Dal mondo

I giorni dell’Apocalisse

Che fine ha fatto l’apocalisse prevista per 21 maggio? Che fine hanno fatto i seguaci di Harold Camping che giravano per l’America in camper a portare il Verbo e preparare le persone al ricongiungimento con Cristo? E più in generale, che cosa succede ai profeti dell’apocalisse quando le loro profezie si dimostrano sbagliate?

Nei mesi che precedono gli eventi di questo genere siamo bombardati da notizie, interviste, pareri di esperti e smentite, ma poi tutto finisce di botto. È successo con il terremoto di Roma di qualche giorno fa, succede adesso con l’apocalisse del 21 maggio e probabilmente succederà nel dicembre 2012. Anno nuovo, profezia apocalittica nuova. Ma chi ci credeva, chi ha abbandonato case e lavori per seguire le parole di un profeta, come sta? Che cosa succede dopo?

Se l’è chiesto Vaughan Bell, ricercatore in psicologia clinica al King’s College di Londra e responsabile di un progetto sulla salute mentale in Colombia per i Medici senza frontiere, che su Slate riassume la storia delle apocalissi mancate e dei profeti fallibili.

Lo studio più famoso in questo campo è stato pubblicato dal celebre psicologo Leon Festinger in un libro del 1956 chiamato When profecy fails. Una frangia del gruppo religioso dei Seeker sosteneva che sarebbe arrivato presto un diluvio a distruggere la West Coast. Il gruppo era guidato da una signora eccentrica chiamata Dorothy Martin, Marian Keech nel libro, che credeva di essere in contatto con esseri superiori provenienti dal pianeta Clarion che comunicavano con lei attraverso la scrittura automatica.

Questi esseri superiori avrebbero fatto sapere a Dorothy Martin che stavano monitorando la Terra e che non avrebbero lasciato il suo gruppo morire: sarebbero arrivati in disco volante a salvarli prima del diluvio. Lo psicologo Festinger, scettico sul diluvio e sul salvataggio alieno, si è messo a seguire il gruppo per vedere come se la sarebbero cavata dopo.

Nel giorno fatidico, dopo diverse interminabili ore di attesa, Dorothy ricevette un “messaggio” che diceva che il gruppo religioso aveva prodotto «così tanta luce da aver convinto Dio a salvare il mondo dalla distruzione».

E il gruppo come ha risposto? È cresciuto e ha iniziato a far proseliti.

Per Festinger, hanno trovato nel far proselitismo un modo per uscire dal conflitto fra la realtà e la profezia. «Se molte più persone possono convincersi che quel sistema di credenza è corretto, allora, in qualche modo, deve essere corretto».

Ma nel caso delle profezie apocalittiche vere e proprie (che non prevedono l’ingresso in campo di salvatori alieni, per intenderci), c’è un sistema che salva sempre capra, cavoli e profeti:

Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore; l’ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura. (Deuteronomio 18:22)

Insomma, se la profezia si avvera è la Parola del Signore. Se non si avvera è un errore del profeta. Che sembra una banalità o uno di quei codicilli che si trovano nelle garanzie degli elettrodomestici, ma di fatto è quello che salva il sistema di credenze dei seguaci di questi culti.

Vaughan spiega che in seguito al fallimento di una profezia alcuni membri probabilmente si allontaneranno delusi, però la maggioranza non sarà turbata dall’errore perché quel che conta è ben più grande e, soprattutto, non è falsificabile e non può essere messo in discussione da un semplice incidente di percorso.

Non stupisce quindi che il reverendo Camping non sia stato messo alla berlina dai suoi seguaci. Lo scorso 21 maggio, dopo l’imbarazzante attesa dell’apocalisse, il reverendo si è chiuso in preghiera nella sua casa dichiarando alla stampa che aveva bisogno di cercare le risposte e che sarebbe tornato operativo il lunedì successivo. I fedeli, pazienti, aspettavano.

E la risposta l’ha trovata: aveva sbagliato data. Tranquilli, non era il 21 maggio, ma il 21 ottobre. Inizialmente, la profezia di Camping prevedeva un’apocalisse molto lunga, della durata di cinque mesi. Il 21 maggio ci sarebbe dovuto essere il Giorno del Giudizio nel quale i fedeli sarebbero stati salvati da Cristo, mentre gli infedeli sarebbero rimasti a vagare pr un mondo in fiamme fino al giorno della distruzione completa, il 21 ottobre.

Quindi, secondo la Reuters:

riflettendo a posteriori sulle Scritture, Camping ha detto che si è reso conto che un «Dio misericordioso e compassionevole» avrebbe risparmiato l’umanità «dall’inferno sulla terra per cinque mesi», comprimendo l’apocalisse fisica in un arco di tempo più breve.

Insomma, la profezia è salva, la fine del mondo ci sarà, o forse no, ma molto probabilmente non sarà l’ultima.

Foto di Alexander Zvir da Pexels

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