Obama l’Anticristo e il nuovo millenarismo teocon
Ci sono stati momenti di tensione alla House of Blues di Los Angeles dove ieri il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, impegnato in una visita nell’ovest del paese per raccogliere fondi per la campagna elettorale del 2012, è stato vittima di una sconnessa contestazione: “Sei l’Anticristo”, ha urlato uno dei presenti in sala, subito subissato dalla replica dei supporter democratico: “Altri quattro anni” (riferendosi alla rielezione di Obama il prossimo anno). Il deplorevole fatto, rimbalzato sui media di mezzo mondo, ha permesso ad alcuni importanti editorialisti americani di riaccendere i riflettori sull’inquietante sottobosco del conservatorismo evangelico di estrema destra negli USA, di cui sono figli alcuni dei più problematici esponenti del Partito Repubblicano. Il New York Times ha lasciato la parola a Matthew Avery Sutton, eminente docente universitario di storia della Wahington State University, che ha firmato un lungo ed elaborato commento dal titolo “Perché l’Anticristo conta in politica”.
Nella sua analisi, Sutton ha sottolineato il rapporto che intercorre tra il periodo degli anni ’30 in cui il movimento evangelico conservatore ha mosso i suoi primi passi e l’attuale situazione politica:
L’apocalittica cristiana ha una storia lunga e variegata. La sua più predominante incarnazione moderna prende forma un secondo fa, all’interno della vasta rete di predicatori, evangelisti, professori di college creazionisti ed editori che misero su il movimento fondamentalista. Battisti, Metodisti, Presbiteriani, Pentecostali e indipendenti, insieme tutti questi gruppi condividevano un impegno a riportare la fede cristiana ai suoi “fondamenti”.
La critica biblica, il ritorno degli Ebrei in Terra Santa, la scienza evoluzionista e la Prima guerra mondiale convinsero loro che la seconda venuta di Gesù fosse imminente. Basando le loro predizioni sulla profezia biblica, identificarono segni, tratti specialmente dai libi di Daniele, Ezechiele e Rivelazione, che avrebbero presagito l’arrivo degli ultimi giorni: la crescita di forti governi centralizzati e il consolidamento di nazioni indipendenti all’interno di un unico super-stato guidato da un leader apparentemente benevolo che avrebbe promesso la pace mondiale.
Questo leader si sarebbe alla fine rivelato essere l’Anticristo, che, in seguito al cosiddetto “rapimento” dei veri santi in paradiso, avrebbe condotto l’umanità attraverso grandi tribolazioni culminanti nella seconda venuta e nell’Armageddon. Predicatori conservatori, evangelisti e personalità mediatiche del XX secolo, come Billy Sunday, Aimee Semple McPherson, Billy Graham e Jerry Falwell, condividevano queste credenze.
Con il crescere del ruolo del governo in risposta all’industrializzazione, questi fondamentalisti conclusero che il giorno del giudizio finale fosse vicino. Le loro paure aumentarono negli anni ’30 in seguito all’ascesa del fascismo. Ossessionati dall’idea di far combaciare le profezie bibliche con gli eventi correnti, studiarono Mussolini, Hitler e Stalin, ognuno dei quali sembrava loro presagire l’Anticristo.
Anche il presidente Franklin D. Roosvelt li turbò. Il suo consolidamento del potere passato attraverso più di tre mandati alla Casa Bianca, i suoi sforzi per ridimensionare l’autonomia della Corte Suprema, il suo sogno di un governo mondiale delle Nazioni Unite e specialmente la rapida espansione del suo governo confermarono ciò che molti fondamentalisti avevano temuto: gli Stati Uniti si stavano schierando con l’Europa per spianare la strada a un nuovo dittatore mondiale.
Come risultato, importanti fondamentalisti si unirono ai liberalisti di destra nel loro sforzo di ridimensionare Roosvelt. Che questo mix di millenarismo e attivismo sembrasse inconsistente – perché lavorare per le riforme se il mondo è prossimo alla fine? – non li impensierì mai. Essi semplicemente asserivano che Gesù li avesse chiamati per “trafficare finché non fosse tornato” (Luca 19:13). Alla stregua dei marxisti ortodossi che sfidavano il capitalismo benché essi stessi credessero che rappresentasse un inevitabile stadio sulla strada per il paradiso socialista, i conservatori cristiani non permisero mai che la loro convinzione di un futuro già scritto li portasse alla passività.
