaccare l’e-cat al rubinetto..) è evidentemente ben più difficile. invece l’aspetto nucleare è del tutto ignoto, chi ne sa qualcosa fa ipotesi, ma ce ne fosse una uguale all’altra. quindi per l’interno del reattore non sto nemmeno a cercare di interpretare le varie ipotesi, sarebbe inutile prima di poterlo aprire.

  • Per ant0p.
    Per quanto riguarda la lampadina, volevo solo dare un idea di quanto calore emana da una resistenza di poche decine di watt. Non intendevo certo dire che c’era una lampadina, nè tanto meno che era a contatto con l’acqua. Poteva esserci una piccola resistenza e sicuramente ciò non avrebbe comportato nessuna oscillazione nelle misure di temperatura. Io sono comunque più propenso a credere che il sensore era più sensibile alla temperatura ambiente che a quella dell’acqua.
    La cose clamorosamente strane in questa vicenda sono molte altre:
    1 – se la prova dell’11 febbraio era soltanto preliminare, è stata una grande scorrettezza da parte di chi aveva il compito di supevisionarla (cioè Levi) annunciarne alcuni risultati parziali in una forma che confermava inequivocabilmente il funzionamento dell’apparato. Serietà vuole che o si è sicuri e in questo caso vengono presentati tutti i risultati (foto, grafici, dati di targa delle apparecchiature, ecc.) o si mantiene un prudente silenzio in attesa di conferme. E’ questione di serietà professionale.
    2 – perchè mai a nessuno dei presenti, in primis a Levi, non è venuto in mente di ridurre lì per lì la portata dell’acqua. Ci sarà pur stato un rubinetto alla canna dove si sono attaccati. Così facendo, avrebbero potuto verificare il funzionamento dell’Ecat semplicemente toccando il tubo con la mano. Hai un’idea di quanto sia un flusso di 1 litro al secondo? Per farlo prendi una bottiglia mettila sotto il rubinetto e misura quanto tempo ci vuole. Perchè hanno scelto un valore così abnorme di portata? E non mi si venga a dire che ci sarebbero stati problemi di controllo del reattore. Se funziona con un flusso di pochi grammi al secondo e con 1 litro al secondo, poteva funzionare benissimo anche con un valore intermedio.
    3 – perchè delle due sonde di temperatura, una è infilata nel tubo di mandata e quell’altra no? Cosa impediva di infilare anche la seconda nel tubo di uscita?
    4 – e infine, bisogna proprio varare un programma di ricerca di 1 anno per chiudere un po’ un rubinetto e infilare un sensore in un tubo? Sono operazioni che richiedono una lunga trafila burocratica?
    Lasciamo perdere la malafede, la falsità e la tendenziosità, ma almeno un eccesso di ingenuità e un po’ di incompetenza lo possiamo mettere in conto?
     

  • @ant0p.: Sulla seconda prova di 18 ore, abbiamo dei documenti ufficiali dell’Università? E’ possibile visionarli?

  • @Franchini
    Ha ragione, la mia sarà anche fede, ma continuo a ritenerla ben riposta. E certamente in questo non ci è nulla di scientifico, perciò mi lasci la libertà di qualche commento da comune cittadino informato dei fatti.
    Non dico che il tempo è galantuomo, quello lo vedremo in seguito, dico solo che non comprendo il motivo di tanta impazienza.

    @Mattia
    Scritta da una persona comune potrebbe essere anche un’opinione degna di discussione.
    Ma scritta da te che hai avuto il coraggio di affermare di essere stato invitato alla demo di Bologna  “in rappresentanza della libera informazione garantita dai blogger sulla rete” strappa al massimo un sorriso, triste ovviamente.
    Credi pure quel che vuoi.
    Ti auguro una brillante carriera come ingegnere (e sarà senz’altro così), ma ancora di più come persona (qui invece hai ancora parecchio da lavorare… anche solo a livello di semplice buona educazione).

  • la seconda non era una prova ufficiale, non mi risulta che ci siano documenti ufficiali dell’università. però è stata resa nota nei suoi risultati principali.
    non resta che aspettare conferme (o smentite..). ma se potessi scegliere vorrei conferme. ovvio che nel mio piccolo tifo perchè l’e-cat funzioni e si diffonda il più presto possibile. non è assolutamente una fede o una credenza cieca (mai avuto fede in niente:)) solo una speranza supportata da mie impressioni sulle informazioni e le discussioni che leggo riguardo all’e-cat.

  • @daniele
    Io non sono ‘Mattia’.
    Non hai ancora risposto alla domanda. In cosa differisce l’immagine della pompa J5 da quelle prese il 14 gennaio?

