Approfondimentirecensioni

Il mentalismo: mitologia e realtà dal palcoscenico alle librerie.

Fissa su di te il suo sguardo profondo, penetrante. Le sopracciglia alzate formano un angolo acuto con gli occhi, pronti a frugare nei lati più riposti della tua psiche, alla ricerca di segnali, indizi, cenni rivelatori, che non tarderanno a manifestarsi. E mentre legge nella tua mente come in un libro aperto, ignorando o, anzi, sfidando, ogni tuo tentativo di dissimulazione, le sue labbra sono piegate in un sorriso sardonico, inquietante come un ghigno. Ecco, ora puoi avvertire dentro di te una strana forza, che ti induce a compiere proprio una determinata azione e non altre, a prendere una specifica decisione, a fare una ben definita scelta. Puoi scommetterci: è stato lui. Nessun altro avrebbe il potere di determinare con tale precisione le scelte altrui, di insinuarsi nelle pieghe della coscienza per sostituirsi alla tua volontà. È il mentalista… o meglio, questa è la sua immagine quale ci viene presentata dalle serie televisive che sono state dedicate a questa figura (ricordiamo la fortunatissima Lie to me e The mentalist) o dalle performance teatrali e mediatiche di alcuni artisti.

Al grande pubblico, infatti, potrebbe sfuggire che il mentalismo rientra a pieno titolo nell’ambito di quell’arte degna del massimo rispetto denominata illusionismo e che, in ultima analisi, il mentalista è un prestigiatore specializzato nell’eseguire giochi che abbiano come scopo elettivo quello di simulare il possesso, da parte di chi li esegue, di poteri che vanno al di là delle capacità umane e delle leggi della fisica. In breve, il mentalista è un illusionista il quale, mediante la propria abilità tecnica e con l’ausilio di una buona conoscenza della psicologia (che si sposa, però, sempre con l’utilizzo di trucchi, come è normale nell’ambito della prestidigitazione) simula il possesso di doti paranormali. Tra le abilità imprescindibili per il buon mentalista vi è appunto quella di riuscire, attraverso un attento uso della misdirection (l’arte di sviare l’attenzione), a mettere in ombra le tecniche illusionistiche adoperate, indispensabili per la corretta riuscita dei giochi proposti. Utilizzo il termine “giochi” di proposito, proprio perché ho l’impressione che il fatto di denominarli, come è abitudine di alcuni mentalisti, “esperimenti” contribuisca a rafforzare l’idea che non prevedano l’uso di trucchi, ma siano semplicemente studiati per mettere in luce le reali potenzialità di chi li esegue.

Tra gli scaffali delle librerie è di recente apparso un libro a firma di un noto mentalista italiano, Francesco Tesei.

Tesei è un prestigiatore di talento, con indubbie doti comunicative, che si sposano a capacità tecniche di rilievo e, come tale, è stato seguito e apprezzato dal CICAP. Negli ultimi tempi ha deciso, però, per amplificare il senso di suggestione e di meraviglia nel corso delle sue esibizioni, di indurre lo spettatore a ritenere i confini dell’azione del mentalista molto più ampi rispetto a quelli effettivi, come sopra definiti. Nel suo libro, che porta il suggestivo titolo Il potere è nella mente è possibile individuare un’impostazione simile. L’intento sembrerebbe, infatti, quello di offrire al lettore una chiave d’accesso – tutto sommato piuttosto a buon mercato – per i segreti del mentalismo. Ma nello scorrere le pagine si ha, piuttosto, l’impressione di trovarsi di fronte a una scaltra operazione pubblicitaria che non offre quello che promette e, anzi, induce a credere quello che non è.

Cerchiamo, quindi, tirando le somme, di mettere in rilievo quelli che appaiono i limiti principali di un’opera destinata a stuzzicare il palato del grande pubblico.

1. Impianto fortemente autoreferenziale e autocelebrativo.

Tesei sembra cogliere ogni occasione per spostare il discorso sulla propria persona e sul racconto della sua vita densa di esperienze e successi. L’impressione che se ne ricava è che l’intento pubblicitario sovrasti ogni altro scopo.

Per inciso, ho personalmente trovato fastidioso l’uso eccessivo di rimandi letterari e citazioni colte di scrittori, poeti, filosofi, il più delle volte pleonastici. Ai miei occhi appaiono come mero sfoggio di cultura (anche se in pillole da Baci Perugina), ma è questione di gusti. Talvolta, come nel capitolo 4 della prima parte, si respira un’aria di fascinazione New Age talmente forte da farci pensare che Tesei stia, per l’appunto, “facendo il mentalista” con il lettore. Tra massime moraleggianti e apologhi sufi, richiami alla responsabilità e precetti di vita, si viene a creare un’atmosfera spirituale suggestiva simile a quella creata da alcuni prestigiatori nel corso dei loro spettacoli, per comunicare meraviglia e sopire il senso critico.

2. Utilizzo discutibile di fonti anche buone.

È innegabile che Tesei faccia riferimento a studi scientifici e divulgativi di buon livello, come le ricerche di Ekman sulle microespressioni, gli studi sulla psicologia della persuasione di Cialdini, quelli su inganni e autoinganni di Motterlini etc. Numerose sono anche le citazioni di menti scientifiche straordinarie, quali Heisenberg e Einstein. Questo contribuisce ad ammantare il suo saggio di una veste di rigore scientifico, che appare, però, ingiustificata. Le buone fonti si alternano, infatti, senza alcuna sistematicità, a testi della più varia natura. Il giallista Gianrico Carofiglio è citato allo scopo di sostenere una discutibile teoria psicologica; posizioni condivisibili sul piano scientifico sono seguite da proclami a favore della PNL e così via.

