A che punto è la notte 7 – UFO, parte prima
Con questa rubrica facciamo il punto sui mysteri di vecchia data, che esercitano ancora tutto il loro fascino pur essendo già stati smentiti e razionalmente spiegati. Oggi parliamo dei più famosi avvistamenti alieni.
Inizio a scrivere questo articolo a pochi giorni dalla morte di Leonard Nimoy, il signor Spock in Star Trek. Fino a tempi abbastanza recenti, la fantascienza l’ho frequentata solo casualmente, saltabeccando fra un grande autore e un film culto, ma anch’io ho amato quello scienziato razionale e pacato e quell’astronave meravigliosa che fendeva elegante l’immensità dello Spazio. E se dovessi scegliere un solo filone di Sci-Fi, salverei quello in cui luminose Navi Madri atterrano nel deserto portando all’Umanità un messaggio di pace e fratellanza.
Lo so, Stephen Hawking ha detto di non farci illusioni, se mai E.T. dovesse arrivare non sarebbe né amichevole né pacifico, e sembrerebbe che lo scienziato inglese non abbia torto, a giudicare dalle varie storie di abduction: le persone che asseriscono di essere state rapite dagli alieni raccontano di esperimenti, chip e gravidanze; molti di loro sono sotto shock, con disturbi violenti e difficoltà a riprendere la propria vita (se ne vede uno spaccato interessante nella serie televisiva Taken). Nel caso dei rapimenti alieni si parla di incontri ravvicinati del quarto tipo, un’estensione della scala di Hynek, che si fermava al terzo tipo e non prevedeva il contatto (con buona pace della locandina del film), ma anche per gli altri livelli la letteratura è sterminata.
Smentire un’abudction o un avvistamento alieno non è banale, le prove concrete sono solitamente ben poche e il tutto si basa su testimonianze. Se per uno scettico il fatto che quasi tutti i rapimenti si svolgano allo stesso modo è riprova che i testimoni attingono a un immaginario comune, per molti ufologi è invece indizio di un medesimo modus operandi degli alieni. Allo stesso modo, da un punto di vista razionale appare chiaro che gli avvistamenti sono molto legati allo spirito del tempo, tanto è vero che il picco massimo in USA si è avuto negli anni della Guerra Fredda (quando c’erano davvero oggetti volanti sconosciuti in cielo, parte dei quali la CIA ha recentemente dichiarato essere frutto di esperimenti militari); la maggioranza degli ufologi si concentrerà invece sul ruolo dei governi nel nascondere la verità.
E’ comunque vero che esiste una percentuale di fenomeni per i quali non è ancora stata data una spiegazione convincente (nel Blue Book Project sono circa il 5%): gli scienziati sono propensi a credere che il mistero risieda nella mancanza di informazioni puntuali e/o nella soggettività dei testimoni, ma per i sostenitori degli alieni la verità è tutt’altra e ogni frammento di informazione viene interpretato a favore dell’ipotesi ufologica.
1) Il fenomeno celeste di Norimberga
Riportato in qualsiasi testo parli anche solo vagamente di UFO e affini, è ritenuto la prova incontrovertibile del fatto che gli alieni ci fanno visita da sempre. Si tratta di un’incisione del tipografo Hans Glaser, il quale descrive anche l’evento cui avrebbero assistito quella mattina del 1561 gli abitanti della città: archi di sangue intorno al sole, croci che combattono, lance nere nel cielo. Chiaramente, un monito divino al pentimento e all’obbedienza cristiana.
O forse no. Molto più probabilmente si è trattato di un fenomeno di parelio, che dà in effetti vita a dei semicerchi luminosi intorno al Sole, ma che all’epoca poteva essere interpretato in chiave molto più superstiziosa e religiosa, come succedeva un po’ a tutto, d’altra parte. Lo stesso è avvenuto per esempio cinque anni dopo per un evento simile verificatosi a Basilea: il fenomeno venne addirittura riportato nella Gazzetta della città, ma questo non lo rende né una notizia né un dato di fatto, visto che a quei tempi i gazzettini non erano pubblicazioni giornalistiche come oggi, ma appunto testi teologici.
