Il terzo occhio

E-Cat: intervista a Giuseppe Levi

Dopo alcune settimane, facciamo di nuovo il punto sulla vicenda dell’E-Cat. Come abbiamo raccontato in una serie di articoli, il dispositivo produrrebbe energia grazie a qualche forma di reazione nucleare a bassa energia (LENR) simile alla fusione fredda di Fleischmann e Pons, fenomeni la cui esistenza non è accettata dalla maggior parte della comunità scientifica. Poco dopo la conferenza di Sergio Focardi a Pavia, il giornalista svedese Mats Lewan di Ny Teknik aveva partecipato a una nuova dimostrazione dell’apparecchio. Nonostante qualche accorgimento volto a tentare di migliorare le misure, la visita di Lewan non aveva aggiunto molto rispetto alle precedenti; in quella circostanza anzi la potenza sviluppata dall’E-Cat era più bassa, intorno a 2,5 kW.
Nel frattempo è proseguito il dibattito sulle misure effettuate a Bologna, e in particolare la stima del contributo al bilancio energetico di un’eventuale frazione di acqua liquida nel vapore in uscita dall’apparecchio. Il dibattito ha raggiunto il suo culmine con la visita dell’americano Steven Krivit, direttore di New Energy Times, che ha mosso obiezioni al modo usato per tener conto di questo contributo.

La documentazione resa disponibile sulle dimostrazioni effettuate fino a ora non è sufficientemente completa e rigorosa da permettere una valutazione precisa dell’apparecchio. D’altronde gli stessi autori parlano di misure preliminari e, quindi, potenzialmente affette da problemi. Dovrebbe essere in vista una serie di verifiche molto più rigorose da parte di un’istituzione qualificata come l’Università di Bologna (il contratto è stato firmato proprio in queste ore); per questo abbiamo preferito non entrare ancora nel merito tecnico delle misure.

Probabilmente alcune delle critiche mosse in queste settimane sono fondate, ma ci riserviamo di esprimere la nostra posizione soltanto quando sarà pubblicato un rapporto ufficiale che permetta di sapere esattamente come sono state svolte le misure definitive, oppure qualora Rossi manchi all’appuntamento con il gruppo di Bologna.

In attesa delle sperimentazioni ufficiali, abbiamo intervistato Giuseppe Levi, il ricercatore che più ha contribuito alle misure effettuate finora.

Dottor Levi, Steven Krivit ha recentemente visto un E-Cat all’opera a Bologna. In un report preliminare, ha criticato le misure fatte durante i vostri test. Come risponde a queste critiche?

Che è una persona totalmente incompetente e non ha capito nulla di cosa abbiamo fatto. Gli è stato spiegato più volte, le abbiamo provate tutte: da questo momento proporrei di ignorarlo. Il peggiore dei miei studenti capisce di più di quel signore. Tutta la critica era su questa storia della misura del vapore; su questo mi arriverà un documento ufficiale di Galantini [il chimico che ha effettuato le misure].

La seconda domanda era proprio questa: esiste un report scritto su questa misura?

Esiste una documentazione su quanto è stato usato; il report scritto l’abbiamo chiesto e la persona che ha fatto la misura e che quindi ne è responsabile me lo manderà. Comunque la cosa è molto semplice: questo tipo di misure viene dato sempre come percentuale di massa, perché darlo come percentuale di volume non ha senso. Dovresti fare un integrale su un certo volume, lì sei in un volume aperto, quindi non capisco neanche come possa essere fatta la misura. Le tabelle psicrometriche sono tutte con la massa, quindi la cosa è assolutamente ridicola.
Una volta che mi si dice 1,7 come percentuale di massa di acqua residua nel vapore, io sottraggo il corrispondente calore di evaporazione in modo lineare. Il grafico che [Krivit] ha mostrato, che conoscevo da mesi, è un documento pubblico del Naval Research Laboratory […] presentato a un congresso in India sulla fusione fredda, in cui evidentemente per monitorare il funzionamento usavano qualche altro metodo di misura: lì si parla di percentuali in volume. Dato che ovviamente l’acqua liquida occupa meno volume che un gas le cose sono molto diverse. Ho provato a spiegarlo a Krivit in tutti i modi e ho concluso che aveva  bisogno di qualche notizia clamorosa per il suo piccolo blog che segue relativamente poca gente… ho deciso di ignorarlo punto e basta. La cosa era già stata affrontata: il mio report era stato mostrato prima che uscisse al direttore del Dipartimento di Chimica che non aveva trovato niente da dire, lo hanno visto gli svedesi e non hanno trovato niente da dire neanche loro.

Una critica da parte nostra: la documentazione dei test è inadeguata. L’unico test con dei report scritti non ha i dati disponibili, e su quelli successivi ci sono solo indiscrezioni.

Se avessi avuto in mano tutti i dati per fare una pubblicazione scientifica con tutti i crismi a questo punto non avreste visto un report ma un articolo su Physical Review. L’evento del 14 gennaio è stato fatto soprattutto per Sergio Focardi, che essendo anziano temeva di non arrivare neanche ad annunciare la cosa ai colleghi; allora uno fa con quello che ha in mano in quel momento. Facendo con quello che uno ha in mano in quel momento ci siamo accontentati di queste evidenze. Le altre indiscrezioni riguardano prove tecniche interne, anche se i grafici parlano chiaro: se volete posso trasmettervi i dati. Quello che produrrà i report completi sarà tutta l’attività sperimentale che da questo momento si farà. Ci vorrà parecchio tempo e sarà una cosa estremamente seria.

Parliamo di questo, allora. Tutti gli esperti che hanno assistito ai primi test (i fisici Hanno Essèn e Sven Kullander, il giornalista svedese Mats Lewan, il direttore dell’INFN Antonio Zoccoli, e a questo punto anche Krivit) concordano sulla necessità di test definitivi. C’è anche un accordo di ricerca tra Rossi e l’Università di Bologna. A che punto è la trafila?

Attendo a ore la copia firmata da Rossi, mi ha detto che oggi [20 giugno] me la manda. È stato già approvato in dipartimento ed è già stato firmato dal nostro direttore, quindi è ormai questione di ore. Ci saranno poi tempi tecnici amministrativi, le solite cose, comunque l’accordo c’è.

L’accordo c’è, quindi voi dovreste avere a un certo punto a disposizione uno di questi apparecchi per poterlo esaminare a vostro piacimento.

Sì, almeno per fare tutta una parte di misure. Ripeteremo le misure calorimetriche, ma questa volta con un setup completamente diverso e con tempi di misura completamente diversi. Non penso che prima di qualche mese, diciamo dieci, forse sei se facciamo molto presto tra costruzione dell’apparato e tutto quanto, uno possa emettere un rapporto completo. Faccio notare che questa volta sarà una storia totalmente diversa.
Quello che pensiamo di fare è un sistema autocalibrante con dei check di consistenza interna; vuol dire anche per esempio iniettare durante la misura un segnale in calore che uno poi deve andarsi a ritrovare nelle misure stesse, […] vuol dire usare circuiti chiusi, vuol dire usare, tra le altre cose, acqua distillata e così via. Faremo anche almeno una misura senza la famigerata transizione di stato, usando solo acqua liquida, anche se questo richiederà la collaborazione di Rossi. In ogni caso pensiamo anche di far condensare tutto il vapore in uscita per avere misure precise.

