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Comunicare la scienza

Nella società della condivisione comunicare è tutto, e la scienza non si sottrae a questo imperativo categorico. Ma condividere il sapere scientifico in modo efficace è meno semplice di quel che sembra.

C’era una volta lo scienziato (o il giornalista) “divulgatore”, che con bonaria superiorità si abbassava al livello del grande pubblico, sbriciolando e predigerendo i concetti prima di offrirglieli. Il suo unico problema era essere comprensibile, il suo unico scopo istruire una massa incolta. In auge fino a qualche decennio fa, l’approccio top-down ha però definitivamente esaurito la sua funzione. È necessario, dunque, adoperarsi per trovare altre strade, sfruttando l’espandersi dei mezzi di comunicazione che l’ultimo trentennio ha conosciuto.

Prospettiva allettante, OK, ma, in concreto, come fare? Alcuni utili spunti provengono da un volumetto snello ma denso: Comunicare la scienza di Silvia Bencivelli e Francesco Paolo de Ceglia, appena uscito per i tipi di Carocci.

Notevole, innanzitutto, la mole di preziose informazioni che i due autori – le cui “personalità scientifiche” si integrano alla perfezione – sono riusciti a stipare in così poche pagine, trasformando questo libriccino in un vademecum per il beginner della comunicazione scientifica. Dimostrando di aver ben assimilato la loro stessa lezione, gli autori hanno ideato un percorso che risponde ai criteri della massima chiarezza e della rapida spendibilità. I diversi capitoli prendono in esame tutti i principali ambiti della comunicazione scientifica: periodici, libri, radio, TV, uffici stampa, web e musei. All’interno di ogni sezione il discorso è organizzato in modo da consentire al lettore di inquadrare subito l’argomento e pianificare la relativa strategia. Si parte dalle note storiche, che forniscono l’indispensabile status quaestionis e chiariscono in che direzione va il mercato. Si procede, poi, con un ampio resoconto delle risorse a disposizione del professionista e con una serie di esempi pratici e immediatamente utilizzabili.

Come si scrive a un giornale per proporre un contributo? Qual è la struttura di un comunicato stampa? Come si parla di scienza in radio? Tutte le domande del giovane professionista troveranno in questo libro una risposta rapida e un piano di lavoro immediatamente applicabile, spesso già suddiviso in fasi.

In questi tempi di cialtroneria diffusa e predicata, mi hanno fatto particolarmente piacere i ripetuti appelli ad affrontare questo lavoro con serietà. Scrivere un articolo comporta un’accurata verifica dei fatti; per recensire un libro è necessario averlo letto integralmente e con attenzione; il moderatore di una conferenza deve essere accuratamente preparato; l’animatore museale deve “sapere dieci per raccontare uno”, e via discorrendo. L’esperienza ci insegna, purtroppo, che non si tratta di banalità.

Chiude il libro un’appendice dedicata alla gestione degli aspetti fiscali da parte del freelance, spiegata in modo chiaro perfino per la sottoscritta (il che, ve lo assicuro, non è poco). Ai meandri del diritto tributario sono opposte le relative strategie di sopravvivenza, frutto dell’esperienza maturata sul campo da Silvia Bencivelli.

Ritengo, però, che il lavoro dei due autori abbia qualcosa da dire anche a chi non è alle prime armi. La riflessione metagiornalistica sarà utile a chi desidera migliorare l’incisività del proprio lavoro, evitando errori d’impostazione e inopportuni ritorni al passato. Nel contempo, i ricchi riferimenti biblio-sitografici consentiranno di ampliare il proprio bagaglio di fonti e modelli.

Sicuramente si gioveranno di questo utile strumento gli scienziati desiderosi di farsi capire e di instaurare un rapporto di proficuo interscambio con il proprio pubblico, ma anche gli studenti dei master in comunicazione della scienza, che ne apprezzeranno l’equilibrato mix di teoria e spendibilità pratica.

Ma la chiarezza dei contenuti rende il libro accessibile anche agli autodidatti della comunicazione scientifica. Naturalmente si tratta di un punto di partenza. D’altra parte, chi, in questo campo, potrà mai dirsi arrivato?

2 pensieri riguardo “Comunicare la scienza

  • Credo sia complesso comunicare la scienza, quando siamo circondati da stupidaggini e fuffologie di ogni ordine e grado: tra farmacie che vendono preparati omeopatici, radio che parlano di diavoli e scuole pubbliche che, nel 2013, ancora insegnano la religione, più che comunicare bisogna riformare la società.

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  • Finché ci sarà l’omino bianco a parlare di diavoli, la scienza, in Italia, rimarrà sempre un argomento di nicchia. Nell’epoca moderna in cui viviamo, certi personaggi non dovrebbero passare sulla televisione di Stato: spazi – quelli pubblici – che potrebbero essere utilizzati per cose più importanti, come la divulgazione scientifica e non solo, ovviamente. Poi ci lamentiamo che la gente andava a farsi spennare da Wanna Marchi. Quando è la Chiesa Cattolica a truffare la gente, parlando di miracoli, vita eterna, resurrezione, immacolata concezione, diavoli, possessioni… L’opinione pubblica tace e il Cicap che fa?

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