Studiare il cervello dei medium
Cosa accade quando un medium sostiene di canalizzare o di parlare con gli spiriti? Coloro che ci credono affermano che in realtà i sensitivi si mettono in contatto con entità non fisiche, e che parole e azioni canalizzate provengono da un luogo esterno rispetto al cervello. Secondo l’interpretazione scettica la medianicità, di qualunque tipo, non è niente di più che una performance. La verità risiede nel cervello del medium e, dato che non possiamo leggere la mente, a quanto pare ci sarà sempre posto per l’interpretazione.
La situazione, tuttavia, potrebbe cambiare grazie allo sviluppo di tecnologie che sbirciano direttamente nell’attività cerebrale. L’elettroencefalogramma (EEG), la risonanza magnetica funzionale (RMF), la tomografia a emissione di positroni (PET) e la tomografia computerizzata a emissione di fotone singolo (SPECT) sono tutti metodi utilizzati per osservare il funzionamento del cervello. Un recente studio ha adottato quest’ultima tecnica, la SPECT, per osservare i cervelli dei medium durante l’esecuzione della psicografia, scrittura automatica che essi sostengono provenga da una fonte esterna, cioè gli spiriti.
Lo studio ha coinvolto soltanto dieci soggetti, cinque psicografi principianti e cinque esperti (con un’esperienza che va dai 15 ai 47 anni). Ad ogni soggetto è stato chiesto di produrre uno scritto normale, e poi di produrre una scrittura “automatica” durante il presunto stato di trance. I ricercatori hanno scoperto due cose: che la scrittura degli psicografi esperti (ma non dei principianti) era molto più complessa nello stato di trance che nel campione di controllo, e che gli psicografi esperti (ma non i principianti) durante la scrittura nello stato di trance avevano un’attività ridotta in alcune parti del cervello collegate agli stati cognitivi più elevati. In particolare:
Rispetto alla loro scrittura normale (non in trance), durante la psicografia gli psicografi esperti hanno mostrato livelli più bassi di attività nel culmen sinistro, nell’ippocampo sinistro, nel giro occipitale inferiore sinistro, nel giro cingolato anteriore sinistro, nel giro temporale superiore destro e nel giro precentrale destro.
Per chiarire, entrambi i gruppi hanno mostrato attività nelle parti del cervello che sono coinvolte nella scrittura (quelle sopraelencate). Il livello di attivazione era appena un po’ inferiore negli psicografi esperti, in confronto alla scrittura base (non in trance) e agli psicografi meno esperti.
Gli autori riconoscono alcuni limiti nel loro studio:
Un limite di questo studio deriva dall’esiguo campione, il quale manca dell’analisi dettagliata che un campione più grande potrebbe sostenere. Abbiamo usato solo una soglia per gruppo come correzione per valore singolo, poiché la correzione per confronti multipli sarebbe troppo tradizionale per tale studio esplorativo. In uno studio più ampio, tuttavia, potremmo condurre un’analisi più robusta per correggere per confronti multipli, in aggiunta alla correzione per piccole quantità.
Gli autori inoltre correttamente definiscono “esplorativo” il loro studio, il che sta a significare che non possiamo considerare i risultati come affidabili o definitivi. È uno studio molto ristretto, progettato per cercare un qualsiasi schema interessante ma incapace di distinguere schemi veri da coincidenze illusorie o statistiche. Non hanno corretto per confronti multipli, e ciò significa che qualsiasi schema fortuito sarebbe potuto emergere. Inoltre, la risonanza SPECT (qualsiasi tipo di risonanza cerebrale funzionale, a dire il vero) è abbastanza rumorosa nella generazione dei dati, rendendo necessari molti soggetti e molti tentativi per estrapolare dal rumore un segnale reale.
Pertanto qualunque interpretazione di questa ricerca deve essere preliminare e provvisoria. Gli stessi autori riconoscono che lo studio necessita di essere ripetuto con un numero maggiore di soggetti.
Se, tuttavia, prendiamo i risultati per buoni, cosa potrebbero significare? Va ricordato che gli autori non stanno cercando di trovare un motivo per cui la psicografia possa essere un fenomeno paranormale o “extraneurologico”. Usano la psicografia come esempio di uno stato dissociativo. Concludono semplicemente che è improbabile che gli psicografi esperti stiano imbrogliando o recitando, e che sembrerebbe esserci un legame con l’attività delle regioni del cervello elencate, in relazione alla complessità della scrittura.
Riconosco che è ragionevole, fino a un certo punto. Credo stiano commettendo una fallacia logica di falsa dicotomia. È possibile che alcuni o tutti gli psicografi esperti abbiano consapevolezza di quello che stanno facendo (sanno di fingere), eppure hanno sviluppato la loro tecnica al punto tale da eseguirla in gran parte inconsciamente. È anche possibile che interpretino come spirituali i loro stati dissociativi. Secondo la mia opinione, tale studio non fornisce nessuna prova per scindere queste due possibilità.
Esiste un’interpretazione puramente neurologica dei risultati, che sono compatibili con studi precedenti (e di nuovo, non penso che gli autori stiano cercando di mettere in discussione questo). È stato dimostrato che la competenza in alcune mansioni è associata a livelli più bassi di attivazione nelle aree cerebrali correlate. Secondo l’interpretazione standard di questo fenomeno, con l’allenamento e la pratica il cervello diventa più efficiente nell’esecuzione di queste mansioni. Alcuni elementi di una procedura si impiantano nelle zone subconsce del cervello cosicché richiedono meno sforzo conscio per venire eseguite.