Avrete poi la libertà di pubblicare i vostri risultati, immagino.

Assolutamente sì. Questa era of course una conditio sine qua non. In questa parte totale libertà di pubblicare i risultati che siano positivi o negativi. Nella parte di misure siamo totalmente liberi di farlo.

Ci sono già state indiscrezioni sui componenti il gruppo di lavoro. Ce le può confermare?

Sì, saremo io, il prof. Ferrari, il prof. Bonetti, il prof. Campari, il prof. Villa, questo è diciamo il core del gruppo di lavoro. Stiamo poi chiedendo anche la consulenza ad altri professori; in particolare ci sarà un gruppo di peer review interno. Prima di pubblicare i risultati li faremo vedere ad altri colleghi interni al dipartimento i quali ci faranno “le bucce” essendo però esterni al gruppo di ricerca. Se sei interno al gruppo di ricerca è difficile riuscire a fare il peer reviewing di te stesso; questa è una cosa nota anche in tutti i gruppi di lavoro di software. Se io costruisco un software il mio software lo faccio debuggare a un altro collega perché è difficile vedere eventuali errori nel proprio lavoro. Chiaramente cercheremo di fare in modo che di questi errori ce ne siano il meno possibile; uno cerca di metterci tutta la testa e tutta la sua professionalità. […]
In una seconda fase, dopo l’analisi calorimetrica, quando andremo a parlare di fisica (ma qui si parla di un futuro un po’ lontano, perche le misure prenderanno tempo) saranno coinvolti anche esperti di nucleosintesi, atmosfere stellari e quant’altro per vedere se questi fenomeni possono in qualche modo avvenire anche in natura.

Tornando alla prima fase delle misure, una delle critiche che erano state fatte alle misure di Fleischmann e Pons era stata che i team di fisici trovavano l’eccesso di calore ma non le radiazioni, mentre i team di chimici trovavano le radiazioni ma non il calore. Le persone che ha citato sono tutti fisici, pensate di avere anche un chimico nel gruppo?

Già la prima relazione è passata tra le mani del prof. Zerbetto, il direttore del Dipartimento di Chimica. Sicuramente avremo dei collegamenti; la nostra [situazione] è completamente diversa da quella di Fleischmann e Pons, comunque sì, sicuramente dentro l’Università di Bologna ci sono tutte le capacità necessarie, se uno ha bisogno della consulenza di un chimico se la va a cercare. Tra l’altro, a me piacerebbe far fare il peer reviewing, o almeno chiedere una qualche consulenza (anche se siamo piuttosto sicuri) sul progetto che stiamo facendo dell’apparato di misura energetica dai colleghi ingegneri del dipartimento di energetica, perché no. Quella di Bologna è una grandissima università; avere dei pareri da parte dei colleghi può essere una cosa estremamente utile.

Un’ultima domanda. Tutti concordano nel ritenere necessario un test definitivo e indipendente, e lei stesso dice che comunque i vostri dati sono preliminari. Ma l’impressione che si è formato è che l’apparecchio funzioni o no?

Quando parliamo di impressioni o speranze siamo fuori dall’ambito scientifico. Diciamo che i dati che abbiamo in mano, pur con le approssimazioni che ci sono, ci inducono a pensare che l’oggetto funzioni. Abbiamo provato a pensare, in una prima fase, a come sarebbe stato possibile ricostruire un oggetto con le stesse funzioni senza che avvenisse una reazione. Non so se a voi è venuta qualche idea, a me e a un gruppo di persone che hanno provato a fare qualche esercizio non è venuta. […] A questo punto, quando uno ha questi clue, questi indizi, io ritengo sia doveroso fare un’attività sperimentale. Io non faccio un’attività sperimentale per confermare qualcosa, ma qui c’è un oggetto che apparentemente produce dei kilowatt: mi sembra difficile simulare un oggetto del genere senza un effetto.

345 pensieri riguardo “E-Cat: intervista a Giuseppe Levi

  • Gli errori più gravi nel white paper sono indicare
    Probabilmente il rigore tecnico nella presentazione, visto il pubblico a cui era rivolta, (politici, giornalisti, bloggers, probabili investitori, amici, parenti, curiosi), non era nelle loro priorità e probabilmente, i presenti si saranno annoiati a morte nella parte più tecnica, se c’è stata 🙂

    L’inaccuratezza di quel doumento, immagino anche sia dovuta alla pressione di dover metter su un sito web almeno rpesentabile in fretta e furia per la data della presentazione. Per inciso quel disegnino nel PDF circolava già da parecchio in rete ed  è stato riciclato pari pari.
    Sul forum del sito, un certo engineer glielo aveva fatto notare e addirittura si era offerto pietosamente di correggergli, se glielo permettecvano, almeno gli errori grammaticali …
    In più devo dire che onestamente mi aspettavo di vedere almeno qualche foto della location di produzione, la fabbrica o per lo meno il cantiere (ma se non è pronta il generatore da 1MW cosa alimenterà ?).
    Ma, forse è presto e nei prossimi giorni probabilmente verrò smentito da notizie più complete.

  • Dieci mesi. E’ questo il nocciolo del contratto firmato dal DF di Bologna. Dieci mesi, forse sei, per emettere il rapporto sulla calorimetria. Dieci mesi, un gruppo di ricerca di cinque docenti più tecnici interni al DF, altri professori per il gruppo di peer review interno, a cui seguirannoin una seconda fase esperti in nucleosintesi ed atmosfere stellari, e in più possibili altre consulenze da parte del Dipartimento di Chimica e di quello di Energetica, tutto ciò per dire se dall’ecat escono kW di calore in eccesso.
    Dieci mesi concessi dal DF di Bologna, che permetteranno di sfruttare il prestigio dell’UniBo per la promozione finanziaria dell’impresa. Dieci mesi in cui la validità del prodotto potrà essere avvalorata dai rapporti e dalle dichiarazioni finora uscite dal DF, tutte concordi nell’affermare, anche se preliminarmente, che dall’ecat sgorgano kW in eccesso.
    Se tra 10 mesi, come ritenuto probabile anche dal CICAP, verrà fuori che l’ecat non funziona, qualche investitore deluso sparso per il mondo, si domanderà, e lo chiederà alla propria magistratura, come mai il DF dell’Università di Bologna ha impiegato 10 mesi e non 10 giorni. Perchè, se c’è una cosa su cui qui siamo tutti d’accordo (negazionisti, scettici, possibilisti, fiduciosi, credenti ed entusiasti) è che per verificare se l’ecat produce kW in eccesso, 10 giorni sono più che sufficienti.

  • Scusate, ma io escluderei proprio che l’intero dipartimento di Fisica sia composto da una banda di manigoldi che hanno intenzione di aiutare un acclarato truffatore a mandare avanti una colossale truffa. E siccome in un campo delicato e di punta come quello energetico  non hanno speranze che il loro ruolo possa passare inosservato, immagino che si siano mossi abbastanza con i piedi di piombo, e che quindi pensino che all’oggetto in questione valga almeno la pena di dargli un’occhiata più da vicino. Poi temo anch’io che risulterà che gli esperimenti con grande eccesso di calore risulteranno non riproducibili…così ci mettiamo tutti il cuore in pace. Dubito che Rossi possa raccogliere risparmio privato in modo così largo nei prossimi mesi, considerando che pare non abbia ancora iniziato. Comunque considerando quel che hanno fatto negli ultimi cinque anni col risparmio privato, povero Rossi, per avere un posto nel palco dei grandi truffatori deve mettersi in fila coll’e-cat sotto il braccio.
     
