Earth Overshoot Day: il punto di non ritorno… di nuovo
Il 27 settembre 2011 sarebbe il giorno X, il punto di non ritorno in cui scatta il debito ecologico con il pianeta. Almeno secondo la Repubblica. In un articolo a firma di Antonio Cianciullo si legge
Abbiamo consumato tutte le risorse rinnovabili che la Terra ha a disposizione e per andare avanti dobbiamo indebitarci, cioè utilizzare ricchezza che non ci appartiene.
Ciò che non viene specificato è che l’Earth Overshoot Day si verifica ogni anno, come lo stesso Cianciullo spiegava in un articolo del 2009, sempre su Repubblica. Questa data viene calcolata su base annuale da una ONG statunitnese, la Global Footprint Network, utilizzando una semplice formula matematica:
[biocapacità mondiale / impronta ecologica mondiale ] x 365 = Earth Overshoot Day
Per chiarire meglio il concetto, ecco alcune definizioni provenienti dal documento esplicativo emesso dalla stessa Global Footprint Network.
- “L’overshoot (letteralmente overshoot significa superamento, ndr) ecolocigo si verifica quando i bisogni umani superano la capacità rigenerativa di un ecosistema naturale. L’overshoot globale avviene quando l’uomo richiede più risorse e produce più rifiuti, come la CO2, di quanto la biosfera possa rigenerare e assorbire.
- L’impronta ecologica misura la quantità di suolo e mare necessaria a produrre tutte le risorse che una popolazione consuma e ad assorbire i suoi rifiuti, avvaledosi delle tecnologie più comunemente in uso.
- Biocapacità è un’abbreviazione di capacità biologica, vale a dire la capacità di un ecosistema di rigenerare materia biologica utile (risorse) e di assorbire i rifiuti generati dall’uomo.
- L’Earth Overshoot Day, un concetto ideato da una fondazione britannica (www.neweconomics.org), è la data in cui la domanda antropica di risorse e serivizi forniti dagli ecoistemi naturali in un certo anno supera la quantità che la Terra può rigenerare durante quello stesso anno. Da questa data in poi il bilancio va in deficit, poichè consumiamo riserve e accumuliamo rifiuti, soprattutto CO2 nell’atmosfera.”
In parole semplici, a partire da oggi il bilancio annuale consumi/risorse va in rosso, ma è bene ricordare che il dato (e soprattutto la data) riguardano il 2011. L’Earth Overshoot Day è stato calcolato per la prima volta nel 1987, anno in cui si verificò il 18 dicembre e da allora ha preso ad arretrare sempre di più nel calendario, fino a raggiungere nel 2010 una data record, il 21 di agosto.
Quest’anno, complici probabilmente la crisi e la relativa diminuzione dei consumi, è slittato in avanti di un mese e qualche giorno.
Il fatto che l”Earth Overshoot Day si verifichi ogni anno non rende la notizia meno grave, soprattutto considerando che il debito annuale si accumula e dunque va peggiornado di anno in anno.
Occorre però precisare che è scientificamente scorretto affermare in termini assoluti che “da oggi la Terra è in deficit ecologico”. In effetti, siamo in debito con il pianeta da più di vent’anni.
Eppure gli scenari sul cosiddetto “punto di non ritorno” sono estremamente controversi: il rapporto annuale del WWF “The living planet” indica come termine ultimo il 2030, l’International Panel on Climate Change (IPCC) ha espresso giudizi anche più tragici rispetto alle emissioni di gas serra, auspicando una limitazione netta entro il 2015 (qui), altri scenari delle Nazioni Unite allungano i tempi fino al 2050.
Assolutamente condivisibili, in ogni caso, le parole di Mathis Wackernagel (presidente di Global Footprin Network) citate anche da Cianciullo:
Dobbiamo approfittare di questa crisi profonda dell’economia per ricostruirla in modo più sano e duraturo. Un recupero di lungo termine avrà successo solo se avviene contemporaneamente a una sistematica riduzione della nostra dipendenza da risorse che sono limitate. Cambiare rotta è possibile, ma è un percorso che dobbiamo cominciare subito
Per ricordarci che, al di là dei toni catastrofisti, l’emergenza esiste e va affrontata a breve, soprattutto visto che è ancora possibile porvi rimedio:
Foto di apertura di Brian Garrity su Unsplash; le altre immagini vengono da http://www.footprintnetwork.org
Bell’ articolo. Poiché col Paranormale lo fate sempre, chiedeteVi, anche col Normale, come mai gli uomini tendono ad allentare l’ attenzione quando le profezie di disastri imminenti non si realizzano entro pochi anni. Ad esempio, in Economia, Rifkin previde gli attuali disastri fin dal 1997 (vado a memoria) solo che li previde per il 2001 e non aveva messo in conto i mutui sub prime. Quando nel 2008 avvenne il default della Lehman Brothers, nessuno si ricordava più di Rifkin. Per quanto riguarda i disastri di tipo ecologico, le prime “profezie” ambientaliste che ricordo risalgono ai primi anni ’70 e oggi siamo arrrivati al punto che non solo non ci crediamo più, ma nemmeno ci accorgiamo che sono già in atto da 20 anni. Sulla Vostra opinione che sia ancora possibile porvi rimedio, spero ardentemente che abbiate ragione, ma io rimango…scettico.