Nello sport, per esempio, gli esperti professionisti parlano spesso della necessità di “lasciarsi andare” e permettere che il loro corpo faccia quel che sa di saper fare. Chiunque sia diventato anche moderatamente qualificato in un’attività fisica complessa (come lo sport, o suonare uno strumento musicale) avrà fatto questa esperienza. Dopo un po’ la tecnica giusta diventa automatica, e non devi più pensare a ogni dettaglio, lo fai e basta. Hai ancora un controllo cosciente, è solo che serve molto meno sforzo cerebrale e riesci ad operare molto più velocemente e facilmente.
L’interpretazione più sobria dell’attuale studio, quindi, è che la psicografia è semplicemente un’abilità tenuta in allenamento che gli esperti eseguono con un’efficienza neurologica maggiore rispetto ai principianti, così come una qualunque altra abilità coltivata. Non sorprende nemmeno l’accresciuta complessità della scrittura. Dopo aver eseguito la scrittura automatica per decenni, mi aspetto che gli esperti siano in possesso di un vasto repertorio di frasi e idee da potere tirar fuori senza bisogno di nuova creatività. Non devono riscoprire l’acqua calda a ogni lettura. In questo modo, sono come un qualsiasi cold reader [lettore a freddo].
Penso che sia possibile per i medium di ogni ordine e grado diventare talmente bravi in quello che fanno da sembrare loro automatico. Possono, quindi, arrivare a credere a quel che loro stessi pubblicizzano, e cioè che la loro performance sembri automatica non perché la fanno da anni, ma perché la fonte delle informazioni deriva realmente dall’esterno. Essa proviene, è vero, da un posto diverso dalla loro mente cosciente; proviene dal loro subconscio, e non c’è bisogno di speculare su una fonte non fisica. Sarebbe analogo a un presunto sensitivo che avendo delle intuizioni e riuscendo a trarre osservazioni e conclusioni probabilmente vere sulle persone, interpretasse quell’intuizione come una capacità paranormale.
Trovo inoltre molto eloquente la differenza tra psicografi principianti ed esperti. Se la psicografia consistesse davvero nell’entrare in uno stato di trance in cui è un’altra entità che prende il controllo e produce lo scritto, perché dovrebbe esserci una qualche attività delle aree cerebrali coinvolte in tale scrittura, e perché la differenza tra principianti ed esperti? Delle due l’una: la fonte della scrittura è lo psicografo o qualche altra entità. Mi aspetterei, dunque, un duplice risultato con “truffatori” e medium veri che mostrano schemi di attività cerebrale totalmente diversi. Non dovrebbe esistere neanche un legame diretto con l’esperienza, dato che si potrebbero riscontrare truffatori esperti e psicografi principianti ma autentici.
Il quadro dei risultati, tuttavia, è del tutto conforme alla conclusione che la psicografia è una performance dello psicografo, un’abilità che si sviluppa nel tempo come una qualsiasi altra abilità.
Articolo originale pubblicato da Steven Novella su SkepticBlog. Si ringrazia Valentina Peracchia per la traduzione. Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay
EEG,RMF,PET,SPECT.Ci scommetto : queste diagnosi non daranno alcun esito positivo.Mentre scommetto che se passano dalla trasmissione “Mistero”e dall’indagatore Gulla’.eehhhhh…….
“Secondo l’interpretazione scettica la medianicità, di qualunque tipo, non è niente di più che una performance.” Ma davvero? E io che pensavo che il CICAP fosse composto di soggetti senza pregiudizi e alla sincera ricerca della Verità! Se è così è inutile che facciate finta di esaminare questo lavoro e quello citato in letteratura all’ interno, che di Medium ne ha studiati addirittura 115. Ma Vi rendete, almeno, conto che un giudizio del tipo “la medianicità di qualunque tipo” ha un senso scientifico pari, per cultura, intelligenza e razionalità, a “i tumori di qualunque tipo”?
Un altro punto dolente del Vostro esame di questo Lavoro è: “Lo studio ha coinvolto soltanto dieci soggetti, cinque psicografi principianti e cinque esperti (con un’esperienza che va dai 15 ai 47 anni). ” Immagino che Luk Blacks e tutti gli altri Cicappini siano contenti di ciò e, senza leggere il lavoro, si siano fatti l’ Idea che 5 di questi Sensitivi siano principianti, ovvero stiano facendo un corso e provino a fare scrittura Automatica da 1 anno o meno. Mentre gli altri 5 avrebebro una esperienza che va dai 15 ai 47 anni.In realtà, se si legge il Lavoro, si capisce che il tempo minimo di attività di scrittura automatica è 15 anni per tutti e 10, e il massimo è 47 anni. Non ho visto in base a quali criteri i Medici firmatari abbiano suddiviso i Volontari in più o meno esperti. Non mi pare sia stato chiarito. Messa così, sembra un puro loro arbitrio, perché 15 anni di esperienza di Scrittura Automatica non sono pochi in nessun caso. Ora, se vorrete avere la cortesia di chiarirmi questi due punti proseguirò nella disamina dello Studio, altrimenti, lo ripeto, ce lo possiamo risparmiare entrambi.
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L’articolo non è opera del CICAP, ma di Steven Novella, che è noto per essere uno scettico piuttosto duro. In ogni caso il punto dell’articolo sono i dati sperimentali, ed è quello che si deve analizzare. A questo proposito, il motivo della suddivisione in principianti/esperti è abbastanza evidente dalla tabella 1, in cui si vede che sono stati valutati non solo gli anni di attività, ma anche il numero di psicografie per mese.
Mi sembra un articolo sensato e condivisibile.
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