     

  • Per principio e da cittadino credo nelle Istituzioni e in chi le rappresenta. Quindi credo nel DF UniBo e in che le rappresenta. 
    Si rende necessario un minuzioso protocollo da seguire come ha annunciato Levi, non solo per sapere se l’oggetto funziona oppure no (Levi sà già che funziona!Buon per lui) quanto per offrire un report che sia affidabile,  non contestabile (si pensi alle sonde di Galantini) e accettato da quasi tutti.
    Quasi tutti perchè ci sarà sempre qualcuno che negherà (da ambo le parti) per i più disparati motivi i risultati.
    Qualcuno può avanzare nel dire che un verdetto era stato già emesso in materia di FF, ma penso che questa sia una storia nuova con ingredienti nuovi e bisogna indagare non lasciando niente d’intentato anche per salvaguardare i cittadini.
    Quindi a parer mio con il contratto siglato e l’oggetto in mano al DF i giochi sono fatti. Non ci resta che aspettare … purtroppo.
    Infine .. se qualcuno può rispondere, avevo una curiosità da soddisfare già chiesta in precedenza, c’è qualcuno che mi può dire approssimativamente  la presunta temperatura raggiunta dal reattore utilizzata per vaporizzare l’acqua?

  • @Tutti
    Riporto una risposta di Daniele a seguito del test  11 febbraio con una portata di acqua di circa 1/l s

    1) Durante le quasi 10 ore in cui sono stato presente la temperatura dell’acqua in ingresso era attorno ai 7,5°C, quella dell’acqua in uscita sui 14°C.

    Ora  mi chiedo se non sarebbe più semplice fare un test in bianco (senza Ni e H) per valutare 
    l’ effetto resistenze.
    Scusate ma non sono il solo ad avere questo dubbio della potenza reale in uscita. 

  • Concordo con Italo, dieci mesi per un test calorimetrico fa parte di una strategia, POLITICA, economica e per ultimo tecnica. Per conto mio sono focalizzato sulla parte industriale ed escludendo la bufala dell’ultimo momento, dubito ferocemente che dei privati mettano a rischio i loro denari e la credibilità. Sono pronto a scommettere che l’attuale crisi economica e finanziaria della Grecia subirà un drastico capovolgimento economico interno al paese che contagerà l’intero pianeta grazie a DUE ITALIANI. Francamente devo dire che Rossi conosce benissimo il percorso da fare, ad esempio lasciare all’Italia “10 mesi per la verifica calorimetrica”. Grande Rossi.

  • @ ItaloBianchi
    Ancora non hai capito, i mesi servono per verificare la trasmutazione in rame.
    Niente non vieta che vengano fatti dei test calorimetrici nel frattempo, i cui risultati potranno essere divulgati anche senza aspettare la scadenza del contratto.
    Un conto è il rapporto finale e un altro sono i rapporti intermedi.
    Devi smetterla di gettare dubbi sulla professionalità dei professori di Bologna.

  • @Davide
    Ancora non hai capito, i mesi servono per verificare la trasmutazione in rame.
    Non hai capito Lei. Si legga bene l’intervista. I 10 mesi sono menzionati nella risposta relativa alla calorimetria, servono soprattutto a costruire l’apparato, con il set-up diverso, il sistema autocalibrante e quello per “iniettare i segnali di calore”. Si rende conto?
    Le trasmutazioni fanno parte della seconda fase, quella citata 2 risposte dopo, dove si parla di un futuro ancor più lontano.
    Niente non vieta che vengano fatti dei test calorimetrici nel frattempo, i cui risultati potranno essere divulgati anche senza aspettare la scadenza del contratto.
    Sono passati più di cinque mesi dalla dimostrazione di Bologna, documentata in filmati visti ormai da centinaia di migliaia di persone. Il report sulla calorimetria è ancora allo stato preliminare, in quello stato lì che tutti possono vedere. E siamo ancora in attesa della relazione del dr. Galantini, richiesta soltanto l’altro ieri.
    Devi smetterla di gettare dubbi sulla professionalità dei professori di Bologna.
    I dubbi sono documentati dal rapporto sulla calorimetria del 14 gennaio e, se legge bene i miei interventi, sono circoscritti al suo autore e solo per quanto riguarda quel tipo di competenze. Se ha le basi per valutarlo, non potrà che condividerli anche Lei. Altrimenti dica la sua e lasci che gli altri dicano la loro.

  • User
    “Riporto una risposta di Daniele a seguito del test  11 febbraio con una portata di acqua di circa 1/l s

    1) Durante le quasi 10 ore in cui sono stato presente la temperatura dell’acqua in ingresso era attorno ai 7,5°C, quella dell’acqua in uscita sui 14°C.
    Ora  mi chiedo se non sarebbe più semplice fare un test in bianco (senza Ni e H) per valutare 
    l’ effetto resistenze.
    Scusate ma non sono il solo ad avere questo dubbio della potenza reale in uscita
    . ”
     
    Se questi valori sono reali e misurati con la sufficiente precisione, non ci sarebbe più alcun dubbio.
    Portata 1000g/s con un deltaT = 6,5°C significa 1000×4,185×6,5=27,2 kW
    Pensa che siano in qualche modo confondibili 27kW con 1kW?

  • @Tutti
     
    Questione 10 mesi (o 6 se fanno presto a costruire il set-up definitivo)
     
    10 mesi per attrezzare un esperimento con tutti i crismi e scrivere un articolo scientifico che potrebbe essere la pietra angolare di una nuova scienza e di un nuovo mondo, potrebbero sembrare tanti, ma a ben pensarci forse non è che siano poi così eccessivi.
     
    In primo luogo non conoscono il principio di funzionamento, quindi devono comprenderlo sufficientemente bene per pensare e poi realizzare il set-up, di cui fa parte anche il controllo.
     
    Devono fare le misure senza compiere il minimo errore per non essere attaccati e fatti a pezzi da tutta la scienza mainstream e non.
    Si, anche i fusori freddi in certa parte potrebbero essergli contro, oltre ai fusori tradizionali e alla fisica tutta, quindi devono scrivere un articolo ineccepibile ed inattaccabile, e potrebbe sembrare facile ma non lo è.
     
    Molti si chiedono perchè non realizzano in poco tempo (giorni, settimane) un esperimento di calorimetria accurato per tacitare gli scettici e convincere il mondo, come diremmo a Napoli: sciuè sciuè.
     
    La risposta è abbastanza evidente al momento, Levi e l’Unibo non hanno alcun timore di avallare eventualmente una pubblicità ingannevole, per il semplice motivo che sono certi che l’apparecchio funzioni. Possono avere qualche incertezza sull’effettivo rendimento, ma non sulla realtà del fenomeno.
     
