L’Operazione Calabrone pizzica il medium Chip Coffey
Articolo originale: Operation Bumblebee stings psychic medium Chip Coffey di Sheldon Helms. Si ringrazia Sonia Ciampoli per la traduzione.
Devo dirlo e togliermi questo peso dallo stomaco. Ci sono stati dei momenti, ieri sera, in cui ho provato dispiacere per Chip Coffey, sedicente “sensitivo, medium e consigliere spirituale”, durante lo show intitolato pateticamente “Coffey Talk” a San Jose, California.
Sono certo che, mentre lo organizzava, nella sua testa era tutto molto fico, una sala piena di fan urlanti, la sua sciarpa dall’aspetto piuttosto economico (copie della quale erano in vendita all’ingresso per 20 dollari) che ondeggiava nel vento durante la sua corsa verso un posto in cui potesse riposare un po’ mentre tutti noi ansiosamente aspettavamo il suo ritorno. Ma guardare un uomo di mezza età che somiglia a un folletto, in una sala male illuminata piena di sedie vuote, – vestito con jeans e una giacchetto nero a zip della North Face, nientedimeno, – correre ansimando lungo il corridoio centrale fino al fondo della stanza, dove meno di un centinaio di persone applaudivano convinte a metà, finché non è finalmente uscito di scena (diretto al bagno degli uomini, credo) è stato solo triste e deprimente.
Questa empatia ha avuto breve durata, comunque. Sotto copertura e interpretando il ruolo di “Wade”, io e gli altri investigatori dell’Operazione Bumblebee abbiamo provato rabbia e sdegno per quella che, secondo noi, era evidente ciarlataneria.
L’Operazione Bumblebee è la creatura di Susan Gerbic, cofondatrice della Monterey County Skeptics, e creatrice del Progetto Guerrilla Skepticism su Wikipedia. Insieme a molti altri hanno lavorato per mesi al progetto, raccogliendo i fondi necessari a comprare i biglietti, definendo diverse strategie di controllo per la “lettura a caldo” (le tattiche di ricerca online e non solo adottate da alcuni sensitivi per aumentare la loro percentuale di correttezza del vaticinio), e cercando persone che volessero partecipare. Appena ho saputo del progetto, non ho perso l’occasione di partecipare. Sebbene sia arrivato tardi, ero adatto al compito. Lavoro nel consiglio d’amministrazione della Bay Area Skeptics, ho un orario di lavoro flessibile, ho studiato recitazione teatrale al college e per un certo numero di anni fra il 1980 e il 1990 ho creduto sinceramente in tutti i tipi di fuffa New Age. Le mie istruzioni mi chiedevano di creare un personaggio che: a) avesse perso una persona cara; b) volesse rientrare in contatto con quella persona attraverso Chip; c) credesse fermamente nel sovrannaturale e nelle sciocchezze sull’aldilà. Sarebbe stata la mia prima incursione nel mondo del paranormale e della New Age dai tempi della mia conversione alla razionalità e sanità mentale. Era, per dirla con un eufemismo, un’esperienza surreale. E, con nostro sommo piacere, il piano è andato liscio come l’olio.
Dopo aver avuto conferma del mio interesse e della mia disponibilità, Susan mi ha subito aggiornato in merito ai dettagli del suo piano. Dovevamo entrare nel luogo d’incontro – un bellissimo vecchio hotel al centro di San Jose, California – già immersi nel personaggio. Consapevoli che alcuni sensitivi controllano i documenti d’identità degli ospiti per verificare i nomi con cui si sono registrati, abbiamo inventato degli pseudonimi il più possibile simili ai nostri veri nomi. Susan si è registrata come Suzanna Forsyth, il suo nome da nubile, io ero Wade Helms, che è il mio secondo nome, un’amica scettica ha usato Jan Walsh, molto vicino al suo vero nome, Jan Watchel. Avrebbero partecipato altri tre del nostro gruppo (Jim Preston, Margie Preston e Stirling Gerbic-Forsyth), sedendo in fondo per prendere appunti sull’evento, sempre sotto falso nome. Alla fine abbiamo scoperto che la sicurezza era piuttosto lasca, e non si sono affatto preoccupati di controllare le nostre carte d’identità o verificare i biglietti tranne che per scannerizzarli e separare chi aveva acquistato i posti VIP da 150$ da quelli normali a 89$ più foto con Chip, e dalla marmaglia che aveva investito solo 59$ per sedersi in fondo alla sala.
