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Unicorni in Nord Corea

Alcuni giorni fa, il Corriere della Sera ha pubblicato un’intrigante notizia: il ritrovamento di una “tana di unicorno” da parte di un gruppo di archeologi nordcoreani. La fonte era l’agenzia di stato Kcna che, in un comunicato stampa, rendeva noto che:

Gli archeologi dell’Istituto di storia dell’Accademia delle scienze sociali della Repubblica Democratica Popolare di Corea hanno recentemente scoperto i resti di una tana del liocorno cavalcato da Re Tongmyong, fondatore di Koguryo, il primo impero feudale della Corea.

Completavano il quadro alcuni dettagli: il rifugio del mitico animale sarebbe stato localizzato a 200 metri da un tempio a nord di Pyongyang, al cui ingresso si sarebbe trovata una pietra rettangolare recante l’iscrizione «Tana dell’Unicorno».

Per la verità, il comunicato non si riferiva esattamente a un liocorno, il leggendario animale  sulle cui origini si contano svariate teorie (ne trovate qui un’interessante rassegna, curata dallo zoologo Lorenzo Rossi).

Quello nordcoreano sarebbe invece un “Kirin” o “Qilin”, una creatura tipica della mitologia orientale. Tracciarne un ritratto è impresa assai ardua, perché le sue descrizioni variano notevolmente: viene a volte dipinto come chimera con corpo di tigre e testa di drago, o come un essere simile a una giraffa, ma con scaglie di serpente; in alcune rappresentazioni, poi, viene raffigurato con una protuberanza sulla fronte, ragion per cui si è guadagnato l’appellativo di “unicorno cinese”.

In ogni caso, Kirin o unicorno, quello descritto dal Corriere della Sera sarebbe comunque un ritrovamento notevole. Eccezionale scoperta criptozoologica, o scherzo di archeologi burloni? In realtà, la soluzione del mistero è molto più prosaica: si tratta di un banale errore di traduzione.

Ciò che intendevano gli archeologi era di aver ritrovato le rovine di un’antica e mitica città, Kiringul. Chi ha letto il comunicato, però, ha commesso l’ingenuità di tradurne letteralmente il nome, che effettivamente suona come “rifugio del Kirin” (o, ancor meno accuratamente, “tana di unicorno”).

Per intenderci, è come se un archeologo statunitense affermasse di aver scoperto i resti dei primi insediamenti di Phoenix, in Arizona, e qualche giornale lo interpretasse distrattamente come il ritrovamento della leggendaria fenice.

La notizia riportata dall’agenzia Kcna, quindi, aveva un senso completamente diverso da quello datogli dalla quasi totalità dei mass media occidentali: la città di Kiringul fa parte della mitologia coreana, e viene associata al re Tongmyŏng, fondatore del Regno di Kokuryŏ (37 a.C. – 668 d.C). E la sua identificazione con la moderna Pyongyang sarebbe una scoperta estremamente interessante.

Il ritrovamento, comunque, sembra non aver convinto tutti gli archeologi: come per altri luoghi leggendari del calibro di Camelot o Atlantide, molti storici tendono a considerare Kiringul alla stregua di un semplice mito. Ma in fondo questa opinione era la stessa che gravava sulle spalle della mitica città di Troia, fino alle scoperte archeologiche di Heinrich Schliemann. Quando i ritrovamenti annunciati dall’agenzia di stampa coreana saranno sottoposti al vaglio della comunità archeologica internazionale, potremo finalmente sapere se le prove sono sufficienti a far passare Kiringul dal mito alla storia. La notizia riguardo alla tana di unicorno, invece, può già essere archiviata come bufala.

Immagine: Qilin del periodo Ming, foto di Leonard G., da WikiCommons, licenza CC SA 1.0

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

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