Speciale Stamina

Stamina, guardie e ladri

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Nello scantinato di Torino, tra il 2006 e l’inizio del 2009 passano una settantina di pazienti. La Stampa, che ha potuto vedere in esclusiva le carte di una delle tante indagini in corso, ha stimato che i trattamenti costassero in media 27 mila euro a testa, per un totale che supera il milione e mezzo di euro. Dopo un paio di anni in queste condizioni, nel 2009, arrivano le prime denunce. Questo è il primo vero punto di svolta della nostra storia, perché entra in gioco l’altro grande personaggio dell’affaire Stamina, quello con il cappello bianco, il procuratore Raffaele Guariniello che costringerà il nostro protagonista a cambiare più volte strategia.

Guariniello è un mastino, ascolta i dipendenti di Stamina, raccoglie le testimonianze dei pazienti e manda i NAS a ispezionare lo scantinato. Il risultato sarà la chiusura del laboratorio e l’iscrizione al registro degli indagati di 16 persone. Gli ucraini fiutano il pericolo e scappano per tempo, lasciando il nostro protagonista da solo a gestire una bella gatta da pelare. Sembra che per lui sia finita, ma è solo l’inizio.

La relazione tra Vannoni e Guariniello è lunga e ci permette di comprendere un’altra caratteristica di Stamina: la capacità di reagire, trovare vie di fuga e, per certi versi, prevedere le mosse dell’avversario.
Il primo ostacolo il nostro protagonista l’aveva incontrato appena partito, nel 2007, con una direttiva dell’Unione Europea che equiparava sostanzialmente i trattamenti con cellule staminali ai farmaci. Tradotto, questo significa investire moltissimi soldi nello sviluppo e nei controlli di sicurezza, cosa che di certo Vannoni non poteva fare. Un ostacolo che avrebbe fermato molti, ma Davide Vannoni ha trovato il modo di aggirarlo spostando parte della procedura là dove la direttiva non poteva arrivare: a San Marino. Ha fondato un’altra azienda ed è stato relativamente facile per lui trasferire lì tutta la produzione dopo la chiusura del laboratorio di via Giolitti. Dalla fine del 2009 alla fine del 2010 Stamina lavora così, tra il reclutamento dei pazienti a Torino e i trattamenti in una clinica sammarinese. I biologi ucraini hanno lasciato il posto a una biologa italiana, Erica Molino, che rimarrà l’unica vera depositaria del “metodo”. I giornali iniziano a riportare le testimonianze delle “vittime” e Vannoni capisce che deve proteggersi. Come? Da un lato fa partire le pratiche per brevettare la procedura di preparazione e trattamento delle cellule; dall’altro trova un partner potente, l’azienda farmaceutica Medestea che compra i diritti di utilizzo del metodo Stamina all’estero (si dicono particolarmente interessati alla Cina) e dall’altro lato ancora prepara le basi per la campagna di comunicazione degli anni a venire fondando la Stamina Foundation Onlus, senza scopo di lucro «perché noi ai pazienti non chiediamo nulla».

Alla fine del 2010, però, Stamina dovrà salutare anche lo staterello indipendente, perché l’altro protagonista, il PM Guariniello, scoprirà che la millantata clinica dove si effettuavano i trattamenti è in realtà un centro estetico. Altri indagati, altre accuse, questa volta per «esercizio abusivo della professione medica». Ma ormai abbiamo imparato che la Stamina di Davide Vannoni cambia, muta, evolve e si adatta. Se San Marino non va bene perché non è una vera clinica, la soluzione è trovarne una vera e che cosa c’è di meglio di un ospedale pubblico italiano.
Vi chiederete adesso come un trattamento non sperimentato e che viola una direttiva europea possa riuscire a entrare in una struttura pubblica. Semplice, se non ti fanno entrare dalla porta d’ingresso e non hai le chiavi per quella sul retro, trova qualcuno che le abbia e fattelo amico.

Questo qualcuno, nella nostra storia, è un dirigente medico dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, il dottor Marino Andolina. Curriculum di tutto rilievo, un’attività come medico i teatri di guerra e una carriera politica in corso tra le fila di Rifondazione Comunista, aggressivo nei modi e spesso offensivo nei contenuti, Andolina ha una visione della medicina un po’ da Far West, dove le regole e la burocrazia sono solo inutili impedimenti. La leggenda narra che i due si siano incontrati nel 2009 a San Marino, Andolina dirà poi di aver «visto la luce», incantato di fronte alla guarigione miracolosa di un paziente che dava per perso. La leggenda continua con il copione già visto all’inizio: Andolina proverà (anche lui, sì) su di sé il “metodo” per curarsi una non specificata malattia che gli «intristiva la vita». Comunque, storie a parte, il primario triestino riesce a portare Stamina dentro ai laboratori del Burlo Garofolo, ufficialmente con un contratto di ricerca, anche se si scoprirà poi che in pochi erano a conoscenza di quello che succedeva in quei corridoi.

