Le guerre elettromagnetiche sbarcano su “Limes”
Sul numero di gennaio del prestigioso mensile di geopolitica, il generale Fabio Mini parla a briglia sciolta di HAARP, tsunami e terremoti artificiali.
Già pubblicato nel 2007, l’articolo sulle guerre del clima del generale in pensione dell’esercito italiano Fabio Mini (nel 2003 a capo della forza di pace in Kosovo) torna su Limes aprendo il numero di questo mese dei “classici” della prestigiosa rivista di geopolitica. Un numero che si concentra sui temi scottanti di ambiente, cambiamento climatico ed energia, collegandoli alle tematiche della difesa e della politica estera. Ma nell’articolo “Owning the Weather: la guerra ambientale è già cominciata” troviamo delle teorie che i lettori di Query conoscono da tempo. Per esempio, quelle sulla natura artificiale dello tsunami devastante che il 26 dicembre 2004 ha colpito il Sud-est asiatico, provocando centinaia di migliaia di morti.
«Chi aveva le informazioni sull’imminente tsunami asiatico del 2004 non le ha passate ai paesi interessati pensando che la popolazione che sarebbe stata colpita, in massima parte islamica, non meritasse un tale regalo di Natale», scrive Mini. Di quali informazioni si parla? Se l’accusa riguarda il mancato sistema di early warning subito successivo al terremoto, che avrebbe permesso di dare agli abitanti delle città costiere qualche minuto prezioso per mettersi in salvo, si tratta di una riflessione che coglie nel segno, tant’è vero che oggi siamo abituati a ricevere gli allarmi tsunami anche sulla homepage di Google. Ma allora come oggi non era possibile prevedere un imminente terremoto.
Procedendo nella lettura, la teoria dietro a questa vaga affermazione comincia a farsi chiara. Non è la prima volta che l’autore fa riferimento al documento che dà il titolo al suo articolo: Owning the Weather in 2025, “possedere il clima entro il 2025”, è un paper dell’ormai lontano 1996 redatto da un gruppo di esperti dell’Air Force nell’ambito di un’analisi di lungo periodo sulle strategie della Difesa americana per mantenere il predominio aereo e spaziale nei decenni a venire. Il paper è diventato noto tra i sostenitori delle scie chimiche, perché gli autori parlano senza peli sulla lingua di droni capaci di modificare le condizioni meteorologiche e produrre uragani a comando per ottenere vantaggi tattici. Ma, come si legge nell’introduzione, il documento non delinea una vera strategia adottata dalla Difesa USA: si limita piuttosto a presentare «fictional representations of future situations/scenarios», ossia rappresentazioni ipotetiche – fantasiose, si potrebbe aggiungere – di scenari futuri. Scenari che invece l’autore dell’articolo di Limes giudica reali e attuali. La tesi è chiara: «Qualsiasi teoria del complotto prima o poi si rivela fondata e se fino a ieri la realtà superava qualsiasi immaginazione oggi l’immaginazione crea la realtà».
Ma di quale realtà si parla? Procedendo nella lettura, si scopre che secondo il generale Fabio Mini i test atomici condotti nel corso della Guerra fredda «hanno messo a punto la guerra sismica, che prevede la produzione di terremoti, la guerra ionosferica che prevede l’alterazione dello strato elettromagnetico che avvolge la Terra, l’alterazione della fasce di Van Allen… e dello strato dell’ozono». È qui che si entra nel cuore delle argomentazioni. I riferimenti sono alle ricerche del professor Thomas Leech, ingegnere australiano che durante la Seconda guerra mondiale «condusse esperimenti per conto degli americani e degli inglesi cercando di provocare onde anomale in corrispondenza di particolari bersagli nel Pacifico», attraverso la detonazione di bombe sottomarine. I dettagli di quell’esperimento vennero effettivamente resi noti dal governo della Nuova Zelanda nel 1999, ma si scoprì trattarsi di un flop: nonostante l’esplosione di migliaia di mine subacquee, Leech non riuscì a produrre nessun’onda di qualche rilievo e gli americani persero l’interesse per l’argomento.
