A che punto è la notte 2 – Le case infestate
Con questa rubrica facciamo il punto sui mysteri di vecchia data, che esercitano ancora tutto il loro fascino pur essendo già stati smentiti e razionalmente spiegati. Oggi parliamo delle case stregate.
Il classico dei classici. Di case infestate parlava già Plauto nella Mostellaria, e probabilmente qualcuno ferrato in letteratura pre-greca potrebbe risalire anche più indietro.
Dubito fortemente che ci si possa spostare per distanze superiori ai 2 km da un qualsiasi punto al mondo senza incappare in un luogo infestato, un castello misterioso, una casa su cui si narrano strane storie… Per dire, Castel de’ Fiori, in provincia di Terni, conta: 20 (venti) abitanti, un castelletto, la leggenda di una ghigliottina e di un annesso fantasma. E in Inghilterra e Scozia le zone ghost-free devono essere praticamente inesistenti.
Smentire una presunta infestazione è, il più delle volte, abbastanza semplice. Di solito i fantasmi si manifestano con rumori assolutamente spiegabili con fenomeni naturali, se si riesce a fotografarli sono quasi sempre macchie indistinte, le fonti sono generalmente aneddotiche o basate su testimonianze oculari. Insomma, di concreto c’è ben poco, ma, come sovente accade in materia di sovrannaturale, “fra leggenda e realtà vince la leggenda” (semicit.) e certi fantasmi continuano – anche a distanza di secoli – a volteggiare indisturbati.
1) Hydesville
Kate e Margaret Fox vivono con i genitori e la sorella Leah in una casa di New York che ha fama di essere infestata. E in effetti a un certo punto cominciano ad udirsi strani rumori, in particolare brevi colpi secchi, attraverso i quali, a poco a poco, le sorelle riescono a comunicare con l’entità sovrannaturale fino a farsi raccontare chi sia e cosa gli sia accaduto. La fama delle ragazze medium inizia a diffondersi e con essa gli eventi pubblici a base di sedute spiritiche, gestiti con grande senso imprenditoriale da Leah.
Quello delle sorelle Fox è un caso interessante perché, oltre al valore storico di progenitore dello Spiritismo, contiene già tutti gli elementi tipici di questi eventi: la manifestazione della presenza; le indagini che avvallano l’origine sovrannaturale del fenomeno; la nascita di un “seguito” di credenti; lo smascheramento – meglio ancora, in questo caso la confessione; il permanere della leggenda nonostante tutto.
Nel caso delle sorelle Fox, fu la stessa Margaret a confessare la frode e a mostrare in pubblico la capacità di far schioccare le articolazioni dei piedi per riprodurre i colpi con cui la presenza comunicava, e sia lei che Kate in tarda età si espressero con durezza nei confronti dello Spiritismo: ciononostante continuano a tutt’oggi a essere citate dai credenti nel paranormale come un reale caso medianico. Anche Arthur Conan Doyle rifiutò di accettare la confessione di Margaret, sebbene non avesse una grande opinione umana delle due sorelle minori.
(Ogni volta che uno legge le fandonie cui riusciva a credeva Doyle diventa più difficile non valutare la possibilità che, forse, la teoria del Grande Gioco, che lo vorrebbe mero prestanome di un realissimo John Watson, non sia poi così campata in aria…)
2) Borley Rectory
“Casa più infestata d’Inghilterra”, il rettorato di Borley era stato costruito sui resti di un antico monastero, dove una monaca era stata murata viva per aver cercato di fuggire col suo amante e una misteriosa presenza tracciava sui muri invocazioni d’aiuto e richieste di preghiere per la salvezza dell’anima.
L’aneddotica sui fantasmi della canonica è pressoché sterminata. A investigare fu chiamato anche Harry Price, il famoso investigatore dell’occulto, che dichiarò genuina l’infestazione e, quando la casa rimase vacante, tornò a studiarla con 48 volontari che a rotazione vi soggiornarono per verificare quello che vi accadeva.
Borley Rectory è stata distrutta da un incendio nel 1939 e gli ultimi resti furono demoliti nel 1944.
Così recita la leggenda. La storia è, al solito, un tantino più prosaica (e maliziosa): a parte gli eventi spiegabili in maniera razionale e ovvia (campanelli che suonano in case dove ci sono ragazzi o servitù, davvero un evento incomprensibile…), le manifestazioni sovrannaturali durante la permanenza della famiglia Foyster sono svelate nei diari di Marianne, la giovane moglie del reverendo, che usò la scusa dei fantasmi per coprire una relazione extraconiugale. In merito a Price, furono i suoi stessi affiliati a dover ammettere che molti degli eventi erano stati falsificati proprio dal famoso investigatore, quando alla sua morte studiarono il suo lavoro sul caso.
La vicenda di Borley, tra l’altro, annovera anche un falso debunking: nel 2000 uscì il libro We faked the ghosts of Borley Rectory, in cui Louis Mayerling rivelava per filo e per segno in che modo fossero stati messi in scena gli eventi sia durante la permanenza del reverendo Bull sia durante quella dei Foyster. Ma era tutto falso.
