Fanta-scienza

Andata e ritorno per Marte nel 2018

Il miliardario Dennis Tito ha fatto parlare di sé per la prima volta nel 2001, quando si era finanziato una spedizione turistica nello spazio, passando otto giorni sulla stazione spaziale internazionale, alla modica cifra di venti milioni di dollari. Quest’anno però ha deciso di svelare il suo piano più ambizioso durante una conferenza stampa in cui ha ufficialmente annunciato la nascita della Inspiration Mars Foundation, una fondazione da lui creata allo scopo di lanciare la prima spedizione di andata e ritorno verso Marte nel 2018.

Per l’esattezza, si tratterà di un viaggio della durata di 501 giorni, il cui scopo è girare intorno al pianeta e fare ritorno, senza pause di alcun tipo. Ma Tito ha un’idea precisa del tipo di equipaggio: devono essere due coniugi intorno ai 50 anni, che passeranno l’intero periodo nell’isolamento dello spazio. La scelta è meno casuale di quanto sembri, in quanto ci sono già due candidati: Tamber McCallum e sua moglie Jane Poynter, che nel 1991 avevano già partecipato all’esperimento Biosphere 2, in cui per due anni vissero insieme ad altri 6 persone in una struttura completamente sigillata nel deserto di Sonora, per creare il primo ambiente abitativo totalmente autonomo, tutt’ora esistente.

La coppia non è l’unica candidata al viaggio, ma i due hanno un vantaggio: la Paragon Space Development Corp, una società da loro creata dopo l’esperienza Biosphere 2 e specializzata in sistemi di supporto vitali per le astronavi.

La spiegazione data da Tito su questa scelta è semplice: “Quando sei così lontano e la Terra è solo un minuscolo puntino blu, hai bisogno di qualcuno da abbracciare”. E non solo, il miliardario ha anche coinvolto il Dottor Phil (personaggio televisivo molto noto negli Usa) affinché dia consigli matrimoniali alla coppia durante il loro viaggio.

Ma i problemi che la coppia dovrà affrontare vanno ben oltre la solitudine dello spazio: avranno a che fare con livelli di esposizione alle radiazioni molto più alti di quelli normalmente imposti dalla Nasa, per cui aumenterà il rischio di sviluppare il cancro.

A questo si aggiungono gli effetti secondari dell’assenza di peso per un lungo periodo di tempo, come la perdita di consistenza delle ossa e dei muscoli. Come dice MacCallum “supereremo i limiti, sarà una sfida difficile”.

Ispiration Mars deve però fare i conti con l’allineamento dei pianeti, ovvero il momento migliore per la partenza, e questo è previsto nel 2016 e 2018, dopodiché bisognerà aspettare il 2031. La scelta è caduta sul 2018, anche perché si prevede che le radiazioni solari saranno al loro minimo, per cui Tito ha creato un team composto dal personale della Paragon e della Nasa per lavorare sui “dettagli” della missione.

Il piano prevede che i due astronauti partano in una capsula dotata di razzo di trasferimento modulare. Se il missile utilizzato per il lancio sarà abbastanza potente, come il Falcon Heavy della SpaceX, le due parti verrano lanciate contemporaneamente. Se ciò non sarà possibile, dovranno essere effettuati due lanci separati, per poi unire le due parti nell’orbita terrestre e infine provvedere alla spinta verso Marte. Secondo MacCallum “dobbiamo agganciare solo la parte superiore del razzo, che può fare anche da scudo alle radiazioni e al surriscaldamento”.

La capsula avrà un’ampiezza di circa sedici metri cubi e includerà anche il modulo per il rientro, nonché un’area riposo ben schermata per difendere gli astronauti se dovessero verificarsi tempeste solari. Sarà previsto anche un modulo abitativo gonfiabile, come quello attualmente in cantiere alla Bigelow Aerospace per conto della Nasa.

Dice MacCallum: “L’idea è di avere un area per gli astronauti il più semplice possibile, ma in grado di fornire tutto il necessario per il viaggio di 501 giorni. Sarà come una cadillac del 1955”.

Ma quali sono i costi di una spedizione del genere? Malgrado Tito abbia voluto sottolineare che si tratta di una missione filantropica che ha lo scopo di spingere l’umanità a superare i suoi confini, si tratta pur sempre di una cifra intorno al miliardo di dollari. Motivo per cui il miliardario, che pure ha confermato il suo supporto finanziario per i primi due anni mentre raccoglierà i fondi per gli anni seguenti, è anche alla ricerca di sponsorizzazioni.

Infine, MacCallum ci tiene a sottolineare: “Questa missione nasce per supportare la Nasa, non per competere con loro” riferendosi al piano dell’agenzia per una missione con equipaggio umano verso Marte nel 2030. “Questo progetto non sarebbe stato nemmeno remotamente concepibile senza tutto il supporto e il lavoro svolto dalla Nasa e dalla stazione spaziale internazionale”.

E la Nasa stessa avrà il suo tornaconto, in quanto potrà accedere ai dati scientifici ricavati dal viaggio, che andrà oltre i limiti attuali imposti dall’agenzia, per cui gli astronauti non possono andare oltre la stazione spaziale.

Se avrete circa 50 anni ne 2018 e volete proporvi per il viaggio, non vi resta che contattare la Ispiration Mars Foundation. E mandateci qualche foto mentre siete in viaggio.

Leo Lorusso

Foto di Planet Volumes su Unsplash

7 pensieri riguardo “Andata e ritorno per Marte nel 2018

  • conclusions: if you have too much money, you can spend it to the cock of dog.
    Comunque, se lassù non comanda la Merkel, quasi quasi ci vado anche io, ma non per 500 giorni. Torno qui solo quando l’ Italia torna alla Lira.

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  • Al momento mancano i requisiti minimi di sicurezza.
    Detto in parole povere: è un suicidio.

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  • Paolo: su cosa basi questa affermazione? Piani per una spedizione su Marte esistevano gia’ negli anni ’60, cosi’ pure come il prototipo di un razzo interplanetario (NERVA) che non ha mai volato ma le cui componenti sono state testate a terra. Il piano per il 2018 non prevede neppure un atteraggio  sulla superficie di Marte, solo orbita e ritorno. Con la tecnologia attuale non dovrebbe essere un grosso problema, anche se ovviamente i rischi non possono essere eliminati.

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  • Il problema è che al momento non esiste un sistema efficente e pratico di schermatura dalle radiazioni, quelli che esistono o sono molto ingombrati e/o pesanti o poco sicuri o hanno delle controindicazioni.
    E senza un’ottima schermatura una così lunga permanenza nello spazio aperto è praticamente un suicidio.

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  • Sulla ISS che sistema di schermatura usano ? Non basterebbe usarne una versione “potenziata”…?

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