  • @Mattia Rizzi
    Io non sono ‘Mattia’.
    Non hai ancora risposto alla domanda. In cosa differisce l’immagine della pompa J5 da quelle prese il 14 gennaio?

    Ho già risposto in altra sede Mattia Rizzi: mi pareva che avessi seguito la discussione al riguardo sul mio blog con Aldo. In sintesi, a confrontare le foto è diversa sia la forma della base della pompa sia il retro, ma trovo surreale discuterne ancora. Non vedo l’ora che ci siano nuovi dati sperimentali diffusi direttamente dall’Università di Bologna. Ribadisco: l’esperimento del 14 gennaio era organizzato da Rossi (l’Università era un controllore esterno e il controllo lo ha fatto); il test dell’11 non voleva dimostrare alcunché a nessuno, tanto meno a chi già aveva dubbi prima. Siccome qui, a parte me, Giovanni, ant0p e pochi altri, sieti tutti col coltello tra i denti, è ovvio che il gruppo interdisciplinare dell’Università di Bologna all’uopo costituito si prenderà tutto il tempo necessario per organizzare una sperimentazione al di sopra di ogni ragionevole (e irragionevole) dubbio che potrà essere avanzato (dagli “scettici” in buona o in cattiva fede).

  • Per Mattia Rizzi
    La discussione sulla pompa tra Daniele e Aldo l’ho vista anch’io, la trovi qui http://22passi.blogspot.com/2011/02/energy-catalyzer-facciamo-un-po-di.html, ma la diversità tra le pompe la vede solo Daniele. Anche secondo me l’unica vera differenza è che la pompa di Bologna è più sporca di quella a catalogo.
    Il problema è che non diranno mai quale era il modello esatto di pompa che hanno utilizzato. E’ come se si fosse volatilizzata o che fosse stata in quella stanza per caso.
    Per il resto, se l’esperimento del 14 gennaio era organizzato da Rossi il report l’avrebbe dovuto emettere lui a suo nome. E se il test dell’11 febbraio non voleva dimostrare alcunchè, non si doveva proclamere in nome dell’Università che l’oggetto ha prodotto 15 kW per 18 ore. E inoltre, controllare un esperimento di FF non vuol dire guardare sotto la tavola se c’era qualcosa di nascosto. Era necessario innanzi tutto calibrare bene la strumentazione utilizzata per verificare l’eccesso di energia e registrarne con cura i dati di targa. Era questo il compito specifico di Levi e non sembra che lo abbia fatto.

  • @ant0p.: Una prova di 18 ore di cui non si sa nulla? Setup sperimentale, misure effettuate, niente? Spero proprio per la credibilità dell’ateneo di Bologna che si sbrighino al più presto a fornire dei dati convincenti, altrimenti non si fa altro che prendere in giro la gente. Potrei sapere dove è possibile leggere questi “risultati principali”?

  • @ant0p.: Non ho capito cosa si intende quando si dice che “l’intero apparato è stato aperto ed ispezionato”: ma come, non era sotto brevetto? Quindi qualcuno ha visto ora come è fatto dentro?

  • @ Paolo Russo
    @ Italo Bianchi
    @ Levi
    Quasi certamente qualcun altro l’ha notato prima di me, ma non importa.
    Se si doveva misurare la quantità di energia prodotta utilizzando acqua di raffreddamento, non si capisce perché non abbiano accoppiato la produzione di energia con il flusso dell’acqua di raffreddamento in modo da realizzare un salto termico ridotto e soprattutto per evitare l’ebollizione dell’acqua. Le condizioni di misura descritte da Levi denunciano un’imperizia sperimentale davvero singolare.
    Noto che l’accrocco è già stato battezzato, come se si trattasse di un prototipo semicommerciale: E-Cat, Catalizzatore di Energia.
    I realizzatori sembrano ignorare che le reazioni nucleari non sono catalizzabili.
    Cordiali saluti

  • per intero apparato penso che si intenda tutto tranne il nucleo centrale della reazione ni-h. ma questo lo può sapere meglio daniele, mi pareva di aver già letto qualcosa nei commenti del suo blog e che il core centrale è di 1 litro circa..in pratica tutto quello che c’è intorno al nucleo della reazione è stato ispezionato e tutto sembra regolare:))

  • ah la risposta sopra era per alberto: specifico una cosa, tutto quello che ”’so”’ sull’e-cat (nel senso di accrocco:)) l’ho trovato su internet. non ne ho mai sentito parlare dal vivo a tramite altri media. e non ho contatti diretti con nessuno coinvolto nella sperimentazione, so solo quello che si trova su internet..perchè vedo che mi si chiedono informazioni come se fossi a conoscenza di informazioni aggiuntive:)) quelle potete provare a chiederle a daniele, che è in contatto con rossi/focardi e l’università.