I credenti rimangono comunque convinti che qualcosa sia davvero avvenuto a Borley Rectory. E la foto del mattone “sospeso immobile a mezz’aria” è ancora ritenuta una prova più che plausibile.
3) Amityville
“Tratto da una storia vera”: forse una delle prime storie di infestazione a usare lo strillo di cui si oggi si fregiano pure gli spot del puré. Ma in effetti la storia origina in un brutto caso di omicidio, di cui rimasero vittime i proprietari della casa al 112 di Ocean Avenue ad Amityville, massacrati dal figlio 23enne, Ronald DeFeo jr., che uccise madre, padre e i suoi 4 fratelli la sera del 13 novembre 1974. Indifferente alla strage consumata nella casa, nel dicembre 1975 vi traslocò la famiglia Lutz (madre, tre figli e secondo marito), per lasciarla precipitosamente nemmeno un mese dopo, sostenendo di aver vissuto una serie di terrificanti eventi paranormali, tra cui voci, sfioramenti, odori, una stanza segreta dalle pareti rosse che spaventava anche il cane, e senza mai rivelare cosa fosse successo durante la loro ultima notte lì, perché “troppo spaventoso”.
Tutti gli eventi sono riportati nel romanzo The Amityville Horror: A True Story di Jay Anson, che ispirò anche una serie di film.
Le smentite sono state numerose e provenienti da più parti: dal sacerdote che nel romanzo esegue il primo esorcismo e che nella realtà ha cambiato versione almeno due volte, all’investigazione svolta da Joe Nickell, cui è bastato un mero fact-checking per dimostrare l’infondatezza di tutte le testimonianze relative alla presenza di cimiteri indiani, finestre rotte, fughe di inquilini successivi, neve nei giorni in cui sarebbero state trovate impronte demoniache in giardino, fino alle dichiarazioni rilasciate dall’avvocato di DeFeo, che ammise di aver inventato l’intera storia insieme ai Lutz davanti “a troppe bottiglie di vino”.
Ancora una volta, nemmeno le confessioni sono state sufficienti a disilludere i credenti. Addirittura, la foto a infrarossi scattata durante l’indagine svolta nel 1976 dai due “demonologi” Ed e Lorraine Warren viene spesso presentata come una delle più straordinarie foto di fantasmi mai realizzate (alcuni sostengono sia lo spettro di uno dei bambini DeFeo), quando si tratta con ogni probabilità del loro assistente, uomo dotato di discutibile gusto in fatto di camicie fantasia.
Comprensibilmente, i proprietari successivi (tutti rimasti ad abitare nella casa per anni e anni) hanno cambiato fisionomia alla facciata esteriore e sono riusciti ad ottenere che venisse modificato anche l’indirizzo, per tutelarsi dai turisti dell’horror. Nel 2010 la casa è stata nuovamente messa sul mercato alla modica cifra di 1,15 milioni di dollari.
4) Il Castello di Montebello
Recentemente, il sito Buzzfeed ha inserito Villa De Vecchi fra le 7 case più infestate al mondo, e certo la Casa Rossa non ha un aspetto accogliente, ma fra gli appassionati del settore non c’è parere unanime su quale sia il luogo più fantasmatico d’Italia. Anche da noi ci sono fantasmi con maggiore “appeal” di altri (per esempio a Roma siamo particolarmente affezionati a Beatrice Cenci), e i luoghi ad essi legati sono fra i più visitati, conosciuti e studiati. In questo senso, la palma del Castello dei fantasmi va sicuramente a Montebello e allo spettro della piccola Azzurrina. La storia è nota: Guendalina, figlia del conte del luogo, nasce affetta da albinismo; per evitare che l’accusino di stregoneria come avveniva all’epoca, la madre le tinge i capelli, donandole la sfumatura da cui è derivato il soprannome. Durante un violento temporale, il 21 giugno 1375, Azzurrina insegue una palla di stracci caduta nel sottoscala e scompare per sempre. Da allora, ogni cinque anni, la notte del solstizio d’estate, il suo fantasma si aggira nel castello, piangendo e cercando la mamma. Oggi la rocca è aperta al pubblico, e i visitatori possono vedere la terribile cassapanca sanguinosa, le orme di piedini sul soffitto dove camminava la spettrale donna incontrata da un custode, e soprattutto possono ascoltare le registrazioni effettuate da troupe di ricercatori e parapsicologi nel corso delle notti di solstizio d’estate in cui dovrebbe comparire il fantasma.
Ammettiamolo: le registrazioni fanno impressione, specialmente le prime due, perché quella del 2005 sembra un po’ presa dagli scarti di montaggio di un brutto film. Meriterebbero un approfondimento, ma gli originali non sono mai stati condivisi con altri ricercatori, e quindi è impossibile provare che non siano state manipolate. Possiamo domandarci quanto sia plausibile che una bimba del 1300 chiami “mamma” anziché madre, oppure se i sussurri che si sentono sullo sfondo di un guaito non siano per caso di origine umana, ma in assenza della fonte originale non possiamo ottenere risposte certe. Simone Angioni e Marco Morocutti, tuttavia, hanno riprodotto lo stesso esperimento dei loro predecessori nel 2010, e hanno messo a disposizione le registrazioni, anche se sfortuna ha voluto che proprio quell’anno Azzurrina abbia deciso di non presentarsi al consueto appuntamento.
