NDE: intervista a Dean Mobbs
Intervistiamo sul tema delle esperienze di pre-morte Dean Mobbs, neuroscienziato dell’Università di Cambridge e autore di un articolo scientifico sull’argomento, pubblicato lo scorso anno su Trends in Cognitive Sciences.
Quali sono le esperienze più comuni durante una NDE? La visione del suo collega Eben Alexander, in questo contesto, può considerarsi anomala o tipica?
Gli aneddoti riferiti più spesso sono: esperienze fuori dal corpo, visione di tunnel e di persone care defunte, flashback della propria vita, ingresso in un mondo meraviglioso e luminoso e una sensazione o l’esperienza cosciente di essere morti. Sembra quindi che la sua (di Alexander) esperienza non sia in realtà diversa da altre simili.
Eben Alexander afferma di aver avuto la visione di uno scenario paradisiaco in un momento in cui la corteccia cerebrale è risultata priva di attività. E’ possibile? E’ vero che in queste condizioni non c’è attività corticale e che il fenomeno è inspiegabile?
Innanzitutto, non è chiaro se la sua corteccia fosse inattiva per tutta la durata del coma. Gli è stata misurata in maniera continuativa l’attività cellulare e neurale? Altrimenti non può sapere se ci sia stata una sporadica attività corticale spontanea (cosa che può accadere anche nelle allucinazioni). Inoltre, che cosa significa “inattiva”? Se intende dire che fosse morta o non ricevesse ossigeno, allora ci aspetteremmo che si verificasse una decomposizione e un conseguente danno cerebrale permanente. Se Alexander avesse ragione, ciò significherebbe anche che le aree subcorticali non hanno alcun ruolo in simili esperienze. Di conseguenza questa sua affermazione non ha senso.
In generale, che cosa pensa delle dichiarazioni di Eben Alexander?
Ritengo che ricordi di aver avuto una simile meravigliosa esperienza. Che però può essere spiegata dalle nostre conoscenze sul cervello.
E’ possibile che frammenti incoerenti di un’esperienza di NDE vengano poi riuniti per dare origine a una visione coerente?
Sì, certamente; la gente ricorda spesso le cose in maniera differente da come erano davvero (si veda ad esempio l’ottimo e stupefacente lavoro di Elizabeth Loftus sui falsi ricordi). Nel suo stato neurologico, il cervello potrebbe creare molti e potenti ricordi e visioni. Ciò non vuol dire che siano veri.
Che spiegazione fornisce la scienza alle NDE?
Come abbiamo spiegato nel nostro recente articolo, le NDE possono essere evocate mediante la stimolazione elettrica della corteccia parietale. Nella sindrome di Cotard, ad esempio, i pazienti hanno la sensazione di essere morti e a volte addirittura vedono la propria carne decomporsi. Vi sono molti gravi disturbi visivi come la sindrome di Charles-Bonnet in cui i soggetti vedono mostri, fantasmi o perfino fate. Queste ed altre allucinazioni/manie sostengono l’idea che il cervello umano abbia la capacità di inventare esperienze e creare la percezione di nuove realtà. Infine, come da noi menzionato, le NDE sono anche ugualmente comuni tra persone che non sono vicine alla morte, ma sono svenute o dormono. In più, la maggior parte delle persone che “muore” e viene clinicamente “resuscitata” non riferisce alcuna esperienza di NDE.
Ci sono esperimenti in corso che potrebbero chiarire meglio il meccanismo delle NDE?
Non ne conosco alcuno. Di sicuro nessuno che sia stato condotto usando metodi standard di comprovato valore.
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“le NDE sono anche ugualmente comuni tra persone che non sono vicine alla morte, ma sono svenute o dormono.” Prima di tutto le esperienze di questo tipo di chiamano OBE (Out of Body Experiences) e non NDE. Provare a spiegare razionalmente le NDE tramite le OBE è un vero e proprio suicidio per uno Scettico, perché le OBE, semmai, documentano come capita di uscire dal corpo ancora vivi e vegeti, non traumatizzati. Vi sono persone in grado di farlo per dono naturale, altre per lunghi training tramite Maestri spirituali. Poi possiamo benissimo dire che sono tutte bugie, fantasie, sogni, se non vogliamo metterci a studiarle seriamente. In genere, quando succede agli impreparati, lo spavento scioccante è la conseguenza più comune. Capitò a mio suocero, sei anni prima di morire, quando ancora stava benissimo.
Il signor Dean Mobbs è male informato sul fatto che non si starebbero conducendo ricerche serie sulle NDE, infatti da 2 anni Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all’Università Statale Stony Brook di New York, in collaborazione con la Università inglese di Southampton, ha lanciato il programma AWARE (AWAreness during REsuscitation – Consapevolezza durante la rianimazione), la ricerca sulle esperienze riportate dai rianimati più estesa del mondo che coinvolge ormai ben 25 Ospedali sparsi nel Regno Unito, Europa centrale e Stati Uniti, Brasile e India. Durante lo studio AWARE, i medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del cervello e della coscienza durante l’arresto cardiaco. Si attende la pubblicazione dei risultati. Il fatto che Mobbs confonda le esprienze OBE con le NDE è significativo: infatti l’errore più comune di alcuni neurologi che hanno provato a parlare delle NDE è quello di considerare solo alcuni fenomeni parziali che si possono indurre, ma non l’esperienza NDE nella sua totalità che risulta molto ricca, reale e convincente, senz’altro molto lontana da fenomeni di allucinazione, e con la proprietà notevole di rappresentare una esperienza che cambia profondamente la concezione della vita di quelli che l’hanno avuta, cosa che non capita per le esperienze parziali o allucinatorie.
Suggerisco a tutti gli interessati di prendere attenta visione dello studio -con protocollo scientifico- svolto dal dott. Pin van Lommel.
ecco uno dei tanti link che ne riportano i contenuti
http://www.nderf.org/Italian/von_lommel_italian.htm