  • @ant0p.: Nessun problema, ho chiesto a te perchè mi sembravi informato, ma la richiesta è ovviamente diretta a tutti quelli che vogliono/possono rispondere.

  • Professor Franchini,
    in effetti la portata è cruciale in queste prove.
    Si sta discutendo di 2 diverse prove.
    1 – Nella prima, quella pubblica del 14 gennaio, la portata era di pochi grammi al secondo e quindi l’acqua si scaldava fino alla temperatura di ebollizione.
    2 – Nella seconda, quella dell’11 febbraio, la portata è stata aumentata di colpo a 1 litro al secondo. La temperatura dell’acqua in ingresso era di 7-8°C e all’uscita sono stati misurati 14°C
    Secondo il mio parere e quello di altri commentatori, in entrambi i casi gli assetti sperimentali e i dati presentati sono tali da non convincere affatto sulla produzione di energia in eccesso rispetto a quella elettrica assorbita, requisito questo essenziale prima di cominciare a discutere di qualsiasi ipotesi riguardanti presunte reazioni nucleari e, se proprio si vuole, anche dei fantomatici catalizzatori.
    Con le potenze che vengono dichiarate per l’E-cat, bastava scegliere una portata di 100 grammi al secondo per avere un incremento di temperatura di qualche decina di gradi e la prova avrebbe avuto un’evidenza lapalissiana.
    Sono quindi d’accordo con lei. La scelta di utilizzare questi valori di portata così diversi tra loro, dimostra una grande imperizia (o, forse, una fin troppo accorta perizia).
    Mi chiedo come mai il Dipartimento di Fisica non sia ancora intervenuto ufficialmente sulla vicenda e lasci che il buon nome dell’Università venga esposto al rischio di una figuraccia planetaria.

  • Camillo Franchini, in risposta a Daniele dici: “Se Lei avesse un  interesse autentico per questo argomento si metterebbe in disparte e lascerebbe parlare i tecnici.”
    Il fatto è che i tecnici hanno parlato, ma altri tecnici hanno altrettanto parlato evidenziando lacune da rendere poco convincente la voce dei tecnici stessi. Se i tecnici che parlano non sanno essere convincenti, non vedo perché uno dovrebbe starsene in disparte.
    Se i tecnici che hanno parlato, hanno commesso errori di valutazione nelle misure, da essere poco convincenti, credo che l’onestà intellettuale li dovrebbe portare ad ammettere gli errori macroscopici di valutazione eventualmente commessi e quindi a riprendere la parola dicendo: “Scusateci, abbiamo sbagliato, è tutto da rifare”. Non casca mica il mondo, può succedere a tutti di sbagliare, pazienza. Riconoscere un eventuale proprio errore è una qualità umana che dovrebbe stare alla base della credibilità di ogni tecnico, per di più se professore e ricercatore. Se non lo fanno a posteriori dopo le dovute osservazioni, evidentemente sono convinti di non avere sbagliato.
    Tuttavia mettendoci in disparte, non si contribuisce alla ricerca della verità, ricerca che dovrebbe essere il motore di ogni indagine scientifica.

  • @dioamore
    Tuttavia mettendoci in disparte, non si contribuisce alla ricerca della verità, ricerca che dovrebbe essere il motore di ogni indagine scientifica.
    La mia osservazione era rivolta a Daniele, che non è un tecnico.
    Bisogna invece incoraggiare e dare visibilità a chi ha conoscenze nucleari e di altra natura per studiare con scrupolo quanto è uscito dalla demo di Bologna.
    Daniele ha fatto un elenco di almeno cinque laureati del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna che potrebbero essere di aiuto, perché erano presenti alla demo. Bagnasco li sta contattando; speriamo che presto si aggiunga materiale a quello che già stiamo esaminando. Se Daniele li conosce, li potrebbe sollecitare in qualche modo. Curiosamente pare che non fossero presenti dei chimici. E’ possibile che si siano rifiutati.
    Italo Bianchi ha perfettamente ragione:
    Mi chiedo come mai il Dipartimento di Fisica non sia ancora intervenuto ufficialmente sulla vicenda e lasci che il buon nome dell’Università venga esposto al rischio di una figuraccia planetaria.
    Non potrebbe essere che abbiano scelto un sito diverso per esprimersi?
    Cordiali saluti

  • daniele in questo caso fa da giornalista e per adesso è l’unica fonte esterna a contatto diretto con gli sperimentatori, quindi può e deve parlare. ben vengano altri contatti anche tra gli scettici, infatti mi pare di aver capito dal messaggio di franchini che anche il cicap finalmente si sta interessando per approfondire meglio la questione.. era ora, mica siamo di fronte a dei cartomanti, wanna marchi o il mago otelma, che volendo potrebbero essere ignorati:))

  • Forse vi siete persi un pezzo, ma Query (e il CICAP) si sta interessando fin dal principio alla faccenda, siamo in contatto con Levi e i fisici di Bologna e stiamo seguendo con attenzione gli sviluppi.