Il mondo nel 2011 assomiglia al mondo degli anni ’30 per molti versi. L’agitazione internazionale e una prolungata crisi economica hanno alimentato la sfiducia nel governo, che ha portato all’ascesa di un nuovo libertarismo rappresentato dall’esplosiva crescita del Tea Party. Per alcuni evangelici conservatori, il presidente Obama è una figura problematica. Le speciose teorie sul suo luogo di nascita, le sue tendenze internazionaliste, il suo misurato sostegno a Israele e il premio Nobel per la Pace da lui ottenuto calzano con le loro aspettative a lungo coltivate riguardo l’Anticristo. Così come l’impegno di Obama nell’espandere il raggio d’azione del governo in aree come la sanità.
Nel 2008, la campagna del senatore John McCain, il candidato repubblicano, batté preveggentemente sulle paure apocalittiche degli evangelici conservatori attraverso uno spot, “The One”, “il prescelto”, che sarcasticamente presentava Obama come un messia.
Riprendendo il ragionamento del professor Sutton, l’editorialista di Atlantic Wire Elspeth Reeve punta il dito contro Michele Bachmann, la deputata repubblicana del Minnesota ferventemente conservatrice, evangelica e anti-Obama, che sta facendo molto parlare di sé in America a causa delle sue inquietanti affermazioni, e che rappresenterebbe la punta dell’iceberg del cristianesimo fondamentalista a stelle e strisce.
Quando la Bachmann disse che l’uragano Irene stava portando a Washington un messaggio di Dio – quello di tagliare le spese – l’osservazione fu riportata come se lei l’avesse usata letteralmente. La sua portavoce successivamente chiarì che “ovviamente era per modo di dire”, e il direttore di Fox News Roger Ailes disse al “Daily Beast” che i giornalisti stavano usando questa storia come una semplice scusa per dipingere la Bachmann come una “fanatica di Gesù”. Ma i giornalisti possono essere perdonati per aver assunto che la Bachmann, scherzando, stesse dicendo la verità, data i suoi lunghi trascorsi di avvertimenti apocalittici. Nel 2004 disse infatti a una trasmissione radiofonica: “Stiamo assistendo alla realizzazione del Libro dei Giudici qui nella nostra epoca, dove ogni uomo fa ciò che reputa giusto ai propri occhi: in altre parole, l’anarchia”. Agli inizi del 2010, la Bachmann mise in guardia da disastrose conseguenze se il presidente Obama non avesse sostenuto abbastanza Israele. Secondo il “Minnesota Indipendent”, Bachmann disse:
“Sono convinta dentro al mio cuore e dentro la mia testa che se gli Stati Uniti non resteranno a fianco di Israele, questa sarà la fine degli Stati Uniti… Dobbiamo far capire che essi sono inestricabilmente intrecciati, che in quanto nazione noi siamo stati benedetti grazie ai nostri rapporti con Israele, e che se abbandonassimo Israele, allora entrerà in gioco una maledizione. E il mio marito ed io siamo entrambi cristiani, e crediamo fermamente nel verso della Genesi (12:3), crediamo fermamente che le nazioni siano state benedette in quanto hanno benedetto Israele. È un principio forte e bello”. Il verso della Genesi è quello in cui Dio dice ad Abramo: “Colui che ti maledirà sarà da me maledetto”.
Ma coloro che non credono che la fine sia vicina almeno finché un conservatore evangelico millenarista giunga alla Casa Bianca, possono confortarsi col fatto che sebbene la Bachmann rimanga popolare tra gli elettori repubblicani, questi non voteranno davvero per lei. Il suo sostegno nei sondaggi è calato; così come la sua raccolta di fondi. La Bachmann è stata eclissata da un nuovo candidato che può eccitare l’immaginazione dei conservatori evangelici e dei membri del Tea Party: Rick Perry. Ma mentre Perry ha dato un assaggio della sua campagna presidenziale una settimana prima del suo lancio ufficiale con un incontro nazionale di preghiera a Houston, Perry ha soltanto fatto appello a Dio affinché aiuti l’America. Non ha usato lo stesso linguaggio apocalittico della Bachmann. Il governatore del Texas ha semplicemente chiesto a Dio di porre fine all’eccesso di regolamentazione dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, non di porre fine al mondo intero.
Come già nel 2008, dunque, la campagna elettorale per le presidenziali del 2012 negli USA sarà caratterizzata da una forte componente reazionaria incarnata da candidati cristiani oscurantisti quali Michele Bachmann, il governatore del Texas Rick Perry e il gruppo repubblicano del Tea Party che sta facendo sentire sempre più il suo peso nella politica americana.
Foto di Welcome to All ! ツ da Pixabay