Intervista a Lorenzo Rossi
Lorenzo Rossi è un divulgatore naturalistico, ma soprattutto è ideatore e curatore del sito web: www.criptozoo.com interamente dedicato alla criptozoologia, sulla quale svolge e organizza da anni mostre e conferenze sia in Italia che all’estero.
1. Criptoozoologia: che cos’è?
A questa domanda, a dire il vero, non esiste una risposta unanimemente condivisa. E’ molto più semplice dire che cosa la criptozoologia avrebbe dovuto essere e che cosa invece è (purtroppo) diventata per molti.
Il concetto di criptozoologia nasce da un’idea dello zoologo belga Bernard Heuvelmans e la sua etimologia è “scienza degli animali nascosti”. Secondo Heuvelmans gli “animali nascosti” sono tutti quelli dei quali l’uomo ha una conoscenza indiretta tramite quelle che lui definiva “prove circostanziali”, cioè indizi da un lato non sufficienti a dimostrare l’esistenza di questi animali, ma dall’altro abbastanza interessanti per giustificare la ricerca di questi ultimi. Lo scopo della criptozoologia doveva essere quello di partire dagli indizi (impronte sul terreno, testimonianze oculari, fotografie indistinte, leggende, dipinti, etc.) e verificarne la veridicità in una sorta di approccio criminologico applicato alle scienze naturali.
L’auspicio di Heuvelmans era quindi quello di poter rendere più veloce, con la criptozoologia, il processo di scoperta di nuove specie in modo tale che fosse possibile proteggere legalmente questi animali.
Purtroppo, oggi per molti la criptozoologia è qualcos’altro…
Il problema principale è in primo luogo la grande valenza, a livello emozionale, di alcuni (a dire il vero una minima parte) dei presunti animali nascosti oggetto della criptozoologia. Alla maggior parte delle persone interessa relativamente poco la scoperta di nuove specie di scimmie, cetacei, insetti, etc., mentre una fetta di pubblico molto più vasta si è trovata prima o poi a fantasticare sul mostro di Loch Ness, il Mokele Mbembe e i serpenti di mare. In secondo luogo lo stesso Heuvelmans alternò ottime intuizioni a teorie non supportate da prove scientifiche. Ne consegue che, paradossalmente, a molti degli appassionati di criptozoologia non interessano assolutamente la zoologia e la biodiversità e per riflesso, molti addetti ai lavori nel campo delle Scienze Naturali si allontanano da questa disciplina. La confusione che ne consegue è tanta e purtroppo molto spesso anche la comunità dei debunkers tratta l’argomento con qualche imprecisione.
Dopo un lungo dibattito sulla pagine di Cryptozoology, la (poco diffusa) rivista peer reviewed della defunta Società Internazionale di Criptozoologia, si giunse alla conclusione che questa materia doveva concentrarsi su tre campi di ricerca:
- smascherare le bufale riguardanti gli animali “misteriosi”
- occuparsi di verificare l’esistenza di potenziali nuove specie animali conosciute solo attraverso prove circostanziali
- occuparsi di verificare l’attuale presenza di specie considerate estinte (non necessariamente milioni di anni fa…), ma ancora saltuariamente segnalate
Questa, attualmente, è anche la mia visione della criptozoologia.
2. Oltre agli “animali insoliti”, di che cosa ti occupi nella vita?
Ho avuto la fortuna di potere fare della zoologia (con e senza suffisso “cripto”) parte del mio lavoro e in questo periodo sono stato coinvolto in un progetto di monitoraggio faunistico in una zona dell’Africa in cui sarebbe sopravvissuta una piccola popolazione di leoni occidentali precedentemente ritenuta estinta. Per quanto non concerne cose direttamente legate agli animali, mi occupo della progettazione e realizzazione delle attività didattiche e culturali per il Museo di Scienze Naturali di Cesena e di divulgazione scientifica.
3. Perché ti appassiona così tanto la criptozoologia? Gli animali “normali” non ti bastavano?
La criptozoologia soddisfa due caratteristiche in me innate: la passione per gli animali e un’enorme curiosità. Personalmente non avrei potuto trovare niente di meglio verso cui dedicare il mio tempo.
4. Il fenomeno di avvistamento di animali misteriosi è in aumento o in diminuzione? Gli avvistamenti si concentrano su animali nuovi o “già avvistati” come potrebbe essere il mostro di Loch Ness?
Per quello che riguarda le segnalazioni più attendibili, in genere veicolate nella cerchia degli zoologi e riguardanti animali che potendo essere definiti “normali” non interessano particolarmente il grande pubblico, la situazione è piuttosto stabile. Per quanto riguarda gli “animali impossibili” è invece essenzialmente una questione di “mode” del momento. Ormai da diversi anni si è infatti quasi totalmente affievolita la febbre per Nessie e per lo Yeti, ma è esplosa una vera e propria “bigfoot mania” senza precedenti.