    Quindi non è certo compito loro ne di nessuna altra università, a meno che non ne fosse investita da qualche governo o ente, di certificare il rendimento dell’e-cat.
    Sta al produttore farlo e prendersene tutte le responsabilità, e sta al compratore o all’investitore prendere le precauzioni necessarie per evitare di farsi truffare.
     
    Io veramente non comprendo tutta questa ansia e questa eccessiva attenzioni alle mosse di Unibo.
    Commercializzazione dell’e-cat e sperimentazione scientifica sono due percorsi separati, e Rossi comunque non si potrà fregiare di nessun report ufficiale di Unibo che attesti le prestazioni del suo apparecchio.
    Se qualcuno vuole prendere il report di gennaio come una dimostrazione è lui stesso che vuole farsi ingannare, non è Unibo che lo inganna.
     
    Tralaltro non capisco nemmeno questa preoccupazione eccessiva sulle eventuali truffe che potrebbe compiere Rossi.
    In primo luogo i clienti finali di Rossi e Defkalion avranno a disposizioni degli apparecchi in fitto, quindi se non funzionano niente dindini per Rossi.
    Cosa pensate, che possano anche truccare il contatore dell’energia elettrica a casa di ogni cliente per non fargli accorgere che consuma decine di kWh in più di quello che dovrebbe?
     
    Chi altri potrebbero essere i truffati? I paffutelli investitori della Defkalion? E dove potrebbe fuggire Rossi quando questa eventuale e folle truffa verrebbe alla luce?
    Ma piuttosto, portandosi dietro che cosa, visto che gli investimenti al più stanno sborsando i fondi per costruire la centrale? Potrebbe portarsi i 300 e-cat inservibili in Groenlandia per riscaldarsi il suo “dorato” e “vaporoso” esilio?
     
    Onestamente credo che tutti vorrebbero una prova definitiva e inconfutabile, ma non facciamoci prendere dalla smania e aspettiamo che prima o poi tutto sarà chiarito per bene, e in qualunque modo vada a finire, non vedo il cadavere di nessuna probabile vittima.
    A parte Rossi se, come non credo ma è un parere personale come direbbe Bagnasco, stesse imbrogliando.

  • @Francesco
    ecco io sono d’accordo con te!
    se i valori fossero questi ci sarebbe poco da discutere!
    e infatti si discute sul fatto che con l’aneddotica non si fa la scienza, ma con i dati, precisi, entro un intervallo di confidenza e misurati secondo gli standard internazionali e quindi escludendo fonti spurie di energia.

  • @ ItaloBianchi
    Ti arroghi di sapere quale sarà il comportamento del dipartimento di fisica quando farà gli esperimenti sull’e-cat e ti arroghi di sapere a priori che non verrà rilasciato alcun documento preliminare.
    E per di più nemmeno hai letto il contratto che è stato firmato.
    Il tuo è semplicemente un comportamento arrogante.
    Purtroppo per te, non sei nemmeno in grado di capirlo.

  • @Davide
    Ti arroghi di sapere quale sarà il comportamento del dipartimento di fisica quando farà gli esperimenti sull’e-cat e ti arroghi di sapere a priori che non verrà rilasciato alcun documento preliminare.
    Conosco quello che è stato reso pubblico finora e poi estrapolo.
    E per di più nemmeno hai letto il contratto che è stato firmato.
    Perchè lei l’ha letto? Qui si sta commentando un’intervista. Se la rilegga.
    Il tuo è semplicemente un comportamento arrogante.
    Il suo è invece un esempio di eleganza.

  • @davide
    cerchiamo di evitare di personalizzare troppo le questioni!
    qui ognuno dice la  sua basandosi su quello che sa o quello che è stato in grado o ha avuto voglia di approfondire…
    qualche commento sarà sconclusionato e qualcuno arguto e documentato…suvvia!
    io apprezzo chi ha avuto voglia di cimentarsi in argomentazioni che richiedono minuziose letture e screening dei documenti/video disponibili, sia che tirino di qua che di là…

  •  
    Sono molto contento che Query ospiti la risposta di Levi su una delle questioni più controverse delle prove sull’E-Cat che fin’ora sono state mostrate al pubblico. La questione del titolo di vapore, sollevata dai vari osservatori che in tutto il mondo seguono la vicenda attraverso miriadi di forum e di blog, è effettivamente molto rilevante (dal punto di vista termodinamico).
    Appare incredibile che su una cosa tanto rilevante, tanto elementare e tanto inequivocabile, su piano tecnico, si possa ancora discutere e trovare disaccordo.
    Il prof. Levi rinvia la responsabilità e l’autorevolezza della certificazione sulla qualità del vapore a colui che ha effettuato le prove (Dr. Gilberto Galantini) affermando, comunque, la piena fiducia rispetto al fatto che tali misure siano tecnicamente ineccepibili.
    Secondo il mio modesto parere (e potrei sbagliarmi), dagli elementi che ho visto e senza assolutamente voler offendere nessuno penso che il caso sia emblematico di come l’oggettività scientifica a volte possa essere inficiata anche da errori grossolani e banali.
    A mio avviso l’incredibile, impensabile realtà è che il Dr. Galantini ha eseguito le misure sul titolo di vapore usando uno strumento costruito per misure psicrometriche, completamente inadatto per misurare la qualità del vapore. Senza voler mettere in dubbio la competenza e il valore del Dottore, oserei dire che la scelta dello strumento non è solo impropria (che fornisce una misura non accurata) ma piuttosto inconsistente (che non fornisce alcuna misura della grandezza richiesta).
    Il Dr. Galantini sembra aver confuso la termotecnica con la spicrometria e il titolo di vapore con la saturazione del vapore in un aeriforme. Per quello che ne so io sono concetti completamente, assolutamente diversi!
    L’errore è talmente enorme e lapalissiano che è addirittura scusabile! Si tratta di una di quelle cose talmente ovvie che possono sfuggire (non ad un ingegnere termotecnico, però…)!
    Ancora più scusabile è l’atteggiamento del prof. Levi che, data l’autorevolezza del collega, non prende neanche in considerazione la possibilità di un errore tanto grossolano, continuando ad accapigliarsi sulla questione della misura del contenuto di liquido misurato per massa o per volume.
    Quest’ultima questione, che è nata su qualche forum americano ed è stata ripresa e amplificata da K.B. Krivit attraverso il suo blog, è semplicemente inconsistente: lo strumento che ha usato Galantini non misura il titolo di vapore ne per massa ne per volume, misura l’umidità relativa dell’aria (ma qui non c’è aria).
    L’intera comunità (scientifica e non) ha discusso per mesi di questo fatto perché la sottile differenza tra una misura di massa e una di volume è decisamente un errore più plausibile, per dei tecnici ricercatori professori universitari, rispetto alla scelta completamente sbagliata della strumentazione (quasi come voler misurare la tensione con un amperometro). Tutto questo non dimostra che l’apparato non funziona ma dimostra che nelle prove preliminari si sono prese delle cantonate talmente grosse che, da parte dei rappresentanti dell’università, sarebbe oopportuno rivedere umilmente le posizioni, ammettere serenamente eventuali errori e procedere all’ideazione di protocolli di misura più sicuri e rigorosi.
     