L’uso di nomi falsi ci ha aiutati a rimanere nei personaggi mentre ci salutavamo l’un l’altro ad alta voce, abbracciandoci e condividendo non solo il piacere di vederci di nuovo, ma anche la speranza che Chip potesse metterci in contatto con “la tua meravigliosa mamma, che ho saputo con dispiacere essersene andata l’anno scorso” (Wade), “la tua povera sorella, che è morta in una delle Torri, l’11 settembre” (Jan), e “il tuo bambino… quanto è passato, vent’anni dalla sua morte all’età di tre?” (Suzanna). Naturalmente, abbiamo anche proclamato ad alta voce la nostra certezza che Chip Coffey, a differenza di altri sensitivi, fosse la risposta definitiva, e che sicuramente ci avrebbe messo in contatto con i nostri cari trapassati. Non ci è voluto molto prima che anche gli astanti cominciassero a intervenire, dicendoci quanto amavano Chip, e condividendo le loro personali storie di lutti e perdite. Una donna ha raccontato dettagliatamente di come suo marito avesse bisogno di un trapianto di fegato e stesse languendo da anni, con frequenti visite allo Stanford Medical Center per i trattamenti del caso e in attesa di buone notizie da parte di quelli che monitorano la lista dei donatori. Durante la parte di serata dedicata alla lettura, Chip le ha poi consigliato di portare immediatamente il marito sofferente in un ospedale in Texas dove avrebbe potuto ricevere la cura in grado di farlo vivere almeno altri vent’anni. Stranamente, gli spiriti hanno risposto alla domanda se sarebbe o no sopravvissuto al trapianto con l’indolente risposta “Perché no?”.
Prima dello spettacolo, Susan ha cercato di aumentare le proprie chance di essere scelta avvicinando ansionsamente l’assistente di Chip per chiedere se Mr. Coffey fosse in grado di contattare anche bambini piccoli. Dopotutto, ha spiegato, suo figlio era morto a tre anni, e non parlava molto; ma, se quella sera avessero avuto successo, senza dubbio si sarebbe prenotata per una lettura priva (fra i 200 e gli 850 dollari per mezz’ora). L’assistente ha dichiarato che non c’era problema. In passato Chip era riuscito a contattare persino dei neonati. Curiosamente, durante i suoi farneticamenti dal palco, Chip avrebbe più tardi pronunciato una frase in contraddizione con quanto affermato dall’assistente, esclamando “Qualche volta le persone vogliono che contatti i bambini o i cani, e via dicendo. Ma cosa può dire un bambino? E un cane dirà Bau bau!”.
Da parte mia, cercavo di sembrare quanto più allegro e gioviale possibile, con indosso una camicia verde neon e una cravatta, seduto lungo il corridoio, in piena vista dal piccolo palco che distava appena due file da me. Nonostante gli occhi molto larghi e in qualche modo stranamente allineati rendessero difficile capire dove stesse guardando esattamente, sono ragionevolmente sicuro che più di qualche volta Chip ha cercato il contatto visivo con me nel corso della serata. Durante la prima ora, ha chiesto che le persone ponessero domande di natura generale, tenendo per dopo le letture psichiche e medianiche. Con una storia che speravo mi avrebbe rappresentato ai suoi occhi come il credente perfetto, ho alzato più e più volte la mano mentre lui monotamente ci aggiornava sui progetti futuri, i primi momenti in cui si è reso conto di avere poteri sovrannaturali e via dicendo, intervallando il discorso con striduli “Ma fammi il piacere, stronzetto” e altre leziose battutine stereotipate che gli consentivano di rigirarsi su un dito il suo superficiale pubblico. Alcuni sembravano conoscerlo piuttosto bene, e gli chiedevano delle trasmissioni in TV, citavano capitoli dei suoi libri, etc, fornendo a Chip materiale sufficiente per vendersi come un licenzioso, pragmatico “uomo del Sud apertamente gay”, che per caso è capace di parlare coi morti e predire il futuro.
