Omeopatia: funziona? I risultati delle metanalisi
Gli studi sull’efficacia dei rimedi omeopatici pubblicati sulle riviste scientifiche sono ormai qualche migliaio, ma a quali conclusioni arrivano? È stato dimostrato un effetto dell’omeopatia superiore al placebo? Per rispondere a questa domanda gli epidemiologi negli ultimi vent’anni hanno effettuato una serie di ricerche chiamate “metanalisi” che prendono in esame sistematicamente la letteratura scientifica esistente. Per una descrizione più approfondita di come si fa una metanalisi rimandiamo a questo link, ma, semplificando molto, il principio di fondo è mettere insieme con determinati criteri i risultati di studi differenti, compiuti magari su campioni statistici piccoli, per cercare di ottenere risultati quantitativamente significativi.
Riportiamo in sintesi i risultati più rilevanti e rimandiamo per gli approfondimenti agli articoli originali.
1991
Sul British Medical Journal viene pubblicata una rassegna di 107 studi clinici che conclude:
Per il momento le evidenze dei test clinici sono positive, ma non sufficienti a trarre conclusioni definitive, perché la maggior parte dei test è di bassa qualità metodologica […]. Ciò indica che vi sono valide ragioni per ulteriori valutazioni ma solo tramite studi ben condotti. (J. Kleijnen, P. Knipschild, G. ter Riet. “Clinical trials of homeopathy” Brit. Med. J. 302, 1, 1991)
1997
Si valutano statisticamente i risultati di 89 studi clinici nei quali l’effetto di trattamenti omeopatici è stato confrontato con quello di un placebo, cioè di una sostanza priva di qualsiasi effetto terapeutico. La conclusione degli autori dell’analisi è che esiste una piccola differenza statisticamente significativa a favore del trattamento omeopatico, non conclusiva ma sufficiente a giustificare ulteriori indagini cliniche.
I risultati della nostra metanalisi non sono compatibili con l’ipotesi che gli effetti clinici dei trattamenti omeopatici siano completamente dovuti al placebo. Tuttavia non abbiamo prove sufficienti per affermare che l’omeopatia sia efficace nel trattamento di una patologia specifica. (Linde K, Clausius N, Ramirez G et al., “Are the clinical effects of homeopathy placebo effects? A meta-analysis of placebo-controlled trials”, Lancet 350 (9081): 834–43, 1997)
1999
Gli stessi autori dell’articolo cautamente positivo pubblicato nel 1997 in seguito a ulteriori analisi concludono che:
Da quando abbiamo completato la nostra rassegna della letteratura nel 1995, è stato pubblicato un considerevole numero di nuovi studi. Il fatto che molti dei nuovi studi di alta qualità… abbiano risultati negativi e un recente aggiornamento della nostra rassegna per il tipo più “tradizionale” di omeopatia (che prevede la formulazione di un trattamento individuale per ogni paziente, NdR) sembrano confermare la conclusione che gli studi più rigorosi danno i risultati meno promettenti. Sembra perciò probabile che la nostra metanalisi abbia quanto meno sovrastimato gli effetti dei trattamenti omeopatici. (Linde K, Scholz M, Ramirez G, Clausius N, Melchart D, Jonas WB, “Impact of study quality on outcome in placebo-controlled trials of homeopathy”, J Clin Epidemiol 52 (7): 631–6, 1999)
2001
Pubblicata una metanalisi sui trial clinici omeopatici nella quale si conclude che i primi studi pubblicati presentavano debolezze metodologiche e nella presentazione dei risultati. (Linde K, Jonas WB, Melchart D, Willich S, “The methodological quality of randomized controlled trials of homeopathy, herbal medicines and acupuncture”, Int J Epidemiol 30 (3): 526–31, 2001)
2002
Visto il numero elevato di metanalisi presenti, nel 2002 è stata pubblicato uno studio che le analizza a loro volta. Dallo studio emerge che i trial clinici di maggiore qualità tendono ad avere meno risultati positivi di quelli di scarsa qualità, lasciando presupporre che i risultati positivi siano dovuti a errori di metodo, più che a un’effettiva efficacia del trattamento omeopatico.
In più, se si analizzano separatamente i singoli rimedi omeopatici,
nessun rimedio omeopatico fra quelli analizzati dimostra di avere un effetto clinico superiore al placebo. (Ernst E, “A systematic review of systematic reviews of homeopathy”, Br J Clin Pharmacol 54 (6): 577–582, 2002)
2005
La rivista The Lancet pubblica una metanalisi di 110 studi omeopatici condotti in condizioni di controllo e anche in questo caso le conclusioni portano verso l’inefficacia dei rimedi omeopatici. (Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, Jüni P, Dörig S, Sterne JA, Pewsner D, Egger M, “Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy”, Lancet 366 (9487): 726–732, 2005). Questo lavoro è stato molto criticato dagli omeopati (qui e qui). Tali critiche hanno ricevuto risposta qui.
evolutipersbaglio nei commenti a questo pezzo precisa che questo lavoro non è una metanalisi ma uno studio comparativo:
Gli autori hanno cercato coppie di studi che curano una stessa patologia con terapia tradizionale e con omeopatia ed hanno confrontato i risultati. Cioè è uno studio comparativo tra 110 coppie di lavori omeopatici e dei loro equivalenti allopatici. Questa è una distinzione importante perché la maggior parte delle critiche diceva: “Ma voi non potete fare una metanalisi così si tratta di diverse patologie, e di diversi rimedi!!, mettete insieme capre e cavoli!” e gli autori rispondevano:”Leggiti bene il lavoro: NON abbiamo fatto una metanalisi ma uno studio comparativo”. Allora gli omeopati “Ma non questo è un metodo un po’ strano!” e loro “Siete stati proprio voi omeopati che avete pubblicato il primo studio comparativo con questo metodo, vi accorgete solo ora che è strano?”.
2006
Pubblicata una metanalisi di sei protocolli clinici sul trattamento con rimedi omeopatici degli effetti collaterali dei chemioterapici e dei radioterapici in malati di cancro. I risultati sono
“incoraggianti, ma le prove sono insufficienti per sostenere l’efficacia clinica dell’omeopatia in questo tipo di cura”. (Milazzo S, Russell N, Ernst E, “Efficacy of homeopathic therapy in cancer treatment”, Eur. J. Cancer 42 (3): 282–9, 2006)
2007
Una rassegna sistematica dell’utilizzo dell’omeopatia in bambini e ragazzi affetti da ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività, una patologia molto controversa) non ha riscontrato differenze fra il trattamento e il placebo.