Nel bailamme delle citazioni appare, quindi, difficile, separare il grano dal loglio. Inoltre, non di rado accade che le affermazioni di studiosi rigorosi vengano assolutizzate fino a deformarne il senso e la portata. È il caso degli studi di Ekman, che vanno intesi solo nel senso di una probabilità percentuale e non costituiscono affatto, come vorrebbe Tesei, una chiave certa di lettura della mente.

Il risultato è un testo che non rende affatto giustizia alle fonti citate e, anzi, ne favorisce il fraintendimento.

3. Assenza di contributi originali

Peraltro, risulta difficile comprendere quale sia la reale portata del contributo dato da Tesei all’analisi e alla divulgazione del mentalismo, dal momento che sembra, più che altro, aver messo insieme un’acritica summa delle più disparate teorie in campo psicologico miscelata a un corpus eterogeneo di altre informazioni, tutte – ad eccezione della narrazione di “edificanti” episodi di autoagiografia teseica – rigorosamente di seconda mano. Il che è operazione degnissima quando viene attuata in modo scoperto; lo è un po’ meno se deve accorgersene il lettore senza che nessuno lo avverta.

4. Presentazione del mentalismo per quello che non è, attraverso affermazioni pseudoscientifiche.

Tesei afferma più volte con convinzione di riuscire a determinare, attraverso la propria azione, le scelte altrui. Nel già citato capitolo 4 (parte prima) afferma: «dimostrare che ho condizionato la scelta di uno spettatore è il mio modo provocatorio per domandare: sei sicuro di essere libero in tutte le tue scelte?».

In nessun punto si adombra la possibilità che la riuscita delle sue performance sia dovuta all’uso di tecniche illusionistiche. Anzi, il lettore è indotto continuamente a credere che il prestigiatore adoperi trucchi, mentre il mentalista – che è cosa ben diversa – manipoli davvero la mente altrui, attraverso tecniche di persuasione che, come Tesei afferma, «rimangono assolutamente invisibili». Così come i trucchi. Ma quelli non è bene nominarli.

5. Offerta al lettore di ingannevoli briciole in luogo della “torta”.

Il lettore che, entrando in libreria, viene attirato dalla copertina del libro di Tesei si aspetta di trovarvi un’introduzione al mentalismo, un modo per apprendere i primi rudimenti di questa arte o, quanto meno, per comprenderne le ragioni. Non a caso la seconda parte del libro si intitola proprio “Mentalismo per tutti”.

Avrà, però, modo di accorgersi presto che qualcosa di fondamentale gli manca, che quanto appreso dal libro non gli consente di provare a realizzare neppure uno degli “esperimenti” che Tesei propone nel corso dei suoi spettacoli, nonostante l’autore sottolinei più volte che è proprio così che lui riesce a ottenere i suoi prodigiosi effetti. Manca, infatti, l’informazione fondamentale che al lettore, per onestà, spetterebbe, cioè il fatto che il mentalismo è una branca dell’illusionismo e, in quanto tale, per la buona riuscita dei vari giochi proposti, richiede l’impiego di trucchi. Tra l’altro, molti degli “esperimenti” proposti da Tesei fanno parte del repertorio classico dell’illusionismo, anche se sono presentati in modo decisamente suggestivo, il che costituisce uno dei punti di forza dell’arte di Tesei.

Questa fondamentale precisazione non è presente, anzi l’effetto viene esplicitamente attribuito all’uso di tecniche di persuasione. Chiariamo che è più che legittimo che Tesei usi dei trucchi e non intenda svelarli: quello che non ci sembra corretto è scrivere un testo che dovrebbe avvicinare al mentalismo e che proprio sulle tecniche e i principi di tale disciplina è non solo reticente ma del tutto fuorviante.

6. Atteggiamento sprezzante nei riguardi degli scettici.

Nel capitolo 4 della seconda parte (per qualche ragione, probabilmente connessa con i misteri della numerologia e della Qabbalah, i capitoli 4 sembrano essere i più funesti) l’autore parla, con malcelata vanità, dell’esperimento che gli avrebbe consentito di far rimanere con un palmo di naso un giovane studente di ingegneria, uno “scettico”, in quanto iscritto a una facoltà scientifica (sic!). Questa inopportuna categoria di persone viene presentata come incapace di abbandonarsi alla magia del suo spettacolo, sempre tesa nel tentativo di smascherarne i trucchi. Nelle parole di Tesei, «è come se dimenticassero di trovarsi a teatro, per divertirsi a vedere uno show, e decidessero invece di indossare il camice dello scienziato chiamato a verificare qualche prova di laboratorio». Per fortuna, nel caso del futuro ingegnere, Tesei ha provveduto a sconfiggere l’incredulo, inducendolo a un provvidenziale bagno di umiltà.

Se mi è concesso, in quanto esponente dell’esecrata categoria degli scettici (nonché del mitologico, per Tesei, gruppo degli scettici che hanno frequentato facoltà umanistiche), mi permetto di proporre un’interpretazione alternativa. L’autore ha ragione sul fatto che è meglio godersi lo spettacolo invece di voler scoprire i trucchi a tutti i costi. Forse, però, in questi casi, ciò che infastidisce lo scettico e lo porta a non abbandonare le proprie resistenze è, per l’appunto, il fatto che Tesei voglia presentare a tutti i costi lo spettacolo come qualcosa di diverso da una performance di illusionismo. Da scettica, io rimango, infatti, tesa e guardinga solo quando noto un atteggiamento non intellettualmente onesto, mentre mi abbandono con gioia allo stupore quando il prestigiatore non nasconde di essere tale.