Finalmente, la mia mano continuamente alzata è stata ripagata. Mi ha chiamato, mi sono presentato come ci era stato detto di fare, e poi mi sono subito lanciato nella mia storia. Gli ho detto che avevo una bizzarra caratteristica in merito alla quale avrei voluto la sua opinione. “Vede” ho spiegato, “non ho mai potuto indossare un orologio. Quando ero giovane, non segnavano correttamente l’ora. Più avanti negli anni, orologi più costosi smettevano proprio di funzionare e non era possibile ripararli”. Chip annuiva mentre andavo avanti. “Alla fine, ho semplicemente smesso di portarli e, come molti al giorno d’oggi, uso lo smartphone per vedere l’ora. Ma di recente ho avuto una strana esperienza all’aeroporto. Il metal detector nel quale stavo passando si è spento di colpo. Tutti quelli che lavoravano lì si sono guardati l’un l’altro sotto shock, stupitissimi, e ho dovuto essere controllato a mano dalla security. Ho parlato di questa cosa con un’amica e una sua amica, che ha dei poteri, le ha detto che è un pessimo segno, e con ogni probabilità sono posseduto da un demone…” A questo punto Chip ha sollevato la testa e ha platealmente roteato gli occhi come per sottolineare quanto fosse ridicola questa ipotesi. Mi ha interrotto e rassicurato dicendomi che 1) non era un problema sconosciuto, e lui stessa aveva incontrato molte persone i cui orologi e apparecchi elettronici non funzionavano propriamente, 2) questo cosiddetto demone deve girare parecchio, visto che nel mondo gli viene data la colpa di tutto e 3) era semplicemente una di quelle cose che la scienza, e persino gli studiosi del paranormale, non sanno ancora spiegare. Mi sono mostrato tranquillizzato, annuivo e sorridevo in risposta. Lui è sembrato soddisfatto ed ha continuato con la persona successiva. A questo punto ero sicuro di averlo convinto che ero un credente.
Dopo circa un’ora, l’assistente ha annunciato che si sarebbe fatta una pausa di 15 minuti, dopo la quale sarebbe iniziata la seconda ora. A quel punto Chip avrebbe accettato domande di tipo medianico e avrebbe provato a entrare in contatto con coloro con cui desideravamo comunicare. Susan si è diretta verso la fila per il bagno, ma zelantemente ha continuato a recitare, socializzando con gli altri in fila ed esprimendo la propria speranza che Chip riuscisse a contattare il figlioletto di tre anni. Io sono rimasto nella sala riunioni, e molti ospiti sono venuti da me a rassicurarmi dicendomi che anche loro conoscevano persone cui succedevano strane cose con la tecnologia, specialmente computer e televisioni.
Ci siamo di nuovo riuniti all’ora convenuta, e Chip ha fatto il suo ingresso fra applausi roboanti (almeno, roboanti quando lo consentiva il numero ridotto di partecipanti). Si è seduto sul palco su una sedia alta e ci ha guardato. Ci ha dato qualche istruzione su come alzare adeguatamente la mano (niente sventolii o dita puntate verso gli amici). Ci ha anche chiesto di spegnere i cellulari, di evitare di agitarci sulla sedia o di chiacchierare col vicino, e di fare qualsiasi altra cosa potesse rovinare la sua concentrazione. Una volta dato il via, una buona parte di noi ha alzato la mano. Le domande andavano dai consueti consigli d’amore e di carriera alle previsioni su figli e partner futuri. Molti, però, volevano parlare con i morti.
