Il terzo occhio

Goodbye Elenin

Vi ricordate di Elenin? Ne avevamo parlato a marzo: una piccola cometa, finita non si sa come al centro delle speculazioni dei catastrofisti di tutto il mondo.

Dall’epoca del nostro articolo le voci su questa cometa non si sono placate: c’è chi giura che potrebbe provocare eruzioni vulcaniche e terremoti, chi ha visto tre UFO all’interno della sua coda, chi insinua che Barack Obama si stia preparando a nascondersi in un bunker il 27 ottobre, e chi l’ha vista addirittura disegnata su una banconota svizzera. Tutte bufale prive di alcun fondamento, pure invenzioni o frutto di cattive interpretazioni.

Dal mondo dell’astronomia, invece, arriva una notizia reale: Elenin, in barba a ogni previsione apocalittica, potrebbe essersi disintegrata. Da dove viene questa ipotesi?

Il 19 agosto la cometa è stata investita da un brillamento solare. Ecco il racconto di Ian Musgrave, astronomo australiano e autore del blog Astroblog:

L’abbiamo vista grazie alla sonda STEREO e molti altri appassionati l’hanno seguita sui loro telescopi. Poco dopo l’espulsione di massa coronale la cometa è aumentata di luminosità, e si sono potuti vedere dei bellissimi dettagli nella coda, con la coda che si piegava per il vento solare. Ma subito dopo gli osservatori hanno assistito a un forte calo nell’intensità della cometa. Pensiamo che questo sia l’inizio della sua distruzione.

Di per sé, comunque, Elenin potrebbe anche essere sopravvissuta: il calo di luminosità potrebbe anche indicare che il vento solare ne ha spazzato via la chioma, e che si debba aspettare che il processo di sublimazione delle particelle di ghiaccio ne dia origine a un’altra. Ma il fatto che ancora adesso, a quasi un mese dal brillamento, la luminosità non abbia ripreso ad aumentare è un forte indizio del declino della cometa.

Un confronto tra la visibilità prima e dopo il brillamento può essere vista qui, sul sito dell’astrofotografo Rob Kaufmanns.

Un’altra conferma sul destino di Elenin arriva dall’astrofilo australiano Michael Mattiazzo: una sua fotografia pubblicata sul sito Southern Comets dimostra che il suo nucleo si sarebbe allungato, segno che si potrebbe essere spezzato in più parti.

In ogni caso la disintegrazione di una cometa non è una rarità: e un fenomeno che accade frequentemente, a causa dell’intenso calore della nostra stella. Spiega Ian Musgrave:

Ogni due anni c’è una cometa che si rompe visibilmente in frammenti, forse circa 6 comete negli ultimi 10 anni – escludendo la famiglia di comete radenti di Kreutz, che si spezzano e vaporizzano su basi regolari.

Poche settimane fa era toccato un’altra cometa non periodica, la 213P Van Ness.

Lo stesso Leonid Elenin, scopritore della cometa, ha confermato la frammentazione. Potete leggere il suo intervento su SpaceObs (anche tradotto in italiano sul sito dell’Osservatorio Apocalittico).

L’ultima fotografia di Michael Mattiazzo (14 settembre) ci mostra una Elenin sempre più spenta, scesa a una magnitudo di circa 10.

Ma questo ovviamente non ferma le speculazioni dei catastrofisti. La tanto discussa cometa è arrivata perfino sulla televisione italiana, in prima serata, nella trasmissione “Mistero” del 18 settembre. Adam Kadmon, l’autore del servizio (dall’evocativo quanto sbagliato titolo “Elenin: impatto imminete”) ha smentito alcune voci errate (come i rischi legati a immaginari batteri nascosti nella cometa), suggerendo però che la catastrofe potrebbe essere legata proprio alla frammentazione della cometa, e al rischio che parti del nucleo finiscano sulla Terra.

Ebbene, siamo spiacenti di deludere il signor Kadmon, ma fortunatamente le cose non stanno così: Elenin non è esplosa, scagliando proiettili rocciosi in tutte le direzioni, ma si è al massimo frammentata. Questo significa che le rocce che un tempo ne costituivano il nucleo continueranno a seguire le leggi di Newton, e a orbitare sulla stessa traiettoria della cometa originaria. Commenta Musgrave:

Dobbiamo ricordarci che quando una cometa si rompe, i frammenti rimangono nella stessa orbita. Se evaporano, avremo una massa di gas e detriti sulla stessa orbita. La gente non sembra capire che lo spazio è immenso; e che quando una cometa si rompe segue le leggi newtoniane: i frammenti si separano, ma lentamente, e sulla scala di tempo delle nostre osservazioni la differenza è minuscola.

Visto che l’orbita di Elenin passa a circa 34 milioni di kilometri quella terrestre, direi che possiamo stare tranquilli.

Foto di A Owen da Pixabay

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

Un pensiero su “Goodbye Elenin

  • Lo so, sarà un commento scontato, ma mi diverto a immaginare come “ragionino” i complottisti:
    scommetto che sui soliti siti di fuffa complottista stanno già dicendo che Elenin in realtà non si è distrutta, ma è tutto un complotto della NASA, delle sette plutogiudaicomassoniche e dei Man in Black per convincere l’opinione pubblica che la cometa in questione non sia più un pericolo e mantenere il segreto sull’apocalisse imminente 🙂
    Quando avrò voglia di farmi due risate andrò a farmi un giro sui forum complottisti per vedere se ho avuto ragione o meno 🙂

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