    Distinti saluti
    ing. Marco Falavigna

  • @ing. Marco Falavigna
    Benvenuto ingegnere!
    Ci voleva!
    Una settimana fa ho mandato una segnalazione all’Ordine dei Chimici di Ferrara….

  • Mi associo alle considerazioni e alle perplessità del collega Falavigna.
    Un errore cosi’ grossolano, oramai segnalato da piu’ parti, e nessuno che si pone il problema di rifare quelle misurazioni come si deve! Sono perplesso, molto perplesso.

  • @QoL
    Scrive l’Ing. Falavigna:
    A mio avviso l’incredibile, impensabile realtà è che il Dr. Galantini ha eseguito le misure sul titolo di vapore usando uno strumento costruito per misure psicrometriche, completamente inadatto per misurare la qualità del vapore. Senza voler mettere in dubbio la competenza e il valore del Dottore, oserei dire che la scelta dello strumento non è solo impropria (che fornisce una misura non accurata) ma piuttosto inconsistente (che non fornisce alcuna misura della grandezza richiesta).
    L’operato del Dr Galantini è stato messo in discussione fin dalla pubblicazione dei suoi rilievi su 22 passi.
    Si lascerà cadere come il pistolotto su Bushnell, meteora fuggente, passando ad altro?
    Come socio CICAP chiedo a Galantini di mettere a disposizione un rapporto dettagliato sulle misure che ha fatto. Un documento che integri e completi quello fornito a Celani (come diavolo era in mano a Celani?). Chiedo inoltre a Galantini se considera corretto il metodo di calcolo Levi dell’energia in uscita dall’E-Cat.
    Mi sembra di capire che Galantini è un privato che si occupa di diversi tipi di analisi, probabilmente insieme ad altri colleghi.

  • Sono giorni che dico, ancor prima che lo diceste voi, mentre ancora discutevate se lo spicrometro c’era o meno, che tale strumento per quanto ne sapessi io non poteva misurare il titolo del vapore perchè costruito per misurare altro.
    Allo stesso modo però aspetto l’eventuale report del Dott. Galantini che spieghi la metodologia usata e gli eventuali risultati ottenuti.
    Sono molto curioso di vedere se ha comunque usato una metodologia. magari non ortodossa, ma in grado di stimare con una certa approssimazione il titolo del vapore.

  • @ing. Marco Falavigna
    sono del tutto d’accordo con quanto da Lei scritto, lo vado ripetendo nei vari forum da tempo, ma chiedo se  ha qualche metodo alternativo valido da proporre, oltre la critica.
    Grazie della considerazione.
    Rampa

  • @QoL
    Stiamo considerando l’albero dimenticando la foresta.
    Krivit ci ha fatto vedere l’esibizione di Rossi, che si conclude con Rossi che borbotta che i dati raccolti saranno elaborati nella stanza accanto.
    Sono andato sul sito di Krivit e non ho trovato niente, certamente per colpa mia.
    Chiedo: qual’è il bilancio energetico rilevato e garantito da Krivit?
    Qua, a furia di studiare vapore secco o umido ci si dimentica che si tratta di stabilire se si consuma più energia di quanta se ne produce e se l’energia termica prodotta è superiore all’energia elettrica consumata, secondo i parametri della termodinamica. Il calore ha una qualità termodinamica assai inferiore all’energia elettrica. Il gradiente termico utilizzabile che ci ha fatto vedere Rossi è di 70 gradi, una miseria. Bisognerebbe lavorare in pressione.
    Che cosa scrive Krivit a questo proposito? Possiamo chiedere anche a Levi, che ha prestato la sua T-shirt nera per mettere in evidenza il vapore.
    Levi è stato disponibile per l’espace d’un matin per l’intervista a Bagnasco o conta di collaborare con il CICAP in modo continuo?
     

  • @Rampa
    sono del tutto d’accordo con quanto da Lei scritto, lo vado ripetendo nei vari forum da tempo, ma chiedo se  ha qualche metodo alternativo valido da proporre, oltre la critica.
    Lei è nuovo, ma il metodo alternativo è stato suggerito da tempo in ambito QoL. Legga per esempio il messaggio di maryyugo di ieri, che descrive molto bene la situazione.
    Forse l’Ing. Falavigna ha in mente anche un’altro approccio. Sarebbe interessante sentire che cosa suggerisce.
    Il metodo che ho suggerito (e tanti altri hanno suggerito) è stato adottato da noi nel reattore nucleare RTS1 di San Piero a Grado per misurare la potenza termica in uscita. E’ un metodo classico e che non comporta errori.
    L’energia prodotta veniva poi totalmente dissipata sotto forma di calore di evaporazione di acqua nel circuito secondario, aperto verso due grandi torri di raffreddamento, dove l’acqua veniva frantumata in goccioline e lasciata evaporare.

  • Camillo Franchini
    “Qua, a furia di studiare vapore secco o umido ci si dimentica che si tratta di stabilire se si consuma più energia di quanta se ne produce e se l’energia termica prodotta è superiore all’energia elettrica consumata, secondo i parametri della termodinamica. Il calore ha una qualità termodinamica assai inferiore all’energia elettrica. Il gradiente termico utilizzabile che ci ha fatto vedere Rossi è di 70 gradi, una miseria. Bisognerebbe lavorare in pressione.”

    Interessante questo ultimo suo post.
    Finora coerentemente non discuteva sulle prestazioni dell’e-cat.
    Mi scusi ma non era senza alcun dubbio una reazione impossibile secondo lei, che senso ha chiedersi quale sia il rendimento?

    Tornando seri.
    Mi domando una cosa ancor più importante.
    Anche se l’e-cat restituisse solo 2 volte l’energia elettrica in ingresso, e fosse quindi industrialmente inutilizzabile, non resterebbe dimostrata l’esistenza di una reazione sconosciuta del tipo LENR?
    Non sarebbe un risultato scientificamente interessantissimo? E non è utilissimo che Rossi abbia finanziato con (non due lire) 500.000€ una università italiana per studiarlo?
    Non pensa che una volta compreso un fenomeno del genere le sue potenzialità potrebbero aumentare enormemente?

  • continua…
    Che cosa scrive Krivit a questo proposito? Possiamo chiedere anche a Levi, che ha prestato la sua T-shirt nera per mettere in evidenza il vapore.

    Krivit non ha finora stilato un rapporto definitivo e in quelli preliminari è stato molto critico, anzi ironico.
    Ha postato due video su youtube, in uno ci sono anche i calcoli finali sull’energia. Naturalmente sempre in ipotesi di vapore secco, quindi non inconfutabili…

  • <Krivit ci ha fatto vedere l’esibizione di Rossi, che si conclude con Rossi che borbotta che i dati raccolti <saranno elaborati nella stanza accanto.
    <Sono andato sul sito di Krivit e non ho trovato niente, certamente per colpa mia.