L’introduzione di Chip in merito a “come funziona tutto questo” è stata la seguente. Primo, il tipo di lettura che avremmo ricevuto era una versione ridotta della più completa lettura privata che offre via telefono (la prima delle ripetute allusioni ai suoi più remunerativi servizi). Secondo, quando parliamo con i trapassati, avviene “uno scambio energetico” che consente di avere “un pezzo di ricordo, o informazione, che vi mostrerà come la persona amata sia andata via, e il 99% delle volte in un posto privo di dolore, pacifico e pieno d’amore. Se in questo mondo erano irriverenti o esuberanti, potrebbero essersi calmati un poco. E qualche volta, potrebbero mostrare cose che non capirete. Questo è ok. Aggrappatevi a questa informazione e lasciatela decantare perché… ripenserete a ciò che ho detto e arriverà un momento in cui direte “ecco!”. Non forzate niente perché coincida con qualcosa, se dovete farlo, non è quel qualcosa.” Per quanto queste possano sembrare semplici istruzioni per poter vivere le esperienze della serata, in realtà nascondono di più. A mio avviso, queste istruzioni forniscono a Chip la difesa per i successivi errori. Per esempio, se descrive qualcuno con una personalità diversa da quella della persona trapassata, l’avvertenza che le persone potrebbero essersi “calmate un poco” dopo la morte funge da valida spiegazione. Ugualmente, se avesse detto qualcosa privo di senso – come quando ha chiesto a un signore di mezza età costretto a staccare la spina a suo padre clinicamente morto “E’ quello con le monetine in tasca?”. L’uomo ha annaspato un attimo e alla fine ha deciso che doveva trattarsi del gemello di suo padre, che portava sempre un po’ di spiccioli con sé.
Questo tipo di scambi (alcuni allegri, altri piuttosto coinvolgenti e strazianti) sono andati avanti per una ventina di minuti prima che Chip si voltasse dalla nostra parte della sala e chiedesse cupamente a tutti di abbassare la mano. E’ rimasto in silenzio per un momento, poi ha annunciato che stava per “fare un triplo salto, perché c’è una donna anziana che porta un bambino”. A quel punto, il mio cuore ha fatto lui un triplo salto e ho pensato “Ce l’abbiamo fatta!”. Dopo un’intera serata passata a dire a chiunque fosse nei dintorni io che speravo di contattare la mia deceduta madre, e Susan a ripetere che voleva parlare con il figlio di tre anni, Chip Coffey sembrava ripeterci parola parola le storie che avevamo venduto.
All’inizio ha sondato un po’ il terreno con qualche difficoltà, attribuendo la succitata anziana signora a una ragazza di fronte a me. Poi ha indicato Susan e Jan, che ha dichiarato ad alta voce di essere lì per contattare sua sorella Linda, morta in una delle Torri Gemelle l’11 settembre. Finalmente Chip ha identificato Susan come colei che voleva parlare con un bambino, ed è sembrato rassicurato quando lei ha confermato la sua predizione. Naturalmente, il fatto che sedesse con una grande foto a colori di un bimbo in bella vista dal momento in cui Chip aveva iniziato a “leggere” il nostro lato della sala, può avere avuto un ruolo di maggior rilievo nelle sue deduzioni che non il contatto con il mondo degli spiriti, ma lascerò che siano i miei lettori a decidere. Poco dopo Chip ha riportato la sua attenzione verso di me e, dopo che gli ho concesso l’informazione di cui aveva bisogno (la donna era mia madre, si chiamava Ella ed era morta un anno fa), si è lanciato in una lusinghiera descrizione di lei come Zia Mame, qualcuno che incoraggiava chiunque a tirare fuori il proprio potenziale, la leader delle situazioni, quella che trascinava gli altri e diceva “Forza! Facciamolo!” Era Rosalind Russell! Angela Lansbury! Si è fermato per chiedermi se capissi cosa intendeva e io gli ho risposto che sì, conoscevo assolutamente zia Mame. “Una donna straordinaria!” ha continuato. Sentiva della musica intorno a lei, cantava sempre. Dicevo di sì a tutto e mi mostravo scioccato ed emozionato. Chip è andato avanti, chiedendo se avesse avuto a che fare con i musical teatrali, e io ho detto no. “Perché sai cosa mi ha appena detto? Canta forte Louise! Canta forte Louise!” (riferimento a una battuta del film del 1962 “Gipsy”, interpretato da Rosalind Russell).