    Come abbiamo già detto, appena ci sarà qualcosa di rilevante da raccontare lo faremo, sulla demo di gennaio e su altri test preliminari non ci sembra il caso di dilungarsi troppo.

    S.

  • Per Query
    Il problema è che le misure calorimetriche delle due prove, che Levi ha avallato, sono sballate e inaffidabili. Quindi, dal punto di vista del CICAP, essere in contatto con Levi è come essere in contatto con chi dice di aver incontrato i marziani.

    Credo che il CICAP dovrebbe contattare la Direzione del DF di Bologna, che deve finalmente venire allo scoperto, pubblicamente e al più presto, perchè delle due l’una:

    1 – o questa Direzione è pienamente, dico pienamente, convinta della validità dei risultati e allora non si spiega per quale motivo non abbia ancora messo la sua faccia su tutti i principali TG nazionali;

    2 – oppure no, cioè NON è pienamente convinta. E in questo caso non si lascia che il nome dell’Università venga utilizzato a fini privati, finendo in di decine di siti in tutto il mondo e rischiando di rovinare in 2 mesi il prestigio e la credibilità di 9 secoli di storia. Si fa invece un comunicato in cui il DF chiarisce che i risultati sono preliminari (e quindi non pienamente affidabili) e diffida chiunque ad usarli per sostenere l’efficacia del dispositivo, fino a quando non venga emesso un comunicato ufficiale (cioè firmato dalla Direzione del DF non da un ricercatore qualsiasi) sulla faccenda.

    In un Paese serio si farebbe così.

  • @Query Online
    @Italo Bianchi
    @ Alberto
    sulla demo di gennaio e su altri test preliminari non ci sembra il caso di dilungarsi troppo.
    Perché dobbiamo contare su una demo promessa per chissà quando, quando c’è tanto materiale su cui discutere, se potessimo coinvolgere i protagonisti, attori od osservatori qualificati come sono certamente i fisici di Bologna?
    Le ultimo osservazioni di Italo Bianchi sono precise e puntuali. Credo che sia interesse di tutti coinvolgere direttamente i fisici di Bologna che hanno assistito alla demo di gennaio. Ci sarà tra loro qualche nucleare, qualche esperto di misure di energia. Levi non è parte terza; la sua opinione ho scarso significato, particolarmente da quando si è sottratto a ogni confronto critico. In realtà si sottraggono tutti,  Focardi in testa, che dovrebbe avere le chiavi di interpretazione di ciò che succede in E-Cat. Fare una demo e poi scomparire non mi sembra serio.
    Vediamo se Bagnasco e Passerini riescono a coinvolgere i per ora recalcitranti fisici di Bologna.
    Per cominciare: c’è uno che sia al corrente dell’esistenza di un esempio di catalisi nelle reazioni nucleari? Io escludo questa possibilità. Questa è luna sfida che lancio.
    Cordiali saluti

  • I catalizzatori, di solito, intervengono in piccole dosi nelle reazioni chimiche, senza modificare le proprie caratteristiche chimiche, accelerando il processo di reazione degli elementi, sia nella reazione diretta che in quella inversa. Il nichel e il rame, per esempio, sono catalizzatori positivi, nel senso che, a differenza di quelli negativi, accelerano le reazioni chimiche, abbassandone a volte l’energia di attivazione. Tuttavia i meccanismi chimici dei catalizzatori non sono ancora molto chiari. Non è da escludere che si possa riconoscere una proprietà ancora sconosciuta a qualche elemento come catalizzatore positivo o negativo in qualche reazione nucleare. L’azione del catalizzatore in definitiva è quella di indebolire i legami tra gli atomi, non quelli tra i nuclei degli atomi. Tuttavia non è da escludere che ci possano essere elementi chimici che in determinate condizioni di temperatura, pressione, campo elettromagnetico, siano in grado di interagire con il nucleo dell’atomo diminuendone anche l’energia di legame dei protoni e neutroni, favorendo o accelerando una reazione nucleare a più bassa energia. In campo industriale i catalizzatori sono largamente usati. L’ing. Rossi sicuramente avrà una notevole esperienza nel settore.

