I segreti della mente non ansiosa secondo Armando De Vincentiis
I segreti della mente non ansiosa
Armando De Vincentiis
Libellula edizioni, 2012
pp. 88
€ 10
Ci si interroga spesso sul fatto se sia possibile valutare il peso delle nostre paure in quelle che sono le azioni del quotidiano. Spesso, forse erroneamente, si considerano coloro i quali vivono la vita in maniera, per così dire, “leggera”, che non si pongono troppe domande, che tendono ad esemplificare, persone che non hanno la capacità di valutare bene la realtà. Dall’altra parte ci sono quelli che, al contrario, valutano puntigliosamente ogni dettaglio prima di prendere una decisione, studiano attentamente ogni piccolo particolare, sono restii a lasciare la strada vecchia per quella nuova e spesso si fanno guidare dalle emozioni nell’eseguire quelle azioni che per i primi non rappresentano alcun problema. Fino a qui non ci sarebbe nulla da analizzare, se non fosse per il fatto che spesso quest’estrema tendenza all’autoanalisi e alla reazione emotiva può essere un segno di una mente ansiosa: caratteristica che, se estremizzata, può portare a seri problemi.
Il confronto tra una mente ansiosa e una non ansiosa è l’argomento dell’ultimo lavoro di Armando De Vincentiis, psicoterapeuta e coordinatore del CICAP Puglia che anche in questo caso dimostra la sua capacità di divulgatore scientifico. Attraverso una narrazione rapida e avvincente, De Vincentiis riporta una serie di casi in cui l’ansia conduce a situazioni che rendono la vita difficile e istituisce un confronto per mettere in luce come reagirebbe alle stesse difficoltà una mente non ansiosa. Dalla lettura si evince come una mente ansiosa tenda a complicare gli algoritmi di decodifica della realtà tessendo arabeschi mentali che portano al peggioramento della situazione o ad evitare determinati luoghi, persone o comportamenti perché fattori scatenanti della situazione negativa in atto. Una mente non ansiosa, invece, tende a prendere decisioni immediate senza farsi guidare dalle possibili conseguenze che ogni azione può determinare, arrivando alla risoluzione del problema in maniera molto più veloce. Gli ansiosi e i non ansiosi, in definitiva, vivono nello stesso mondo e affrontano le stesse problematiche, ma sviluppano strategie diverse per uscirne. Il libro di De Vincentiis non rappresenta un testo di studio in cui si spiegano le dinamiche psicologiche che portano all’ansia, ma rappresenta un utile strumento divulgativo che mostra, tramite la descrizione di corrette procedure di decodifica del reale, come sia possibile uscire dalle trappole mentali dell’ansia.
Gli arabeschi mentali… immagino che si parli sempre delle vecchie e tradizionali “seghe mentali”.
Poi aggiungerei che anche nella singola persona possono cosesistere due modi diversi di operare magari per il lavoro (con il quale sei in comunità con determinate persone) o per la famiglia o gli hobby.
Intendo dire che si puo essere analizzatori e arabescatori in un campo e non nell’altro come se la differenza di contesto imponesse una visione diversa dei problemi…
Il problema e’ essenzialmente nella biochimica del cervello, che e’ regolata da fattori genetici ed epigenetici. Naturalmente anche le esperienze durante l’infanzia hanno una grande importanza, ma i geni determinano in gran parte la risposta a queste esperienze.
< …Dalla lettura si evince come una mente ansiosa tenda a complicare gli algoritmi di decodifica della realtà tessendo arabeschi mentali …>
Già semplicemente questa frase fa venire voglia di leggere il libro.
Bella recensione e grazie della segnalazione
Concordo sull’ analisi del primo paragrafo, sia essa di De Vincentiis che di Luca. Sicuramente la mia mente è di tipo ansioso, perché le mie decisioni vogliono essere contemporaneamente sia rapide che razionali. Mi piace valutare tutto, ma non mi piace perdere tempo; risultato: troppe decisioni emotive (rispetto all’ immagine che ho di me) per fortuna sono un fortunato standard (mi va quasi sempre bene) e sono abituato a non prendermela con me stesso, in genere due autoprese in giro e il problema è risolto. Domande da autofarsi quando ci piglia l’ ansia: Se credi che dopo la Vita ci sia il nulla, di che hai paura? E se credi in Dio, di che hai paura? Per gli indecisi, sono ansiazze loro!
Credo che come libro sia di facile lettura accessibile a tutti, consigliato per chi come me soffre di ansia ma state ben attenti a queste mie parole il libro non spiega come sconfiggere le ansie le paure i doc ecc ma bensì vi mette davanti i diversi punti di vista dell’ansioso e del non ansioso.
