Stamina, una storia sbagliata
A rileggerla tutta a partire dal fondo, quella di Stamina sembra la storia di un torbido romanzo noir fatto di fughe, inseguimenti, promesse, inganni, errori, complotti e personaggi dai caratteri così definiti da sembrare finti. Il ritmo incessante è dettato da un bombardamento di immagini di bambini sofferenti e adulti disperati che arrivano a dissanguarsi in piazza per difendere quello che, agli occhi dei più, sembra ormai indifendibile. «O Stamina o morte», non ci sono più margini di trattativa. Chi protesta lo fa per avere accesso a Stamina e solo a Stamina, perché tutto il resto è corrotto e colluso con un sistema malato che «toglie la speranza». Una speranza che però è qualcosa di più del semplice bisogno di aggrapparsi a un appiglio per non precipitare. Stamina è il colpo di scena che risolve tutto e lo fa in maniera facile, la soluzione è lì alla portata di tutti.
Ma bisogna sbrigarsi, non c’è tempo per pensare, per fare i controlli, bisogna correre e fare in modo che tutti possano accedere alla cura, «prima che sia troppo tardi».
È difficile mettere in fila i singoli passaggi che hanno portato a considerare come salvavita un trattamento che non ha mai dato dimostrazione di funzionare. Quel che è certo è che quella di Stamina è una storia sbagliata, una storia che non sarebbe mai dovuta cominciare e che, come tutte le storie sbagliate, finirà male o, peggio, non finirà mai, andando ad alimentare quel sottobosco di discorsi da bar pieni di complottismi e giustizia spicciola.
Possiamo imparare qualcosa da Stamina? Noi pensiamo di sì e proveremo a spiegarvi perché negli articoli che potete leggere in questo speciale (i sei link che trovate qua in coda, più gli approfondimenti).
1. Stamina, provare per credere
2. Non voglio mica la Luna
3. Guardie e ladri
4. Il protocollo segreto
5. Una fiducia immeritata
6. Tiriamo le fila
Approfondimenti di altri autori
Dieci domande sul metodo Stamina di Salvo Di Grazia
Foto di National Cancer Institute su Unsplash
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Non ci bastavano Monti, lo spread,la Fornero e gli esodati. Ormai ci eravamo dimenticati del metodo DiBella, avevamo fatto il callo alle mistiche telecronache di Brosio su Medjugore (scusate lo spelling) ed alle descrizioni dei miracolati da padre Pio. No tutto ciò non bastava. Ora dobbiamo anche assistere alla beatificazione di Vannoni attraverso strazianti interviste di genitori disperati con figli affetti da malattie incurabili . Sono veramente disgustato
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Caro Paolo, guarda che a dimenticare Di Bella ci riuscite solo Voi del CICAP: è ben vivo e lotta insieme a noi!
http://www.dibella.org/home.do
Caro Aldo magari fossi del CICAP. Purtroppo sono un paziente oncologico che sulla propria pelle sta sperimentando cosa significa combattere il cancro. E proprio per questo invito tutti i malati a diffidare da terapie non riconosciute in ambito internazionale. Penso che se la cosiddetta terapia DiBella avesse una qualche validità i protocolli di detta terapia sarebbero diffusi in tutto il mondo mentre invece purtroppo non è cosi. Una cosa solo mi auguro che almeno dietro la cura ci sia solo buona fede
Scusa, Paolo. Auguri.
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