  • @dioamore
    Essendo un chimico con preparazione ed attività nucleare. escludo categoricamente che esista la possibilità di una catalisi per le reazioni nucleari.
    Come supervisore di un reattore nucleare, ho assistito a ogni genere di reazioni nucleari, promosse a scopo di studio.
    E’ facile controllare su qualsiasi trattato di radiochimica e di chimica nucleare.
    Se qualcuno ha qualche ipotesi da avanzare, sono pronto ad entrare nel merito.
    Il fatto che Rossi affermi che nel suo moltiplicatore di energia avvenga una reazione nucleare catalizzata, toglie ogni credibilità alla sua invenzione. E’ facile prevedere che la Signora Pascucci non vedrà mai il brevetto di suo marito.
    Insisto: trattandosi di reazioni nucleari, è necessario che Query raccolga il contributo di esperti, non di volonterosi dilettanti.
    Cordiali saluti

  • Non sono un esperto, ma in base a conoscenze di fisica elementare concordo pienamente su quanto afferma il Prof. Franchini sull’impossibilità di catalizzare reazioni nucleari.

    Io mi permetterei comunque di suggerire di dare un po’ di ordine a questa discussione, e di appurare innanzitutto se è possibile che l’eccesso di calore ci sia stato effettivamente, prima di discutere delle sue possibili origini chimiche o nucleari che siano e delle modalità con cui sarebbero state scatenate.

    In questo momento, più che dei chimici o nucleari, servirebbero dei buoni termotecnici, e il Prof. Franchini può essere di valido aiuto anche in questo campo visto che comunque i reattori chimici devono fare i conti con consistenti scambi di energia.

    Io ad esempio mi chiedo, a parte tutte le discrepanze sulle misure dei parametri termici già discusse in precedenza, se è mai possibile che in un volume di 1 litro (cioè quello del reattore dell’Ecat) si riesca a trasferire al liquido refrigerante una potenza di 10-20 kW. E soprattutto è possibile che il dimensionamento delle superfici di scambio interne ad un reattore così piccolo mantengano tale capacità di scambio termico con un range di portate che va da pochi grammi al secondo a circa 1000? A me pare impossibile.

    C’è qualcuno in grado di dire qualcosa di autorevole al riguardo? O che conosce un termotecnico in grado di farlo?

  • @Italo Bianchi
    In questo momento, più che dei chimici o nucleari, servirebbero dei buoni termotecnici, e il Prof. Franchini può essere di valido aiuto anche in questo campo visto che comunque i reattori chimici devono fare i conti con consistenti scambi di energia.
    Questo argomento si tratta molto bene all’esame di Fisica Tecnica. Facciamo appello agli esperti di Fisica Tecnica, che possono indifferentemente essere fisici o chimici o ingegneri.
    Ci sono altri problemi, legati alle limitate possibilità di formattazione di queste pagine. Io dispongo di una serie di grafici che riportano l’energia di rinculo massima (atomo libero) in funzione dei gamma emessi.
    Questi grafici convincerebbero il Prof. Stremmenos che è in errore quando afferma:
    In conclusion, it should be underlined that the copper nucleus thermal perturbation, as a result of its mechanical backlash(heat), is transferred to its encompassing nickel lattice and propagated, by in phase phonons (G. Preparata), through the entire nano-crystal. This could explain why in cold fusion the released energy is mainly in the form of heat and the produced (low) γ radiation can be easily shielded.
    I grafici sono tratti da K. Lieser, Nuclear and Radiochemistry, Wiley (2001)
    Per adesso spedisco i diagrammi in privato alla Dottoressa Mautino. Può darsi che sia in grado di metterli a disposizione della rivista, se ritiene che siano utili.
    Cordiali saluti

  • @italo bianchi
    riguardo allo scambio termico non penso si debbano fare grossi calcoli, il calore è prodotto all’interno del reattore. se la potenza è costante e il reattore non riesce a scambiare il calore con una sorgente esterna (acqua) continuerà a scaldarsi (al massimo cede un po’ di calore all’aria circostante e agli oggetti intorno per irraggiamento, se lo supponiamo teoricamente completamente isolato invece continuerà a assorbire calore scaldandosi indefinitamente fino a fondere..), mentre se passa l’acqua il reattore si raffredda e il calore non può che venire ceduto all’acqua che passa, indipendentemente dalla portata. anzi se la portata è troppo bassa il reattore si scalda di più, mentre con molta acqua che passa si scalda meno. l’unica cosa da determinare è se la geometria interna del reattore riesce a sopportare meccanicamente una portata di 1l/s..penso proprio di si..non sono mica 1000l/s:))

  • Vorrei dire la mia su un paio di punti.
     