  • Ing Falavigna
    sono completamente d’accordo con lei, e da molto tempo. Grazie.
    Mi permetto però esprimere una ulteriore perplessità su quanto dichiarato in questa intervista
    “Comunque la cosa è molto semplice: questo tipo di misure viene dato sempre come percentuale di massa, perché darlo come percentuale di volume non ha senso. Dovresti fare un integrale su un certo volume, lì sei in un volume aperto, quindi non capisco neanche come possa essere fatta la misura. Le tabelle psicrometriche sono tutte con la massa, quindi la cosa è assolutamente ridicola.
    Una volta che mi si dice 1,7 come percentuale di massa di acqua residua nel vapore, io sottraggo il corrispondente calore di evaporazione in modo lineare.”
    Nessuna tabella psicrometrica può dare informazioni sulla quantità di liquido presente. Nella psicrometria si considera una miscela aria-vapore acqueo. Anche l’umidità “assoluta” (sulle tabelle in ordinata) è espressa in grammi di vapore acqueo (GAS!) per ogni kg di aria secca.


    Per misurare il titolo di un vapor saturo monocomponente bifase in un condotto (e qui rispondo all’utente Rampa) si può procedere così:
    1)si pratica un piccolo foro nel condotto e vi si collega un tubo, a sua volta collegato a una valvola, a sua volta collegata all’ambiente o a un contenitore depressurizzato.
    2)Si apre la valvola e si permette che un po’ di fluido bifase transiti nel condotto ed espanda attraverso la valvola.
    3)il fluido bifase espande perdendo pressione ad entalpia costante e diventa gas surriscaldato.
    4)conoscendo P e T del gas possiamo determinarne l’entalpia specifica del gas surriscaldato, a sua volta uguale all’entalpia specifica del fluido bifase.
    5)conoscendo l’entalpia specifica del fluido bifase e la sua temperatura, è ora possibile calcolarne il titolo.
    mW
     
     

  • Concordo col collega Falavigna, qua c’è un clamoroso errore nella misura del titolo di vapore. Me ne ero accorto mesi fa quando ho sentito Focardi dire “l’acqua aveva 100,2°C e dunque non poteva essere allo stato liquido”. A fisica tecnica si viene lanciati all’esame per una castroneria simile. Adesso salta fuori uno psicrometro per misurare il titolo. Come usare un metro per pesarsi. Faccio notare inoltre la coincidenza fra il COP spesso indicato attorno a 6 e il rapporto fra calore di vaporizzazione e delta T dell’acqua.
     
    Mamma mia…

  • @Ing. Marco Falavigna
    @Query on line
    Gentile ing. Falavigna, devo segnalarle un errore talmente enorme e lapalissiano che è addirittura scusabile! Si tratta di una di quelle cose talmente ovvie che possono sfuggire a chiunque… fatto sta che lei non risulta iscritto all’albo ingegneri di alcun ordine provinciale, né Google riesce a trovare il suo nome e il suo titolo eccetto che su questa stessa pagina. Dunque l’errore che faccio nel dubitare che lei sia un vero ing. Marco Falavigna qual è?
     

  • @Daniele
    Gentile ing. Falavigna, devo segnalarle un errore talmente enorme e lapalissiano che è addirittura scusabile!
    E quindi?…. il suo testo è errato? puoi indicare dove?

  • An author whose pseudonym is Goatguy wrote in several places a way to resolve quickly the issue of errors caused by the steam not being proven to be really dry.   All Mr. Rossi has to do is to perform an experiment in which all the steam is dumped into an insulated water bath and the temperature rise in the bath is measured.  It turns out that when steam is introduced into such a bath, it converts easily and almost completely to water, even at comparatively high rates of flow.
    The proposed experiment is not precise because of convective and radiative losses but it will be plenty close enough.  The reason is that the claim is for the E-cat output power to be at least six times the input power.  The minor inaccuracies of the suggested method will not even begin to hide such a gain.
    This is a simple experiment which should be done entirely independent of Mr. Rossi.  Other investigators should provide and measure the input power for the entire experiment and should measure the temperature rise and volume of the cooling water tank.  That would, once and for all, settle the issue of whether someone is faking the power output or not.
     
     

  • @Livio Varalta
    Insomma, questo è diventato un mondo alla rovescia: gli imbroglioni usano la loro vera identità, le persone oneste si nascondono dietro finti nomi!
    E io siedo in riva al fiume, e con pazienza vi aspetto… passerete… passerete… non c’ fretta.
    La fretta ce l’avete solo voi, chissà perché 🙂

  • @Query on line
    Curiosa questa proliferazione di nuovi nick, tutti insieme. Confido che verifichiate che non ci sia nulla di sospetto nei loro IP. Scusate, ma a furia di occuparmi di questa faccenda dell’E-Cat sono diventato un po’ malfidato, ma a ragione.

  • maryugo
    Ancora a proporre metodi per fare esperimenti ineccepibili, con il vapore o meno.
    Lo volete capire che non serve a nulla. Di metodi ce ne sono a bizzeffe.
     
    L’unico discorso che ha un senso al momento è cercare di farsi una idea con i dati fin qui raccolti e presentati. Analizzandoli e magari sperando che siano resi noti i dati della prova di febbraio senza vapore e il metodo usato da Galantini per stimare il titolo del vapore.
    Oppure aspettare altri esperimenti, che verranno in futuro fatti dall’Unibo con metodologie molto ma molto rigorose.
    Rossi non ha interesse a provare nulla a nessuno, lui è certo che il suo e-cat funziona.
    Unibo non ha interesse a provare che funziona e qual’è il rendimento,  ma solo a studiarlo con calma e scrivere un bel po’ di articoli scientifici ineccepibili e probabilmente da premio nobel, se il tutto sarà verificato.

  • @Italo Bianchi
    @tutti
    A proposito di analisi dei dati presentati, ancora nulla da dire sui 15 minuti documentati in autosostentamento della prova di dicembre? E’ sempre una delle evidenze che più mi “convince”.
    Ero così curioso….

  • @daniele
    Insomma, questo è diventato un mondo alla rovescia: gli imbroglioni usano la loro vera identità, le persone oneste si nascondono dietro finti nomi!
    E io siedo in riva al fiume, e con pazienza vi aspetto… passerete… passerete… non c’ fretta.

    E’ questa la spiegazione degli errori trovati?
    Il tuo cognome qual’è…
    Comunque… impara ad usare google…  troverai uno con un elicotterino in mano…

  • @Francesco
    L’unico discorso che ha un senso al momento è cercare di farsi una idea con i dati fin qui raccolti e presentati. Analizzandoli e magari sperando che siano resi noti i dati della prova di febbraio senza vapore e il metodo usato da Galantini per stimare il titolo del vapore.
    Perfettamente d’accordo. Torniamo a guardare i dati che abbiamo già. I prossimi arriveranno tra 6-10 mesi e, a giudicare dalle anticipazioni di Levi, non è detto che siano più chiari da interpretare.

    Qualcosa ce l’avrei da dire. Ma andiamo con ordine. Gli ultimi fatti ci hanno fatto lasciare a metà l’analisi della prova del 14 gennaio. Cercavamo la sonda DeltaOhm citata nel report del dr. Levi e ci siamo attardati in confronto sulla presunzione di buona fede, che per me è fuori discussione. Ora riprendo volentieri l’analisi, ma prima mi dica dov’era la famosa sonda DeltaOhm, non dovrebbe essere difficile ricostruire dove era posizionata, come era stata usata, ecc. ecc. , se ne ha bisogno Daniele non le farà mancare un aiuto.
    Dopo le dirò la mia idea sui 15 minuti in auto sostentamento della prova di dicembre. Promesso.