Avevano del resto ben altri progetti da portare avanti: quelli della bomba atomica. Ma, secondo Fabio Mini, proprio le bombe nucleari si sarebbero successivamente rivelate in grado di ottenere ciò che il professore australiano non era riuscito a fare. La supposizione dell’autore è che il terremoto a Bam in Iran del 26 dicembre 2003 e lo tsunami indonesiano dello stesso giorno del 2004 siano collegati: «L’intervallo di un anno esatto… non è apparso una coincidenza. Così come è apparsa sospetta l’offerta immediata di aiuto degli Stati Uniti all’Iran islamico, “Stato canaglia” e membro dell’“asse del male” nonché loro peggior nemico, quasi ad enfatizzare la magnanimità dello spirito messianico e natalizio cristiano». E l’analogo invio di aiuti in Indonesia da parte degli americani sarebbe collegato al fatto che «da tempo la Exxon Mobil cerca di avere una base permanente per lo sfruttamento delle considerevoli risorse minerarie e di idrocarburi».
Oltre alle armi tettoniche, gli USA possiederebbero anche armi atmosferiche in grado di produrre onde elettromagnetiche per alterare la ionosfera. E qui spunta l’HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), il famoso programma per lo studio della ionosfera condotto dagli Stati Uniti in Alaska e che secondo le teorie complottiste sarebbe in realtà una base per produrre uragani a distanza (tra le altre cose). È noto che gli esperimenti atomici nell’atmosfera, messi al bando o sospesi con una moratoria accettata anche dagli Stati Uniti, hanno dimostrato le gravi conseguenze che provocherebbe un impulso elettromagnetico nella ionosfera: distruzione di buona parte dei sistemi elettrici a terra e danni enormi. Ma se HAARP stesse davvero lavorando a questo, dovrebbe produrre un’energia superiore a quella di una testata nucleare ed essere in grado di trasmettere tale energia nella ionosfera. Gianni Comoretto, astrofisico all’Osservatorio di Arcetri e socio del CICAP, ha abbondantemente smentito quest’ipotesi in un articolo nel quale osserva che «le onde emessa da HAARP già dopo il primo rimbalzo sono talmente disperse da essere più deboli di quelle prodotte da qualsiasi emittente radiofonica».
E così come le onde lunghe captate dalla nostra radio non sono in grado di friggere i sistemi elettronici (altrimenti le radio non funzionerebbero), difficilmente riuscirebbero a produrre uragani artificiali. Secondo il generale Mini, tuttavia, ciò è possibile e si tratta di una tecnologia che anche l’ex URSS possiederebbe: l’autore cita il dottor Thomas Bearden, famoso per la sua invenzione di un congegno (non funzionante) in grado di produrre energia dal vuoto (lo Skeptical Inquirer scoprì tra l’altro che il suo presunto PhD al Trinity College era stato in realtà comprato da un’istituzione priva di sede fisica e dotata solo di una casella postale nel South Dakota), secondo cui i sovietici «con i primi esperimenti riuscirono a trasmettere attraverso una barra l’onda elettromagnetica portante di una sinfonia di Mozart ad una velocità di 4,7 volte superiore a quella della luce». Un’affermazione piuttosto impegnativa dal punto di vista scientifico, considerato il limite invalicabile della velocità della luce, seguita poi da dichiarazioni riguardo la capacità di far esplodere un sottomarino atomico americano nel 1963 «con un’arma a onde longitudinali» e da un tentativo dei russi di modificare sostanzialmente il clima del Nordamerica a partire dal 1976, con inverni sempre più rigidi ed eventi sempre più estremi come gli uragani.
Infine, utilizzando le onde «per alterare le masse terrestri continentali o sottomarine», secondo Fabio Mini è possibile attivare le proprietà piezoelettriche delle rocce, cosa che se avviene a ridosso di una faglia tettonica finisce «per far scivolare una parte della frattura rispetto all’altra e ad innescare crolli tettonici e terremoti». Una simile energia sembra però essere ben lontana dalla portata del sistema HAARP. Calcoli alla mano, Comoretto fa infatti notare che l’energia che HAARP sarebbe in grado di accumulare è «dell’ordine dei microwatt per metro quadro», inferiore alla produzione di «un pannello fotovoltaico illuminato dalla Luna».
