Palestra di Botta e Risposta: un esercizio di pensiero critico
“Squarciamolo questo velo di Maya: i fenomeni paranormali non esistono!” è la posizione della squadra vincitrice di uno dei dibattiti del torneo “Palestra di Botta e Risposta: la disputa filosofica come formazione al dibattito nella scuola”.
“Palestra di Botta e Risposta” è un vero e proprio torneo di dibattito pensato per gli studenti delle scuole superiori. Organizzato dall’Università di Padova e caratterizzato come un vero e proprio torneo sportivo da una fase eliminatoria, una di semifinale e la finale, il progetto si propone di stimolare un sempre più assopito spirito critico facendo acquisire agli studenti competenti capacità dialettiche.
Lo svolgimento è semplice e i risultati molto concreti: due squadre di otto elementi, provenienti da scuole diverse, s’incontrano per dibattere una questione stabilita in precedenza. Assieme alla questione da dibattere, che può essere «Le “medicine alternative” sono valide?», «È stato giusto assegnare il premio nobel a Liu Xiabo?» o «La realtà è un prodotto del pensiero?», a ciascuna squadra viene assegnata d’ufficio anche la posizione da sostenere, ossia se dovranno difendere il pro o il contro. Il rispetto di un insieme di regole volte a stabilire i tempi e funzioni di ciascun intervento, condurrà infine il dibattito al suo svolgimento lineare e conclusivo dove una giuria di tre giudici, trasformando il verdetto in un vero e proprio intervento formativo, farà notare agli studenti come affinare gli“strumenti” argomentativi per gli incontri successivi.
Arrivato alla sua V edizione, il torneo “Palestra di Botta e Risposta” coinvolge 12 istituti di istruzione secondaria del Veneto tentando di trasmettere il messaggio che discutere oltre ad essere un diritto, e in alcuni casi anche un dovere, può essere, qualora svolto nel rispetto di alcune fondamentali regole, anche un piacere.
Esistono fenomeni paranormali?
Ritornando al dibattito di apertura sulla questione «Esistono fenomeni paranormali?» svoltosi il 24 gennaio 2011 presso il Liceo “Rolando da Piazzola” di Piazzola sul Brenta a Padova, seguiamo come le due squadre hanno sviluppato le loro posizioni sintetizzandone i contenuti ma utilizzando le parole, gli esempi e i ragionamenti impiegati dagli studenti stessi.
La squadra autodenominatasi Le Iene del Liceo “Concetto Marchesi” di Padova, a dispetto delle naturali aspettative, non si è affidata agli aneddoti, alle testimonianze o al sentito dire per sostenere la posizione secondo cui i fenomeni paranormali esistono, ma ha presentato, fortunatamente, una posizione più raffinata. Come sappiamo, infatti, strategie come l’uso degli aneddoti o delle testimonianze abbondano tra i “believers”. Gli aneddoti, infatti, risultano molto persuasivi poiché sono più personali e accattivanti delle prove fattuali e sono spesso difficili da contestare perché richiedono una profonda conoscenza del caso specifico in questione. Tuttavia sebbene gli aneddoti possano suggerire nuove direzioni nella ricerca, non sono prove e quando usati in questo modo forniscono già una ragione per essere scettici nei loro confronti. Per Le Iene del Liceo “C. Machesi”, la scienza non sarebbe in grado di spiegare totalmente la realtà: il subconscio o gli aspetti irrazionali della mente sarebbero alcuni di questi elementi non spiegabili scientificamente. Il pensiero, infatti, sarebbe come un sasso gettato in acqua: non si può prevedere quanti cerchi provocherà e di quale diametro essi saranno. Tra gli elementi non spiegabili scientificamente vi sarebbe anche l’intuizione. Alcuni assiomi, come quello di punto geometrico non sarebbero, infatti, spiegabili scientificamente. E proprio dall’intuizione nascerebbero i fenomeni paranormali.