Assicurandomi che mia madre stava bene ed era molto orgogliosa di me, ha diretto la sua attenzione su Susan. Lei gli ha detto il suo nome, quello del figlio deceduto (di nuovo tenendo ben visibile la foto) e spiegando che era morto 20 anni prima. “E’ stato veloce” ha subito detto lui. Susan ha confermato. Lui le ha detto che la morte era stata indolore e ha suggerito che ci fosse “qualcosa che aveva a che fare con i piedi… quella cosa, con i piedi sempre in movimento.” Susan ha replicato che era corso in strada, così era morto. Stranamente, Chip ha ignorato questo rigore a porta vuota e ha risposto “E tu hai la Sindrome delle Gambe senza Riposo, vero?”. Susan ha detto di sì, che ne soffriva. Chip ha registrato il punto e ha aggiunto, sarcastico, “Sono un veggente e uno stronzo”, fra le risate della folla. “Tuo figlio sta bene” ha ripetuto più volte, poi ha dichiarato con enfasi che lei aveva una piccola reliquia (probabilmente non così raro fra i genitori che hanno perso un figlio). Susan ha annuito, sollevando di nuovo la foto. Chip ha allora ripetuto che suo figlio, Matthew, gli stava dicendo che stava bene. Susan ha risposto “Ma aveva solo tre anni” e il pubblico ha lanciato un “Aaaaaahhhhh…” collettivo, cui Chip ha risposto sarcastico con il suo “Aaaahhhh… ma quanto è vecchia la sua anima? TA-DA!!”. Era una maniera bizzarra di interagire con una donna in lacrime – a questo punto, Susan continuava a tamponarsi gli occhi col fazzoletto e a interpretare davvero il ruolo della madre addolorata – e un modo piuttosto spietato di offrire consolazione.
Senza prendere fiato, Chip ha indicato Jan ed esclamato “11 settembre!” come se l’idea gli fosse appena sopraggiunta. In effetti, era stato affermato chiaramente all’inizio della lettura “con triplo salto.” Chip ha detto a Jan che sua sorella stava bene. “Bumm, andata! Fanculo, sono qui fuori! E’ stato doloroso? Sì, un po’, ma sai una cosa? Sto bene”. Sebbene a qualche livello questo possa essere confortante, non è qualcosa che si possa falsificare, quindi non può essere contato come successo o errore. Ma, dopo che gli era stato detto esplicitamente alcuni minuti prima “Sono qui per mia sorella che è morta l’11 settembre”, la frase successiva è stata “Come si chiama questa persona? E’ un uomo?”. Terribilmente approssimativo, e mi ha molto sorpreso. Comunque Jan non ha perso un colpo. Gli ha ricordato che stava cercando di contattare sua sorella, Linda, e a questo Chip ha risposto “E’ passata dall’altra parte con un uomo!”, cercando di trasformare un fallimento in un successo. Ha continuato a cercare di spiegare il suo errore dicendo che, quando aveva visitato il luogo dove sorgeva il World Trade Center dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre, aveva incontrato lo spirito di un uomo morto lì di nome Aaron. Questo Aaron, ha dichiarato, era l’uomo che aveva camminato con Lindra e la stava rassicurando. “La sento vicina a della musica”, ha detto. “Si muove a tempo. I Beatles.” Vista l’età di Jan, era plausibile che la sua generazione (e quella della sorella inventata Linda) ascoltasse i Beatles, questa era facile. Sarei rimasto davvero sorpreso se avesse indovinato un salto generazionale come la Big Band, o qualche genere sconosciuto come quello degli Slowcore.