(Altunç U, Pittler MH, Ernst E, “Homeopathy for childhood and adolescence ailments: systematic review of randomized clinical trials”, Mayo Clin Proc 82 (1): 69–75, 2007)
2010
Nel 2010 è stato pubblicata una nuova metanalisi di tipo qualitativo sull’efficacia dei rimedi omeopatici per il trattamento dell’artrite reumatoide dal titolo esplicativo:
“L’Omeopatia mostra effetti benefici in pazienti affetti da artrite reumatoide attribuibili al processo di consultazione ma non al rimedio omeopatico: un trial clinico randomizzato.”
Come scrive Stefano Dalla Casa su OggiScienza:
L’effetto terapeutico starebbe quindi nell’interazione personale tra omeopata e paziente, giustificando quindi la peculiarità e l’efficacia dell’approccio Omeopatico. Questo, in buona sostanza, consiste nel tempo che l’omeopata dedica alla visita di ogni paziente prima della prescrizione del rimedio. Nella medicina “ufficiale” invece la visita è di norma molto, per necessità o meno, molto più veloce e impersonale.
Una precisazione di metodo per collocare nel corretto contesto questa rassegna di metanalisi: la valutazione statistica dell’effetto di un nuovo farmaco è un terreno estremamente delicato. Con una certa frequenza vengono pubblicati studi con risultati molto promettenti, che poi nella pratica clinica si ridimensionano molto o scompaiono, per una serie di ragioni. Una delle più note è il “bias di pubblicazione” (non solo gli omeopati, ma tutti i ricercatori, medici e no, pubblicano più volentieri gli studi che mostrano risultati positivi di quelli che mostrano un buco nell’acqua, perciò l’insieme degli studi pubblicati tende a dare un quadro più roseo rispetto alla realtà). Ci sono anche ragioni più complesse di carattere prettamente matematico descritte esaurientemente in questo articolo.
Di conseguenza è prudente non considerare come prova definitiva dell’efficacia di un farmaco il singolo studio positivo, anche quando sembra statisticamente piuttosto solido, ma aspettare che venga confermato da altri lavori (non perché si ipotizzino frodi, ma per le ragioni “fisiologiche” citate prima).
Nel caso dell’omeopatia, non soltanto non esiste ancora, dopo vent’anni di studi, conferma dei risultati sperimentali, ma anche gli studi più favorevoli pubblicati mostrano risultati nulli oppure ai limiti della significatività statistica.
Foto di Detlev Cosler da Pixabay
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ma quanto studiano!!!!!!!!
un appunto: l’ADHD è una sindrome inventata, questa è la mia opinione in base alle mie osservazioni
Ma perchè non si fa un doppio cieco e si chiude la questione? Gli omeopati avrebbero tutto l’interesse a farlo per affermare le loro teorie … Gradirei una risposta
Lorenzo, nell’articolo qui sopra la maggior parte degli studi analizzati sono in doppio cieco.
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Caro Lorenzo, temo che la mia risposta non Ti sia gradita: il “doppio cieco” andrebbe fatto farmaco per farmaco, diluizione per diluizione, patologia per patologia, età per età dei pazienti. Quindi andrebbe fatto per decine di migliaia di formule omeopatiche, da decine di equipes mediche in tutto il mondo ciascuna. Se tutte fossero negative o tutte positive, allora sì che si taglerebbe la testa al toro, al modico prezzo di alcune centinaia di milioni di dollari. In realtà è ragionevole ipotizzare che, in un caso del genere, si otterrebbero buoni risultati per una minoranza di formulazioni, cattivi per una altrettanto grande minoranza, dubbi per la maggioranza. Esattamente come avviene per i farmaci normali. Più economico, se non si considera il tempo perso, continuare a mantenere il dibattito su un piano ideologico, così alla fine ognuna delle due parti rimane convinta di avere ragione e i malati hanno una ampia scelta e vanno da chi gli è più simpatico. Una soluzione che, a mio giudizio, taglierebbe la testa al toro la feci io, anni fa, alla presidentessa della più importante associazione di Medici Omeopati italiana: uscire dagli Ordini Professionali dei Medici, rifiutare qualunque dialogo con la Medicina Materialista e Positivista e fondare un nostro Ordine Professionale. Per par condicio proposi ad uno dei più noti medici contrari all’ Omeopatia, durante una sua conferenza, di far espellere dagli Ordini Professionali, se si riteneva in maggioranza, tutti i Medici Omeopati o di uscire dall’ Ordine Professionale assieme ai colleghi che la pensavano come lui, se si riteneva in minoranza. Entrambi rifiutarono queste mie proposte, dimostrando entrambi, a mio modesto giudizio, di aver paura della verità.
@Aldo: Suppongo che gli studi presi in considerazione non abbiano utilizzato tutti le stesse diluizioni, ne convieni? Ne possiamo allora dedurre che, indipendentemente dalle diluizioni utilizzate, le metanalisi non abbiano mostrato evidenze significative dell’efficiacia dei prodotti omeopatici. Perchè impuntarsi ancora?
Caro Alberto, forse non ho capito la Tua domanda. Chi è che si impunta, gli Omeopati o quelli che, di fronte al successo crescente in tutto il Mondo dell’ Omeopatia, pensano di sconfiggerla coi ragionamenti? Noi continuiamo a lavorare, ad assistere i pazienti, a ottenere risultati, anche in campi, come l’ oncologia e le infezioni resistenti agli antibiotici, dove negli anni 80 avevamo preferito, per prudenza e per mancanza di studi, lasciare il campo alla medicina chimica. Solo pochi Omeopati, allora, si cimentarono e i loro successi stanno incoraggiando anche medic scettici a utilizzare l’ Omeopatia almeno come Medicina integrata. Credimi, la battaglia del CICAP contro l’ Omeopatia è la più sbagliata e la più perdente tra quelle che ha iniziato. Tra l’ altro, molti Omeopati sono Atei e Materialisti. Fate un po’ come Mussolini, che attaccò un Paese più fascista dell’ Italia, la Grecia.Eccoti comunque un esempio di farmaci omeopatici utilizzati in Oncologia, ma credimi, è solo uno dei tanti. Te lo linko perché è italiano.
