Lo scettico Van De Sfroos
I suoi fan lo seguono e apprezzano da lungo tempo, ma senza dubbio la partecipazione al festival di Sanremo avrà favorito l’incontro tra Davide Van De Sfroos e il grande pubblico. Poeta e giullare della lingua laghée (il dialetto lombardo nella variante parlata nella zona del lago di Como), ha riscosso un grande successo con il suo “Yanez”, apprezzato dal pubblico come dalla critica.
E in laghée è anche il nome d’arte del signor Bernasconi, Van De Sfroos, dalla fonetica quasi fiamminga, ma che, in realtà, deriva dall’espressione di un amico barbiere, che definì «roba de sfroos» (di frodo, di contrabbando) il mix musicale del suo gruppo.
Ma che cosa può aver a che fare questo artista con l’ambito critico-scettico in cui Query si muove?
Chissà quanti si ricordano una canzone dal titolo “Il libro del mago”, che fa parte dell’album Akuaduulza del 2005. Il testo, tradotto dal laghée, risulta un vero e proprio manifesto dello scetticismo e una critica verso ogni visione della vita che comporti la rinuncia alle proprie responsabilità e si appoggi a oroscopi, oracoli e santoni.
Chiromanzia, astrologia, arti divinatorie, alchimia, strategie per conoscere un futuro che in realtà è nelle nostre mani non sortiscono altro effetto se non quello di sciupare il bello della vita inseguendo chimere.
Il tutto incorniciato da intense sonorità country-rock. Una ragione in più per apprezzare la musica del bravo Davide.
Immagine di copertina: foto di Paolo Margari, da Flickr, licenza CC BY-NC-ND 2.0
Van De Sfros è sempre piaciuto anche a me, fin dalla prima volta che lo invitarono in TV. Ma Query qui parla di Filosofia scettica, oserei dire di Weltanschaung scettica. Si, avrei la tentazione di opporre una Weltanschaung credulona, ma continuo a pensare che qui siate in casa Vostra e quindi abbiate diritto a credere a quello che volete. Non dite Voi che ognuno crede quello che vuole, basta che non creda di dimostrarlo scientificamente come se fosse una verità indiscutibile? Ma non crediate che i creduloni (giuoco di parole) siano tutti fatalisti e pensino che il futuro sia scritto nei dettagli come una cronaca già avvenuta. E’ vero che noi lo costruiamo con le nostre mani. Io ci aggiungo, oltre le mani, anche i pensieri, le parole, le intuizioni, i progetti e questo, forse, divide i più materialisti dai creduloni. Il materialista dà meno importanza alle parole e ai pensieri.
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