2)Kenneth Arnold
Il 24 giugno 1947 il pilota statunitense Kenneth Arnold dichiarò di aver visto una formazione di nove oggetti disposti in diagonale, che si muovevano all’unisono ad altissima velocità a circa 25 miglia dal suo aereo, mentre effettuava una ricognizione nella zona del Monte Rainer. Nei giorni successivi ci furono almeno altri due testimoni di formazioni simili, una delle quali fu anche fotografata, e negli articoli giornalistici che trattarono l’evento venne coniato il termine flying saucers (negli anni Arnold ha poi cambiato la descrizione degli oggetti avvistati).
È qui che iniziano gli anni d’oro degli avvistamenti UFO in America: il famigerato crash di Roswell risale a nemmeno 15 giorni dopo; l’incidente di Maysville, Kentucky, in cui perse la vita il 25enne pilota militare Thomas Mantell, che si era lanciato all’inseguimento di un oggetto volante non identificato, è del gennaio 1948 (fu proprio con la morte di Mantell che tutti cominciarono a prendere più seriamente le testimonianze di incontri alieni).
Né per gli avvistamenti di Arnold né per l’incidente di Mantell è stata fornita una spiegazione univoca e “ufficiale”. Alcuni studiosi (ma non tutti) ritengono che Mantell abbia avvistato mezzi militari sperimentali (per esempio, dei palloni Skyhook) e, non potendo riconoscerli poiché non sapeva della loro esistenza, li abbia scambiati per qualcos’altro, occorrenza frequente quando si parla di presunti avvistamenti UFO. Per Arnold, invece, la ricostruzione più esauriente e l’analisi delle spiegazioni più plausibili sono riportate in questo pezzo di Martin Shough e in questo di Pierre Lagrange.
Un mese dopo, Arnold fu coinvolto in un altro caso ufologico, in cui prese visione dei resti di un UFO crash avvenuto a Maury Island, di cui erano stati testimoni Fred Crisman e Harold Dahl. I due avevano fra l’altro dichiarato di essere stati caldamente invitati al silenzio da un uomo vestito di nero, e lo stesso Arnold ricevette telefonate minacciose durante la sua permanenza nell’isola. Quando infine mostrarono i reperti al tenente Frank Brown, questi li portò via senza esprimersi sulla loro natura. Sono dovuti passare decenni prima che la verità venisse a galla: si trattava solo di un’articolata burla messa in piedi da Crisman e Dahl, ma il seme del mito dei Men in Black era stato piantato.
3) The Roswell UFO Incident
Secondo Wikipedia, Roswell è «the world’s most famous, most exhaustively investigated, and most thoroughly debunked UFO claim», ovvero l’avvistamento UFO più famoso, più esaurientemente analizzato e più approfonditamente smentito del mondo. Ciononostante, alzi la mano chi non ne ha sentito sostenere l’autenticità nell’ultimo anno.
L’aspetto paradossale è che la notizia è stata al centro dell’attenzione per qualche giorno subito dopo l’incidente, nel 1947, ma l’opera di insabbiamento dell’autorità (perché c’è stata, è vero) ha ottenuto esattamente il risultato sperato e tutta la faccenda è passata nel dimenticatoio nel giro di una settimana, per tornare alla ribalta più di trent’anni dopo, a opera anche del prezzemolino del complottismo Charles Berlitz. Ed è da allora che gli ufologi cercano ostinatamente nuove prove a dimostrazione che quel giorno di luglio, a Roswell, è precipitata un’astronave aliena, di cui sono stati persino trovati i resti, oggi gelosamente conservati dal Governo americano nell’inaccessibile Area 51, insieme a tutti gli altri segreti sugli extraterrestri e i loro continui contatti con l’umanità. Secondo alcuni, sarebbero stati rinvenuti anche i corpi degli alieni che si trovavano a bordo, uno dei quali sottoposto ad autopsia in un filmato trasmesso da tutte le tv del mondo.