A questo punto, dopo aver reso l’intuizione difficilmente attaccabile dalle successive repliche della squadra avversaria, viene chiamato in causa Schopenhauer. Infatti, secondo quest’autore, l’oggetto pensato, ossia la realtà, è una mera rappresentazione del soggetto e, in conformità a questo, Le Iene possono quindi affermare che i fenomeni paranormali esistono perché indubitabilmente esistenti per chi ne fa esperienza. Essi sono realtà.
La squadra Apertis Verbis del Liceo “Rolando da Piazzola”, di Piazzola sul Brenta, Padova, doveva sostenere invece che i fenomeni paranormali non esistono. Per loro i fenomeni, sulla scia di Kant, non possono che rapportarsi al soggetto conoscente perché intuiti attraverso le categorie di spazio e tempo. Tali categorie, essendo a priori per qualsiasi individuo, permettono alle intuizioni di essere condivisibili e comunicabili. Ma esistono dei criteri oggettivi che stabiliscono se un oggetto esiste, ossia quelli applicati nel metodo scientifico: la falsificabilità delle ipotesi da provare e la riproducibilità dei fenomeni. Rifacendosi al CICAP gli Apertis Verbis indicano però che nessun fenomeno ritenuto paranormale è stato finora riprodotto e anzi, qualora “osservati”, risultavano del tutto normali, un po’ come i fulmini che nel passato erano considerati causati da entità paranormali ma oggi spiegati dalla scienza. A indurre a queste interpretazioni non sarebbe solo la scarsa conoscenza scientifica della gente ma anche l’esigenza di vedere soddisfatti alcuni dei più radicali desideri umani. Ciò è spiegato dal processo di alienazione che Feuerbach descrisse in rapporto alla radice antropologica della religione: prima la coscienza si pone fuori di sé costruendo un mondo proprio; poi, l’uomo, si sottopone a tale proiezione. Pertanto i fenomeni paranormali non sarebbero altro che tutto ciò che desidereremmo fosse normale che accadesse benché sia normale che non accada; a tali fenomeni si può credere per atto di fede, atto cheperaltro predispone a manipolazioni e suggestioni collettive, ma senza avere la pretesa di dimostrarne l’esistenza. I fenomeni paranormali non esistono.
Repliche e epilogo
A questo punto del dibattito ciascuna squadra, dopo aver sentito le argomentazioni della squadra oppositrice, è chiamata a fare notare le debolezze della tesi avversaria e a difendere la propria tesi dalle repliche.
La squadra Apertis Verbis, che ha considerato l’esistenza dei fenomeni paranormali da un punto di vista empirico, contesta tre principali punti della tesi avversaria: il primo, la dichiarata inesistenza di criteri per l’indagine di questi fenomeni; infatti, rispondono gli Apertis Verbis, se questi fenomeni non sono indagabili, che senso avrebbe parlare di una loro esistenza? Il secondo, che se i fenomeni paranormali sono fenomeni che si manifestano nella mente, allora non avrebbe senso chiamarli paranormali poiché la mente, in sé, non ha nulla di paranormale. Inoltre, sempre a questo riguardo, se i fenomeni paranormali si manifestano solo nella mente, l’unico modo che avremmo per ritenerli esistenti sarebbe quello di credere alla persona che ne ha esperienza; ma è possibile che l’esistenza dei fenomeni paranormali si basi solo su di un atto di fede? Il terzo, infine, la petitio principii commessa dagli avversari, ossia l’errore di ragionamento che consiste nel postulare ciò che deve essere dimostrato oppure nel supporre che l’interlocutore abbia già aderito alla tesi che ci si sforza di fargli ammettere. Secondo gli Apertis Verbis, Le Iene avrebbero assunto che i fenomeni paranormali esistono e ne avrebbero concluso che quindi esistono.