7. Singolari analogie con l’autodifesa di Gustavo Rol.

Nel tentativo di anticipare le critiche dei propri detrattori, Gustavo Rol soleva prendersi gioco di coloro che tentavano di scoprire i suoi trucchi, sottolineando come sbagliassero totalmente a concentrarsi sul suo operato, dal momento che lui non era altro che la grondaia, il mezzo (parola che, guarda caso, in latino suona medium), attraverso il quale l’acqua – Dio – manifestava la sua potenza. Più senso avrebbe avuto, invece, bypassare il medium per concentrarsi su Dio.

È interessante notare come Tesei adoperi una strategia autoapologetica singolarmente simile. Queste le definizioni che dà della propria arte: «nel mio mentalismo, la tecnica è fondamentale, ma è contemporaneamente soltanto uno strumento al servizio di un disegno più ampio». Ancora: «Tutti i più grandi artisti sembrano condividere questo tipo di percezione del proprio ruolo: un canale aperto, che catalizza energie più grandi di sé» (cap. 5, parte prima). Così come nel caso di Gustavo Rol, sembra, quindi, che Tesei giudichi un inopportuno cambio di prospettiva ogni tentativo di guardare alla sua arte con spirito critico, perché sarebbe come diffidare di quelle “energie superiori” di cui egli sarebbe lo strumento. Difficile non guardare a queste argomentazioni come a suggestivi modi per aggirare il problema dello scetticismo.

In ultima analisi, a chi consiglierei il libro di Tesei? Certamente ai suoi fan ansiosi di leggerne l’autocelebrazione letteraria. Ritengo, invece, che difficilmente possa risultare interessante per chi desideri farsi un’idea della reale natura di tale disciplina.

111 pensieri riguardo “Il mentalismo: mitologia e realtà dal palcoscenico alle librerie.

  • Ciao.
     
    Ho letto anch’io il libro e condivido in larga parte, anzi praticamente tutte, le osservazioni dell’articolo. Ovviamente Tesei obbietterà che lui aveva già premesso di essere “una nano seduto sulle spalle di giganti”, ma un contributo più personale sarebbe stato utile.
    La parte più interessante? Il riassunto del libro “La Magia della Mente” di Tomatis 😀
    Quella meno? Quella New Age sulla legge dell’attrazione che cambierà la nostra vita semplicemente “attraendo” i nostri sogni, basta volerlo! 😉
     
    My 2cents
     
    P.s. Sono un ingegnere anch’io e probabilmente ad un suo spettacolo proverei anch’io a metterlo in difficoltà, altrimenti che gusto c’è? 😀

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  • Ho visto Tesei in teatro a Milano ed è stato molto forte. Invogliato dall’imparare qualche trucchetto ho comprato il libro, ma non se ne cava nulla, tante storie sulla sua vita,ma niente di concreto. Il libro non lo ho neanche finito. Peccato.

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  • “Da scettica, io rimango, infatti, tesa e guardinga solo quando noto un atteggiamento non intellettualmente onesto, mentre mi abbandono con gioia allo stupore quando il prestigiatore non nasconde di essere tale.” Cara Anna Rita, questa Tua “confessione” merita, a mio parer di Credulone, un approfondimento, perché è il punto vulnerabile di buona parte degli Scettici: se esistono veri Paranormalisti cattivi, di quelli che hanno deciso di sfruttare i loro Poteri (parola non a caso usata da Tesei) per utilizzare le Persone, si conquistano con facilità la Vs/fiducia mentendo così: io non sono un Mago, ma un prestigiatore, un Illusionista. Vado anzi a caccia dei ciarlatani che spacciano Poteri paranormali: amo voi del CICAP, collaboriamo. Prova ad immaginare, non crederlo ma immaginalo, con quale facilità un adepto di Satana conquisterebbe la Vostra fiducia mentendo così.

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  • Come al solito, analogie ignoranti sull’“operato” di Gustavo Rol. È piuttosto patetico leggere questi commenti fatti da persone disinformate e che vedono mentalismo in qualsiasi cosa non rientri nei propri schemi mentali. Siamo di fronte a una vera e propria patologia…  Quando si scrive che Rol «soleva prendersi gioco di coloro che tentavano di scoprire i suoi trucchi», non si conosce evidentemente quale rapporto egli abbia avuto con i 4 prestigiatori che lo hanno conosciuto, tra cui Alexander e Binarelli. Gli unici ciarlatani che si incontrano nel “caso Rol” sono quelli che scrivono di lui senza sapere di cosa stanno parlando, e in questa pagina ne abbiamo un tipico esempio…

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  • Tornando a Tesei, sospendo il Giudizio definitivo, non conoscendolo e non avendo approfondito. Dal poco che leggo di lui e su di lui, direi che è un caso border-line inferiore, ma potenzialmente pericoloso, soprattutto per se stesso. Mi spiego meglio: dalla sua autobiografia vediamo che è partito, normalmente, da una scuola di Illusionismo e Prestidigitazione e che non ha manifestato doni Paranormali da bambino. Cogli anni ha scoperto di essere bravo e ha amato il Successo e il Denaro. Apparentemente usa ancora l’ approccio che, semplicemente, usano i Consulenti Aziendali, quelli che addestrano Managers e Venditori: “Se vi orientate al positivo, svilupperete il meglio di voi. Il Successo dipende da voi, non da ostacoli esterni. E’ la Mente che ci fa vedere la Realtà, non esiste una Realtà separata da voi. Andrete dove vi porta la vostra Mente, imparate a controllarla tramite i nostri corsi e avrete il Successo”. Un Mentalista addestrato da questi Guru, inferiore a Tesei ma più ricco di lui, ha governato l’ Italia per 16 anni. Queste persone cadono facilmente vittime di Demoni che se ne impossessano e li utilizzano per far danni. Tesei usa troppo il nero come colore, i suoi occhi ed il suo volto, volutamente, per ipnotizzare i più deboli, assomigliano al Maligno che per Voi Scettici non esiste, ma che non potete negare abbia certe icone nell’ Immaginario Collettivo. Usa simboli Esoterici, non decisamente satanici, ma presi da antichi riti magici dove possono introdursi sia Spiriti Benefici che Malefici. Bisogna fare attenzione.