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1008
Aldo Grano, in questo caso non c’è nessuna battaglia, solo informazione. Volevamo mettere i nostri lettori al corrente dei risultati di vent’anni di ricerche sull’efficacia dell’omeopatia.
Aldo, capisco che tu ti senta toccato personalmente, ma ti ricordo che il CICAP non fa battaglie contro qualcuno e non vuole sconfiggere l’omeopatia (concordo che sarebbe un obiettivo assurdo), ma si sforza semplicemente di diffondere informazioni documentate, per aiutare le persone a decidere con la propria testa. Nel valutare l’efficacia di una terapia è molto facile ingannarsi in buona fede, perciò bisogna usare la massima cautela, soprattutto quando si tratta di malattie gravi.
Se l’omeopatia dimostrasse di avere un’efficacia intrinseca e di non essere soltanto effetto placebo sarebbe un’ottima notizia per tutti; ma finora obiettivamente non c’è riuscita, e questo non lo dice il CICAP, lo dice la comunità scientifica nel suo insieme.
“Le specialità omeopatiche hanno un’ indicazione terapeutica ben precisa, che in Italia, a differenza di altri paesi europei, può essere comunicata solo a medici e farmacisti: una legge vieta infatti di comunicarle al pubblico (D.Lgs. 219/…2006). È per questo che le loro confezioni sono prive di foglietti illustrativi e di indicazioni terapeutiche in genere.” (da http://www.boiron.it/faq/i-farmaci-omeopatici/medicinali-a-nome-comune.shtml#perch-nei-medicinali-omeopatici-non-vi-sono-foglietto-illustrativo-posologia-indicazioni-terapeutiche )
@Aldo: Mi dispiace ma alla resa dei conti i risultati dell’omeopatia non ci sono. Sì, probabilmente è facile trovare degli studi positivi… sulle riviste di omeopatia, ma la scienza vera non funziona così. perchè una teoria scientifica sia accettata deve convincere tutta la comunità, e finora l’omeopatia non ce l’ha fatta: non solo si basa su ipotesi che non stanno in piedi, ma non si è ancora trovato uno studio serio che ne dimostri l’efficacia. Bene fa quindi chi diffonde una giusta informazione: vuoi curarti con i prodotti omeopatici? Ok, sappi solo che è tanto quanto un placebo. Poi, la salute è la tua.
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Della serie: io stabilisco quali lavori scientifici hanno una validità e in base a quello scarto i lavori altrui. Non solo: stabilisco anche che la “comunità scientifica” è quella parte che la pensa come me. La Medicina è basata, come tutte le Scienze che si occupano dell’ Uomo, sulle evidenze, non sulle teorie e sui ragionamenti.
@Aldo: Appunto, è basata sulle evidenze, che per il 99% della comunità medica non esistono. Infatti, guarda caso gli studi che sembrano confermare effetti positivi dell’omeopatia sono quasi sempre poi rifiutati dalle riviste specialistiche per errori di metodo e/o di selezione dei risultati; salvo poi fare la loro ricomparsa sulle riviste che si occupano esclusivamente di omeopatia. Cosa dobbiamo pensare allora: che la comunità medica sia piena di decerebrati che per decenni non sono stati in grado di riconoscere i risultati dell’omeopatia? O che ci sia un gigantesco complotto che coinvolge tutti i laboratori del mondo? Oppure che forse questi risultati non ci sono davvero e la teoria omeopatica non sta in piedi e va abbandonata? Lascio a te la scelta della risposta più sensata.
I rimedi omeopatici non hanno indicazioni terapeutiche perché non sono farmaci. Se fossero farmaci dovrebbero sottostare alle prove di efficacia (che non passerebbero). Incidentalmente niente e nessuno vieta alle ditte omeopatiche di fare queste prove, e ottenere una registrazione non semplificata ma di farmaco a tutti gli effetti. Ma se non lo fanno non possono mettere nella confezione indicaizoni che favoriscano un’automedicazione. Se vuoi proprio curarti con un placebo, vai almeno a farti vistare da un medico, che si prenda la responsabilità di dartelo, o di darti un medicinale “vero” se il placebo non basta.
Gli omeopati ribattono che i rimedi non hanno indicazioni terapeutiche precise, ma devono essere somministrati basandosi sui sintomi precisi della malattia (che incidentalmente in omeopatia COINCIDE con i sintomi,alla faccia del curare la malattia e non i sintomi).
Sia Alberto che Gianni, che non mi pare siano né Medici né Farmacisti, argomentano con macroscopica non conoscenza sia della Omeopatia sia delle prassi condivise in Medicina per la pubblicazione dei lavori scientifici. Ignorano, tra l’ altro, che le leggi europee hanno equiparato di fatto i FARMACI omeopatici ai farmaci e che anche in Italia la direttiva è stata recepita. Mancano i decreti attuativi per poter scrivere le indicazioni. Ignorano che gli Omeopati devono essere Medici laureati nelle Università riconosciute dagli Stati. Stabiliscono aprioristicamente percentuali bulgare di ostilità della classe medica all’Omeopatia, proprio perché ignoranti della Farmacologia e della Medicina. Vi invito ad accettare la sfida di assumere Sepia o Sulfur diluiti almeno alla 18 LM, come sopra Vi avevo invitato a fare, in ambiente controllato.Portatemi,inoltre, i risultati di un questionario compilato da tutti i Medici iscritti a tutti gli Albi professionali di tutto il Mondo dove esprimano le loro opinioni sull’ Omeopatia, con dati disaggregati per specializzazione, nazione, età,anni di esercizio della professione e tempi di cessazione per i tanti che non esercitano pur restando iscritti.