    Sulla questione “come potete voi scettici dubitare della serietà dei test degli scienziati X, Y e Z se non eravate neanche presenti” (o giù di lì, il concetto più o meno è quello): non vorrei suscitare un vespaio, ma mi sembra che ci sia una certa tendenza a dimenticare che, paradossalmente, se mediamente possiamo abbastanza fidarci di quanto dice uno scienziato è proprio perché molti suoi colleghi invece non si fidano e tentano di riprodurre il suo esperimento e verificarne le conclusioni. Un esperimento ha valore scientifico non come evento, ma come ricetta per produrre un fenomeno verificabile. Per questo motivo molti hanno detto che la dimostrazione a scatola chiusa di Rossi e Focardi non ha valore scientifico: perché è un evento, non una ricetta. Nessuno al mondo ha le informazioni per riprodurre il fenomeno dichiarato. Nella scienza il dubbio è non solo lecito, ma necessario; la scienza è nata quando la fiducia è morta (più o meno ai tempi di Galileo con il crollo del principio dell’ipse dixit). Giova ricordarlo, ogni tanto.
    Poi chi non è esperto in una materia fa bene a fidarsi dell’esperto visto che di meglio non può fare, ma sarebbe saggio che lo facesse solo sulle questioni consolidate, su cui gli esperti sono sostanzialmente unanimi.
    Secondo punto, più concreto: forse mi è sfuggito qualche dettaglio cruciale, ma c’è una cosa che proprio non capisco. Qualcuno dei presenti saprebbe spiegarmi come diamine abbia potuto il reattore rimanere in funzione per 18 ore con un flusso d’acqua fredda che, proprio sulla base di quanto affermato in occasione dell’esperimento precedente, avrebbe dovuto spegnere immediatamente la presunta reazione? Non ci avevano detto che per far partire la reazione ci voleva un certo tempo iniziale di riscaldamento e che poi alla fine (nel primo esperimento) per spegnere il reattore era stato aumentato il flusso dell’acqua di raffreddamento? Cos’è che mi sfugge?

  • non sapendo come è all’interno il reattore non si può sapere che percorso fa l’acqua. non penso però che entri in contatto diretto con nichel e idrogeno. per lo spegnimento nel video del primo esperimento mi pare che levi dicesse che hanno aperto (o scaricato..non mi ricordo) l’acqua, non so cosa intendesse precisamente. non si riesce a capire bene come si spegne, anche perchè quello che succede dentro è ignoto. non resta che aspettare altre prove, comunque se è vero che è già installato per riscaldare quel capannone a ferrara di prove pratiche dovrebbero averne già fatte molte, magari anche a bologna ne stanno facendo in attesa di dare qualche notizia ufficiosa. non penso che non si saprà più niente per un anno prima dei report ufficiali, c’è troppa curiosità perchè tutto possa rimanere segreto ormai. comunque delle prove calorimetriche tendo più o meno a fidarmi, almeno come ordine di grandezza. per i dettagli di tutto il funzionamento c’è tempo..

  • @antOp
    non sapendo come è all’interno il reattore non si può sapere che percorso fa l’acqua. non penso però che entri in contatto diretto con nichel e idrogeno.
    Possibile che chi è stato invitato alla demo non si sia sentito preso per i fondelli se non ha nemmeno potuto sapere come veniva smaltita l’energia prodotta dall’accrocco? Era una demo sulla fiducia? Se non fosse perché esiste questa rivista che ci ospita (fino a quando?) è come se non fosse successo nulla; chi era presente si è ritirato in buon ordine, senza lasciare traccia.
    Non doveva trattarsi della demo di un’invenzione epocale che avrebbe consentito di fare a meno del petrolio libico?
    Cordiali saluti

  • Camillo Franchini, ci sono ricerche in ambito nucleare che parlano di fusione catalizzata da muoni. Se ne accenna sul sito di Domenico Galli, professore di fisica sperimentale presso l’Università di Bologna. Il muone è una particella di massa intermedia tra elettrone e nucleone di cui so poco. Tuttavia si tratta di una indagine interessante, per me nuova e che ti inviterei a seguire.
     

  • Per ant0p.
    Per l’appunto il problema è tecnologico. Mi sembra di aver capito che l’elemento attivo del reattore debba essere portato e mantenuto ad una temperatura di alcune centinaia di gradi. Il dimensionamento delle superfici scambianti calore deve assicurare che questa temperatura non vari troppo nelle diverse condizioni di funzionamento. Ora se queste superfici sono adatte per un flusso di pochi grammi al secondo, allora con un litro al secondo la temperatura dell’elemento scaldante scenderebbe sicuramente al di sotto  dei limiti di funzionamento, mentre se viceversa il dimensionamento è fatto per la portata più alta, allora con una portata minima l’elemento scaldante fonderebbe. Questo fatto è ancora più contradditorio se si considera che a bassa portata occorreva somministrare un kW di potenza elettrica, mentre ad altissima portata bastavano poche decine di watt.

    Tutto invece si spiegherebbe facilmente se si assume che nella prova pubblica il kW di potenza elettrica serviva (e bastava) a portare ad ebollizione il filino d’acqua, mentre nella prova di febbraio il fiume d’acqua non si scaldava affatto e la temperatura misurata in uscita (circa 14° C) era quella ambiente.

  • @dioamore: la fusione “catalizzata” da muone sfrutta il fatto che in determinate condizioni si può sostituire un elettrone atomico con una particella, sempre di carica negativa, detta appunto muone, che è circa 200 volte più pesante dell’elettrone. Si può dimostrare che il raggio di un atomo muonico è circa 200 volte inferiore al corrispondente atomo elettronico. Di conseguenza, gli atomi possono avvicinarsi molto di più e, in linea di principio, aumentare considerevolmente la probabilità di fusione dei nuclei. Il problema principale, per quel che ne so, è che il muone decade molto rapidamente in un elettrone e due neutrini, rendendo quindi difficilissimo far avvenire una fusione dei nuclei. Che io ne sappia, ad oggi la fusione da atomi muonici è stata abbandonata per sistemi più affidabili.

  • @dioamore
    ci sono ricerche in ambito nucleare che parlano di fusione catalizzata da muoni.
    La “catalisi” muonica è un termine fuorviante, dal momento che il muone non è recuperabile. Un catalizzatore partecipa alla reazione ma alla fine si ritrova inalterato. Non so da chi venga quella definizione, ma la lascerei cadere, perché è infelice.
    Non ne ho scritto per non uscire dal tema.
    Se qualcuno è interessato, posso spedire in privato una scansione sull’argomento.
    Cordiali saluti
     

  • @italo bianchi e camillo franchini

    l’interno del reattore è ancora un mistero, anche rossi ha detto che è piuttosto complesso. poi nella prima prova non è che fosse proprio un filino d’aqua o un rigagnolo..era una portata che per essere vaporizzata aveva bisogno di 10kw (sempre dando per scontato che fosse vapore completamente secco), non sarebbe bastata la resistenza elettrica, a meno che non assorbisse 10kw dall’impianto elettrico, nel qual caso qualcuno ‘forse’ se ne sarebbe accorto..

    e poi chi era presente agli esperimenti, sia il primo che il secondo, ha parlato dicendo che la produzione di potenza c’è stata, che non era prodotta da fonti note e dando dei dati. adesso non parlano penso perchè o stanno facendo altre prove o si stanno accordando per decidere come saranno le prossime prove, in attesa di avere dati più approfonditi. non è che levi o celani siano costretti a ripetere 800 volte in giro su internet cose che hanno già detto sulle prime due prove:)) al limite avrebbero potuto rettificare nel caso di errori, ma siccome non hanno rettificato o ritrattato penso che si possa continuare a prendere per buono quello che hanno già detto. c’è solo da aspettare di avere novità, figuriamoci se non si può avere pazienza per qualche mese per una cosa del genere..

  • Per ant0p.
    E’ appunto sbagliato pensare che l’acqua fosse completamente vaporizzata. Nessuno ha misurato il titolo del vapore semplicemente perchè lo strumento citato nel report di Levi non c’era, e anche se ci fosse stato non era in grado di misurare questa grandezza. Per portare ad ebollizione una portata di 2 grammi al secondo d’acqua a partire da 13°C bastano 2 x 87 x 4,2 = 730 W.  Le scaldiglie elettriche assorbivano in media 1000 W. Avanzano 270 W, cioè 135 W per grammo al secondo di portata con cui puoi generare un vapore a basso titolo, ma aeriforme, cioè apparentemente tutto gassoso, in quanto allo stato gassoso l’acqua espande di bel 1700 volte. Quindi basta vaporizzare una minima frazione in massa di acqua per generare un vapore in cui le goccioline residue occupano meno dell’1% del volume. E comunque il vapore non l’ha visto nessuno. Se fosse davvero uscito avrei piazzato una telecamera all’uscita del tubo dedicata solo a far vedere quello.

    Per provare se da un aggeggio sgorgano più di 10 kW non servono nè Rossi, nè Celani, nè tanto meno un intero gruppo di ricerca interdisciplinare come dicono che si stia formando presso il DF di Bologna, è più che sufficiente un normale tecnico delle caldaie domestiche, ma … competente e soprattutto sveglio. E per farlo basta gli basta qualche ora (viaggio compreso).

