“L’universo è fatto di storie non solo di atomi”: un libro di Stefano Ossicini
L’universo è fatto di storie non solo di atomi
Stefano Ossicini
Neri Pozza, 2012
pp. 286
€ 18
Recensione di Olmes Bisi
Come è possibile che nel 1903 René Blondlot, colui che riuscì per primo a misurare la velocità di propagazione dei raggi X, abbia “scoperto” e descritto nei dettagli i raggi N, una radiazione inesistente ? Quali meccanismi hanno portato uno scienziato affermato, uno dei dieci membri corrispondenti dell’Accademia di scienze della Francia, a varcare il confine tra la scienza verificabile e riproducibile e la scienza patologica, costituita da idee sbagliate di cui è difficile liberarsi ?
Un secondo caso, ancora più grave è quello di un pluripremiato giovane ricercatore dei laboratori Bell, Jan Schön, che nel periodo tra il 1998 ed il 2002 annunciò decine di impressionanti scoperte nel campo della nanofisica. Solamente dopo la pubblicazione di un centinaio di lavori pubblicati sulle riviste scientifiche più autorevoli ci si rese conto che i dati non erano frutto di misure, ma inventati.
Non sono casi isolati. Il libro “L’universo è fatto di storie non solo di atomi. Breve storia delle truffe scientifiche” di Stefano Ossicini espone questi ed altri casi, undici in totale, inquadrabili nella scienza patologica e nelle truffe scientifiche. Ogni capitolo presenta una descrizione del contesto scientifico in cui l’episodio si colloca, presentata in modo comprensibile nonostante la complessità dell’argomento. Il linguaggio è accessibile, ma il rigore è notevole e gli strumenti che il libro offre per ulteriori indagini sono rilevanti (la bibliografia è composta da 52 pagine di referenze). Ogni episodio illustrato viene descritto partendo dalla biografia del protagonista, senza un atteggiamento preconcetto ma con equilibrio nella descrizione dei fatti e nel giudizio conseguente.
L’ultimo capitolo contiene una riflessione dell’autore sulle caratteristiche della scienza odierna, e delle radicali trasformazioni in atto; dalla ricerca scientifica del dopoguerra, descritta con l’acronimo CUDOS (comunitarismo, universalismo, disinteresse, originalità, scetticismo) si è passati alla configurazione attuale delineata con il termine PLACE (proprietaria, locale, autoritaria, commissionata, esperta). L’autore si confronta con i temi di questa trasformazione e con le conseguenze profonde che essa comporta.
Il libro appare non solo originale ed interessante, ma grazie ad una narrazione affascinante e coinvolgente risulta di piacevole lettura.
Dagli acronimi usati, direi che Ossicini non ami né i CUDOS né la PLACE. Forse il Popolo ama una Scienza Ausiliatrice e poco costosa (APOCO), ma non Vi sono studi scientifico-statistici attendibili World Wide.