La velocità dei corpi
La velocità dei corpi di Paolo Cortesi
Piemme editore 2011
€ 14
Uscito nella data storicamente significativa delle Idi di marzo (il 15 del mese in questione), il nuovo romanzo del saggista e narratore Paolo Cortesi, La velocità dei corpi, è costruito intorno a una rete di personaggi le cui vite vengono ad intrecciarsi per via di quelle reciproche connessioni che – come ci insegna anche la scienza – legano gli esseri viventi in un equilibrio quanto mai instabile.
Due i nuclei narrativi fondamentali, che si sviluppano attorno ai due comprimari, rispetto ai quali gli altri personaggi sembrano collocarsi un passo indietro, sullo sfondo.
Vi è Don Sergio Quadrazzini, sacerdote poco dedito al suo ministero e a proprio agio nella violenta e dispotica gestione di affari “sporchi”, che non si fa scrupolo di portare avanti calpestando la dignità umana e i diritti delle persone che gli stanno intorno, da lui viste fondamentalmente come strumenti per il raggiungimento dei propri fini.
C’è poi l’onorevole Enesio Locasciollo, degna propaggine di quella classe politica corrotta che riempie, a memoria storica, le cronache giudiziarie: il suo impero si regge sul servilismo dei sottoposti e sul mantenimento del principio del do ut des e sua intenzione è tenerlo in piedi con ogni mezzo a sua disposizione.
La velocità dei corpi si può anche leggere come romanzo sulla debolezza e la schiavitù. Schiavi del proprio ruolo sociale e, in parte, anche della loro stessa ambizione sono i due protagonisti; schiavi della propria cecità sono i fedeli ingannati da Don Quadrazzini e, d’altra parte, schiavi di un sentimento morboso e annichilente sono i personaggi femminili come Leda, Maria Teresa e Carla, indotti a disumanizzarsi proprio per via di una passione totalizzante che non dà loro tregua.
Sotto il profilo dello stile, Cortesi conferma le proprie doti descrittive, che si traducono in una prosa dal grande impatto visivo, a tratti violenta e cruda, che riporta alla mente quella dei naturalisti francesi, Zola in primis, ma, come ha osservato Giovanni Pacchiano, può far pensare anche al realismo di Balzac.
I simpatizzanti del CICAP apprezzeranno anche la riflessione sul plagio e l’abuso della credulità popolare, racchiusi nel personaggio di Don Sergio Quadrazzini, che non si perita di sfruttare debolezze e credenze altrui per trarne un illecito vantaggio. Si tratta di un aspetto che, per quanto a latere rispetto al resto della trama, appare interessante cogliere.
In ultima analisi, si tratta di una lettura piacevole e intelligente, che può servire anche da stimolo per il senso critico del lettore.