Le analisi presentate in questo articolo sono state condotte da medici e ricercatori in campo biomedico, in vent’anni di ricerche e prendono in esame pressoché tutta la letteratura scientifica disponibile. Diamo per scontato che chi li ha scritti conoscesse le prassi condivise in medicina (e in tutte le altre scienze) per la pubblicazione dei lavori scientifici. Ricordiamo che i lavori presi in esame per le analisi sono quelli scritti da medici (e farmacisti) omeopati. Qua tutti sappiamo che per poter esercitare la professione di omeopata sia necessaria l’iscrizione all’albo dei medici e sappiamo anche perché: l’ordine dei medici ha deciso di regolamentare quella che era una giungla fatta da esperti improvvisati che rischiavano di compromettere la salute delle persone nella speranza che di fronte a una malattia seria un medico (laureato in medicina e iscritto all’albo) fosse in grado di riconoscerla e prescrivere dei farmaci (e gli omeopatici, come scrive Gianni, non sono considerati né venduti, come farmaci). Ora, i risultati di quelle analisi arrivano tutti alle stesse conclusioni: non c’è differenza con il placebo. Dove si è vista si sono riscontrati in seguito errori metodologici (non c’era il doppio cieco, campione insufficiente, ecc). Se Aldo Grano (o chiunque altro) ha degli studi convincenti, pubblicati, controllati, ecc da presentare a favore dell’affermazione che l’omeopatia funziona saremo lieti di leggerli e, nel caso, pubblicarne le conclusioni.
@Aldo: Se troviamo un punto di ritrovo, sono disposto a fare quel test anche davanti ai tuoi occhi. Io abito vicino a Pavia.
Aggiungo anche che le direttive europee (per esempio la CE 22/09/1992, n. 73) non equiparano affatto i medicinali omeopatici ai farmaci, ma al contrario stabiliscono per i prodotti omeopatici normative differenziate che richiedono soltanto le prove di qualità e di innocuità, non quelle di efficacia (proprio perché nessuno è mai riuscito a dimostrarla).
Richiedere una ricerca che dimostri che “l’ Omeopatia Funziona” è scientificamente sbagliato. Così come richiedere una ricerca che dimostri che “i farmaci” funzionano. Si va farmaco per farmaco, in Medicina. Per il resto: è una minoranza, per quanto organizzata e rumorosa, di Medici che, all’ interno delle professioni, ha cercato di porsi, negli ultimi 20 anni, verso l’ Omeopatia come il CICAP si pone verso il Paranormale. Proprio a causa del successo dell’ Omeopatia. Alcuni di loro hanno condotto delle metaanalisi per dimostrare che i lavori a favore dell’ efficacia di alcun i Farmaci Omeopatici non erano sufficienti a dimostrarla. In Medicina il concetto stesso di metaanalisi è oggetto di discussione: l’ analizzare, a posteriori, una serie di lavori scientifici non è sufficiente a dimostarre nè l’ efficacia né la non efficacia di un framaco, bisogna presentare lavori nuovi, secondo molti. La metaanalisi costa poco, perché non richiede laboratori e pazienti, ma biblioteche, oggi elettroniche. Per questo è comoda per giocare in difesa contro qualcosa o qualcuno. Ma i medici “Scettici” sull’ Omeopatia si guardano bene dal produrre studi costosi e seri e, soprattutto, dal sottoporsi, in ambiente controllato, il che significa farsi controllare dagli avversari, a terapie omeopatiche. E’ molto più comodo fare discorsi teorici e cercare consensi nel pubblico o in presunte istituzioni estere.
L’analizzare a posteriori i lavori scientifici è quello che fa la scienza in qualsiasi campo. Ma usciamo dalle metanalisi e andiamo pure rimedio per rimedio. La domanda rimane: ha degli studi convincenti, pubblicati, controllati, ecc, che dimostrino l’efficacia di un rimedio omeopatico per una patologia specifica?
Sì, ce li ho, ma non ho tempo da perdere: ditemi quali prove volete per dichiarare pubblicamente di avere sbagliato e per adottare l’ Omeopatia come terapia di riferimento per Voi, i Vostri figli, i Vostri anziani, i Vostri animali. Troppo comodo arroccarsi in difesa e poi fare sempre un passo indietro per non ammettere di aver perso. EsponeteVi.
Non abbiamo preso una posizione. Abbiamo presentato dei dati. Se ne ha altri li presenti, altrimenti pazienza.
@ Aldo Non credo che nessuno si arrocchi in difesa, anzi … Semmai sembra il contrario. E’ stato chiesto di proporre studi a favore ma non c’è “tempo da perdere”, pur essendo tu in possesso di studi “convincenti” (che tutti stiamo cercando). Hai proposto la sfida di assumere Sepia o Sulfur diluiti almeno alla 18 LM in ambiente controllato ed Alberto ha accetato la sfida ma non hai colto. E’ stata richiesta la prova dell’efficacia di un rimedio omeopatico per una patologia specifica, ecco a me basterebbe questo per convincermi di aver “sbagliato”, puoi aiutarmi o indicarmi a chi rivolgermi? Grazie
Ai miei amici che usano abitualmente l’omeopatia per un problema specifico propongo sempre lo stesso esperimento. Si prendono 20 confezioni del rimedio prescelto, le si marcano (numeri da 1 a 20) e a metà estratte a sorte si sostituisce il rimedio con eccipiente inerte (proponevo un altro rimedio a caso della stessa ditta in 200CH passato in un microonde per “cancellare” eventuale memoria).
Poi ogni volta che il problema si presenta, l’amico deve usare una delle boccette, in ordine, e determinare se gli funzioni o meno. Se non gli funziona naturalmente è libero di prendere quel che vuole, incluso il rimedio da una boccetta “sicura” a parte delle 20. Se ne indovina almeno 18, la cosa è statisticamente significativa.
Nessuno ha mai accettato, a loro funziona senza bisogni di fare prove, è evidente.
Su Sulfur e Sepia. Lo aggiungo ad Aconitum nella lista di rimedi da provare, ma le LM non le trovo facilmente. Non esiste niente in CH (che trovo in qualsiasi farmacia sotto l’angolo)? Un Sulfur almeno 50CH va bene uguale?
Inoltre un proving fatto bene richiede almeno 15 giorni di somministrazione continua, in cui devo astenermi da tutta una serie di cibi e bevande. Avendolo già fatto due volte (per cui spero che almeno certe insinuazioni di “vigliaccheria” vengano evitate) so che è un discreto impegno e non può essere fatto con un controllo rigoroso esterno. Devi fidarti che lo stia facendo bene e che non imbrogli. (per dettagli: http://giannicomoretto.blogspot.com/2009/06/provare-e-riprovare-1.html )
E infine quando i proving han dato esito negativo, la sola conclusione raggiunta è che io sono poco sensibile. E che quindi la prova non è valida. Rigiro la domanda quindi: cosa convincerebbe TE che l’omeopatia non funziona? A me il proving convincerebbe, come convincerebbe (o almeno comincerebbe a intrigarmi) il test delle 20 boccettine.