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  • Ovviamente anche io non lo associo al Grande Gustavo Rol: lui lavorava apertamente per il Bene. E’ logico che per gli Scettici sia un grande… non lo esprimo per non offendere Franco, però dobbiamo accettare che esistano persone convinte che il Paranormale non esista e che considerino chi ci crede un ingenuo e chi lo manifesta un…

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  • Bellissima recensione Anna Rita, mi trovi completamente d’accordo!

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  • Il più bel libro divulgativo/scettico di Mentalismo è (tradotto anche in italiano)
    Il Mentalista
    Tricks of the mind – I trucchi della mente dell’illusionista psicologico più famoso al mondo.
    Ovvero Derren Brown, si, autocelebrativo anche lui (ma ha le sue ragioni, ha reinventato il mentalismo) ma quando scrive rivela come stanno veramente le cose.

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  • Be certo che di ciarlatani al mondo ce ne sono molti.Ma avere doti paranormali e non dimostrarlo dal mio punto di vista non cambia molto.Il milione di dollari era sempre li,anche allora come oggi.

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  • Da prestigiatore appassionato di Mentalismo non posso che essere d’accordo con Anna Longo. Posso dire che all’inizio la stima che riponevo in Tesei, mi ha un po’ confuso e ad una prima lettura mi sembrava interessante, poi però ho visto la realtà. Il libro può anche essere divertente, ma sapendo cosa sia veramente il mentalismo, praticandolo di persona, non mi piace chi propone dei trucchi come fossero altro.
    Dopo tanto vedo che la mia strada si incontra di nuovo con Franco Rol. Mi dispiace Franco, ma le analogie con il suo parente sono molte, lo penso anche io 😉

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  • Scusa Luca (Menichelli) mi trovi una motivazione per Rol? Denaro? Potere? Perché Voi Scettici non vi preoccupate mai del movente? E della coerenza tra movente e azione? Ti rendi conto che è proprio grazie a questa Vostra ingenuità che Ti è è piaciuto Tesei? E, da quello che leggo ancora sul web, piacque anche a Tomatis?

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  • Gentile Franco Rol, il suo conteggio sui prestigiatori che videro Gustavo Rol in azione è scorretto (qui si può trovare un resoconto più preciso), ma il punto non è questo. Dato che Rol rifiutò per tutta la vita di farsi controllare e anche solo osservare dagli scettici, non si può raggiungere una conclusione definitiva. Tutto quello che si può fare è analizzare con spirito critico le testimonianze per capire se sono più compatibili con l’ipotesi di un autentico sensitivo o di un bravo mentalista. Questo lavoro è stato fatto da Mariano Tomatis e i risultati, per chi vuole capire, sono evidenti. Detto questo, ognuno è libero di credere ciò che desidera.

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  • Aldo, io e Franco abbiamo portato avanti una lunga discussione eccezionale di cui porto un bellissimo ricordo in cui evidenziavamo entrambi le nostre motivazioni e perplessità.Ma in nessuna delle nostre discussioni ho mai messo in dubbio il fatto che ROL, Gustavo intendo, sia stata una grande persona e che facesse tutto senza secondi fini. Non mi interessa un movente sinceramente, la mancanza di una motivazione come la interpreti tu non è una prova di fattibilità non trovi? Sai perché io faccio il prestigiatore?  Denaro? Potere? No, Perché mi diverte farlo. È un buon movente non trovi? Tesei mi è piaciuto e continua a piacermi come prestigiatore e uomo di spettacolo perché è veramente bravo, ma mi resta difficile credere che io attraverso trucchi riesco a fare cose che lui sostiene fare tramite manipolazione della mente (durante lo spettacolo lo dico anche io, fa parte del gioco, ma finito il gioco torno alla realtà). Potrebbe anche essere, dico sempre io, ma siccome negli spettacoli il prodigio deve avvenire, allora non ci si può affidare all’incognita della psicologia. Se lo fa veramente è ancor più bravo di quello che penso 😉

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  • Conosco bene Francesco Tesei e il suo lavoro, e l’ho anche intervistato. Per essere onesto, il suo libro non è certo un manuale di apprendimento, ma più una storia romanzata del mentalismo. Credo sia una buona strategia di markering.

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  • Ma davvero “Query” crede che Tomatis abbia spiegato i prodigi di G. Rol? Presto avrete modo di leggere la mia “decostruzione” (una vera demolizione dalle fondamenta) di quanto sia lui che i suoi amici hanno affermato. Query risponda, per cortesia: perché Tomatis non cita le opinioni dei quattro prestigiatori che hanno conosciuto Rol? La ragione è ovvia: perché tutte le sue speculazioni crollano inesorabilmente.Piuttosto, consiglio di leggere il mio libro appena pubblicato (L’UOMO DELL’IMPOSSIBILE), dove si trova persino la spiegazione matematica degli esperimenti con le carte… Altro che illusionismo, miei cari illusi!

    p.s. È inutile citare wikipedia per il “caso Rol”, una fronda scettica impedisce di postare la verità.

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  • Rimango basito dal fatto che qualcuno si spacci per Aroldo Lattarulo e lasci messaggi di questo tipo, come a voler seminare zizzania…
    Prego i moderatori di intervenire e rimuovere i falsi messaggi!

    Inoltre, il richiamo al video di Aroldo sulla pnl è strumentale: in realtà non si riferisce a Francesco, ma piuttosto alla confusione creata da vari telefilm e dai mass media in genere, che tentano di creare l’associazione pnl=mentalismo, quando in realtà le cose non stanno proprio così.