5) La Tomba di Tutankhamon
Alzi la mano chi non ha mai subito il fascino degli antichi Egizi. (O dei dinosauri. Ma non ci sono luoghi infestati da fantasmi di dinosauri. Sarebbero fantastici, in effetti.) Alzi la mano chi non ha mai fantasticato sulle mummie, le Sfingi, le piramidi, gli schiavi che le hanno costruite (falso), i terribili faraoni che vi si facevano seppellire e la vendetta che sarebbe caduta su chiunque avesse profanato il loro regale sonno eterno, così come recitava l’iscrizione trovata all’interno della Tomba di Tutankhamon, “La morte colpirà chi disturberà il sonno del Faraone”. E chissà quali sconosciute arti magiche, quali incantesimi erano stati messi a protezione dei sigilli spezzati per la prima volta nel 1922 da Howard Carter: quel che è certo è che, dal finanziatore a coloro che avevano partecipato agli scavi, la maledizione del Faraone si abbatté veramente su quegli umani irresponsabili e li uccise quasi tutti in brevissimo tempo. Arthur Conan Doyle (e ti pareva) ipotizzò la possibilità che gli archeologi fossero entrati a contatto con qualche elementale.
Quanto vi sorprende sapere che non è andata esattamente così?
La verità è che le notizie sugli scavi erano state vendute in esclusiva al Times, quindi gli altri giornali dovevano riempire gli articoli rimediati con un po’ di fuffa, e qualcuno pensò bene di parlare di un canarino ucciso da un serpente e di un cane che muore insieme al suo padrone. Tutto falso: sono anche stati condotti studi analitici sulle morti sospette dei partecipanti alla spedizione, ed è emerso che rientrano perfettamente nella normalità.
Quello che affascina, nella maledizione del Faraone, è che la scoperta della tomba è stata di suo talmente incredibile che da sola sarebbe bastata a riempire pagine e pagine di storie e leggende, senza bisogno di fantasmi vendicativi (mi chiedo sempre come si sarà mai sentito Theodore Davis, che aveva sostenuto non esserci più niente da scoprire nella Valle dei Re, e il suo ultimo scavo si trovava a pochi metri dall’ingresso della Tomba di Tutankhamon. Il quinto Beatle).
Ci sono centinaia di altri racconti di infestazioni, luoghi e case che la credenza popolare ha fatto abitare da chi è stato vittima di orrori indicibili o vuol divertirsi alle spalle dei viventi. Ci sono storie di fantasmi che oggi non possono più essere debunkate, per mancanza di accesso alle fonti originarie e per il troppo tempo trascorso dagli eventi; altre sono fiorite intorno a posti che nascono per essere folli, come la Winchester House, e nemmeno il miglior indagatore di mysteri del mondo riuscirebbe a sfatarne il mito; altre ancora sono ormai così radicate nel foklore da essere diventate innocue se non buffe (ma voi ce li vedete veramente Targhini e Montanari che distribuiscono i numeri del lotto?); nella maggior parte dei casi la narrazione si è talmente innervata sulla verità che è impossibile risalire al bandolo della matassa. Come sempre, vale il principio per cui dichiarazioni straordinarie devono essere sostenute da prove straordinarie, in mancanza delle quali gli scettici continueranno a propendere per la spiegazione che più rispetta le leggi naturali a oggi note.
(Poi le storie di fantasmi piacciono anche a loro, non crediate. Chi scrive, per esempio, è di recente andata in visita al Cimitero di Highgate, uno dei luoghi più infestati al mondo, e non le sarebbe affatto dispiaciuto incontrare lo spettro di Douglas Adams, magari fornito di una nuova avventura di Arthur Dent. Per sicurezza, comunque, abbiamo lasciato anche noi una penna sulla sua tomba).
Immagine di apertura di Enrique Meseguer, da Pixabay
Cimiteri indiani? Per quelli preferisco zio Stephen, grazie
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Sapete dirmi qualcosa di questo tipo e del filmato da lui prodotto , solita bufala e sfruttamento di leggenda ?
Amityville – Lorraine Warren
© Alexander Land
(Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto di autore. E’ vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.)
Condivido questo video girato nel 2014 (© Dominicoartist) a seguito di una visita a casa di Lorraine Warren da parte dell’autore del girato.
Da quello che ho potuto vedere sulla pagina FB, non mi sembra aggiunga molto di nuovo alla leggenda già in essere, che come abbiamo visto è stata ripetutamente smentita.
Il link al video non si è attivato, quindi non so a quale faccia riferimento, ma se è quello della terza presunta voce direi che andrebbe analizzato tecnicamente, partendo però dalla certezza che non vi fosse davvero una terza persona in stanza 🙂