Siamo di fronte al secondo grande punto di svolta della storia di Stamina: entrano in gioco, senza purtroppo uscirne più, i bambini, quelli che diventeranno protagonisti dei servizi delle Iene. Così, mentre i medici del Burlo Garofolo cercano di sperimentare gli effetti delle cellule staminali (ma non quelle di Stamina, quelle prodotte da un laboratorio autorizzato di Monza) sulla SMA di tipo 1, una malattia genetica rara, Andolina lavora di nascosto, in cambio, di nuovo, di generose “donazioni”. Anche in questo caso si va avanti così per un anno, fino all’ennesimo blocco e alla conseguente strategia di fuga.

Una delle cose che colpisce di più della storia di Stamina è che sembra che ogni ostacolo, invece di indebolire la struttura, la rafforzi. Stamina ne esce ogni volta più forte e, infatti, nel 2011 riesce a entrare dalla porta principale di uno dei centri di eccellenza medica italiani, gli Spedali Civili di Brescia. Pensateci, siamo partiti dal sottoscala di una specie di call center, siamo passati da un centro estetico a San Marino, per poi rientrare in territorio italiano in una struttura pubblica e riuscire, alla fine, a far passare un trattamento non sperimentato, che viola una direttiva europea, portato avanti da persone indagate per esercizio abusivo della professione medica e truffa, come “cura compassionevole” pagata dallo Stato, cioè da noi.

Non sappiamo se l’abbiano cercato loro o se invece li abbia trovati lui o se, peggio, i nostri gli siano stati suggeriti da Fulvio Porta, primario del reparto di Oncoematologia pediatrica e trapianto di midollo osseo nonché ex-allievo di Andolina, ma sta di fatto che Luca Merlino, un alto dirigente della Sanità lombarda affetto da una malattia neurodegenerativa a decorso lento, riesce a farsi approvare il trattamento dal Comitato Etico degli Spedali: cinque infusioni e non se ne parla più. O almeno, forse lo speravano ma, invece, quella mossa è stata sufficiente ad aprire una piccolissima breccia che Stamina ha poi usato per far crollare le barriere del Sistema Sanitario Nazionale. Poco importa, ormai, che Guariniello gli stia alle calcagna e che riesca di nuovo a far bloccare le attività di Stamina nel maggio del 2012, dopo un’ordinananza dell’AIFA e un’altra ispezione dei NAS. Davide Vannoni ha vinto e la macchina di Stamina è inarrestabile.

I pazienti in cura sono i primi a fare ricorso al tribunale del lavoro per riprendere le infusioni, altre decine di malati in tutta Italia chiederanno di potervi accedere, l’allora Ministro della Salute, Renato Balduzzi, interverrà in maniera impacciata, il Parlamento cercherà di rimediare senza però riuscirci: 3 milioni di euro stanziati per una sperimentazione clinica che però non riuscirà a partire, manifestazioni di piazza, ingressi a gamba tesa di scienziati e tentativi di tappare, in ritardo, le falle. Insomma, una situazione disastrosa che vede tra i principali colpevoli uno Stato assente e incapace di intervenire tempestivamente e con competenza. Ciò che rende Stamina unica nel panorama delle centinaia di presunte cure miracolose per le malattie più disparate è che è stata eletta a “cura ufficiale di fatto”, senza passare attraverso il normale processo di validazione scientifica.

Ed è proprio lì a Brescia, nell’utilizzo dei laboratori dell’ospedale e nell’investimento di denaro pubblico, che si nasconde tutta la pericolosità di questa storia sbagliata che non sarebbe mai dovuta cominciare.

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Foto di succo da Pixabay

5 pensieri riguardo “Stamina, guardie e ladri

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  • Occhio: (sto leggendo gli articoli uno per uno e i commenti sono a caldo, basati su rilievi immediati e non su un giudizio complessivo, che farò, eventualmente, alla fine). 1) Fior di Industrie Farmaceutiche Italiane e di Laboratori di ricerca sono localizzati in locali semiinterrati o interrati. L’ importante è che siano a norma. Il termine sottoscala è dispregiativo, ma non sempre fotografa la realtà. In ogni caso il reato nell’ utilizzo di locali non adeguati sarebbe duplice, coinvolgendo anche le Autorità preposte alle Autorizzazioni e ai Controlli.
    2) Il fatto di aver militato in Rifondazione Comunista non è, di per se, indice di malpractice in Medicina e nemmeno, ovviamente, di predisposizione a ricevere il premio Nobel.

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    • Aldo Grano, è un racconto. Non tutto quello che c’è scritto serve a “dimostrare” qualcosa. Su…

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