Dal mondo

I vaccini di Wakefield

Nel 1998 il medico britannico Andrew Wakefield pubblicò, sull’autorevole rivista Lancet, un articolo che “dimostrava” un legame tra il vaccino trivalente (morbillo, parotite e rosolia) e l’autismo. Ora, a più di dodici anni di distanza, arriva il verdetto della comunità scientifica: quello studio non fu altro che una frode consapevole e deliberata. Il giornalista Brian Deer ha ricostruito tutta la storia in un articolo pubblicato sul British Medical Journal, andando a verificare le basi dello studio: ne è uscito un intrico di truffe, informazioni volutamente alterate, dati falsi e comportamenti spregiudicati.

La notizia non è sicuramente nuova: lo studio del 1998 era stato già ritirato da Lancet, poi nel maggio 2010 il suo autore era stato espulso dall’ordine dei medici britannico. Vale comunque la pena ricostruirne la storia per chi non ne fosse a conoscenza, poiché continuano a circolare informazioni errate in proposito.

Lo studio di Wakefield consisteva in una colonscopia effettuata su 12 bambini, di cui 10 erano affetti da autismo; secondo i genitori i sintomi avevano cominciato a svilupparsi solo dopo che i loro figli avevano effettuato il vaccino trivalente per rosolia, parotite e morbillo. Wakefield trovò che in tutti i casi c’erano i sintomi di un’infiammazione intestinale in atto, ne dedusse che questo poteva essere un effetto del vaccino, e lo annunciò pubblicamente in una conferenza stampa. E consigliò a tutti la sospensione del trivalente: meglio i vaccini singoli, uno per ogni malattia, per cui la tossicità non era provata.

La notizia venne subito ripresa dai media britannici. Sorsero molti gruppi di genitori anti-vaccino, e moltissimi scelsero di non fare più vaccinare i propri figli. A Londra le percentuali dei bambini vaccinati ebbero un crollo, da oltre il 90% al 50% circa; la ricerca di Wakefield ebbe effetti simili in tutto il mondo anglosassone. Dal 2000 in avanti i casi di morbillo ebbero un picco e le complicazioni legate alla malattia causarono anche alcune vittime.

Nel frattempo altri scienziati provarono a replicare i risultati dello studio pubblicato su Lancet: non solo non vi riuscirono, ma ebbero anzi l’evidenza del contrario; non sembrava esserci proprio nessun legame tra vaccini e autismo. Un assistente di laboratorio che stava collaborando ad un’altra ricerca di Wakefield (sulla relazione tra il virus del morbillo, contenuto anche nel vaccino, e i disturbi del comportamento) dichiarò che Wakefield “barava”, alterando i dati in suo possesso, e fece rimuovere il suo nome dallo studio.

A poco a poco divenne evidente che Wakefield poteva aver modificato anche i dati dell’articolo sulla relazione vaccini-autismo, e 10 dei 12 coautori della ricerca si dissociarono dalle sue conclusioni. La rivista Lancet ritirò lo studio e Wakefield fu indagato dalla giustizia britannica per frode sanitaria.

Dalle indagini emerse subito una strana irregolarità: la ricerca di Wakefield era stata finanziata da un avvocato che voleva intentare causa alle aziende produttrici di vaccini, in modo da ottenere un risarcimento miliardario. Il pagamento di 500.000 sterline era stato effettuato tramite false società finanziarie e compravendite di immobili fasulle, in modo da coprire la provenienza del denaro. Messo alle strette dalle indagini della polizia e da un documentario di Brian Deer, Wakefield fu costretto ad ammettere la truffa.

Ma le sorprese non erano finite: saltò fuori che Wakefield aveva anche brevettato un sistema per la produzione dei tre vaccini separati, e che il suo consiglio di non ricorrere al vaccino trivalente non era del tutto disinteressato. Inoltre lo studio pubblicato su Lancet era stato fatto senza un campione di controllo, con strumentazioni inadatte, e in certi casi alterando volutamente i dati: la maggior parte dei bambini dello studio avevano in realtà sviluppato i sintomi dell’autismo prima di effettuare le vaccinazioni.

Wakefield è stato espulso dall’ordine dei medici, ma è diventato un guru dei movimenti anti-vaccinazioni. A causa sua centinaia di bambini hanno sofferto per le complicazioni legate al morbillo, che sarebbero state facilmente evitate grazie alla vaccinazione. Ma la propaganda dei gruppi anti-vaccinazioni continua ed è arrivata anche in Italia, in trasmissioni cospirazioniste come Mistero. Chissà se tutti coloro che si scagliano contro il “complotto delle multinazionali farmaceutiche per coprire i legami tra vaccinazioni ed autismo” sanno davvero come questa storia ha avuto inizio.

Foto di Katja Fuhlert da Pixabay

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

8 pensieri riguardo “I vaccini di Wakefield

  • E’ incredibile come tale ricerca/studio sia riuscito a passare i controlli di peer review di una rivista prestigiosa come The Lancet.