Come dicevo in apertura di articolo, la generale tristezza dell’intero evento, unita al fatto che (secondo me) avevamo ingannato Chip Coffey offrendo le nostre storie inventate per creare eventi paranormali, mi faceva sentire dispiaciuto per lui. Se questo era il meglio che sapeva fare, davvero non mi sembrava una grande minaccia. La lettura successiva, tuttavia, ha prosciugato qualsiasi empatia potessi aver provato durante l’incontro. Una giovane ragazza, intorno ai 20 anni, era stata una delle cause della “confusione” all’inizio della lettura dalla nostra parte. Aveva già detto che era lì per cercare un ragazzo morto in un incidente d’auto. Una volta finito con Jan, Chip ha chiesto subito che il microfono fosse passato a questa ragazza e ha cominciato a farle pressione per ottenere ulteriori dettagli. “Come si chiama il tuo amico?” ha chiesto. Lei ha risposto. “E quanto è passato dall’ultima volta che l’hai visto?” Per l’orrore di tutti, lei ha risposto con voce tremante “Lui… è morto sabato”. Questa giovane donna aveava perso il fidanzato in un incidente d’auto appena cinque giorni prima, e aveva spento 150 dollari per un posto VIP per chiedere a Chip Coffey di contattarne lo spirito. Mi sentivo male. Alcuni lettori fose sanno che sono un professore di psicologia: ho potuto toccare con mano gli effetti dell’interruzione dell’elaborazione del lutto nelle persone, e sono orribili. Dico spesso ai miei studenti che il danno più grave che i ciarlatani possono arrecare è quello di impedire alle persone di fare i compiti a casa in materia di Lutto. C’è un processo che dobbiamo attraversare quando subiamo una perdita. Comprende diverse fasi con differenti gradi di emozioni forti e, con il tempo, può assestarsi in una scala che va dalla piena accettazione, una specie di pausa fra le persone e i loro sentimenti, fino alla totale incapacità di funzionare. L’ultima cosa di cui una persona a lutto ha bisogno è qualcuno che devii questo processo verso fantasie dove la persona morta continua a parlare con lei attraverso un medium… e a pagamento.
All’inizio, Chip ha dichiarato che l’energia del ragazzo stava cercando di passare, “ma non glielo lasciavano fare… perché è troppo presto”. La ragazza ha iniziato a piangere. Rimpiangendo probabilmente la strategia presa, Chip ha fatto marcia indietro sull’affermazione precedente e ha affermato che il suo spirito guida, di nome Rachel, stava dicendo: “No, no, no… è troppo presto. Non entrerai in contatto con lui”, ma ha assicurato alla giovane che il fidanzato stava insistendo e “spingendo”. “Ce l’ho, e sta bene”, ha detto Chip, “ma è davvero moooooolto arrabbiato”. La ragazza ha cominciato a piangere in maniera udibile al microfono. Chip ha ripetuto “Molto arrabbiato”, e poi ha aggiunto “E’ stata una cosa veloce, vero?”. (Doveva differenziarla dagli incidenti d’auto che si svolgono più lentamente?) “E’ stato un incidente?” ha chiesto. (La ragazza aveva già detto due volte che si era trattato di un incidente d’auto, e mi sono chiesto quanti sarebbero andati via ricordando erroneamente che Chip aveva divinato questa informazione medianicamente.) Infine, crudelmente, ha detto “E’ stato doloroso”. Nella sala è calato il silenzio. Girare il coltello nella piaga a quel modo era più che crudele. Sentire i singhiozzi incontrollati della ragazza è stato tutto ciò che ho potuto fare per non alzarmi e andarmene come una furia. Provando probabilmente le stesse cose, Susan mi ha afferrato la gamba in segno di rabbia e disgusto condivisi. A peggiorare le cose, Chip ha poi domandato “Conosci quel vecchio detto, ‘Vivi in fretta, muori giovane e sii un bel cadavere da vedere’? Sta dicendo ‘Per Dio, l’ho fatto!'”. Perché, naturalmente, cadavere è la parola giusta da usare quando si parla con una ragazza che ha perso il fidanzato in un incidente d’auto qualche giorno prima.