  • @Daniele Passerini
    Il tuo cognome qual’è…
    La redazione di Query on line garantisce per la mia identità! 🙂

  • x Daniele Passerini
    Scusa, non ti avevo riconosciuto… è tutto il giorno che ti aspetto: leggi attentamente i miei commenti di questa mattina….

  • x Daniele
    dal mio messaggio delle 08.55
    “So, per informazione diretta (ha capito bene…), che il D F dell’ UNIBO si ritiene ancora alla fase “0″, e da li partirà.”
    1) mediti sulle prime parole di questa frase…
    2) Le suggerisco di parlare con uno dei suoi amici avvocati riguardo la situazione Rossi, UniBO, loro contratto, rossi che vende o prende soldi prima di avere le certificazioni… … io ho parlato con l’avvocato dell’Unione Consumatori…. …la situazione dell’UniBO è seria…


  • Bianchi
    “Ora riprendo volentieri l’analisi, ma prima mi dica dov’era la famosa sonda DeltaOhm, non dovrebbe essere difficile ricostruire dove era posizionata, come era stata usata, ecc. ecc. , se ne ha bisogno Daniele non le farà mancare un aiuto.
    Dopo le dirò la mia idea sui 15 minuti in auto sostentamento della prova di dicembre. Promesso.”

    Considerando che per parlare della prova di gennaio sarebbe meglio aspettare il report definitivo di Galantini, perchè non inganniamo il tempo parlando di quella di dicembre?

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    @Francesco
    Considerando che per parlare della prova di gennaio sarebbe meglio aspettare il report definitivo di Galantini, perchè non inganniamo il tempo parlando di quella di dicembre?
    Ma non c’è bisogno del report definitivo per indicare dove si trovava la sonda DeltaOhm, basta una mail fatta al volo come le 2 che ha recentemente diffuso Daniele nel suo blog. Tre righe, dieci al massimo. Magari Daniele potrebbe corredarla da una sua foto inedita o da un fotogramma tratto da uno spezzone ugualmente inedito dei filmati girati quel pomeriggio.

    Concentriamoci nel frattempo a chiedere con convinzione che venga fornito qualche riscontro dell’esistenza di quella sonda. Anche perché chiarendo quale tipo di sonda c’era, o non c’era, quel pomeriggio si semplificherebbe molto tutta la diatriba sulle misure del titolo. Supponiamo ad esempio che salti fuori che a causa di un increscioso pasticcio o malinteso al posto della sonda RH, c’erano soltanto le 2 sonde di temperatura che abbiamo già individuato, ci saremmo risparmiati in un sol colpo tutte le disquisizioni indigeste sulla psicrometria e affini. Quindi propongo di andare a fondo su questo punto. Credo che sia il più chiarificatore.

  • Anche stavolta il dibattito batte ogni record di partecipazione sul blog di Query. E’ stato finora un grande ripasso di Fisica (cosa che non fa mai male agli analfabeti di ritorno, come me) e di teoria del vero e del falso. Sarebbe forse ora di pensare a cosa sposterebbe Scettici e Creduloni dalle proprie convinzioni. Io, personalmente, ci crederò quando vedrò l’ E-cat applicato e funzionante almeno su una automobile. Le vere invenzioni devono essere “giovibili”. Se, puta caso, fosse una scoperta vera, ma troppo costosa o con troppi rischi per essere utilizzata, non mi interessa. Intanto, sempre all’ insegna del materialismo più sfacciato e indegno di un cattolico come me,  invito i sostenitori più entusiasti a investire almeno una parte dei propri risparmi in titoli del debito pubblico greco: se è una vera invenzione, la Grecia la sfrutterà per prima e questi titoli andranno alle stelle.

  • Per quale ragione la situazione dell’UNIBO sarebbe addirittura ‘seria’ da un punto di vista legale?
    Se ricordo bene è Rossi che finanzia la cosa ed in base ad un regolare contratto che presumo essere una cosa abituale per certi istituti, compreso il comprensibile NDA.
    Quello che vende Rossi e i soldi che prenderà o ha già preso, mi sembra, che sia tutto all’estero ed in base a regolari contratti e non vedo proprio quale tipo di illecito possa avere conseguenze in Italia.
    Ma a prescindere  non vedo la relazione tra UNIBO e la sua le attività di ricerca con le attività commerciali di Rossi.
    Ci sono elementi atipici nel contratto?
    Esiste forse un accordo tra Rossi e UNIBO di tipo ‘informale’?

  • Bianchi
    “Quindi propongo di andare a fondo su questo punto. Credo che sia il più chiarificatore.”

    Certo se si avesse la sicurezza delle misure di Galantini e dell’effettiva secchezza del vapore, non ci sarebbe neanche tanto da discutere.
    Ma onestamente non capisco perchè ha questa così grande necessità di concludere il discorso sulla prova di gennaio prima di poter dire due parole su quella di dicembre, che tralaltro per essere valutata non ha neanche bisogno della sonda che misurerebbe il vapore.

    Ma mi arrendo, tanto qualunque cosa dica, da un bel po’ di tempo a questa parte, su questo fatto, lei insiste a non volerne parlare.
    Non posso certo obbligarla, faccia come crede.
    Se riuscirò ad avere le informazioni che chiede magari le posto, ma non credo.
    Daniele non mi da molto ascolto ultimamente, forse avrà di meglio a cui pensare, giustamente (e non sono ironico).
    E’ più probabile che aspetteremo fino a quando uscirà il report di Galantini, oppure notizie del test che sta effettuando il governo Greco a quanto pare.
    Poi se un giorno mi vorrà svelare il motivo di questo così radicato attaccamento a concludere  il discorso sul test di gennaio prima di poter parlare di quello di dicembre, che con esso ha poco o nulla in comune, mi toglierebbe una grande curiosità.

  • Ma
    “Ci sono elementi atipici nel contratto?
    Esiste forse un accordo tra Rossi e UNIBO di tipo ‘informale’?”

    Non si preoccupi Ma, il signor Livio è sempre un po’ “catastrofista”.
    Ci sono alcuni che non si sa perchè stanno impazzendo al pensiero che una università italiana abbia ricevuto dei soldi per effettuare una sperimentazione.

  • L’ho capito.
    Infatti sarebbe molto utile sapere cosa ha detto l’avvocato dell’ Unione Consumatori e sapere come si profila il grave illecito nei confronti dei consumatori a cui si allude.

  •  si dovrebbe solo dire se un mattone è un parallelepipedo!

    e invece mi sembra di parlare del ponte sullo stretto!

    che ci sia dietro la mafia???! 😉

  • @Livio Varalta
    Da come parla suppongo che Lei non ha mai dato un solo esame di legge in vita sua. E immagino pure che l’avvocato non avesse mai sentito parlare dell’E-Cat… posso immaginare cosa gli ha raccontato!!! 🙂
    Scommetto che se ci parlassi io e gli spiegassi come stanno veramente le cose, Le consiglierebbe spassionatamente di rivolgersi ad un bravo psicoterapeuta piuttosto che a un principe del foro!!!
    @Query on line
    In riferimento alla mail che Stefano Bagnasco mi ha scritto la settimana scorsa, non potete far finta di non capire che a ledere la popolarità del Cicap è proprio l’equivoco che lo spirito del Cicap sia rappresentato dai modi di fare e di pensare alla Livio Varalta o Camillo Franchini.