    Fra l’altro, nel libro di Francesco Tesei si fa un chiaro riferimento all’illusionismo come elemento ESSENZIALE per un Mentalismo di successo: si veda in particolare pagina 45, dove si parla di Mentalismo contemporaneo come di una forma d’arte che utilizza comunicazione ed illusionismo al fine di creare una spettacolare suggestione… Come essere più espliciti di così? 🙂

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  • Gentilissimo Andrew Bosco,
    provo a darle un’idea di come Francesco Tesei avrebbe potuto essere più esplicito (per tutto il resto, basta leggere l’articolo). Lei cita un brano tratto dal capitolo 2, dal titolo “Dall’illusionismo al mentalismo”. Già il titolo di per sé induce il lettore a pensare che il mentalismo sia qualcosa di separato dall’illusionismo, che si collochi al di là della prestidigitazione e non ne sia una branca. Il che non è corretto.
    Ma procediamo a contestualizzare la sua citazione. Il brano che lei cita, nel quale è fatto un rapido accenno al mentalismo, è letteralmente “annegato” nella miriade di citazioni della più varia natura, che mescolano filosofia e fisica fraintesa, PNL e studi psicologici, letteratura e via discorrendo. Si intuisce che l’autore voglia sostenere che la realtà oggettiva non esiste, che le parole creano la realtà e per il resto che è suo desiderio rendere note le sue ampie e variegate letture, citandole in modo assolutamente privo di sistematicità e di uno scopo apparente. Un richiamo all’illusionismo, peraltro estremamente fuggevole, in questo contesto non risulta più chiaro di tutti gli altri richiami alle miriadi di concezioni citate.
    Peraltro, la invito a considerare che la frase da lei citata:
    “ecco dunque che cos’è il mentalismo contemporaneo: non una scienza specifica, ma una forma d’arte che fonde tecniche di comunicazione, psicologia applicata e illusionismo etc.”
    conferma proprio che mentalismo e illusionismo sono due cose diverse e che l’uno non è una branca dell’altro ma qualcosa in più. Questo, ribadisco, non è corretto e si può considerare come ingannevole.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
  • Per DvD: mi raccomando, la prossima volta che andrai a teatro alzati e comincia a gridare allo scandalo quando vedrai gli attori morire per finta sul palco. È incredibile che la gente pianga al cinema quando due attori si baciano sullo schermo, lo sanno tutti che è finzione. Che schifo. Il governo dovrebbe intervenire.
    Il teatro è finzione, il teatro è arte. Chi non comprende questo assioma è un cretino. Ingegnere o meno.

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  • Gentile Anna Rita Longo, vorrei farle notare che il mentalismo di Tesei è ben lontano dalla definizione classica di questa forma d’Arte, branca della prestigiazione e dell’illusionismo. Ne è conferma il passo che ha citato, dove si parla di FUSIONE di varie cose, tra cui, appunto, l’illusionismo. Non vedo dove sia l’inganno nei confronti dello spettatore.

    Uno spettacolo di teatro è SOLO tecnica attoriale? Non è FUSIONE di prossemica, ritmo, testo, luci, regia?
    Un film è SOLO un fascio di luce proiettato su un telo bianco?
    Insomma…

    Rispondi
  • Gentile sig. Pippo,
    pur rispettando il suo parere non sono d’accordo. Come scrivo nell’articolo: “Tra l’altro, molti degli “esperimenti” proposti da Tesei fanno parte del repertorio classico dell’illusionismo, anche se sono presentati in modo decisamente suggestivo, il che costituisce uno dei punti di forza dell’arte di Tesei.”
    Gli spettacoli di Tesei sono di mentalismo secondo la definizione classica e condivisa del termine ovvero “illusionismo che simula gli effetti dei presunti poteri paranormali”. L’inganno consiste nel fatto, come ho ribadito, di indurre il lettore a credere che il modo per ottenere tali effetti trascenda l’illusionismo stesso.
    Cordiali saluti.

    Rispondi
  • @Perdvd
    > mi raccomando, la prossima volta che andrai a teatro alzati e comincia a gridare allo scandalo quando vedrai gli attori morire per finta sul palco
    Non capisco l’obiezione, dov’è il nesso? Per caso c’è qualche attore che sostiene di morire sul serio e poi resuscita a fine spettacolo?
    Non mi pare che il punto in discussione sia la qualità degli spettacoli di Tesei, ma bensì il libro, e nello specifico ci si sta domandando se sia corretto lasciar intendere che alcuni effetti siano dovuti a “poteri”, cosa che ci può stare nell’ambito dello spettacolo, o siano invece “illusioni”.

    >Il teatro è finzione, il teatro è arte. Chi non comprende questo assioma è un cretino.
    E’ necessario offendere chi la pensa diversamente? A mio avviso “teatro” <> “libro”, evidentemente sarò un cretino.

    Rispondi
  • @per tutti: Condivido ancora una volta il parere della Longo e la sua scelta a quali commenti rispondere e il relativo tono e modo. Condivido anche il parere relativo all’operazione di marketing.
     
    @per gli altri: I DFTT 😉

    Rispondi
  • @Pippo
    >Uno spettacolo di teatro è SOLO tecnica attoriale? Non è FUSIONE di prossemica, ritmo, testo, luci, regia?Un film è SOLO un fascio di luce proiettato su un telo bianco?
    Ma la recensione parla del libro, non degli spettacoli, posso apprezzare lo spettacolo teatrale e non il libro o devo per forza “comprare” il pacchetto completo?