Aggiornamento. Mi sto procurando Aconitum (per un’altra “sfida”) Sepia e Sulfur. Dovrei averceli domani.
Consigli per come procedere? La mia idea era fare un proving canonico. Qualcosa come qui: http://www.omeopatia.org/it/news_omeopatia/news_omeopatia_dettaglio.php/ID=177
Quindi 7 giorni di trascrizione dei sintomi pre-proving. Somminstrazione del rimedio (5 gg) a partire dal risveglio a cadenze regolari (io farei 2 o 3 ore, per potenziare gli eventuali effetti), direttamente sulla lingua, per almeno 7 giorni (se ce la faccio 15). Niente assunzione di caffé, tè, cioccolato, spezie, alcol, farmaci, per la durata del proving. NON DEVO conoscere la materia medica omeopatica del rimedio, che consulterò SOLO a proving ultimato.
La cosa richiede un discreto impegno e tempo, per cui se c’era qualcosa di preliminare che dovrebbe dare risultati vistosi in un paio di giorni posso farlo appunto preliminarmente. Inoltre gradisco suggerimenti su cosa cominciare prima, se sepia o sulfur.
@Gianni Comoretto: di Omeopatia Te ne intendi molto poco. Questo può essere un vanto per uno scettico, ma se pretendi di fare prove valide per dimostrare che un farmaco omeopatico non serve a niente, hai il dovere di informarTi bene, altrimenti sei indegno, quanto meno, di vantarTi di essere razionale e scientifico nel modo di impostare le cose. Quindi: un farmaco omeopatico, a basse diluizioni (fino alla 9 CH) ha un effetto superficiale e sintomatico, assai raramente dà effetti collaterali indesiderati. In monodose (200 CH) ha un effetto più profondo e prolungato. Anche in queste diluizioni, comunque, gli effetti indesiderati sono rari e, in maggioranza, poco significativi. Nelle diluizioni Korsakoviane viene maneggiato, con cautela e vicinanza al paziente, da Medici esperti e viene utilizzato per interventi in cui occorra risolvere malattie croniche o blocchi di natura psicologica molto profonda. La classificazione psicologica dell’ Omeopatia è diversa da quelle delle scuole che sono nate da Freud, da Jung e dalla moderna Psichiatria. Ma se vuoi fare l’ esperimento non occorre che le studi e Ti dirò che anche io ho preferito non approfondire: se una persona (amico, parente, cliente) ha problematiche di questo tipo gli dico che il compito del Farmacista si ferma alle normali patologie respiratorie, gastrointestinali, circolatorie periferiche, dermatologiche minori, algiche, reumatiche non artrosiche e non autoimmuni, ecc. Come, del resto, con i Farmaci normali, quelli che, appunto, si posssono assumere anche senza ricetta medica. Di fronte a patologie croniche, “life threatenings” o psichiatriche che superino la normale ansia e le conseguenze degli stress normali da lavoro, li invio ad un medico omeopata di mia fiducia. Tra l’ altro non tutti i Medici Omeopati sono abituati e sono in grado di maneggiare le diluizioni maggiori. Vi sono farmaci, nel campo delle diluizioni maggiori, come le 50millesimali korsakoviane, che danno nella grande maggioranza dei casi effetti indesiderati. Due sono, appunto, la Sepia e il Sulfur. Per questo ho invitato il CICAP ad assumerli. Avrebbero la prova che qualcosa di inesistente (nella loro mente) ha effetti molto concreti e incontrollabili.Altra cosa che dici, e che non ha senso in Omeopatia, è che i farmaci omeopatici aumentino l’ efficacia o la accellerino assumendone di più o più spesso. Per quanto riguarda la Sepia ed il Sulfur in diluizioni Korsakoviane, gli effetti partono dopo 36 -72ore nella maggior parte dei soggetti, sia che assumano la dose una volta al giorno, sia che la assumano più volte al giorno. Occorrono alcuni giorni perché se ne vedano gli effetti e cure lunghe anche alcuni mesi perché la patologia receda. Esistono comunque alcuni soggetti che non vengono colpiti da effetti indesiderati, cosa che avviene, ad esempio, anche con molti chemioterapici o con l’ Interferone, nonostante la maggioranza dei soggetti li subisca. Per questo ho invitato un gruppo consistente, di almeno dieci apparteneenti al CICAP, a fare la prova di prendere 7 goccie al giorno per una settimana di Sepia o Sulfur alla 18 LM. E in ambiente controllato, ovvero con un Omeopata che controlli che l’ assumiate sul serio.
@Aldo: Sai, spesso la gente non ha 7 giorni filati per rimanere sotto osservazione di un omeopata, quindi mettiamola così: esiste un prodotto omeopatico che pensi possa provocare effetti indesiderati se assunto in dosi massiccie (come una confezione intera, per esempio) e in tempi rapidi (cioè in pochi minuti)? Se sì, allora rinnovo la mia offerta di assumere quel prodotto davanti ai tuoi occhi, se trovassimo un luogo d’incontro.
@Alberto: mi accusano di non aver colto la Tua sfida. Se hai letto con attenzione la mia risposta precedente capirai che non ha senso farla su una persona sola e ancor meno senso ha che Tu venga a Firenze o io a Pavia. Se sei curioso, falla da solo, ma non è detto che Tu non sia tra la minoranza di fortunati che non avrebbe effetti collaterali. Per non avere effetti terapeutici, basta non avere nessuna patologia sensibile a Sepia o Sulfur e avere una diatesi differente.