5. Secondo te gli avvistamenti di animali misteriosi sono influenzati dalle caratteristiche dei luoghi in cui avvengono?
In alcuni casi indubbiamente si. Un luogo può influenzare le percezione di un testimone sia per la sua aura di mistero, che è una caratteristica soggettiva che si autoalimenta, sia per il suo contesto climatico e geologico, che può essere in grado di produrre fenomeni reali e oggettivi. Loch Ness è un esempio perfetto in tal senso. Ciò che capita lì non ha nulla di diverso da quanto può avvenire in qualunque altro lago di origine glaciale, eppure se ci immaginassimo su di una barca a pescare in mezzo alla nebbia e udissimo dietro di noi un tonfo nell’acqua… sobbalzeremmo dallo spavento pensando subito al mostro. Non importa se crediamo o meno alla sua esistenza: per un istante, per quanto rapido, il nostro pensiero andrà a Nessie. Se lo stesso episodio avvenisse sul Garda invece, non ci faremmo quasi caso. Questo è dovuto al fatto che nell’immaginario collettivo Loch Ness è la dimora di un qualche animale strano, mentre il Garda no (almeno per il momento, visto che di recente alcune persone del luogo hanno iniziato una campagna di promozione in tal senso…) Vi sono poi una serie di fenomeni, reali e ben documentati, che (aiutati dall’aura di mistero cui accennavo prima) si prestano bene a ingannare la percezione dell’osservatore. Per via della temperatura e delle sue caratteristiche idrologiche e geologiche infatti, a Loch Ness si verificano spesso dei miraggi e la superficie dell’acqua può dare vita agli effetti più disparati dovuti generalmente a singolari moti ondosi. Non è un caso che la maggior parte degli avvistamenti siano avvenuti in concomitanza con quello che il naturalista Adrian Shine chiama “il clima di Nessie”. Shine ha infatti scoperto che i fenomeni di cui accennavo prima avvengono prevalentemente durante le giornate serene, quando la superficie del lago è poco mossa e ha trovato una correlazione tra queste giornate e i presunti avvistamenti del mostro.
6. Esistono ancora molte specie animali da scoprire o ormai abbiamo catalogato quasi tutto?
In linea di massima c’è ancora tanto da scoprire, ma è necessario fare delle distinzioni in base alle diverse classi del regno animale. Se prendiamo in causa gli Insetti si stima che le specie ancora da scoprire sono più numerose di quelle già catalogate (e ne sono state catalogate oltre un milione…). Però le scoperte che il pubblico ritiene più interessanti sono quelle relative alla cosiddetta megafauna, cioè agli animali di grandi dimensioni. Senza andare troppo indietro nel tempo, nel 2010 in un’isola ben conosciuta ed esplorata come Luzon è stata scoperta una nuova specie di varano (Varanus bitatawa), che raggiunge i due metri di lunghezza. Nello stesso anno è stata scoperta una nuova specie di rinopiteco (Rhinopithecus strykeri) in Myanmar ed è di pochi mesi fa la scoperta del più grande animale descritto negli ultimi 100 anni, un tapiro totalmente nero che vive nella foresta amazzonica. Tutti questi animali erano già ben conosciuti dalle popolazioni locali prima della loro scoperta ufficiale. C’è sicuramente ancora molto sia da scoprire, che da riscoprire, visto che non passa anno senza che specie animali ritenute estinte anche da molto tempo ricompaiano vive e vegete da qualche parte.
7. Qual è l’animale più strano che esiste davvero? E l’animale che non esiste ma a cui si crede di più?
Il concetto di “strano” è uno stato mentale prettamente umano e si basa esclusivamente sui punti di vista. Il dizionario che ho al momento sotto mano dice che “strano” è ciò che “è diverso dal consueto e dal normale”, concetto che, secondo me, non può essere applicato all’incredibile biodiversità del nostro Pianeta… La prima pelle di ornitorinco giunta in Europa fu accolta con stupore e scetticismo, quello strano becco doveva per forza di cose essere stato incollato. Giudichiamo l’ornitorinco un animale “strano”, in quanto è un mammifero che possiede un becco e che depone le uova, ma ci chiediamo mai come un aborigeno australiano potrebbe giudicare una giraffa? Anche per quanto riguarda la seconda domanda temo di non avere una risposta, forse attualmente è il bigfoot e in passato è stato il mostro di Loch Ness.
8. Nell’ambito della criptozoologia, secondo te su che cosa si dovrebbe concentrare la divulgazione scientifica?
Purtroppo fino a che la criptozoologia non sarà ben definita e delineata, non ci potrà mai essere al suo riguardo una corretta divulgazione scientifica. Diciamo che, nella mia visione ideale delle cose, sicuramente opinabile, la divulgazione criptozoologica dovrebbe dedicarsi allo smascheramento delle bufale e alla corretta esposizione dei dossier riguardanti le potenziali nuove specie animali ancora da scoprire.
Apprezzo molto le conferenze che organizzate al museo a Cesena!
Complimenti e continuate così!
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