    Rispondi
  • Un’altra precisazione per il sig. Pippo.
    L’inganno di cui ho parlato nella recensione è nei confronti non dello spettatore, ma del lettore del libro. In questa sede non si discute degli spettacoli di Tesei, ma del suo libro.
    Ancora cordiali saluti.

    Rispondi
  • @ Anna Rita
    Ho vinto io, per un minuto! 😛

    Rispondi
  • Il problema di Tesei secondo me non è quello che avviene sul palcoscenico, ma quello che accade fuori. Al di sopra del palcoscenico può ovviamente inscenare qualsiasi storia, ma al di fuori no. E’ la stessa cosa che accade con quei film che, per avere più spettatori, si avvalgono di tecniche di marketing virale affermando che le loro legittime finzioni sono in realtà storie vere: un’operazione di marketing al limite della scorrettezza.
    Purtroppo Tesei in questo modo è passato al Lato Oscuro dell’illusionismo; ed è un peccato, perché ho avuto modo di vederlo dal vivo, e devo dire che è davvero bravo. E pertanto non avrebbe nessun bisogno di ricorrere a questi mezzucci per avere successo.

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  • Pippo, non c’è astio nei confronti di Tesei, ma di quello che sostiene nel libro è una cosa diversa. È stato un membro CICAP molto attivo, ma ora, personalmente, non mi piace più la usa condotta. Rimane un grandissimo artista, ma nel libro sostiene delle cose che noi non condividiamo. Tutto qui.

    Rispondi
  • Hai ragione, Luca: anche a me la condotta  USA non piace.
    P.S: Scusate se sparo gazzose, ma è per allentare un po’ la tensione. Bel dibattito!

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  • E’ importante separare le due cose: l’artista tesei (grandioso), dal libro (un flop).

    Rispondi
  • http://www.metacafe.com/watch/9300355/francesco_tesei_giovedi_25_ottobre_2012_la_vita_in_diretta/?noFBRedirect=1&noFBRedirect=1#_=
    Guardate questo video alla fine dice “Il libro che ho scritto vuole trasmettere IN UN CERTO SENSO che tutti possono farlo”. Agli spettacoli dice più o meno: “uso QUALCHE sotterfugio psicologico”.
    Appunto è il peso che diamo alle parole a creare spesso confusione ovvero IN UN CERTO SENSO.. (nel senso che se hai culo ti riesce di indovinare al primo colpo) QUALCHE… (ovvero pochissimi, magari la psicologia la uso un po’ per far star bene chi sale sul palco ma non per indovinare in che mano nasconde la moneta).
    In fondo che male c’è dire: “nei miei spettacoli uso la psicologia” e tralasciare il resto.. “si, ma per gli effetti uso tecniche illusorie”.
    Il confine spesso è invisibile tra la psicologia usata per fare missdirection ad una tecnica illusoria dichiarata e tra la psicologia usata come scusa per nascondere la tecnica illusoria, ovvero proprio pura missdirection.
    La seconda comunque è indubbiamente la via più facile, nel primo caso bisogna essere bravi a nascondere il trucco, nel secondo il trucco è già al sicuro imputandolo ai miracoli della psicologia.
    Non ho letto il libro ma mi sarebbe piaciuto un testo che prendesse giustamente in giro questo modo di operare, Derren Brown l’aveva fatto e come risposta il personaggio “mago della pnl” non ne ha risentito.

    Rispondi
  • Cara Anna Rita,

    dopo aver letto la sua recensione devo dire che la trovo veramente autoreferenziale ed autocelebrativa. Trovo oltremodo fastidiosa la sua spocchia verso “il grande pubblico” che evidentemente lei reputa così limitato da non poter trarre conclusioni proprie relative al libro, tanto da premurarsi di fornirle lei stessa. Conclusioni tra l’altro non supportate da alcuna evidenza e pertanto del tutto discutibili e me lo permetta anche molto superficiali.

    il fatto che poi lei eriga la capacità organizzativa della Sua mente come modello e decida in base ad esso che le fonti citate nel libro non permettono di “separare il grano dal loglio” “favorendo il fraintendimento” la dice lunga sulla sua presunzione, come dire ” se non lo capisco io…..”.

    la sua pretesa di suggerire all’autore inoltre come scrivere e persino i contenuti da inserire è veramente risibile, ma scusi se Lei sà così bene come scrivere un libro, perchè non lo pubblica?

    E’ evidente come Lei goda nel contemplarsi nell’ immagine  della sua idea di “scettico” come portatore della fiaccola della ragione in un mondo immerso nel medioevo. E’ come se un insegnante delle  medie pensasse di essere Pitagora solo perchè è ingrado di spiegare agli allievi il realativo teorema .

    PATETICO

    comunque l’idea che Lei rimanga “tesa e guardinga”   pronta a proteggerci e diffondere il suo verbo ” quando noto un atteggiamento non intellettualmente onesto” mi dà veramente motivo di preoccuparmi per il futuro dell’umanità.

    sicuramente, in termini di Autoapologia non penso sia Tesei la preoccupazione principale quando c’è lei in circolazione,

    Infine l’accostamento del tutto gratuito a Rol , (per carità frutto di elaborazione della sua altissima mente) conclude degnamente una pagina di NULLA.

    vista la sua fomazione , umanistica la lascio con una citazione di Wilde .

    ” un buon consiglio diamolo sempre a qualcun altro. E’ l’unica cosa da fare giacchè non è di nessuna utilità per noi stessi”
     

     

    Luciano

     

     
     
     

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    • Luciano, moderiamo i toni, grazie. Quella che stiamo commentando è una recensione che esprime un parere e lo argomenta. Lei è liberissimo di non essere d’accordo con quel parere, ma non è libero di offendere chi l’ha espresso.