@Lorenzo: per l’ appunto, non ho tempo da perdere con chi non si fa convincere da lavori come quello che ho linkato ad Alberto e dalla mole di lavori che, da anni, invio alla apposita sezione del CICAP per l’ Omeopatia. Ho avuto brevi corrispondenze per e-mail sia con Dobrilla che con Di Grazia e hanno interrotto loro, perché sono troppo al di sopra di questi argomenti (a loro eccelso giudizio). Se il lavoro è pubblicato da una rivista di Omeopati, a loro basta per dire che è ad impatto zero (sarebbe come dire che i lavori di valutazione dei pace-makers pubblicati su Pacing sono ad impatto zero perché non pubblicati su Cardiology). Se il lavoro è pubblicato da una rivista medica “normale”, lo mettono nel calderone delle metaanalisi per stabilire che non è sufficiente a sdoganare tutta l’ Omeopatia. Verissimo: tutti i lavori pubblicati sull’ Acido Acetilsalicilico (Aspirina) non bastano a sdoganare tutta la terapia antipiretica! Vuoi qualcuno a cui rivolgerTi? Se abiti a Firenze al Dr. Pasquale De Leo o al Dr. Sergio Segantini o alla Dr.ssa Simonetta Bernardini. Ma in qualunque città ci sono bravi Omeopati, basta rivolgersi a una grande farmacia che faccia Omeopatia. Vacci appena hai una patologia fastidiosa da curare.
@Aldo: Prima di affermare che quello del link è uno studio serio forse sarebbe meglio documentarsi un po’meglio, ma a parte questo ora ti chiedo: perchè non lo organizzi tu un esperimento del genere? Chiedi la collaborazione di un omeopata “serio” di cui ti fidi, definisci i dettagli e lo proponi al cicap, che cercherà dieci membri che siano disponibili a sottoporsi al test. Io potrei essere uno di quelli, dipende da come si accorderebbe con i miei orari di università.
Mi sono dimenticato di rispondere alla domanda di Gianni Comoretto, che mi ha rigirato la mia. Potrei risponderTi, Gianni, che il rigirare le domande degli altri, specie se ci hanno messo in difficoltà, è una tecnica buona nelle arene mediatiche politiche, ma è comunque una tecnica non alla altezza di chi ritiene di credere solo nella Razionalità e nella Scienza. Voglio invece rispondere, perché interessa a Tutti: quando mi sono laureato in Farmacia era il 1972, non c’era all’ Università di Bologna e, ritengo, in nessuna Università italiana, un corso, nemmeno complementare, di Omeopatia, né in Farmacia né in Medicina. Solo dieci anni dopo ho visto qualche Farmacia iniziare ad esporre il cartello “Omeopatia”. Non la conoscevo e quando qualcuno cominciò a parlarne, il solo fatto che agisse in quantità infinitesimali mi lasciò scettico. I primi buoni risultati che mi descrissero degli amici pensai fossero dovuti ad effetto placebo. Poi, di fronte all’ aumento dei riscontri, pensai che agisse un po’ come i vaccini, finché un medico infettivologo mi fece capire quanto superficiale fosse questo ragionamento: se veramente agiva, il meccanismo non poteva che essere molto diverso dai vaccini. Cominciai ad usarla per il raffreddore e l’ influenza, malattie cui ero molto soggetto (ero arrivato a vaccinarmi per quattro anni, smisi grazie ad una reazione allergica, quindi, ogni inverno, mi trovavo troppo “scoperto” per i mei gusti). La rapidità con cui Arsenicum Album 5 CH, Gelsemium Sempervirens ed Eupatorium Perfoliatum sempre alla 5CH mi liberavano dai sintomi del raffreddore e dell’ influenza mi convinse ad approfondire il tutto. Vedi, Gianni, oramai sono 30 anni che uso l’ Omeopatia per me, la mia famiglia, i miei familiari, i miei animali domestici. Capisci che è molto difficile rinunciarci, sarebbe da masochisti. Ma non solo: sono un Farmacista e quindi so che un fallimento di un farmaco omeopatico non pregiudica l’ intera Omeopatia, così come il fallimento di un chemioterapico o di una statina non pregiudica l’ intera Farmacologia chimico-biologica. Può succedere che qualche lavoro clinico riesca a convincermi che un rimedio omeopatico singolo, alle prime armi e non ancora “di massa”, non abbia validità, ma non che mi convinca che l’ intera Omeopatia sia da buttare nel WC. E l’ 80 per cento dei Medici e dei Farmacisti Italiani che oggi credono nell’ Omeopatia sino ad averla nel loro repertorio terapeutico sono come me: ci sono arrivati partendo da scettici e convertendosi grazie ai risultati visti. La grande maggioranza di loro non l’ ha studiata all’ Università.E non ho alcun dubbio che se lo facessero Garlaschelli, Polidoro, Comoretto, Garattini, Dobrilla e Di Grazia con onestà, la utilizzerebebro poi anche loro. Smettetela con questa battaglia stupida e perdente: il benessere di oggi e la Medicina di domani vengono dall’ integrazione delle Medicine che oggi conosciamo. E, soprattutto, l’ Omeopatia non è un fenomeno paranormale.
Francamente non ho il tempo di frequentare un omeopata (anche a Firenze, dove risiedo) tutti i giorni per una settimana. Portarmi dietro una boccetta e assumere ogni qualche ora delle goccioline, con il cellulare impostato a sveglia, e seguire una dieta rigorosa, quello posso farlo.
Il proving è uno dei cardini dell’omeopatia, e mi riferisco all’Organon per eseguirlo. Chiaramente non sono un omeopata, e non mi interessa esserlo (come non mi interessa essere un milione di altre cose), e non pretendo ad es. di saper curare la gente con l’omeopatia (se pensassi che funzioni), ma mi interessa capire se esista una prova che può convincermi che qualcosa che secondo me non esiste in realtà esiste. Non occorre essere un medico per accorgersi che se prendi fenoftaleina in dosi ponderali poi passi una notte in bagno. Se uno ti dice “credi che la fenoftaleina non faccia nulla? Prova” non serve il controllo medico (ovvero, serve se ne assumi TROPPA) o una laurea in farmacia.
Il proving non significa cercare effetti collaterali ma cercare gli effetti del farmaco. Citando Hanemann, mentre gli effetti terapeutici del rimedio sono difficili da individuare, perché mescolati agli effetti della patologia, quelli dei rimedio sul sano sono molto più chiari ed evidenti. Quindi mi sembra più semplice andare a vedere quelli.
Lo so che gli effetti delle alte diluizioni sono soprattutto psicologici. Ma effetti psicologici sono molto difficili da evidenziare in modo oggettivo, e quindi vorrei concentrarmi su effetti fisici. Ma se l’effetto psicologico sono, poniamo, attacchi di panico, quelli li dovrei saper riconoscere.