Dichiarando infine che il cambiamento climatico sarebbe dovuto almeno in parte esperimenti militari in corso da parte degli Stati Uniti e della Russia, Fabio Mini sembra sposare una versione particolarmente originale delle teorie alternative sul climate change. Che forse non è proprio la posizione che Limes prende nel volume, anche ammettendo che la rivista diretta da Lucio Caracciolo rientri tra i sostenitori delle teorie del complotto.
Foto di Michael Kleiman, US Air Force, da Wikimedia Commons, pubblico dominio
Mini deve essersi fumato della roba veramente buona quando era in Kosovo.
Saluti,
Mauro.
Ringrazio Query per l’ articolo e per questo splendido ripasso non solo delle Teorie Complottiste che combatte, ma delle prove degli intenti, comunque criminali, degli USA e di altre Superpotenze Terrestri.
Opinione mia in sintesi: Fabio Mini non fuma roba, è una persona estremamente intelligente e documentata. Non lo leggo su Limes perché non leggo Limes, ma andrò a vedermi in rete l’ articolo originale. Spesso invitato su Radio 3 come esperto militare, si è sempre espresso con grande indipendenza di pensiero, qualità non comune tra i Militari, nemmeno quando sono in pensione. Oggi, ad esempio, il Gen. Aeronatico in pensione Tricarico ha ribadito, negando ogni evidenza, la tesi della bomba nella toilette del DC 9 di Ustica. 2) Anche se concordo spesso con le analisi politico/strategiche di Mini, ad esempio quando documenta come le recenti Guerre in Iraq, Kosovo, Afghanistan, Somalia e Mali siano perdenti e stupide da un punto di vista strategico, questo non vuol dire che anche lui, come tutti noi quando abbracciamo una parte politica o filosofica, si possa prender clamorosi granchi. Quindi se crede che gli Americani siano in grado di condizionare il clima e i movimenti tellurici sbaglia. Che ci provino è vero, ma che ci riescano no. Al massimo inquinano e spesso si fanno male da soli, come tutti gli oligofrenici dotati di armi potenti e mezzi ingenti.
Fabio Mini, come tutti, è una persona intelligente e documentata su alcune cose, e ignorante su altre.
Per fare un banale esempio, il documento “owning the weather” conclude che, se siamo (sono) bravi, usando al meglio tutte le tecnologie che potrebbero essere disponibili nel 2025 si riuscirà a controllare il tempo meteorologico (ma non certo i terremoti) in un’area di qualche centinaio di kmq, poco più di una decina di km di raggio. Senza entrare nel merito della credibilità di questa affermazione (si tratta comunque di una proiezione decenni nel futuro), non comporta certo creare un tornado, o una tempesta, ma far piovere o impedire di piovere in un’area circoscritta, come può essere un singolo campo di battaglia. Non riguarda il clima, che è una cosa differente. Usare quindi QUEL documento per fare quel tipo di affermazioni è come prender eun progetto per una futura missione sulla Luna e usarla per dire che oggi andiamo segretamente su Proxima Centauri.
In una intervista sulle “scie chimiche”, Mini dichiarava candidamente di non averle mai notate prima, e di chiedersi come fosse possibile che certi giorni ci fossero e altri no. Cioè dichiarava di essere assolutamente incompetente a riguardo. Niente di male, probabilmente se io dovessi parlare di strategia militare infilerei perle simili, ma appunto non mi qualifico come “stratega indipendente”.
Cari amici prepariamoci ad un nuovo medioevo, con tanto di draghi, cavalieri senza testa, streghe e folletti. L’umanità ha troppe informazioni e le usa male. Una volta sentivi parlare di meccanica quantistica se eri un fisico. Oggi la trovi su google. Una volta avevi la preparazione necessaria per interpretare le informazioni tecniche, oggi di elettromagnetismo ne parla pure l’idraulico (senza nulla togliere agli idraulici). Guardatevi lo scherzone del DHMO, illuminante. Mi occupo di sicurezza sul lavoro, i campi elettromagnetici sono le nuove streghe. Leggi incoerenti e sentenze preoccupanti mi fanno venire la voglia di fare l’eremita. Ultima osservazione, ma se i militari cattivoni vogliono distruggere il mondo non possono bombardarlo come hanno sempre fatto? Tecnologia collaudata, più semplice, più efficace!!!
