Non vuoi essere bocciato? Un nuovo libro ti spiega come fare.
Come non farsi bocciare a scuola
M. Rampin – F. Monduzzi
Salani, 2012
pp. 159
€ 12
La scuola, croce e delizia dell’adolescenza. Più spesso croce, in realtà. I problemi scolastici sperimentati da tanti studenti, soprattutto nella scuola secondaria superiore, affondano le loro radici in primo luogo in una didattica disciplinare obsoleta e nell’atavico scollamento tra programmi scolastici e vita concreta. Un ruolo fondamentale va riconosciuto anche alla scarsa attenzione ancora riservata all’orientamento scolastico, gestito oggi nelle scuole in modo asistematico e dilettantesco.
Ma prescindendo dai “massimi sistemi”, che vanno lasciati alla discussione delle commissioni per le riforme scolastiche, causa più immediata dell’insuccesso formativo è anche la carenza di organizzazione dello studio da parte degli studenti, ovvero la mancanza di un’adeguata strategia di apprendimento. Ma come imparare ad essere uno «studente strategico»? I poteri paranormali non servono a nulla: per non farsi bocciare a scuola non bisogna essere supereroi, basta solo non commettere i fatali errori nei quali tendono a cadere tanti studenti.
Lo scopo di questa recente pubblicazione di Salani, a cura di una docente e di un noto psichiatra, è quello di aiutare gli studenti a individuare questi errori per correggerli finché si è in tempo, prima dello shock della lettura dei quadri con gli esiti finali.
Per raggiungere il loro scopo senza che il libro venga percepito dai giovani lettori come una delle tediose prediche che già devono sopportare a casa e a scuola, gli autori hanno scelto di esprimersi in un linguaggio semplice e diretto, forse a tratti artificialmente “giovanilistico”, ma nel complesso efficace.
Scendendo nello specifico delle strategie suggerite agli studenti, da insegnante ritengo apprezzabile il tentativo di rendere lo studente lungimirante, di fargli comprendere come il risultato di domani sia strettamente dipendente dall’attenzione e dallo studio di oggi. Appropriata anche l’osservazione sulla necessità di “scollegarsi” dal mondo virtuale, lasciando perdere chat, sms e social network per tutto il tempo da dedicare allo studio che, in tal modo, si abbrevierà magicamente consentendo di svagarsi senza pensieri.
Meno apprezzabili alcune parti, per fortuna minoritarie, che mirano semplicemente a sviluppare strategie spicciole per compiacere i professori nelle loro piccole manie e che sembrano in evidente contrasto con quello che è il vero motivo per cui si va a scuola, cioè costruire competenze ampliando le conoscenze. Ma se lo scopo è la mera promozione, tutto, anche questo, fa brodo.
Al contrario, particolarmente graditi a chi condivide gli interessi del CICAP risultano i richiami al pensiero razionale e scientifico, a concetti come l’autoavverarsi delle profezie e le strategie per evitare comuni errori logico-deduttivi.
Nel complesso si tratta di un libro pieno di buon senso e i cui suggerimenti possono davvero aiutare un ragazzo a evitare la paventata bocciatura, posto che si applichino con coscienziosità. D’altra parte, che ci piaccia o meno, come sottolineano gli autori, «imparare è un’attività faticosa». È un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Sempre che desideri, al termine dell’anno, vedere accanto al proprio nome il sospirato «ammesso alla classe successiva».