Un ricordo di Enrico Bellone
Sabato 16 aprile Enrico Bellone ci ha lasciati. La sua morte rappresenta una perdita incolmabile per l’intera cultura italiana. Bellone era infatti un raro esempio di intellettuale che sapeva coniugare magistralmente cultura scientifica e cultura umanistica, al di là di ogni artificiale e dannosa divisione.
Nato a Tortona nel 1938, Bellone si laureò in fisica nel 1962 presso l’Università di Genova. Ben presto si dedicò alla storia della scienza e della fisica in particolare. Divenuto professore ordinario di tale disciplina, insegnò presso le università di Lecce, Genova, Padova e Milano. A Padova ricoprì la prestigiosa Cattedra Galileiana di Storia della Scienza e diresse il Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia e Filosofia delle Scienze.
Alla sua attività di ricercatore, Bellone ha sempre affiancato un grande impegno per la divulgazione. Nel 1995 divenne direttore di Le Scienze, edizione italiana della statunitense Scientific American, che era stata precedentemente fondata e diretta da Felice Ippolito (altra figura troppo spesso dimenticata e di cui lo stesso Bellone non mancava mai di sottolineare i grandi meriti). Dal 2003 diresse anche la neonata rivista Mente&Cervello, dedicata ai problemi della psicologia e delle neuroscienze. Dopo molti anni cedette la direzione di entrambe all’attuale direttore Marco Cattaneo.
Numerosi i suoi libri, tra cui ricordiamo: I modelli e la concezione del mondo nella fisica moderna da Laplace a Bohr, Milano 1973, Il mondo di carta. Ricerche sulla seconda rivoluzione scientifica, Milano 1976, La relatività da Faraday a Einstein, Torino 1981, I nomi del tempo, Torino 1989, Saggio naturalistico sulla conoscenza, Torino 1992, Spazio e tempo nella nuova scienza, Roma 1994, Storia della fisica moderna e contemporanea, Torino 1998, Galileo – La vita e le opere di una mente inquieta, Roma 1998, I corpi e le cose. Un modello naturalistico della conoscenza, Milano 2000, La stella nuova. L’evoluzione e il caso Galilei, Torino 2003, Caos e armonia. Storia della fisica, Torino 2004, La scienza negata. Il caso italiano, Torino 2005, L’origine delle teorie, Torino 2006, Molte nature. Saggio sull’evoluzione culturale, Milano 2008, Galilei e l’abisso. Un racconto, Torino 2009 e il recentissimo Qualcosa, là fuori. Come il cervello crea la realtà, Torino 2011.
Nel 2004 gli era stato conferito il “Premio Capo d’Orlando”, prestigioso riconoscimento che viene assegnato a chi si contraddistingue nel mondo della ricerca multidisciplinare, nella divulgazione, nel giornalismo scientifico e, in generale, nella promozione della cultura scientifica. Nel 2008 gli era pure stato attribuito il “Premio Preti” “per il dialogo fra scienza e democrazia”.
Personalmente cominciai a sentir parlare del prof. Bellone, quando ero studente di Chimica all’Università di Genova, proprio negli anni in cui lui insegnava Storia della Fisica nello stesso ateneo, per il corso di laurea in Fisica. Pur non essendo mai stato suo studente andai ad ascoltare alcune sue conferenze e mi colpì subito per la chiarezza delle argomentazioni che utilizzava per sostenere determinate tesi. Lessi anche alcuni suoi libri, a cominciare dal celebre Il mondo di carta. Diversi anni dopo ebbi il piacere di conoscerlo personalmente. Accadde a Cagliari nel 1998 in occasione di un Congresso Nazionale dell’Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF). In quell’occasione parlammo del CICAP e lui manifestò subito una grande ammirazione per le nostre attività. L’anno seguente Bellone accettò di partecipare come relatore al VI Convegno nazionale del CICAP, svoltosi al teatro Verdi di Padova nell’ottobre 1999. Nel suo intervento Bellone denunciò il grave stato di ignoranza e disinformazione scientifica in cui versava l’Italia. Secondo Bellone i media, troppo spesso soggetti a esigenze di marketing, non svolgevano un’adeguata opera di informazione ed educazione e a suo parere, su questi temi, si stava giocando una partita epocale per la cultura del Paese. A distanza di oltre dieci anni queste sue considerazioni appaiono tuttora drammaticamente attuali. Ebbi poi occasione di incontrare Bellone anche in altri convegni. Occasionalmente ci sentivamo anche via mail. L’ultimo contatto che ho avuto con lui è stato proprio via mail e risale a un anno fa, nell’aprile 2010. Parlammo della spinosa questione dei cambiamenti climatici e mi manifestò la sua amarezza per l’ondata di critiche che aveva suscitato un suo intervento “fuori dal coro” nella sua rubrica che continuava a curare su Le Scienze. Era soprattutto amareggiato per la (cito testualmente dalla sua mail) “sfaccettatura malamente politica” che la questione stava assumendo, “come sempre accade in questo Paese di fronte a problemi seri”. E concludeva la sua mail con queste parole: “E sono ormai troppo avanti negli anni per provare passione…”. Eppure la passione aveva contraddistinto la sua intera esistenza. Passione civile che lo ha portato a un impegno costante nel tentativo di svecchiare la cultura del nostro Paese.
Esprimo il mio cordoglio. In effetti la sua morte non ha avuto grande risonanza sui mass-media: se non l’ aveste commemorato Voi, non me ne sarei neanche accorto.
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