  • Su Facebook, nella pagina dedicata al prof. Sergio Focardi, si dice che ieri nella Biblioteca del Liceo Scientifico Augusto Righi di Bologna, il professor Mauro Villa ha tenuto una conferenza dal titolo “Fusione fredda: realtà o illusione?”, in cui si parlava in maniera divulgativa della fusione fredda, dai primi tentativi fino agli ultimi esperimenti condotti da Focardi, e di come si può verificare se in questo caso si può parlare o meno di fusione nucleare.
    Si può sapere qualcosa in merito, c’è qualche video della conferenza? Perché queste conferenze non vengono divulgate anche su Internet, ma restano confinate nel ristretto spazio di una biblioteca di liceo?

  • @italo bianchi

    per quanto riguarda il primo esperimento sono andato a guardare (http://www.journal-of-nuclear-physics.com/?p=395): <>, quindi circa 5g/s, già troppi per i 1000w della resistenza, in più aggiungendo il calore necessario per l’evaporazione (che effettivamente è 6-7 maggiore di quello necessario al salto di 85°) si arriva ai 10kw necessari. poi ovvio che se il vapore è secco non si vede, non ci sono le goccioline e quindi è trasparente.

    i vostri dubbi sono legittimi, ma è altrettanto probabile che le misure siano giuste. non siamo di fronte a una teoria senza riscontri pratici, qui si discute di riscontri pratici. nei report i calcoli sono giusti e mostrano che la potenza è quella, nel video quello che si vede non desta particolari sospetti (lasciando perdere la moviola fatta su sensori e pompa su un videuzzo 480×360 di youtube..).. mi dispiace ma tendo a prenderli per buoni questi esperimenti. semmai dovranno essere smentiti da altri esperimenti o misurazioni, ma non mi accontento certo della supposta confutazione teorica che siccome non c’è una legge teorica conosciuta allora la cosa non è possibile. se la cosa fosse smentita a quel punto si dovrebbe pretendere una prova pratica e concreta che dimostra in modo chiaro la smentita, perchè se no si potrebbe cominciare a sospettare..:)

  • @ant0p
    non mi accontento certo della supposta confutazione teorica che siccome non c’è una legge teorica conosciuta allora la cosa non è possibile.
    Eppure è quello che hanno fatto i funzionari dell’Ufficio Brevetti. Non dicono “non funziona” dicono “ci sono contraddizioni con la scienza nota e accettata, quindi dubitiamo che funzioni”.
    Credo che questo sia il solo atteggiamento ragionevole per evitare di essere imbrogliati da dati sperimentali più raccontati che dimostrati. E’ più facile descrivere un esperimento dagli esiti sorprendenti che inquadrarlo in un contesto di leggi chimiche e fisiche.
    Personalmente mi ha parecchio impressionato il tentativo di Rossi di presentare delle reazioni nucleari catalizzate. Se ci fosse riuscito, da un punto di vista scientifico sarebbe più importante dell’invenzione stessa. Un’interazione nucleare Ni/H catalizzata sconvolgerebbe i testi di Chimica Nucleare, da riscrivere in gran parte.
    Voi cercate il bilancio energetico; io aspetto il brevetto. Nel frattempo cercherò di mettere in evidenze le lacune culturali dei protagonisti, nella convinzione che chi non sa non fa.
    Cordiali saluti

  • però non mi pare che rossi o focardi non sappiano nel loro campo. anche nella vicenda della petroldragon i problemi non erano riguardo al non-funzionamento pratico, il procedimento funzionava. quindi non è uno che arriva dal nulla e si proclama sedicente guru di chissà cosa:)) su focardi ho letto meno ‘biografie’ ma penso proprio che sia uno che di fisica ne sa..

    riguardo al brevetto (@camillo franchini)
    l’approvazione del brevetto è sicuramente decisiva nella vicenda (purtroppo, sarebbe meglio che certa burocrazia non esistesse secondo me, ma lasciamo stare discorsi pseudo-politici), il problema è che secondo logica uno dovrebbe poter brevettare quello che vuole, con le spiegazioni che vuole. se poi il brevetto non funziona nessuno lo comprerà e chi ha il brevetto spende soldi per tenerselo senza avere nessun ricavo..per dire, mi potrei mettere a brevettare il teletrasporto senza avere la minima idea di come farlo, ma non venderò mai niente a nessuno con un brevetto del genere. oppure come esempio opposto se qualcuno non l’ha già fatto potrei mettermi a brevettare l’acqua calda..secondo me in tutt’e due i casi l’ufficio brevetti non dovrebbe sollevare questioni, sono brevetti del tutto inutili e privi di guadagni, ma se io sono disposto a spendere per avere i brevetti dovrei poterli avere senza che nessuno obbietti niente.

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