La squadra de Le Iene, invece, che considera l’esistenza dei fenomeni paranormali fondata sulla percezione di questi fenomeni da parte di qualcuno, contesta agli avversari principalmente due punti: il primo è di aver basato la loro posizione su di un ragionamento ingannevole che prende il nome di argomento ad ignorantiam. Tale argomento consisterebbe nel considerare vera una tesi perché non dimostrata falsa, o viceversa, falsa perché non se ne è dimostrata la verità. Gli Apertis Verbis, secondo Le Iene, avrebbero, infatti, sostenuto che i fenomeni paranormali non esistono solo perché, finora, non saremmo riusciti a dimostrarne l’esistenza. Il secondo, di aver confuso rappresentazione e interpretazione: la rappresentazione, secondo Schopenhauer, filosofo a cui le stesse Iene fanno riferimento, è ciò che appare in quanto risultato dalla relazione tra soggetto e oggetto: il dato originario e immediato del conoscere; l’interpretazione, invece, è l’atto di attribuire un significato a ciò che si manifesta. Gli Apertis Verbis, parlando d’interpretazioni anziché di rappresentazioni fraintenderebbero non solo il pensiero delle Iene ma anche la stessa realtà: ognuno di noi vedrebbe la realtà attraverso il velo di Maya e tale visione non sarebbe un’interpretazione ma una rappresentazione.
Conclusione
Dopo aver presentato le ragioni a favore della loro posizione e dopo aver contestato la tesi avversaria e difeso la propria, le squadre si avviano a ricevere i commenti, i suggerimenti e il verdetto della giuria. Tali indicazioni la giuria le presenta agli studenti al termine del dibattito in un clima che, sebbene carico di emotività per l’intensità con cui è vissuta la sfida, mira amichevolmente a stimolare la consapevolezza sull’uso che è stato fatto degli strumenti argomentativi offrendo anche suggerimenti per migliorare.
Nei nostri dibattiti non vince la tesi migliore, ma quella meglio sostenuta. È grazie a questo spirito che si sono potute confermare vincitrici tesi come “Gli animali devono essere rinchiusi negli zoo” oppure “Le prove a favore dell’evoluzionismo biologico non sono convincenti”. In caso contrario non avrebbe senso dibattere. E sebbene talvolta gli studenti siano d’ufficio portati a sostenere tesi contrarie, oppure estreme, rispetto a quelle che interiormente sostengono, tale l’esercizio conduce a profonde comprensioni: a volte, infatti, su certe questioni, la realtà non è né tutta nera, né tutta bianca; e a volte, mettersi nei panni degli altri e vedere il mondo dal loro punto di vista conduce a non irrigidirsi nella propria posizione ma ad assumere posizioni più ragionevoli.
Il dibattito formativo è un metodo assolutamente versatile ed efficace. Attraverso questo strumento può essere stimolata l’acquisizione di solide capacità argomentative e di sani atteggiamenti dialogici. E per chi si chiedesse che fine fanno le capacità creative degli studenti coinvolti in questi incontri rimando a una parte dell’intervento di epilogo degli Apertis Verbis con cui il dibattito sull’esistenza di fenomeni paranormali viene condotto a conclusione: “Quello che viene scambiato per paranormale non è altro che una forma fittizia e ingannatrice sotto forma di illusioni, sogni, desideri, false credenze, mondi immaginifici e unici per pochi fortunati. Chi potrà mai togliere la voglia di sognare, poiché strettamente e indissolubilmente legata alla dimensione soggettiva di ciascuno di noi, ai desideri e alle proiezioni della psiche umana, sempre attenta a dare nuove spiegazioni, sempre pronta a cercare nuove giustificazioni, anche moraleggianti, ai bisogni anche banali. Ricercare insomma nel normale scricchiolio di un vecchio mobile l’anima dannata di un qualche antenato che abbia trovato la sua morte atroce cadendo dalle scale del suo vecchio e avito palazzo. […] Una psiche capace di scambiare per UFO delle banali lanterne cinesi lasciate volteggiare nel cielo di Jesolo una notte calda e afosa di mezz’estate da qualche bontempone, affinché quella notizia, il giorno seguente, potesse essere pubblicata sul Gazzettino.”
Per saperne di più:
Cattani, A., (1995), Discorsi ingannevoli, Padova, Edizioni GB.
Cattani, A., Cantù, P., Testa, I., Vidali, P., (a cura di), (2009), La svolta argomentativa: 50 anni dopo Perelman e Toulmin, Loffredo, Casoria (NA).