Dopo questo libro proverò una psicoterapia! Poiche soltanto la psicoterapia può aiutare tutti non solo chi soffre di depressione o ansia.
X Grano.
Per il “dopo vita”, se vuole, le tengo un posto in caldo, qui Giuda me.
Saluti.
Astaroth
Caro Astaroth, io volevo essere misericordioso con Te, ma Tu mi fai il marcaggio a uomo. E allora, prendendo in mano questa Tua precedente asserzione, sulla quale avevo steso un velo pietoso:”Poi riguardo le prove del paranormale, se lei crede di averne le porti al Cicap. In palio c’è un milione di euro.” Ti dico che certe cose documentano che sei alquanto disinformato e superficiale. Non è vero che il CICAP abbia più in palio un premio, tanto meno da 1 Miglione d’ euri. Sennò non farebbe campagne di autofinanziamento come quella lanciata da Piero Angela. Inoltre nessuno, neppure James Randi, ha mai messo in palio un premio retroattivo a chi può dimostrare che da qualche parte del Mondo è avvenuto un fenomeno paranormale. Ti invito pertanto, se sei iscritto al CICAP, a chiedere alla Segreteria. E se non sei iscritto a farlo, perché, così sostieni l’ Associazione, che ne ha bisogno, e, se hai anche la buona volontà di ascoltare, migliori la Tua Razionalità. Comunque sarò ancora magnanimo con Te: dammi pure del Tu.
Siamo tutti soggetti ansiosi perché l’ansia è innata e positiva, è la nostra reazione agli eventi della vita, alle angosce, agli ostacoli da superare.
Proprio l’ansia a volte carica di significato eventi come un esame e ci spinge a dare di più, a resistere agli sforzi, garantendoci quello stato di tensione necessario a sopravvivere, ad emergere.
L’inquietudine non sempre è deleteria o anomala.
Preoccuparsi per la crisi economica è assolutamente normale, ad esempio. Prima di un lungo viaggio o di un colloquio di lavoro, per citare altri esempi, sarebbe anormale non sperimentare uno stato di agitazione, essere colti da timori o pensare ripetutamente all’ostacolo da superare.
L’ansia diventa invece patologica quando intacca il nostro equilibrio, quando si manifesta di continuo ed anche in situazioni di calma.
X Grano.
Ok, ti do del tu.
Ho scelto una superstizione a caso per fare un esempio ( mi riferisco a quella sulle fotografie ), e mi hai fatto le pulci sull’ argomento chiedendomi “ricchi dati”.
Ho citato in modo errato e impreciso il premio messo in palio dalla fondazione di James Randy, e tu “misericordiosamente” me lo hai fatto notare.
Tralasciando di quando mi hai messo in bocca parole che non ho mai detto…
Ok, ho sbagliato. Mi cospargo il capo e le corna di cenere.
E quindi? In luce a questi miei errori, il senso di quello che avevo detto cambia di una virgola?
E sulle domande che ti ho fatto e alle quali non mi hai mai risposto? Hai messo anche su di loro un velo pietoso? Te le sei già scordate? se vuoi le ripeto:
Su quali “ricchi dati” è basata la sua convinzione dell’ esistenza del “big foot”?
Su quali “ricchi dati” è basata la sua convinzione dei poteri spirituali dell’ omeopatia e del biodinamico? ( e su quali ricchi dati si basa la tua convinzione che tali effetti siano postivi? Il biodinamico non potrebbe portare sfiga? )
Se esistono entità spirituali che agiscono nel mondo reale in modo tangibile, come è possibile che la loro influenza non sia misurabile?
Se si può credere ad una teoria al di là delle prove materiali, della verficabilità sperimentale, e dalla fondatezza della teoria scientifica a supporto, su quali basi lo si fà? In base all’ umore ?
E a questo ultimo punto, vorrei far notare a te che mi chiedi “ricchi dati” che molte volte qui su query, oltre ad aver appoggiato “teorie note” sul paranormale, te ne sei anche inventato qualcuna di sana pianta.
Tipo che il big foot è un essere immateriale che appare solo a chi ci crede veramente. La prova di ciò ( sempre secondo quanto detto da te ) è che non esistono persone che abbiano mai pestato una cacca di big foot.
Il ragionamento era:
nessuno ha mai trovato cacche di big foot => il big foot non caga => allora il big foot non esiste? certo che no! Il bigfoot è uno spirito!
Questi si che sono “ricchi dati”.
Stendimi un velo pietoso che c’ho freddo. Qui agli inferi non abbiamo il riscaldamento.
Salutissimi.
P.S.
A già.
Mi è piaciuta l’espressione “marcamento a persona”, detta da chi tedia ogni singolo articolo di questo sito.