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  • Caro Luciano di Samostata,
    secondo me sei Francesco Tesei. mi sbaglio? Mandaci una tua foto.
    Paki

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  • Ah, Luciano di Samosata (quello vero, del II sec.) è uno dei miei autori preferiti! Avete mai letto Alessandro o il falso profeta? Libro geniale e molto divertente dove l’autore smaschera un ciarlatano che finge poteri soprannaturali. Lo consiglio (c’è una bella edizione Adelphi del 1992). Luciano è uno scettico prima degli scettici!

    Strano che lei usi questo pseudonimo (o si chiama davvero così? perché è davvero un bel nome :-)). Comunque, conosco abbastanza bene il Luciano del II sec (no, non personalmente, niente sedute spiritiche, semplicemente ho letto e studiato diversi suoi testi) da essere convinta che se fosse vivo oggi non solo sarebbe iscritto al cicap, ma sarebbe anche perfettamente d’accordo con la recensione di Anna Rita…

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  • Io vorrei puntualizzare solo una cosa: al di la’  dei leggittimi pareri (di matrice scettica e non), devo rilevare che non c’è UN SINGOLO commento positivo al libro in questione, non UNO STRACCIO. Io il libro non l’ho letto, ma dopo questa discussione non ho alcuna intenzione di perdere soldi e tempo. Le recensioni servono proprio ad orientare l’acquisto e la lettura di libri.. il tempo è tiranno per tutti.

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  • Mi sembra che la legittima critica ad un libro, sia trascesa in una critica alla persona o al personaggio che francamente non mi pare meritata.
    Il libro, si lega anima e corpo, alla proposta artistica e teatrale di Francesco Tesei, tentando di legittimare cio’ che si fa e conferendogli delle basi argomentative.
    Non sono sufficienti? Ottimo, allora si approfondisca partendo da li.
    NOn mi pare che Tesei si sia collocato nella fascia dei guaritori o di chi esorcizza in privato magari a pagamento. Si propone sulla scena dello showbiz con i suoi spettacoli in teatro, le apparizioni in tv ed un libro.
    Scusate se non tutti quelli che lo compreranno potranno andare a sostituirlo. Forse ci vuole qualche studio in piu’.
    Detto ciò immagino la delusione, ma non ho mai visto un articolo di critica impostato allo stesso modo, di coloro che avendo acquistato e magari letto qualche manuale attoriale, stanislaskiano o de filippiano,  ma anche grotoskiano, o di chi volete voi, non sia riuscito a carpirne il mestiere trasformandosi all’istante in un grande artista.
    Pero’ con il mentalismo deve succedere. Per forza.
    IO pensavo che quel libro dovesse divertire, intrattenere e far pensare. NOn avevo idea in libreria fosse esposto tra la Bibbia e il manuale del fai da te. Quindi mi sarei aspettato eventualemtne una critica negativa un po’ piu’ leggera, spiritosa e frizzante non un processo ideologico.
    Detto cio’, auguro a Tesei che questa diatriba non finisca, perchè e’ il segno che sta raggiungendo i suoi obiettivi.
    ps Aroldo Lattarulo non e’ uno e trino. Ma unico, per cui se qualcuno si prende la sua identita’ virtuale per alzare polveroni, la differenza si vede. Strano che sia stata tollerata anche dopo l’evidenza del dolo. In quanto ad insulti, qualcuno l’ha accostato a Donascimento e nessuno ha battuto ciglio…ma io ci farei piu’ attenzione.
    Buona lettura.
     

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  • Gentile Darus,
    nel ringraziarla per il tono cortese e pacato, rispondo ai suoi rilievi.
    Un manuale di tecnica teatrale non mente sul modo di conseguire determinati risultati. Ne illustra la tecnica e i principi con onestà. Ovvio che non tutti abbiano poi le doti e la costanza per ottenerli e che un manuale per beginners si differenzi da un corso avanzato. Diverso il caso di chi, invece, indica al lettore strade differenti da quelle realmente necessarie per conseguire determinati esiti. In questo caso neppure una persona dotata e che si impegni potrà ottenere alcun risultato. Neppure la soddisfazione di realizzare un piccolo numero ad una festicciola tra amici. Infatti non ho mai detto che la lettura del libro dovrebbe creare un secondo Tesei. Le sue doti di prestigiatore sono senza dubbio non comuni. Ma affermavo che, poiché viene indicato un metodo diverso da quello reale, non si può eseguire neppure uno degli esperimenti da lui proposti.

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  • Prima di leggere questo articolo, credevo che il Mentalismo fosse, come il Tabagismo, un comportamento compusivo/ossessivo caratterizzato dallo scioglimento in bocca continuo di caramelle alla Menta.

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  • “separare il grano dal loglio” “favorendo il fraintendimento”. ??? Dicevi a me, Luciano? La Marziala di Tu’ ma’! Per cominciare. Poi vado a studiarmela su Wikipedia e, se sono insulti più gravi di quel che mi son parsi, Ti meno pure!
    P.S. Scusatemi per queste ulteriori gazzose sparate, ma mi pare che la tensione rimanga. Il dibattito è bello, ma non appassioniamoci sul personale. La prossima volta che capiterà a me, magari parlando di Omeopatia, richiamatemi all’ ordine.

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  • Ho sentito dire che lo spettacolo di Napoli è stato cancellato dopo questi commenti. Ne sapete qualcosa?
     

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  • Mi sembra poco probabile. A Napoli erano previsti due spettacoli, uno pomeridiano e uno serale. Quello pomeridiano è stato annullato, mentre quello serale si è svolto regolarmente. Nessuna delle fonti da noi reperite mette in relazione l’annullamento dello spettacolo pomeridiano e questi commenti.
    Cordiali saluti.