Dunning, B., (2007), A Magical Journey through the Land of Logical Fallacies – Part 1, Skeptoid Media.
Nicolli, S., Cattani, A., (a cura di), (2008), Palestra di botta e risposta. La disputa filosofica come formazione al dibattito nella scuola, Padova, Cleup.
Perelman, C., Olbrechts-Tyteca, L., (1958), Traité de l’argumentation. La nouvelle rhétorique, Paris, Presses Universitaires de France; trad. it. Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica, Torino, Einaudi, 2001.
E’ come nelle scuole di retorica dell’antichità… non conta la posizione ma come la sostieni.
Prendete una persona sorda e fategli ascoltare una sonata di Beethoven.
Prendete una persona cieca e mostrategli un tramonto.
Poi chiedetegli di raccontare le loro esperienze.
Sicuramente vi diranno che non esiste nessuna musica e nessun tramonto.
Uguale è l’atteggiamento delle persone scettiche a riguardo delle fenomenologia che esula il controllo dei cinque sensi.
Ma la presunzione umana non ha limiti.
@Bruno: Il sordo non sentirà la musica, ma il suono può essere registrato e visualizzato su uno schermo; in tal modo il sordo può accorgersi che qualcosa c’è, sebbene egli non possa sentirla. Similmente, un cieco può usare una cella fotovoltaica per generare elettricità, la quale può alimentare un apparato acustico che suona finché c’è il sole; quando la musica si ferma, egli può quindi dedurre che il sole è tramontato.
La scienza ci fornisce i “sensi aggiuntivi” necessari: non si vuole negare che esistano fenomeni sconosciuti, bisogna semplicemente dimostrarne l’esistenza, cosa che finora non è avvenuta.
@Alberto, che finora la scienza non abbia potuto dimostrare l’esistenza di questi fenomeni, è ininfluente sul fatto che gli stessi possano esistere. Non possiamo avere la pretesa che la scienza abbia ancora evoluto metodi e sensi aggiuntivi adatti a dimostrare certe fenomenologie, e non possiamo chiedere alla scienza ciò che invece è di dominio di certa sensibilità umana. L’apparato umano è molto più sofisticato di certe indagini scientifiche, e certe metodologie scientifiche non riescono a supportare tali manifestazioni.
Io personalmente ho amici che presentano casistiche fenomenologiche cosidette paranormali.
Ma la definizione paranormale è anch’essa fuorviante perchè non c’è nulla di “para-normale”, il fatto è che i nostri sensi sono incompleti e non sono fatti per controllare l’intero spettro delle òpossibilità.
Secondariamente certa fenomenologia paranormale, (almeno quei fenomeni non da palcoscenico), non è atta alla pruduzione volontaria dei soggetti, ma segue un andamento “spontaneo” e non controllabile.
Aggiungo che c’è una casistica enorme di falsi, ma il fatto che esistano dei falsi…fa ben sperare…
In effetti il falso fa supporre che da qualche parte il reale esista. Se ci sono milioni di falsi d’autore, ciò indica solamente che esiste una copia originale.
@Bruno: L’apparato umano non sarà mai più sensibile degli strumenti: ad oggi, la precisione a cui possiamo arrivare con i nostri strumenti è a dir poco incredibile (dell’ordine della parte su un miliardo e anche oltre). Ciò implica che se una grandezza fisica non è percepibile dagli strumenti, ancor meno lo sarà dai sensi umani. Quindi la sensibilità umana è inutile in questo tipo di indagini (esempio: gli atomi non possono, e non potranno mai, essere visibili dall’occhio umano; tuttavia con il giusto apparato si può dimostrarne l’esistenza).
Inoltre, non è possibile dimostrare la non esistenza di qualcosa: si può solo dimostrarne l’esistenza. L’unica cosa che ad oggi possiamo dire è che le prove sperimentali non hanno dimostrato l’esistenza di fenomeni paranormali. Non è ammissibile, se si vuole rimanere all’interno di uno schema logico coerente, affermare che il fenomeno esiste ma non è misurabile: se esiste, deve essere sperimentabile (e quindi misurabile).
