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Comunicare la scienza – il nuovo saggio di Armando De Vincentiis

Comunicare la scienza
Armando De Vincentiis
Quaderni del Cicap, 2014
pp. 73
€ 6,90

Recensione di Ornella Quivelli

Esistono gli ufo? Come avviene la levitazione? Si può guarire il cancro con il bicarbonato?

Queste sono solo alcune delle domande alle quali, prima o poi nella corso della sua vita, uno scienziato o divulgatore scientifico è chiamato a rispondere, in un programma televisivo, un’intervista sul giornale o, magari, al bar con gli amici. E così, vinta la reticenza iniziale, lo scienziato stringe fra i denti il sorrisetto beffardo, fa un profondo respiro e prova a dare una risposta più razionale possibile, districandosi fra i meandri dello scibile e chiamando a rapporto i più rinomati principi e consolidate teorie in campo scientifico. Ma come comunicare la scienza? E soprattutto, come comunicare la “scienza del paranormale”?

Armando De Vincentiis ha raccolto la sfida e ha voluto fornire il suo contributo su questo tema così delicato e più che mai attuale. Nel suo ultimo libro “Comunicare la scienza”, lo psicologo-psicoterapeuta e divulgatore scientifico, nonché consulente del CICAP, cerca di far luce dal suo punto di vista sull’argomento, tendendo al lettore un’estremità del filo per aiutarlo ad “orientarsi nei labirinti dell’insolito e della pseudoscienza”.

Nel titolo De Vincentiis pone due parole eloquenti. Comunicare, in primis. Dal latino cum = con, e munire = legare, costruire, il concetto di comunicazione prevede la presenza di un’interazione tra soggetti diversi che nello scambio di informazioni instaurano un legame. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni, in una sorta di osmosi in cui i soggetti coinvolti si confrontano, dialogano, costruiscono insieme. Se ciò non accade, siamo in presenza di una infeconda, unidirezionale trasmissione di segni o informazioni. Fattori cruciali nell’assunzione completa dell’informazione sono rappresentati dal tipo linguaggio impiegato dall’emittente e dal processo di interpretazione del messaggio da parte del ricevente, fortemente influenzato dal contesto socio-culturale, come sottolinea più volte lo psicologo.

L’oggetto della comunicazione trattato in questo libro è la scienza. Caratteristica essenziale affinché un complesso di conoscenze possa essere ritenuto scientifico è la sua possibilità di essere messo alla prova attraverso il confronto con la realtà, e di essere via via corretto di conseguenza. Tutto quello che devia dai fondamentali requisiti della ricerca scientifica ricade nel calderone della “pseudoscienza”. Lo psicologo mette il lettore in guardia: occhio a non farsi ingannare da paroloni altisonanti, camici bianchi, parlantina suadente. Lo pseudoscienziato può, infatti, essere chiunque e trovarsi dovunque. “Mr. Hyde” può persino aggirarsi indisturbato tra i corridoi accademici dietro le insospettabili sembianze di “Dottor Jekyll”, come sapientemente spiega De Vincentiis nel capitolo “La schizofrenia della scienza”, denotando inevitabilmente la sua deformazione professionale. Ma come riconoscere allora lo pseudoscienziato e, soprattutto, come smascherarlo? De Vincentiis ne disegna un accurato identikit e svela quali sono le “trappole” in cui si può incorrere e i metodi per aggirarle.

Nonostante le aspettative che si ripongono nella scienza, il suo obiettivo principale non è quello di fornire una risposta a qualsiasi domanda dell’uomo, ma solo a quelle riguardanti le leggi che regolano le manifestazioni della realtà fisica. Quando la scienza non basta, si sconfina nel misticismo, nell’occulto e nel campo della metafisica, oltre i limiti possibili della conoscenza umana. Se poi si prendono in considerazione quei fenomeni che addirittura sembrano contravvenire alle  leggi della fisica, si ricade inevitabilmente nell’ambito del paranormale, fertile substrato dove si annidano improbabili pseudoscienziati e ciarlatani.

Ad aggravare la situazione ci pensa la stessa comunità scientifica, in cui predomina l’atteggiamento di chiusura e autoreferenzialità.

Le famose torri d’avorio che ancora oggi, un po’ ammaccate, si ergono nei centri del sapere dove l’informazione resta intrappolata, non più per scollamento elitario dal quotidiano, come avveniva nel XIX secolo, ma spesso per incapacità di comunicazione, scarsità di risorse da destinare alla divulgazione o, a volte, per pura pigrizia.

Ecco che la pseudoscienza va ad inserirsi in quel “gap di comunicazione” ed in quel vuoto lasciato dalla scienza stessa, creando quindi nuovi adepti e danneggiando la comunità attraverso una sistematica opera di disinformazione, particolarmente nociva soprattutto se applicata in ambito medico.

Ma una soluzione c’è ed è lo stesso autore a suggerirla. È essenziale, infatti, un cambio di prospettiva e il divulgatore dovrà necessariamente scendere dalla cattedra e avvicinarsi al suo interlocutore nelle vesti di problem solver. Non bastano, dunque, le fondamentali nozioni accademiche e l’indispensabile capacità di “trasdurre il tecnicismo in un linguaggio comune”. Il bravo comunicatore dovrà fornire risposte reali a problemi concreti. Per farlo, dovrà scavalcare le barriere psicologiche del suo interlocutore, aggirare gli agguati di detrattori e complottisti, diffondere l’informazione attraverso strumenti e strategie tipiche del marketing. La nuova figura di divulgatore delineata da De Vincentiis assume, così, quasi le sembianze di un moderno “supereroe” dei fumetti.

Non basta quindi dire che Babbo Natale non esiste. Lo scienziato deve finalmente togliersi quel sorrisetto beffardo e fornire una risposta concreta a chi spera in qualcosa che vada oltre le umane possibilità. Sognare sì, dunque, non per superare i limiti imposti dalla ragione, ma per superare ragionevolmente i propri limiti.

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