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  • Fare uno spettacolo di Magia ai Napoletani, facendogli anche pagare il biglietto,  è come vendere Termosifoni ai Tuareg. Immaginiamoci farne due!
    Aldo Grano, sposato con una Napoletana.

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  • Gentile Anna Rita Longo,
    nel leggere il commento del Sig. Darus Le deve essere sfuggita la prima parte di tale scritto, chiave per la lettura e la comprensione del resto del suo di lui commento, che esprime, tra l’altro, a pieno la funzionalità che assume il libro di questo nuovo autore:
    “Il libro, si lega anima e corpo, alla proposta artistica e teatrale di Francesco Tesei, tentando di legittimare cio’ che si fa e conferendogli delle basi argomentative.”
    Mi domando perciò come abbia potuto Lei rispondere in maniera logica senza toccare questo punto.
    Ritengo infatti che, evitando di rispondere a questa importantissima affermazione e verità che smonterebbe tutto il suo articolo, si ostina a dare risposte a quella che è una seconda argomentazione riportata dal Sig. Darus tralasciando volutamente il commento di cui sopra.
    Posso solo capire il suo tentativo di misdirection per non lasciare intendere il suo di Lei errore valutativo. D’altronde ciò la costringerebbe ad una nuova lettura del testo di Tesei con diverse aspettative.

    Ammetta piuttosto, come farebbe una qualunque giornalista intelligente e che non si lascia persuadere da se stessa, come direbbe l’amico Cialdini di cui spero abbia letto qualcosa, che si aspettava un manuale e non una prosecuzione del filo unico narrativo che lo scrittore tesse con il suo spettacolo.
    Per rendergliela semplice le mostro un parallelo: Acquistando questo libro era convinta di comperare un manuale di mentalismo dal titolo “Il potere è nella mente”, come acquistando i biglietti per “Il signore degli anelli” poteva essere convinta di assistere alla visione di un documentario sulla terra di mezzo.
    Dopo la lettura/visione è arrivata la recensione dove sta giudicando la veridicità del personaggio.
    Si rende conto dell’assurdo? Sarebbe come giudicare la veridicità dell’esistenza degli Hobbit.

    La sua recensione dai toni chiaramente auto celebrativi la pone inoltre nella posizione imbarazzante di chi è di fronte ad un fatto ovvio e ne urla l’evidenza. Sorrido di gusto ritenendo che sarebbe come uscire dalla sala cinematografica e cercare di convincere coloro i quali hanno con Lei assistito al film che Frodo non esiste nella realtà e perchè no, neanche BabboNatale, ma si, diciamolo a tutti: che si sappia! 

    Poi mi rendo conto che in fin dei conti questa è la rivista del cicap, e, per quello che mi riguarda, pare che argomentare l’ovvietà vestiti di saccenza  auto attribuita sia la vostra infantile politica.
    Comunque continuerà a seguire per me questa discussione mio nipote di 8 anni, si sta facendo le ossa, lui.

    N.b. Non abbiate paura di essere scorretti: non crede neanche più alla befana.

    Rispondi
  • Gentile signor Faber,
    rivolgendomi a Darus come a tutti gli altri io ho risposto solo a ciò che aveva l’aspetto – diretto o indiretto – di una domanda, di una richiesta di ulteriori chiarimenti e non a ciò che è parere personale, che si suppone soggettivo (il mio come quello di chi legge).
    Rispondo ora al suo rilievo: non ritengo – come ho ben specificato nell’articolo – che il libro di Tesei si debba considerare un manuale di mentalismo, ma di sicuro si presenta come un’introduzione (per me ingannevole) allo stesso. Vi sono rapporti con lo spettacolo di Tesei, ma ritengo che altro sia un libro e altro uno spettacolo di illusionismo. In ogni caso, la correlazione esplicita non esiste nel libro, che ho letto con estrema attenzione.
    Agli insulti al CICAP e alla mia persona, nonché alla citazione (a mio modesto parere inopportuna) di Cialdini non reputo di dover rispondere, in quanto non si tratta di richiesta di argomentazione/chiarimenti, ma dell’espressione del suo parere personale.
    Cordiali saluti.

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  • Ma uno che dice di usare capacità che in realta’ non possiede, non solo sul palco, ma anche in un libro che vuole passare per divulgativo, come lo chiamate? Io fossi uno psicologo, mi incazzerei non poco!
    Uno che scrive un libro dove mischia scienza e pseudoscienza e dove classici effetti di llusionismo vengono proposti come capacità al limite del “paranomale” come lo chiamate? Io fossi il CICAP (che tanto lo ha sponsorizzato), mi incazzerei non poco!
    Uno che dice di usare la PNL e in realtà usa tutto tranne quella, come lo chiamate? Io fossi un (vero) esperto di PNL, mi incazzerei non poco… non era gia’ abbastanza sputtanata?
    Uno che dopo gli spettacoli in cui dice di usare tecniche di PNL e persuasione alla Cialdini (ma quali su, siamo seri) e mi fa trovare all’uscita il corsetto per impararle (mica scemo), come lo chiamate? Io fossi un formatore professionista o un esperto di psicologia della persuasione (in primis Cialdini), mi incazzerei non poco!
    Uno che usa trucchi (solo ed esclusivamente trucchi… diciamocelo) che si rivende a caro prezzo per tutt’altro, come lo chiamate? Io fossi un illusionista mi incazzerei non poco! (per inciso, ma second voi, il maggiordomo che entra ed esce durante lo spettacolo sta li solo a fare la figura dello schiavetto o si smazza quasi tutto lo spettacolo? 😉 )
    Per fortuna che il mentalista di riferimento, ovvero Derren Brown, ha gia’ scritto e detto su questi fenomeni e il suo giudizio è abbastanza lapidario!
    Voi, dico voi…. come lo chiamate?
     

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