Sulla non volontarietà: questo caso sarebbe facilmente controllabile, sarebbe sufficiente tenere in osservazione il soggetto (ovviamente solo su suo consenso) fin quando non si verifica il presunto fenomeno.
Mi piacerebbe capire cosa intendi quando porti delle critiche alle metodologie scientifiche: esattamente, come mai esse sarebbero inadeguate? Puoi documentare dei casi in cui queste metodologie si sono rivelate meno efficaci dei sensi umani? Sarebbe possibile vedere le casistiche paranormali dei tuoi amici?
@Alberto, tu conosci il fenomeno denominato bretharianesimo?
Conosci le fenomenologie di precognizione, conosci i fenomeni psicocinetici?
Ebbene, io ho amici che hanno manifestazioni spontanee di questi fenomeni.
Se il credo a certe fenomenologie, non è grazie alla scienza tuttora impossibilitata a dimostrarlo, ma grazie ai fatti riportati da questi amici.
@Bruno: Purtroppo conosco il breatharianesimo e i danni che può fare, e credo che tutti qua abbiano sentito parlare fino alla nausea di psicocinesi e premonizioni. Purtroppo, devo anche informarti che le testimonianze su presunte facoltà di persone terze non sono una prova valida della loro esistenza; esempio: sai che un mio amico riesce a materializzare con la mente un unicorno rosa dopo aver mangiato cotoletta il primo mercoledì di ogni mese dispari?
Se hai degli amici che davvero manifestano spontaneamente questi poteri perchè non chiedi al cicap di organizzare un test? Credo che sarebbero decisamente disponibili a farlo.
Esercitare il cervello come se fosse un muscolo può dare sorprese anche brutte. Gravissimo, a mio giudizio, è il considerare vincente una tesi solo perché meglio sostenuta: la politica e la Storia sono piene di tragiche tesi sostenute bene, come, è solo il primo esempio che mi viene in mente, quella della presenza dia armi di distruzione di massa in Iraq, accompagnate dall’ intenzione di Saddam di usarle. Sarebbe meglio addestrare gli studenti a discutere i dati di esperimenti di laboratorio o la credibilità delle notizie trasmesse dai mass-media, queste gare di Dialettica fanno più male che bene e, soprattutto, non hanno nulla a che vedere con la Scienza.
@Alberto, fortunatamente le persone sincere che hanno fenomeni genuini, non hanno bisogno del Cicap per farsi attestare la veridicità di ciò che a loro succede. Se così fosse la prossima volta che mi innamoro andrò a farmi un prelievo del sangue per farmi testare se sono realmente innamorato oppure è una bufala.
In quanto a esempi inventati ne puoi fare a migliaia, ma il falso non può assolutamente smentire il vero.
Per ultimo, tra non molto vedrai pubblicato nelle librerie un libro con le esperienze brethariane di una mia amica, la quale si sottoporrà ad esperimento scientifico per testare la veridicità di quanto afferma.
( sebbene di questa fenomenologia si sia già occupata la scienza in due occasioni, con l’esperimento su Prahlad Jani, che ha avuto esito positivo)
@Bruno: L’esperimento di Pralad Jani è stato fermamente contestato dagli scettici indiani, che ad oggi non mi risulta abbiano potuto ripeterlo in condizioni molto pù controllate. Penso che su queste stesse pagine si possa trovare qualcosa a riguardo.
Riguardo all’esperimento: se i poteri sono genuini, perchè rifiutarsi di mostrarli? E’ ovvio che non sarebbe un giudizio vincolante, ma sarebbe comunque una bella dimostrazione dell’esistenza di qualcosa ancora sconosciuto. Non capisco questa reticenza.
@Alberto, capisco questa volontà di verificare i fenomeni per poi ( possibilmente ) smentirli da parte degli scettici, ma la maggior parte delle persone sincere che nella loro vita hanno avuto manifestazioni paranormali spontanee e genuine non pensano affatto a farsi testare con degli esperimenti scientifici, perchè la maggior parte delle volte questi fenomeni sono spontanei e non ripetibili, nel senso che non sono riproducibili a comando dalle suddette persone.