mala tempora currunt sed peiora parantur…
Io trovo sempre molto divertenti le teorie complottiste, quasi una commedia dell’arte delle convinzioni umane e delle euristiche deviate di certi individui che in fondo mi fanno anche tenerezza vogliono credere di vedere cose dove non ci sono e finiscono col crederci alcuni poi veri malintenzionati ne ricavano guadagni, e ciò è disdicevole, a dir poco; La realtà scientifica è l’unica medicina contro tale “disfunzione” Medioevale come suggerisce Paolo… Sono felice che esista una cosa come il Cicap… Continuate sempre
Mi spiace leggere su Query questo post/articolo palesemente non corretto: si fanno dire al Mini cose che non dice. L’articolo di Limes è facilissimamente reperibile su internet e ognuno può giudicare da sé (linkarlo nel testo -o segnalare dove trovarlo- sarebbe la norma, vista la critica espressa qui).
Leggendo l’articolo, tutte le 17 pagine, (e collegando le varie frasi tra loro anche se separate da punti!) non rimane alcun dubbio: Mini non sposa né teorie complottiste, né le esagerazioni e la propaganda di Bearden. Le riporta, ma come fenomeno degno di attenzione nonostante si tratti di “speculazioni” e “esagerazioni” a cui “fare una generosa tara”. Controllare per credere (ovviamente 😉
Consiglio (e sinceramente mi aspetto) una rilettura con più impegno sulla comprensione del testo e un nuovo post più centrato, per riparare allo scivolone che, per carità, può capitare. Ma insomma…
Certo il Mini non è infallibile e si può criticare la sua prosa che non si confà al lettore disattento. Ma questo riguarda al massimo una rivista sugli stili narrativi, non Query.
Un saluto a tutti (ah, ho faticato tantissimo per inserire il commento… l’interfaccia ha qualcosa che non va…)
Gentile Ettore,
è senz’altro vero che il generale Mini afferma nell’articolo che le teorie di Bearden vadano considerate solo facendone “una generosa tara”, ma le citazioni virgolettate qui riportate non lasciano dubbi, e non ne lasceranno a chi legge l’articolo di Mini, sul fatto che il generale dia assolutamente per certa l’esistenza di armi tettoniche e l’uso di HAARP come base per attività di guerra elettromagnetica… Che è il succo del problema sollevato qui su “Query”.
Apprezzo molto la sua cortese risposta, ma rimango perplesso.
I brevi e decontestualizzati virgolettati che cita non risultano rappresentativi, inoltre l’articolo non corrisponde a quello del Mini quando lei ne riassume e presenta le posizioni.
Propongo un ulteriore virgolettato, più ampio di una singola frase:
“Purtroppo molte illazioni non sono peregrine e anzi si basano su capacità e tecnologie ormai accertate e consolidate anche se ufficialmente negate o minimizzate. Nessuno ha più voglia di aspettare alcuni anni per scoprire che quello che pensa oggi è vero. Preferisce ritenerlo subito vero con la certezza che comunque lo sarà.
Ed è questo che succede in due campi fondamentali dell’applicazione tecnologica alla guerra ambientale: il ricorso alle esplosioni convenzionali o nucleari per la produzione di terremoti e maremoti e l’uso delle emissioni elettromagnetiche per la modifica del tempo meteorologico, del clima e delle condizioni di vita”
Ci vedo un uso disinvolto del punto e del capoverso, ma non il sostegno di tali illazioni: sta solo parlando di un atteggiamento dell’opinione comune, che dà per vere delle ipotesi senza attendere conferme su due punti in particolare – armi tettoniche, armi elettromagnetiche-climatiche
E per le armi tettoniche, prosegue il discorso con “La porta è più che mai aperta a speculazioni non del tutto peregrine”. Ben diverso dalla certezza che lei descrive.
Lei dice inoltre che il Mini sostiene l’uso di HAARP per la guerra elettromagnetica quando il tema è più sotto reintrodotto con “Il secondo campo di speculazioni verosimili ma non ancora verificate riguarda la capacità di alcune armi ad onde elettromagnetiche di provocare […] terremoti, maremoti […] e pilotare cataclismi atmosferici”. Non mi sembra proprio un sostegno…
Mi sfugge come le speculazioni, le illazioni non verificate descritte nell’articolo di partenza diventino certezze attribuibili all’autore arrivando su Query.