L’idea che aumentando la FREQUENZA gli effetti si intensificano me l’ha detto un omeopata, non me lo sono inventato io, se non è vero (se non è canonico) pazienza, l’assumo lo stesso ogni 3 ore e si vede.
Nota a margine. L’usare omeopatia per situazioni “life threathenig” mi sembra veramente pericoloso.
RIguardo al “rigirare la domanda”. Non è un artifizio retorico. È cercare di capire se per te l’omeopatia è un atto di fede (non falsificabile) o se esiste un qualcosa che potrebbe farti cambiare idea.A questa domanda non hai risposto, hai risposto ad un’altra, cosa ti convince che l’omeopatia funzioni.
Io posso risponderti su cosa convince me che non funzioni, ma non servirebbe a molto. Ti chiedo invece, con onestà, di convincere ME che funzioni usando i MIEI argomenti. Io sono convinto che non esistano prove SERIE del funzionamento dell’omeopatia, a partire dai suoi principi primi (simillimus, succussioni, ecc) passando per il proving ed arrivando alla clinica. Il proving mi sembra quello più facilmente aggredibile, e quindi mi offro volontario per sperimentare IO che funziona. Non mi interessa convincerti, so già che se 100 persone provassero per un mese sotto stretto controllo omeopatico Sulfur senza sintomi apprezzabili tu non ti convinceresti. Come non si sono convinti i contemporanei di Donner. Ma io, se avessi sintomi ripetibili con Sulfur (e se ho sintomi evidenti stai certo che ripeto) comincerei a cercare di vederci chiaro.
Secondo gli Scettici l’ Omeopatia non funziona perché non c’è niente dentro i preparati omeopatici. Ovvero non ci sono dosi ponderali e questo sarebbe sufficiente perché non ci siano effetti. Quindi se incontraste un effetto collaterale Vi trovereste di fronte a una palese incongruenza del Vostro scetticismo con la realtà. A meno che Tu non mi dica che sia coerente credere che Dio non esista e contemporaneamente credere che esista il Demonio. Comunque se vuoi provare a modo Tuo fallo e buona fortuna. Quanto valuti la mia testimonianza singola? Altrettanto valuterò la Tua, a meno che Tu non Ti converta all’ Omeopatia dopo la prova.Se abiti a Firenze prova a vedere se la Farmacia Sodini di via de’ Banchi Ti dà Sepia 18 LM. Costa una 20ina di Euro.
Aldo, non giri la frittata ogni volta. Qua nessuna ha scritto che l’omeopatia non funziona perché non c’è niente dentro i preparati. Anzi, abbiamo proprio specificato che quella non è un’argomentazione vincente. Se dimostrasse di funzionare allora inizieremmo a chiederci come può funzionare. Fino ad allora la domanda rimane: funziona? Noi abbiamo portato dati che dimostrano che non funziona. Lei dice che i dati presentati qui non sono validi ma non ne presenta altri. Vuole fare un test? Benissimo, il CICAP serve proprio a questo. Troviamoci e buttiamo giù un protocollo condiviso in grado di convincere sia noi che lei.
@Aldo: Ah, quindi se uno si “converte” va bene: fa niente se magari non ha fatto alcuna prova, o ne ha fatta una che non seguisse i dettami dell’omeopatia, basta che l’infedele abbia abiurato. Ma ‘sta benedetta omeopatia è una scienza o una fede? 🙂
Aldo, credo che tu non abbia capito come funzioni la scienza.
Io sono convinto che l’omeopatia non funziona. Ma non è un atto di fede, deriva da ua serie di considerazioni, esperienze, eccetera. Sono disposto a cambiare idea (non “convertirmii”, che non è un termine scientifico). Per farlo prendo una esperienza che per me dovrebbe dare chiaramente il risultato A (assumo Sepia e non succede niente) e per te dovrebbe dare chiaramente il risultato B (assumo Sepia e succede qualcosa di inequivocabile). Siccome sono profondamente convinto che succeda A sono disposto a rischiare parecchio, un effetto B anche grave. Anzi, VOGLIO un effetto B il più vistoso possibile, in modo da convincermi, se mi viene un leggero mal di testa posso pensare (e credo penserò) che in una settimana di proving un mal di testa ti può anche capitare per caso. Io VOGLIO essere convinto che l’omeopatia funzioni, non voglio prove che non funzioni, quelle le ho già da me. Perché non mi interessa provare che ho ragione, mi interessa sapere cosa succede DAVVERO.
Sono abituato a questo dal mio lavoro. Poniamo ad es. che qualcuno mi venga a dire che il Big Bang non è mai esistito, che i redshift delle galassie sono dovuti ad un effetto quantistico sconosciuto, e cose simili. Un tizio di nome Arp (un bravissimo astronomo osservatovi, tra l’altro) lo sostiene da decenni. Per dimostrarlo mi porta prove molto deboli, qualche caso isolato di galassie che mostrerebbero “redshift anomali”, studi al limite delle sensibilità strumentali che mostrerebbero come i redshift siano quantizzati, considerazioni statistiche… Per ciascuno di queste “prove” esistono ottime spiegazioni (allineamenti casuali, effetti strumentali, cattivo uso della statistica) che le liquidano, per cui continuo a rimanere della mia idea. Ma se arrivasse la prova definitiva, inequivocabile, io ne sarei felicissimo. Si apre una nuova frontiera dell’astronomia, come si è aperta quando abbiamo scoperto che l’espansione dell’universo sta accelerando invece di rallentare come sarebbe ovvio.
Più terra terra, ogni volta che nel mio lavoro ho un’ “idea brillante” la prima cosa che faccio è cercare di demolirla, di dimostrarmi che ho torto. Perché se non lo faccio io lo farà qualcun altro, ed è meglio prevenire. È il quotidiano del mio lavoro. A me risulta ovvio cercare di trovare un punto del mio ragionamento che possa essere demolito da una prova ben fatta. Evidentemente di solito non è così, se si trova “contraddittorio” che lo faccia.