Questi fenomeni se “accadono”, hanno una maggiore probabilità di essere genuini.
Pure io sono daccordo sul fatto che se certe persone hanno fenomeni riproducibili e genuini, dovrebbero mettersi a disposizione della scienza, proprio perchè non hanno nulla da perdere, ma unicamente da arricchire la comunità delle loro esperienze.
E’ per questo motivo che insisto con la mia amica brethariana, perchè si sottoponga a questo esame.
Ti ricordo che in italia non è l’unica a esserlo, ci stanno altri brethariani con fenomeni genuini.
Il fatto poi è che certe fenomenologie siccome sono considerate e bollate come ” bufale ” a priori, non vengono neppure prese in considerazione, e pure dalla parte di chi le vive non c’è l’interesse di scontrarsi con chi è scettico aprioristicamente.
Guarda, ad esempio ti riporto un fenomeno di precognizione avuto da un mio amico tanti anni fa, ( non è l’amico che avevo elencato precedentemente) che non solo non ha mai presentato fenomenologie paranormali, ma è pure materialista, ateo e scettico. Eppure a lui è successo e non lo può negare.
Moltissimi anni fa, lui abitava in Australia, e si era imbarcato per ritornare in Italia con la famiglia. Durante il tragitto che mi sembra sia durato circa un mese, ha avuto un sogno lucido, nel quale si è visto in una scuola con una certa persona che gli è rimasta impressa in toto, della quale si ricorda benissimo sia i particolari fisiognomici, sia i particolari del vestito, e quelli della classe scolastica.
Sicuramente a lui è parso subito un sogno particolarmente lucido, e così lo archiviò nella sua memoria.
Ebbene, circa una decina d’anni dopo, cosa è successo? La persona sognata in maniera così forte, la ha ritrovata con tutti i minimi particolari del sogno, nella scuola nella quale lui insegna, ed è una sua collega professoressa!
Ti ho raccontato un sogno precognitivo fatto da una persona estremamente materialista, razionale, scettica ed atea, ( la quale è rimasta sconvolta dal fatto) e non da un qualsiasi fenomeno da baraccone.
Ma di tali racconti, ne è piena la storia.
@Bruno: Vorrei solo puntualizzare una cosa: il fatto che il fenomeno appaia “non ripetibile” non è garanzia della sua autenticità, anzi forse è proprio il contrario. E’ normale infatti che alle persone capitino delle cose a cui non si riesca a dare una spiegazione razionale, semplicemente perchè mancano i “tasselli” giusti per ricostruire l’avvenimento (che spesso sono le conoscenze scientifiche necessarie ad una piena comprensione del fenomeno, ma non solo): allora può capitare che in questi casi si pensi di aver assistito ad un fenomeno paranormale, mentre in realtà si è solo carenti delle nozioni necessarie (mi viene in mente per esempio il fenomeno del parelio). L’esperienza di quel tuo amico, per esempio, è facilmente spiegabile: il fatto è che più tempo passa più i ricordi si modificano, a causa del fatto che il ricordo viene rivissuto, si cerca di focalizzarne i dettagli, ma facendo ciò inevitabilmente si finisce per inventarsi dei dettagli che originariamente non c’erano. Poi, un bel giorno magari dopo diversi anni, si può finire per imbattersi in una situazione estremamente simile a quella che ci si è (inconsciamente) creati. Dopotutto, mi sembra di capire che i deja-vu funzionino proprio in questo modo: penso che tutti almeno una volta nella vita ne abbiano sperimentato uno, questo ne fa allora un fenomeno paranormale? Il fatto che il tuo amico sia “ateo, scettico e materialista” non lo rende immune dai difetti comuni a tutti gli esseri umani, e anche lui può quindi essere tratto in inganno.
Riassumendo: se i poteri dei tuoi amici si manifestano con una certa frequenza, allora penso che il cicap potrebbe essere interessato al caso; se invece sono avvenimenti singolari e isolati, molto probabilmente non sono dei veri fenomeni paranormali.