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Dove finisce l’arcobaleno

Mitologia e cinema, esterno giorno.

Secondo la mitologia greco-romana, l’arcobaleno consentiva alla dea Iris di stabilire una connessione tra cielo e terra e trasmettere il volere degli dei ai mortali.

I leprechaun delle fiabe irlandesi accumulavano monete d’oro in un pentolone situato alla fine dell’arcobaleno (e si trattava senza dubbio del nascondiglio perfetto, dato che si allontana all’approssimarsi dell’osservatore!).

Judy Garland, nel Mago di Oz, cantando “Over the Rainbow”, immagina un mondo al di là dell’arcobaleno dove i sogni diventano realtà e i problemi spariscono.

Da qualche parte su internet, interno notte.

Secondo alcuni siti che sfidano la “scienza ufficiale”, la responsabilità dei due terremoti avvenuti in Abruzzo ed Emilia è da attribuire al combinato disposto delle attività di HAARP, degli aerei che costantemente solcano i nostri cieli spargendo sostanze tossiche, e di trivellazioni sconsiderate ad opera di multinazionali sanguinarie. E ciò sarebbe testimoniato da inspiegabili fenomeni immediatamente precedenti alle scosse, tra cui “furgoncini gialli senza logo con grandi antenne sul tetto”(!) e strani arcobaleni o bizzarri fenomeni atmosferici (come, ad esempio, sfere colorate in cielo). E ancora, gli “strani arcobaleni” osservati talvolta nei cieli si formerebbero solo in conseguenza del materiale tossico di cui sono composte le scie chimiche, che riflette/rifrange i raggi di luce in maniera diversa rispetto alle gocce d’acqua.

In questi ultimi casi, sembra che l’innocenza e la poesia degli arcobaleni mitologici e cinematografici siano andate irrimediabilmente perdute.

Il passaggio dei raggi di luce attraverso l’atmosfera e i conseguenti fenomeni di riflessione e rifrazione, danno luogo a una grande varietà di fenomeni luminosi. Il più comune è sicuramente l’arcobaleno, generato da una singola riflessione del raggio luminoso all’interno della goccia d’acqua sospesa in atmosfera. Quando le riflessioni sono due (tre, quattro), allora è visibile un secondo (terzo, quarto) arco all’esterno del primo, di intensità sempre minore.

Arcobaleno doppio. Foto di James Wheeler da Pexels

Molto raramente si possono osservare arcobaleni supernumerosi, contenenti cioè altri piccoli arcobaleni all’interno dell’arco primario, che non sono spiegabili tramite le semplici leggi dell’ottica geometrica ma richiedono il passaggio all’ottica ondulatoria e all’interferenza costruttiva/distruttiva dei diversi percorsi che un raggio di luce compie all’interno della goccia d’acqua.

Geometricamente l’arcobaleno è la porzione visibile di una circonferenza centrata sull’ombra della testa dell’osservatore e che forma un angolo di circa 42° rispetto alla congiungente testa-ombra. Per questo motivo, a seconda della posizione del sole, si possono osservare arcobaleni che descrivono semicirconferenze quasi complete (quando il sole è alle nostre spalle sulla linea dell’orizzonte) e arcobaleni quasi orizzontali (quando il sole è alto sull’orizzonte di circa 42°).

I fenomeni che maggiormente affascinano (o preoccupano, nel caso dei complottisti) sono di tipo diverso e non sono tecnicamente classificabili come arcobaleni.

Le strane “sfere luminose” osservate  nel cielo potrebbero essere aloni, causati dalla semplice rifrazione dei raggi solari da parte di cristalli di ghiaccio sospesi nell’atmosfera: il differente angolo di rifrazione a differenti lunghezze d’onda provoca anche in questo causa la separazione della luce in più componenti e dà la sensazione di un “arcobaleno circolare”. La grande varietà geometrica dei cristalli di ghiaccio e le differenti posizioni relative di sole e osservatore causano una discreta variabilità di fenomeni ricollegabili allo stesso principio fisico: cani solari, archi di ghiaccio, pilastri di luce.

Alone solare. Foto di Oimheidi da Pixabay

Un’altra possibilità è che il fenomeno osservato sia una corona, causata dalla diffrazione della luce da parte dei cristalli di ghiaccio in sospensione, o una sua variante, la nuvola iridescente, in cui i cristalli di ghiaccio si trovano all’interno della nuvola stessa.

Nuvola iridescente. Foto di Stephen Leonardi da Unsplash

Questi sono solo alcuni esempi dell’enorme e affascinante varietà dei fenomeni ottici atmosferici: il sito web inglese Atmospheric Optics ne offre una panoramica completa, incluse spiegazioni abbastanza dettagliate dei meccanismi fisici sottostanti.

Non aver voglia di analizzare scientificamente ogni strano fenomeno in cui ci imbattiamo è senz’altro legittimo: non possiamo aver tempo e voglia per tutto. Ma in questo caso, non sarebbe meglio trasformare lo stupore in canzoni e in fiabe per bambini piuttosto che in ansia e frustrazione?

Foto di apertura di Evgeny Tchebotarev da Pexels

2 pensieri riguardo “Dove finisce l’arcobaleno

  • “E ciò sarebbe testimoniato da inspiegabili fenomeni immediatamente precedenti alle scosse, tra cui … strani arcobaleni o bizzarri fenomeni atmosferici (come, ad esempio, sfere colorate in cielo). ” Beh, le Luci Telluriche pare siano un fenomeno ormai documentato, anche se non spiegato. La prima volta che ne sentii parlare sui mass media fu in occasione del grande terremoto di Izmit, che devastò anche Istanbul, il 17 Agosto del 1999 (e poi dicono che il 17 non porti sfiga!). Mia cugina Daniela, che abita a Bologna, si alzò svegliata dalla scossa del 20 Maggio scorso e vide un cielo di incredibile colore, quasi giallo. Ed erano le 4 di notte, ora legale.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Luce_tellurica

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