Qualche altro bla bla su quanto fosse una brava persona, con una forte volontà, la sua meravigliosa personalità ha alla fine raggiunto il culmine con nientedimeno che un’apparizione! E l’unica di tutta la sera! Mentre parlava, infatti, Chip ha detto “Figlio di puttana! E’ alto e con i capelli scuri, vero?”. Imbarazzata, la ragazza ha risposto “Uhm… voleva essere alto. Ma aveva i capelli scuri.” “Era proprio in fondo alla sala”, ha dichiarato Chip con enfasi, e poi ha promesso “Ti dirò di più dopo. Ti dirò di più dopo. Se vuoi fare una lettura privata, chiamami quando vuoi, ma io gli darei un po’ di tempo per completare la transizione”. A questo punto ne avevo abbastanza. Le letture sono andate avanti per un’altra ventina di minuti, ma ero così arrabbiato che non ho sentito niente.
Più tardi, l’intero team dell’Operazione Bumblebee (San Jose) si è riunito nel pub in fondo alla strada per condividere gli appunti e discutere la nostra esperienza con Jay Diamond (fondatore di Reason4Reason, che non aveva potuto partecipare per una sua precedente esperienza con Chip Coffey e il timore che la sua presenza potesse esporci tutti), che aveva seguito le nostre attività via cellulare, fornendoci input e tracciandoci su Facebook. Estenuante e prosciugante a livello emotivo com’era stata la serata, eravamo tutti d’accordo che però era stata egualmente gratificante. Susan ha voluto un momento per ringraziarci tutti di aver partecipato, e incoraggiarci a diffondere l’idea fra le altre organizzazioni scettiche, i blog, i siti web e i propri contatti, per mettere in chiaro una cosa: L’ATTIVISMO E’ LA CHIAVE per creare il cambiamento che noi scettici vorremmo vedere! Quindi uscite, unitevi ad altri scettici – non solo online, ma anche nel “mondo reale” – e FATE QUALCOSA!
Foto di Bob Brewer da Unsplash
Spesso i ciarlatani infilano tra il pubblico qualche complice che gli dia corda in modo da risultare più credibili agli incerti in sala.
Da quello che ho letto questi scettici hanno ne più ne meno pagato il biglietto dello spettacolo di un ciarlatano per… andare a fare il lavoro che normalmente fanno i complici?!
Certo poi, a differenza di veri complici, sono si sono trovati a discutere di quanto certamente il tizio fosse un ciarlatano ed hanno scritto un articolo (che difficilmente finirà sotto gli occhi di qualcuno che non abbia già un’opinione) in cui raccontano per filo e per segno l’esperimento e le tecniche usate dal sedicente sensitivo ma a parte darsi reciproche pacche sulle spalle per aver individuato un truffatore (e, come scrivono, pure pericoloso) qual è il punto di tutta la vicenda?
Si tratta forse di un’indagine preliminare a qualcos’altro?
In che modo hanno aiutato delle persone incerte a non cadere nella rete di quest’individuo?