Non valuto la tua testimonianza singola non perché non ti creda, ma perché è metodologicamente sbagliata. Notare che se prendi Sulfur ti passa il raffreddore non dimostra che Sulfur fa passare il raffreddore, Può servire ad IMPOSTARE uno studio, in cui si dà Sulfur vs. placebo e si vede se funziona. Be’, la conclusione di Linde (un omeopata) nel famoso studio di Lancet del ’97 è che negli studi metodologicamente ragionevoli l’omeopatia non funziona meglio del placebo per nessuna patologia. E questo viene indicato come uno studio che dimostra l’efficacia dell’omeopatia. A livello aneddotico,con tutte le cautele del caso, sarei disposto a credere al test delle 20 boccettine di Sulfur, metà sostituite con placebo, usate per curare 20 episodi di raffreddore. Ma il mondo è pieno di gente che si sente più sveglia con Acutil Fosforo, o che trova giovamento dalle migliaia di prodotti dimostratamente inefficaci. Non è che non gli credo, ma non funziona così.
Ho una domanda per Aldo: in uno dei tuoi post precedenti hai scritto:
“Vi sono farmaci, nel campo delle diluizioni maggiori, come le 50millesimali korsakoviane, che danno nella grande maggioranza dei casi effetti indesiderati”
Ma sul sito della Boiron alla domanda “I medicinali omeopatici sono sicuri?” viene risposto così:
“La sicurezza dei medicinali omeopatici è anche data dal fatto che non provocano effetti collaterali, dovuti alla quantità di prodotto assunto, grazie alla loro estrema diluizione.”
Ora, una diluizione 18 LM o 50 LM mi sembra possa essere ragionevolmente definita “estrema”: a questo punto sono confuso, le diluizioni estreme hanno effetti collaterali o no?
Caro Alberto, io non concordo con la pubblicità della Boiron. E’ l’ industria mondiale che vende più farmaci omeopatici e tende a non vederne i rischi, come tutte le industrie farmaceutiche. Non sopporto la sua pubblicità “privi di effetti collaterali”: un conto è affermare ceh sono meno degli effetti collaterali dei farmaci chimico-biologici, un conto dire che non ne hanno.Difatti la Boiron evita le preparazioni cinquantamillesimali, che in Italia vegono preparate soprattutto dalla O.T.I. I medici omeopati che ho citato prima sanno tutti che esistono effetti collaterali in Omeopatia e lo sanno tutti gli Omeopati che ci credono sinceramente e studiano. So che molti di Voi, per le critiche, possono citare affermazioni di Medici, Farmacisti o semplici venditori di farmaci omeopatici. Il mondo dell’ Omeopatia non è un corpus unico, come non lo è nessuna branca del Paranormale o del Complottismo che il CICAP indaga e come, del resto, non lo è nessuna branca scientifica. Gli Omeopati discutono e spesso litigano tra loro, (come i cardiologi e i gastroenterologi), al massimo si uniscono quando vengono attaccati. Lo scontro più grosso è tra gli “unicisti” (tra i quali mi colloco anche io) e i “complessisti”, che attaccano la patologia con farmaci omeopatici “a raffica” e “a pallettoni”. Non lo approvo, è dettato da motivi commerciali: il basso costo dei farmaci omeopatici ha ormai spinto il mercato in questo senso (i farmaci costituiti da più farmaci costano di più e fanno guadagnare di più). Ai tempi in cui mi laureai c’era la stessa diatriba nella normale farmacologia: si tendeva ad attaccare il sintomo tosse con una associazione di farmaci che copriva tutto il range di tossi possibili, il che pregiudicava una diagnosi corretta. Così come l’ utilizzo dei famosi “antibiotici a largo spettro”. Per fortuna, almeno in Italia, l’ AIFA (agenzia per il farmaco) ha tolto dal prontuario terapeutico ( e quindi dal rimborso pagato dallo Stato) la stragrande maggioranza delle associazioni tra farmaci e senza guardare tanto per il sottile, pur di risparmiare. Ci vorrebbe qualcosa di simile anche in Omeopatia: il successo la sta guastando, come è già successo con la Medicina Allopatica.
@Beatrice Mautino: il protocollo l’ ho gia proposto. Non occorre che venga io, fatevi controllare nell’ assunzione da un medico omeopata milanese.Di lavori ne invio quasi tutte le settimane a [email protected]. Provate a rispondere, ogni tanto. Non so nemmeno se li leggete.
@Aldo: A dire il vero sul listino della Boiron si trovano anche delle diluizioni di Nux Vomica (e altre sostanze) a 10000K, che da quello che ho potuto leggere è più o meno equivalente, come diluizione, ad una 10000CH, quindi ancora più diluita delle 50LM di cui parlavi. Allora il dubbio rimane: siccome questa mi sembra una cosa di una certa importanza, come si risolve la cosa? E’ possibile che non esista nemmeno su questo una posizione univoca?
@aldo:
io ho un lavoro, una famiglia, delle attività extralavorative (come tutti). Non ricordo qunc’è l’ultima volta che sono andato al cinema. Purtroppo non posso prendermi un altro impegno significativo, sennò la mia signora mi spara (anche il proving “al volo” devo farlo di nascosto).
Se dettagli il protocollo posso pensarci in un momento meno “caotico”.
P.S.: Mi sono arrivate Sepia e Sulfur
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@Aldo Grano, chi riceve le mail che arrivano a [email protected] mi dice di aver letto i lavori che regolarmente manda, ma non ha mai letto mail riguardanti protocolli o sfide “ufficiali”. Il CICAP non ha tra i suoi compiti quello di dimostrare che l’omeopatia non esiste (così come qualsiasi altro fenomeno più o meno presunto paranormale). Il CICAP verifica le affermazioni che vengono fatte e controlla chi sostiene di essere in grado di dimostrarle. Punto. Non sta a noi formulare un protocollo, sottoporci all’esperimento, trovare chi ci controlli, eccetera. Se lei sostiene di essere in grado di dimostrare che l’omeopatia funziona sta a lei fornire le prove. Noi controlleremo che quelle prove siano valide. Quindi, di nuovo. se le interessa stabiliamo assieme le regole, prendiamo tutte le precauzioni del caso, scegliamo i rimedi, mettiamo dei controlli e dei controllori, definiamo a priori quelli che devono essere i risultati attesi (per esempio, date n persone che assumono Sepia Sulfur, una percentuale tot svilupperà il determinato sintomo, ovviamente con controllo negativo, placebo e doppio cieco). E alla fine, se il risultato reale coincidesse con il risultato atteso noi cambieremmo idea, come le diceva Gianni. Se non coincidesse, però, lei sarebbe disposto a cambiarla?