  • @Daniele
    Scusate se dopo un’intervento già abbastanza lungo occupo ancora questo spazio con commenti che non sono strettamente funzionali alla discussione ma ritengo che sia il caso di rispondere all’attacco che ho ricevuto personalmente dall’utente Daniele.
    La vicenda del titolo di vapore mostra ed insegna che per vedere le cose come stanno occorre usare lo strumento giusto, così per verificare se una persona sia realmente un’ingegnere non è sufficiente sfogliare i nominativi del regitro dell’ordine. Mi sono laureato presso l’università di Padova nel 1997 (e quindi dott. in ingegneria) e ho sostenuto nello stesso anno l’esame di abilitazione alla professione (e quindi ingegnere). Sono laureato in ingegneria elettronica e non sono stato mai iscritto all’ordine professionale per due motivi: il primo e che dopo un certo periodo di lavoro nel settore privato ho deciso di conseguire la specializzazione e l’abilitazione all’insegnamento (e quindi se preferite sono prof.) e di dedicarmi, come occupazione principale, all’insegnamento nella scuola superiore. Il secondo e che nel mio campo (progetto hardware e software) non capita quasi mai di avere la necessità di firmare progetti (di solito non si progettano ne impianti, ne macchine, ne si fanno calcoli strutturali) e quindi, abitualmente, ingegneri elettronici ed informatici non sono iscritti all’albo.
    Non voglio millantare crediti che non ho quindi e mi scuso se qualcuno ha potuto pensare che il mio ramo di specializzazione sia la termotecnica, tuttavia devo dire che per motivi didatici (che non sto qui a spiegare) qualche mese fa mi sono imbattuto in un problema di macchine a fluido nel quale proprio la confusione tra titolo di vapore e tasso di umidità mi ha, guardacaso, costretto ad approfondire un pochino il tema.
    @rampa
    Metodi per la determinazione rigorosa del titolo di vapore ce ne sono vari e nei forum si sono viste moltissime soluzioni anche molto ingegnose. Sicuramente da citare è quella riportata da milliWatti sia qui che sul forum di energeticambiente. Tale soluzione però, secondo me, va benissimo per i grossi impianti che lavorano a pressione maggiore di quella atmosferica e inoltre richiedono la misura di diverse variabili di stato (due temperature e due pressioni) con conseguente possibile propagazione degli errori di misura.
    La soluzione migliore (milliWatt sul forum di energeticambiente l’ha proposta varie volte con schemi dettagliati) è sicuramente quella di fare una accurata misura calorimetrica condensando il vapore nel riscaldamento, in un recipiente coimbentato, di un grosso volume d’acqua.
    Mi permetto comunque di proporre un’altro metodo: far passare il vapore in una ulteriore camera di surriscaldamento alimentata da una ulteriore resistenza elettrica. Surriscaldando il vapore è possibile ottenere una transizione di fase certa e una valutazione esatta del contenuto entalpico. Basta poi sottrarre la potenza impiegata nella resistenza di surriscaldamento ed il gioco è fatto!
    @tutti
    La questione della misura del titolo di vapore non esclude che l’apparato funzioni ma inficia l’accurateza delle misure che sono state fatte pubblicamente ( purtroppo non ci sono notizie certe di prove fatte con liquido, se ci fossero non saremmo qui a discutere).
    Purtroppo le immagini diffuse da K.B. Krivit (e facilmente rintracciabili su yuotube), invece, fanno nascere seri dubbi sul reale funzionamente del catalizzatore. I fotogrammi incriminati sono quelli che mostrano lo sbuffo di vapore al condotto di uscita. Appena ho visto il filmato mi sono precipitato a fare i “due calcoli della serva”. Li ho poi presentati sul forum http://www.energeticambiente.it/fusione-fredda-e-trasmutazioni-nucleari-bassa-energia/14728165-apparato-rossi-focardi-verita-o-bufala-61.html post #1510 e #1514 e dimostrano come la velocità di uscita del vapore dovrebbe essere stratosfericamente alta (io calcolavo 62 m/s) se l’apparato fornisse realmente la potenza dichiarata. Ho cercato anche di dimostrare che invece quello che si vede è discretamente compatibile con un’impotesi di assenza di surplus di calore.
    E’ assolutamente possibile che le mie considerazioni siano sbagliate (e ringrazio molto se qualcuno mi può spiegare dove sto sbagliando) ma ho visto che anche altri forum e blog, riportano ragionamenti, calcoli e risultati sostanzialmente analoghi ai miei e maturati in maniera completamente indipendente.
    Direi quindi, ma siamo sempre nel campo delle inferenze indirette, delle ipotesi e delle sensazioni che, riepilogando, ci sono due fatti da considerare:
    1) Non c’è evidenza di una prova pubblica dove il titolo di vapore sia stato misurato (quelle di Galantini, personalmente, le considero delle non misure)
    2) l’E-Cat che stava funzionando nel laboratorio di Rossi il giorno della visita di Krivit non stava erogando la potenza dichiarata (affermazione sulla quale non si può avere certezza ma che risulta abbastanza plausibile da un’analisi qualitativa del comportamento del gas di uscita: io dico che quel tubo avrebbe dovuto fischiare come un treno…a vapore).
    Perdonatemi se sono stato prolisso, penso di aver detto tutto
    Saluti
    MF
     
     

  • @Francesco
    Finora coerentemente non discuteva sulle prestazioni dell’e-cat.
    Mi scusi ma non era senza alcun dubbio una reazione impossibile secondo lei, che senso ha chiedersi quale sia il rendimento?

    L’E-Cat puo essere studiato da vari punti di vista. Uno è il mio, che fa riferimento alla sezione d’urto delle reazioni pretese; il secondo è il metodo “Italo Bianchi” che si affida alla calorimetria e all’esame delle moviole; il terzo è quello della ricerca della radiazione gamma. Un quarto, superfluo ma proposto da qualcuno, è una scansione XRF (ero lo specialista presso il mio Centro; disponevo di un Philips PW1480) delle “ceneri”.
    Su tutti preferisco il mio metodo, perché la banca dati della IAEA è comodamente consultabile da casa.
    Anche se l’e-cat restituisse solo 2 volte l’energia elettrica in ingresso, e fosse quindi industrialmente inutilizzabile, non resterebbe dimostrata l’esistenza di una reazione sconosciuta del tipo LENR?
    Certamente. Sarebbe necessario aggiornare la banca dati della IAEA.
    Per il momento la banca dati IAEA non riporta LENR, dal momento che stabilisce che le reazioni nucleari che ci interessano sono a soglia.
    Ovviamente non ho considerato tutti i 19047 esperimenti riportati (aggiornamento al 24 giugno 2011), ma sono pronto a prendere in considerazioni qualsiasi reazione interessi i fusori freddi.
    A Levi e a Zoccoli avrei chiesto come considerano il mio approccio, ma il CICAP centrale non mi ha contattato e la domanda resta per aria.
    Cordiali saluti

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