La ragazza che soffriva di un recente lutto sarebbe stata così pronta a credere al ciarlatano se non ci fossero stati tanti riscontri positivi forniti dagli scettici sperimentatori autori dell’articolo?
Scusate ma l’utilità di tutto questo mi sfugge… salvo che l’utilità per il ciarlatano ma non credo fosse quello l’intento.
Gentile Valerio,
quello che ci è sembrato interessante nell’articolo è principalmente il fatto che, nonostante decenni di studi e smascheramenti, i medium continuano ad utilizzare le stesse tecniche di sempre e – nonostante sia piuttosto semplice sbugiadarli – moltissime persone ancora non conoscono questi trucchi e artifici (veda per esempio la ragazza cui era appena morto il fidanzato).
Dopodiché non entriamo nel merito dell’azione in sé e e per sé, che forse ha avuto una continuazione non descritta dall’autore o forse no, sebbene anche noi condividiamo l’idea che sia utile e opportuno che a queste
attività segua anche una conclusione di qualche tipo.
Grazie.
Please accept my apologies for writing my response in English, and not in Italian. Perhaps someone who knows bother languages will kindly translate my response?
I’m surprised to see that the very first comment posted echoes some of the “complaints” we received from American readers. I can only assume that this is due to the fact that young skeptics are accustomed to their television-show style “debunkings,” and a story that is written like a play (with three acts, and a happy ending)? Unfortunately, the real world of psychic and paranormal investigation does not work that way.
What we attempted to do here was to infiltrate a world that most skeptics never bother to enter themselves, and to provide an eyewitness account of how things operate at a so-called psychic/medium show. And we accomplished that very well, if I do say so myself. We never presented this as a “debunking,” and did not write the articles in an attempt to change the minds of believers. Instead, the evidence is being presented to skeptics, along with the message that (in order to understand this strange world, and hopefully, to do battle with it), we need to get up off of our collective asses and get active. Sitting in front of a computer screen all day and typing snide messages onto your Facebook accounts or into a blog isn’t going to change the world.
As Susan Gerbic would say, we have much more work to do and a lot of plans for the future, for stay tuned. Susan and her minions are very creative, and have many more techniques we can use to try and catch the fakes at their game.
Traduzione del commento di Sheldon W. Helms:
Innanzitutto porgo le mie scuse per aver risposto in inglese e non in italiano. Magari qualcuno che conosca entrambe le lingue potrebbe tradurre?
Sono sorpreso di vedere che il primissimo commento pubblicato riecheggia alcune delle ‘lamentele’ che abbiamo ricevuto da lettori americani. Posso solo ipotizzare che i giovani scettici siano ormai abituati ai loro debunking di stampo televisivo, a un racconto scritto come un’opera teatrale (tre atti e lieto fine)? Sfortunatamente il mondo reale dell’investigazione sul paranormale e sui medium non funziona così.
Quello che abbiamo cercato di fare in questo caso è stato infiltrarci in un mondo con cui la maggior parte degli scettici non ha mai a che fare in prima persona, e presentare una testimonianza diretta di come vadano le cose nell’esibizione di un medium. E ci siamo riusciti molto bene, se posso permettermi. Non abbiamo mai presentato questi articoli come un “debunking”, né li abbiamo scritti con lo scopo di far cambiare idea a chi ci crede. Al contrario, presentiamo agli scettici le prove di quello che abbiamo fatto, insieme al messaggio che, per capire questo strano mondo e, si spera, combatterlo, abbiamo bisogno tutti di alzare il culo e darci da fare. Sedere davanti a un computer tutto il giorno a scrivere battutine sul vostro account Facebook o sul vostro blog non basterà a cambiare il mondo.
Come direbbe Susan Gerbic, abbiamo molto altro lavoro da fare e parecchi piani per il futuro, perciò continuate a seguirci. Susan e i suoi seguaci sono molto creativi e hanno molte altre tecniche che possiamo usare per cercare di svelare il gioco degli imbroglioni.