Il terzo occhio

Galeotto fu l’ananas

Che l’Esselunga di via Papiniano, a Milano, fosse considerata il “paradiso dei single”, è una storia che gira ormai da almeno vent’anni. Ora alla voce popolare sembra essersi aggiunto un particolare inedito: un “codice segreto” per segnalare ai potenziali interessati di essere in cerca di altri cuori solitari. Scrive il Giornale:

Basta prendere un ananas e metterla nel proprio carrello, proprio dove si trova la seduta per i bambini, ed il gioco è fatto. Anzi, il messaggio è inviato. Infatti, mettere l’esotico frutto in quella precisa posizione, sembra voler dire una sola cosa: essere disponibili ad una bollente avventura. Che si tratti solo di una leggenda metropolitana?

La domanda è legittima. La storia di un “codice segreto” per rimorchiare nei supermarket, infatti, esiste in molti luoghi e in molte varianti. Tempo fa, a Varese, si era diffusa la voce secondo cui per trovare l’anima gemella occorresse recarsi al venerdì sera nell’Esselunga di via Caracciolo e segnalare la propria disponibilità mettendo nel carrello un sacchetto di arance (“solo le arance, non bisogna aggiungere nient’altro, fosse anche una pregiata bottiglia di vino rosso”). Una giornalista della Provincia di Varese fece anche una prova, con scarso successo:

Avevamo le migliori intenzioni, la massima propensione al dialogo, ma forse non abbastanza charme, perché nessuno si è fatto avanti con aria complice, lasciando intendere di aver decifrato il linguaggio segreto dei frutti.

Molto scettico, in proposito, il direttore del supermarket:

E’ la prima volta che sento questa storia […]. Tra le altre cose non mi sembra che al venerdì ci siano più single rispetto ad altri giorni della settimana. E non vedo mai persone ferme a parlare tra di loro come potrebbe succedere in una serata di questo tipo.[…] Ma mi sembra una cosa assurda, anche perché le arance si vendono solo in alcuni mesi dell’anno. Negli altri cosa succede?

La leggenda è diffusa anche all’estero, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti. A volte la diceria identifica un giorno particolare per l’operazione (molto gettonato il venerdì sera). Se il frutto che compare di più nel “linguaggio segreto” è proprio l’ananas, non mancano varianti con altri frutti, banane e arance in primis. A volte il codice prevede segnali diversi a seconda del sesso (banane per gli uomini, ananas per le donne, racconta Snopes).

Realtà o leggenda? L’idea di un cifrario segreto di natura sessuale non è nuova; alcuni codici sono stati effettivamente utilizzati in passato (è il caso del codice delle bandane, in uso nella comunità gay di San Francisco intorno agli anni ’70).  Ma molti altri affondano nel terreno delle leggende metropolitane. Pochi anni fa si diffuse, prima in Brasile e poi in tutto il mondo, la psicosi della pulseira do sexo: braccialetti indossati dagli adolescenti, che avrebbero dovuto segnalare la disponibilità a effettuare determinate prestazioni sessuali. Chi avesse voluto usufruirne non doveva far altro che rompere il braccialetto e pretendere il “pagamento” corrispondente, a seconda del colore dello stesso: viola per un bacio, azzurro per un rapporto orale, nero per un rapporto completo, e così via.

Quarant’anni prima era stata la volta dei sex coupon ricavati dalle aperture delle lattine di birra, con cui si potevano – si diceva all’epoca – richiedere alle ragazze determinate prestazioni sessuali.

Ma non mancano “codici segreti dell’amore” anche in tempi più antichi: il caso più famoso, forse, è quello del linguaggio dei ventagli, grazie alla cui posizione una dama del Settecento poteva segnalare le proprie intenzioni all’amico del cuore. Ancora adesso gli storici si chiedono se il codice sia mai stato effettivamente usato, o se non si trattasse di un’operazione di marketing virale ante-litteram, dal momento che a stamparlo e diffonderlo furono proprio i venditori di ventagli.

Verità o leggenda, dunque, quella dell’ananas nel carrello? Difficile dirlo, anche perché le storie sui “linguaggi segreti”, per false che siano, hanno la tendenza a diventare vere, quando vengono condivise da un sufficiente numero di persone.

E’ quello che accadde, ad esempio, nel caso del grunge speak, lo slang della scena underground di New York: nel 1992 un giornalista del New York Times mise sotto pressione una segretaria della Sub Pop Records, per farsi rivelare il gergo in voga tra i fan del grunge. La segretaria non ne sapeva nulla; se lo inventò. Ma in seguito all’articolo cominciarono a comparire le prime magliette con scritte in grunge speak e il gergo cominciò effettivamente a essere utilizzato. Perché in fondo un linguaggio non è altro che una convenzione condivisa.

Se siete curiosi di scoprire se la storia de Il Giornale sia vera, quindi, non vi resta che il metodo sperimentale: infilate un ananas nel vostro carrello, e guardate cosa succede. Mal che vada, vi ritroverete ad abbordare qualche giornalista in cerca di scoop, o qualche appassionato di leggende metropolitane.

Foto di Phoenix Han da Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

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