Alcuni resti sono stati effettivamente trovati, nei giorni successivi all’incidente, ma erano di materiali e forme piuttosto compatibili con il pallone sonda cui l’Aeronautica di Roswell attribuiva lo schianto, smentendo un primo comunicato che parlava invece di “disco volante”. La storia all’incirca finì lì; poi, come si diceva, conobbe un ritorno di fiamma negli anni ’70, e in questa occasione ebbe una tale presa nell’immaginario collettivo e negli ambienti ufologici che alla fine degli anni ’90 venne avanzata un’inchiesta parlamentare e l’Aeronautica dovette aprire un’indagine interna. Fu così che si venne finalmente a sapere la verità e si scoprì che avevano ragione i complottisti, non era affatto una sonda meteorologica: si trattava invece di un pallone appartenente al Progetto Mogul, una serie di esperimenti top-secret svolti in quegli anni dal governo per verificare la possibilità di registrare l’eco dei test nucleari condotti dai sovietici. All’epoca fu fatta circolare la versione del pallone sonda perché questi esperimenti, ovviamente, non potevano essere resi noti.
La spiegazione è riportata anche nei due rapporti che riassumevano l’inchiesta interna, ma naturalmente gli ufologi non possono credere alle parole del governo. Non c’era forse un uomo in borghese anche quando lo sceriffo della città fu condotto da William Brazel nel punto in cui aveva rinvenuto i resti dell’astronave? Non sono stati forse “Loro” a rilasciare una prima dichiarazione sull’oggetto volante e poi a ritrattare? Men in black, signori miei, men in black dappertutto.
L’incidente di Roswell ha travalicato da tempo il confine fra teoria alternativista e mito: Roswell è una gigantesca e indomabile icona pop, che nessuna spiegazione razionale può più ricondurre all’anonimato. Nella cittadina c’è persino un museo dedicato agli UFO, e il video dell’autopsia, sebbene dichiaratamente falso, è forse uno dei documenti più citati e visti al mondo (nonché riprodotto nel museo stesso, come si vede nella foto a destra). Nella nascita, crescita e sussistenza del mito di Roswell, Joe Nickell ha riconosciuto un pattern comune a molti di questi fenomeni culturali, identificando cinque fasi che un po’ tutte le più celebri e durature teorie alternativiste hanno attraversato, e ha battezzato il ciclo The Roswellian Syndrome.
4) George Adamski
Per quanto sorprendente possa sembrare, c’è ancora una fronda di resistenza che difende l’autenticità di foto e libri di Adamski.
E’ vero che le sue “creazioni” sono una tappa obbligata nel percorso di chiunque si avvicini ai mysteri, a prescindere che diventi poi un believer o uno scettico, ma oggi come oggi è semplicemente impossibile credere a quelle immagini, di cui qualcuno ha persino trovato le foto di catalogo delle lampade usate per simulare le astronavi. E non va molto meglio al cosiddetto “filmato Rodeffer“, che riprenderebbe il volo ravvicinato di una navicella spaziale: le analisi successive hanno dimostrato trattarsi di una doppia esposizione e anche la signora Rodeffer stessa ha espresso più di una perplessità in merito.
Certo, i racconti dei viaggi interplanetari, a bordo di astronavi venusiane guidate da alieni alti e biondi (i Grigi erano di là da venire), sono affascinanti, come tutte le storie di fantascienza, ma a quanto pare nemmeno quelli sono originali, e sarebbero invece copiate da un precedente romanzo uscito a suo nome e oggi rarissimo. E non è neanche vero che abbia descritto le fasce di Van Allen prima che gli scienziati stessi le scoprissero: in realtà, Adamski parla di una zona ad alta concentrazione di radiazione dovuta a una serie di esplosioni nucleari, originata quindi artificialmente. Le fasce di Van Allen sono invece una formazione naturale la cui esistenza era stata teorizzata prima del lancio degli Explorer che le hanno poi individuate.
George Adamski è stato un uomo dotato di un immaginario sconfinato, questo sì, e l’intera UFOlogia gli è debitrice per idee e concetti (lo stesso termine contattista nasce con lui), ma – come per la gran parte delle testimonianze e dei racconti in materia – la verità è più banale e prosaica. E non è là fuori.
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