    Rispondi
    • La peer review non può in nessun caso smascherare una ricerca effettuata in modo fraudolento, alterando i dati e i risultati, a meno che non vada palesemente contro conoscenze assodate. Gli scienziati a cui è richiesta la peer non hanno tempo né mezzi per replicare la ricerca, devono fidarsi di cosa scrivono gli autori. Possono individuare errori di metodo o nell’interpretazione dei risultati, ma solo se descritti nell’articolo. La verifica della ricerca è demandata a studi successivi, che infatti hanno smentito i risultati di Wakefield.

      Rispondi
  • Sarebbe corretto pubblicare anche la difesa di Wakefield:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Andrew_Wakefield#Wakefield_response . Inoltre non mi risulta che Wakefield sia mai stato condannato da un tribunale civile o penale, ma solo dall’ Ordine dei Medici inglese, esattamente dal British General Medical Council. Ma non è mia intenzione qui difendere Wakefield perché non ho mai studiato a fondo la questione. E’ importante, invece, fare il punto su quello che conosciamo sui vaccini e su come sarebbe importante avere una panoramica ampia e onesta dei rischi che si corrono sia a vaccinarsi sia a non vaccinarsi,  per poter scegliere. Premetto un’ altra cosa, che sono per integrare le conoscenze dei due campi avversi in quanto, a seconda sia dell’ individuo in oggetto (bambino/a,uomo/donna,anziano/o) sia della Società in cui vengono fatte le vaccinazioni di massa (vi sono contingenze e livelli medi di salute di una popolazione che, a volte, impongono le vaccinazioni di massa, anche a costo di alcuni sfortunati individui che ne porteranno le conseguenze per tutta la vita). Per spiegare meglio le mie chiavi di lettura parlo di due scelte della mia vita: per mia figlia, assieme a mia moglie, scegliemmo di farle solo le vaccinazioni obbligatorie per legge. Nei primi anni 90 sia il Medico curante che gli insegnanti ci consigliarono di aggiungere il Morbillo e la Rosolia e noi non solo non la vaccinammo, non essendo obbligatorio, ma tentammo, vanamente, di contagiarla con queste malattie lasciandola a contatto con coetanei che se le erano prese.  Riteniamo infatti che queste due malattie addiritturano migliorino la salute e la resistenza alle malattie dei bambini sani. Lei non le ha mai prese e ora, maggiorenne, la sua libera scelta (al momento) è di vaccinarsi quando deciderà di diventare madre. Abbiamo sempre avvisato gli insegnanti delle classi che frequentava che non era vaccinata contro queste due malattie e che, quindi, poteva essere portatrice sana durante l’ anno scolastico. In base ai dati in mio possesso rimango dell’ idea che la vaccinazione contro il morbillo e la rosolia sia da evitare nella prima infanzia e nella maternità, salvo  per le poche categorie a rischio. E che il rischio per le madri in buone salute e che hanno un corretto stile di vita non sia abbastanza alto da giustificare i rischi della vaccinazione. Ovviamente so che non c’è consensus su questo né studi medici worlwide che possano dare ragione definitiva alle mie tesi, ma ritengo che non ve ne siano nemmeno tali da obbligare a vaccinarsi tutta la popolazione italiana, per morbillo e rosolia.
    Seconda scelta, per il virus H1N1. Nel caso delle influenze ritengo che sia meglio un falso allarme che rischiare di ritrovarsi all’ improvviso di fronte a una micidiale “Spagnuola” che, quando arrivasse, farebbe oggi nelle società occidentali meno morti di quella del 1917, ma sempre dell’ ordine di milioni. Il problema è sapere con esattezza se il vaccino coprirà abbastanza (verrà, per forza di cose, preparato quando il virus si sarà manifestato) e quali sono le categorie a rischio. Io, i miei colleghi, e le nostre famiglie non ci siamo vaccinati lo scorso anno, ma lo abbiamo consigliato ai bambini e ai giovani con problemi respiratori cronici o conclamati, e agli anziani con patologie cardiovascolari, respiratorie, diabetiche, neoplastiche. Quelli di mezza età dovrebebro avere tutti sufficienti anticorpi contro l’ H1N1, anche se non c’é certezza assoluta.Ovviamente, anche ai portatori di virus Hiv.
    Tornando al caso Wakefield, rientra, purtroppo, in quei conflitti più ideologici e personali che scientifici, che tanto male fanno alla Medicina. Le due posizioni: 1) I vaccini fanno male 2) I vaccini fanno bene sono entrambe errate.

    Rispondi
    • Scusa, ma tu sei mica medico per essere sicuro di quanto affermi? Hai una visione troppo egoistica sul perché ci si debba vaccinare, ma questa é questione di educazione civile…

      Rispondi
  • Scusate: “Ovviamente, anche ai portatori di virus Hiv.” mi è venuto nella posizione sbagliata dopo una correzione. Intendevo che consigliammo la Vaccinazione antiinfluenzale anche a loro, in quanto soggetti a rischio di gravi complicazioni polmonari se contagiati.

    Rispondi
  • Pingback: Tweets that mention I vaccini di Wakefield -- Topsy.com

  • Pingback: Cosa può fare il giornalismo investigativo per la scienza? Alcuni esempi dal British Medical Journal  – Query Online

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *