A che punto è la notte

A che punto è la notte 14 – Leggende virtuali

Con questa rubrica facciamo il punto sui mysteri di vecchia data, che esercitano ancora tutto il loro fascino pur essendo già stati smentiti e razionalmente spiegati. Oggi parliamo delle leggende metropolitane.

La prima leggenda metropolitana della mia vita me la raccontò la mia compagna di banco in seconda media, C., che mi disse di come questa sua amica avesse assistito a un incidente in cui era rimasto coinvolto un motociclista: lì per lì  non sembrava aver riportato danni, tanto che si era alzato subito in piedi, reattivo e presente a se stesso, ma poi si era tolto il casco… e la testa era rimasta dentro! (Devo contravvenire al mio boicottaggio del punto esclamativo, altrimenti non potrei rendere l’espressione di C. in quel momento, un misto di orrore e pregustazione del mio shock.)

Quella del motociclista decapitato è probabilmente una delle più antiche leggende metropolitane tuttora in circolazione, in Italia si vociferava di qualcosa di simile già durante la Seconda Guerra Mondiale, a riprova della straordinaria capacità di adattamento delle urban legends, che si tengono al passo coi tempi senza snaturarsi mai del tutto. E d’altra parte non sorprende l’identità “liquida” di queste storie, se pensiamo che discendono in linea diretta dalle fiabe tradizionali per bambini, di cui mantengono la vocazione educativa e moralista, e in qualche maniera anche gli stessi temi: non accompagnarti a sconosciuti, il buio e l’ignoto sono forieri di pericoli, il sesso è male, contravvenire alle regole comporta una punizione. A questi si aggiungono poi spauracchi più squisitamente contemporanei, per esempio quello delle multinazionali assassine o della scienza – soprattutto medica – che non ci cura ma ci fa ammalare.

Ovviamente, se la tradizione orale è stata più che sufficiente per decenni, Internet è però diventata la cassa di risonanza ideale per le leggende. Anzi, in pochissimo tempo la Rete si è rivelata uno strumento di potenza mai vista, diventando oltre che aggregatore e diffusore anche culla ideale per la nascita di nuove storie, come è accaduto con quelle raccolte di seguito.

Foto di Enrique Meseguer da Pixabay

1) I bambini dagli occhi neri

Celeberrima leggenda metropolitana di cui ci siamo già occupati in questo articolo, narra di queste strane creature in tutto e per tutto simili a dei bambini, tranne che per le orbite degli occhi, completamente nere. Cercano di introdursi in casa o nell’auto del malcapitato adulto, che però, fortunatamente, si accorge sempre in tempo dell’anomalia e fugge o li allontana.

Se improvvisamente vi è tornato in mente quel vecchio film degli anni ’60, Il villaggio dei dannati, dove i bambini erano tutti molto ariani e con occhi molto vitrei, non state sbagliando, l’immagine è decisamente simile e non si può nemmeno escludere del tutto che abbia avuto un qualche ruolo nella nascita della leggenda metropolitana, di cui è stata più o meno ricostruita l’intera genesi: si tratterebbe di un esperimento ad opera di Brian Bethel che, secondo i più (Bethel non ha mai confermato questa versione dei fatti), ha postato ad hoc la storia su due newsgroup per vedere se e come la leggenda si sarebbe diffusa. Questo accadeva nel 1997.

La leggenda è diventata maggiorenne, e nonostante sia stata per l’appunto da più parti debunkata e smentita con dovizia di particolari, continua a ripresentarsi ciclicamente in Rete e non solo. Nel 2013 diverse testate hanno dedicato degli speciali agli avvistamenti dei Black Eyed Kids nella zona di Birmingham, con lo studioso del paranormale Lee Brickley che ne avrebbe riscontrato tracce già negli anni ’60; anche in Italia se n’è registrato qualcuno; ci sono siti dedicati che raccolgono tutte le testimonianze e naturalmente il film (indipendente e realizzato con finanziamenti raccolti in Rete); c’è anche chi discute sulla natura di questi esseri, demoni, vampiri o anime dannate che non trovano la loro strada verso l’al di là?

Insomma, come accade quasi sempre, chi vuole credere continua a farlo anche in un caso così lampante, trincerandosi dietro l’affermazione “Può darsi che sia solo una leggenda metropolitana, ma le leggende, si sa, nascondono sempre un fondo di verità, per cui resto in attesa di ulteriori sviluppi”.

2) Lo Slender Man

Foto di Tifith Site da Unsplash

Una figura altissima, sottile, priva di tratti somatici, indossa un vestito scuro, una cravatta. Verrebbe da pensare a Jack Skellington, o ai Silenti di Doctor Who, ma si tratta in realtà di un’entità crudele che sceglie le proprie vittime, comincia a comparire ai bordi delle loro vite e pian piano le avvicina finché non scompaiono nel nulla. Di solito sono bambini, ma non disdegna anche adolescenti e adulti. Molti si suicidano, incapaci di sopportare l’inquietante presenza che li perseguita ovunque, della maggior parte non si sa più nulla, i corpi non vengono quasi mai ritrovati. E’ un essere antichissimo, se ne ritrovano tracce in iscrizioni rupestri risalenti a diecimila anni fa, in racconti del 1700, in foto e filmati di ogni epoca. Si dice che possa teletrasportarsi nello spazio, che dalla sua schiena escano tentacoli, abbia artigli nelle dita, che sia impossibile sfuggirgli.

Tuttavia, se avete più di 25 anni è estremamente probabile che non abbiate mai sentito narrare questa antichissima leggenda risalente al 2009. Lo Slender Man è stato infatti creato (e dopo il successo clamoroso messo sotto coypright) dall’utente Eric Knudsen, dietro il nickname Victor Surge, che ne postò le prime due foto all’interno di un contest lanciato dal sito Something Awful, dichiarando che risalivano al 1986 ed erano sopravvissute all’incendio della biblioteca della cittadina dove, il giorno in cui furono scattate, erano scomparsi 14 bambini. La storia piacque e in pochissime settimane divenne virale, trasformando lo Slender Man in uno dei meme più diffusi della Rete, protagonista di storie, videogame, finti documentari sulle sue gesta, immagini e fan-art, addirittura gli viene attribuita la responsabilità di un incremento dei suicidi nella comunità Lakota.

Alcuni studiosi si sono interrogati sul perché l’uomo sottile abbia avuto tanta presa sull’immaginario collettivo, specie quello più giovane e, in maniera poco sorprendente, imputano il successo dello Slender al suo essere simile agli archetipi classici delle fiabe d’infanzia, ma con il sottotesto sociale-educativo sostituito dal semplice gusto per l’orrido e il macabro. Gli effetti di questa combinazione sono stati sconvolgenti, tanto da spingere alcuni adolescenti ad usare violenza su amici e familiari in nome di Slender Man, invocato come una specie di dio cui dovevano fornire sacrifici umani. La Rete era stato il veicolo principale per la loro ossessione, la stessa Rete in cui era nato e dove è facilissimo rintracciare la vera storia delle sue origini, che però loro non avevano saputo trovare o accettare.

Una blanda storiella che ha letteralmente preso vita propria, valicando i confini dei siti e forum di settore e invadendo non solo Internet ma anche la realtà non virtuale. Vero materiale per una leggenda horror.

3) L’UFO di AstroSamantha

Leggenda metropolitana recentissima che riprende il consueto “abbiamo già incontrato gli alieni”. Si narra quindi, e le registrazioni ufficiali in effetti lo confermano, che, mentre saliva a bordo della Stazione Internazionale, Samantha Cristoforetti abbia visto qualcosa di così straordinario da farle emettere un’esclamazione di stupore molto spontanea e poco istituzionale. Che cosa poteva essere? Ma naturalmente un UFO, che altro? Giusto pochi minuti prima un video aveva mostrato qualcosa che fluttuava vicino alla ISS. E poi è cosa nota che tantissimi astronauti hanno visto oggetti volanti alieni mentre erano in missione nello spazio.

In realtà, già il giorno dopo AstroSamantha ha spiegato circostanziatamente nel diario di bordo cosa fosse successo: la manovra di attracco della navicella alla Stazione ha coperto i pochi minuti in cui è possibile vedere il riflesso del tramonto e lo spettacolo della ISS illuminata dai raggi del sole è stato così sorprendente da farle lanciare quel grido di stupore. Ma naturalmente non è bastato e, anzi, la spiegazione le ha guadagnato l’accusa di essere complice nella gigantesca e universale cover up che coinvolge tutti i Governi dello Spazio-Tempo, compresi Gallifrey e l’Impero Galattico. La cosa non ha scombussolato Samantha più di tanto, al contrario, l’astronauta ha ironizzato simpaticamente e garbatamente in un tweet indirizzato a Fabio Fazio sulla catalogazione degli extra-terrestri; e d’altra parte chi segue la missione di Samantha Cristoforetti sa bene che la sua reazione davanti a un veicolo alieno sarebbe stata molto, molto differente.

 4) Il wi-fi mortale

Come dicevamo poc’anzi, le leggende metropolitane hanno ereditato dalle fiabe tradizionali un ruolo pedagogico e si fanno anche in parte catalizzatori dei timori e delle paure diffuse nelle diverse società. Non stupisce particolarmente, quindi, scoprire che esiste una nutritissima letteratura di storie incentrate sulla pericolosità dei ritrovati tecnologici contemporanei, essendo questa tra l’altro un’epoca di grande innovazione e significative rivoluzioni in materia, che come tutti i cambiamenti possono essere piuttosto spaventosi. Fa un po’ sorridere il fatto che, per denunciare la tecnologia disumana, si usi proprio uno dei suoi ritrovati meglio riusciti, la Rete, ma non è che la coerenza sia il requisito principale richiesto a queste storie, no?

Quindi, ecco i nostri social network che, con la stessa cadenza periodica con cui tornano le anatre a Central Park (cit.), si riempiono di annunci e avvisi tempestati di punti esclamativi con i quali si esorta la popolazione a non fare uso delle reti senza fili, perché le onde trasmesse per trasmettere dati causano impotenza, danni cerebrali, aborti, tumori e probabilmente anche il ginocchio della lavandaia (cit.2), ma su questo dovrei fare qualche ricerca più approfondita.

Quanto c’è di vero? Ben poco: l’intensità dei campi elettromagnetici e le onde radio trasmesse dai router wi-fi non rientrano fra quelle che possono causare danni alle persone, sono troppo deboli. Paradossalmente, i cellulari sono molto più pericolosi, ma gli allarmi sul tema non circolano da tempo, dopo un periodo d’oro verso la fine degli anni ’90. Forse perché, sebbene diverso dal solito, un cellulare è pur sempre un telefono e ci siamo ormai abituati alla sua presenza costante, diventando dunque un “diavolo noto”, a differenza delle misteriose onde che si propagano senza fili. E d’altra parte, anche il forno a microonde è tuttora oggetto di sospetti e accuse, perché per molti è difficile da accettare un funzionamento così diverso da quello cui siamo abituati da secoli.

Foto di Petr Dlouhý da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 3.0 Unported

5) La neve chimica

Una delle psicosi maggiormente di successo in Rete è quella che ci vuole tutti in corso di avvelenamento da parte di multinazionali e Poteri Forti che si nascondono dietro alla qualunque. Perché vogliano sterminare la popolazione mondiale, mettendo a repentaglio, si presume, anche amici e parenti, non è dato sapere: di solito la ragione addotta è che sono malvagi e vogliono fare soldi sulla nostra pelle. No, non chiedetemi di argomentare ulteriormente perché non ci arrivo.

In realtà si tratta di una paranoia con radici che affondano già a venti-trenta anni fa, le prime leggende metropolitane sul tema parlavano di cibi del fast food pieni di veleno, di polli allevati senza testa e zampe, di bibite e oggi anche arance infettate con l’HIV (con quella delle arance che va a titillare anche un po’ di sana xenofobia). Adesso siamo tutti più scientifici e preparati e siamo in grado di riconoscere invece le contaminazioni del clima e dei fenomeni naturali, compresa quella misteriosissima neve che a contatto con il fuoco non si scioglie ma si annerisce, o addirittura si arrotola come un tappetino.

La leggenda metropolitana è stata trattata ampiamente sia qui su queryonline sia su altri siti specializzati in debunking, l’astronomo Phil Plait ha filmato una serie di esperimenti che ha postato in Rete in risposta ai video di chi invece ne sosteneva l’origine artificiale, ma è servito a ben poco e la storia continua inesorabile a circolare: sulla sfumatura paranoide-complottista delle urban legends le smentite sortiscono persino meno effetto di quanto non facessero con i loro predecessori, in quanto secondo i sostenitori le prove sono create dagli stessi malvagi artefici per tranquillizzare la popolazione e lasciarla ignara del proprio destino.

Foto di apertura di Rodion Kutsaiev da Unsplash

20 pensieri riguardo “A che punto è la notte 14 – Leggende virtuali

  • Più che un commento è una richiesta: avete notizie di quella particolare categoria che riguarderebbe gli uomini con la coda( non le rare anomalie anatomiche, ma altre leggende che li legherebbero al male od al demonio. Ogni tanto dalle mie parti(Vicenza) salta fuori
    Enrico Professione

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  • “Paradossalmente, i cellulari sono molto più pericolosi, ma di allarmi sul tema non mi pare di averne visti circolare”.

    A me questa affermazione sembra inesatta: adesso va di moda demonizzare il Wi-Fi, ma qualche anno fa di leggende metropolitane e bufale sui cellulari ne giravano parecchie.
    Segnalo una lista:
    – sarebbero stati cancerogeni;
    – non andavano messi nella tasca dei pantaloni perché possono rendere sterili se stanno troppo vicini a testicoli e ovaie (questa secondo me l’avevano messa in giro i borseggiatori);
    – non andavano usati vicino a donne incinte (magari qualcuno aveva provato a fumarsi il cellulare);
    – non andavano usati in macchina, perché l’abitacolo si sarebbe trasformato in un forno a microonde…Guai soprattutto ad usarlo con l’auricolare bluetooth!

    Quelle secondo me più belle (intese come spettacolarità della bufala):
    – con tre cellulari si può cuocere un chicco di mais e farlo diventare popcorn. Scherzo fatto da un utente Youtube, preso per vero da parecchie persone compreso un noto comico prestato alla politica;
    – variante del precedente, con tre cellulari si può cuocere un uovo sodo (e figuratevi cosa succederebbe al cervello!);
    – le varie storie di bambini a cui capitavano cose terribili, tipo paralisi alle mani e tendiniti per i troppi sms spediti. Mi pare che buona parte fossero bufale.

    Per non parlare del fatto che “appelli” e “catene” che mettevano in guardia contro l’uso del cellulare giravano via SMS in genere sotto le festività, quando le compagnie telefoniche facevano le offerte di pacchetti di 1000 SMS o messaggi illimitati per un paio di settimane (prima dell’avvento dei social network, e quando ancora le e-mail erano roba da nerd).

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  • @Claudio (l’altro)
    Sa che ha ragione? Avevo dimenticato le leggende metropolitane sui cellulari, modificherò la frase.
    (Ricordo che della sterilità si parlava pure riguardo ai microfoni televisivi, in occasione dei primi reality show.)
    Grazie per la segnalazione!

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  • che i cellulari provochino tumori al cervello non e’ leggenda metropolitana fortunatamente i ragazzi oggi lo usano quasi esclusivamente per mandare messaggi e giocarci.

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  • Una leggenda metropolitana più modesta ma classicissima è tornata a farsi viva quest’estate in provincia di Brescia… la Pantera Nera scappata da chissà dove. Centinaia di segnalazioni.

    Sono rimasto sconvolto nel vedere quanto la cosa sia stata presa sul serio, visto che ha portato alla chiusura del parco delle torbiere del lago d’Iseo e a una battuta di caccia che ha impiegato le forze dell’ordine. Mi chiedo se fossi l’unico in tutta la zona che “questa storia l’ho già sentita”.

    Anzi, vi chiederei se qualcuno mi può confermare di avere sentito storie simili in passato: io ho qualche vago ricordo, nei primi anni ’90, quando storie come questa si diffondevano all’istante (altro classico dell’epoca: gli ambientalisti che spargevano vipere con gli elicotteri)

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  • Caro Nicola, l’ abbandono di animali estranei al nostro Ambiente nei nostri boschi non ha nulla a che vedere con lel leggende metropolitane. E’ vero che qualcuno lancia falsi allarmi, ma è anche vero che la storia delle Pantere in Italia comprende addirittura ricatture di animali. Contatta Lorenzo Rossi sul suo sito. Di quest’ anno è la Storia della pantera sarda, che, se confermata, non può che essere stata abbandonata da qualche tizio prima abbastanza ricco da comprarla e poi abbastanza…da abbandonare questo ordigno esplosivo all’ aria aperta.
    http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2015/03/09/news/allarme-pantera-forestale-mobilitata-1.11013837

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  • Caro Aldo,

    grazie delle segnalazioni! Si può anche sapere come è andata a finire in Sicilia e Sardegna?
    Mi permetto però di insistere sul fatto che esista un “meme” della pantera in libertà, che può certamente essere originato da alcuni episodi autentici – per questo mi rimangerei in parte la critica sul fatto che nel caso di quest’anno siano intervenute le FdO (insisto però che l’unico indizio – una fotografia – faceva gridare “cane nero” dal primo momento; e perdonami per la presunzione, ma le testimonianze non le valuto molto di più)

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  • @Nicola
    Per quanto ne so viene fuori quasi tutte le estati, per strana coincidenza nei periodi di magra per i giornalisti.
    Però potrebbe in effetti essere semplicemente poiché è il periodo in cui i proprietari vanno in vacanza e siccome non tutti gli alberghi accettano animali, le abbandonano sull’autostrada.

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  • Anche io l’ho sentita tra le prime ma la versione era leggermente differente: il motociclista si rialza, entra in un bar e quando toglie il casco il cranio si apre in due. Non ricordo se poi il cervello cadesse in terra o qualcuno provvedesse a richiudere il cranio con del nastro adesivo.

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  • “Si può anche sapere come è andata a finire in Sicilia e Sardegna?” Caro Nicola, al momento è finita come nella maggior parte dei casi: la Pantera Sarda del Goceano non dà più notizie di se da Maggio, quella di Palermo da anni, esattamente dall’ anno dell’ avvistamento. La Tua, che dovrebbe essere quella di Binasco, non ne dà da Agosto. E’ ovvio che questo fa pensare a chi dello Scetticismo ne fa una professione di fede che siano tutte false notizie. Ma le pantere si possono nascondere e possono morire lontano dagli occhi umani, come, del resto, la maggioranza dei Lupi Italiani. Per darTi un esempio, la Storia di Sefis (Beppe) il coccodrillo scoperto in un lago artificiale (uno di quelli usati per serbatoio d’ acqua antiincendi) a Creta, la scorsa estate. A Creta abita una mia cugina (mia madre era Greca) e sono stato a trovarla quest’ estate. Il povero Beppe era morto, probabilmente di freddo. Le autorità locali ne hanno affidato la carcassa a un istituto zooprofilattico perché ne facesse l’ autopsia e, soprattutto, scoprisse che tipo di coccodrillo era e da dove venisse. Ma la notizia ha perso di interesse dopo la morte e trovare i risultati dell’ autopsia non mi è stato possibile, la stessa mia cugina mi ha detto che non se ne è più parlato. Quindi, tra al massimo due anni, si dirà che Beppe non è mai esistito, che è una bufala. Già da oggi, se fai una ricerca in Internet, devi andare sui giornali Inglesi per trovar notizia del ritrovamento del cadavere. Quelli italiani hanno parlato degli avvistamenti, ma si sono fermati all’ Estate scorsa. Eppure uno dei massimi “coccodrillologi” mondiali, Olivier Behra, è venuto due volte dal Madagscar, lo scorso autunno e lo scorso inverno, per catturarlo.
    http://www.theguardian.com/world/2015/mar/30/sifis-the-cretan-crocodile-is-found-dead

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  • @ Aldo

    La mia notizia fa riferimento alla zona delle torbiere del lago d’Iseo.

    Detto questo,scusa, ma allora i link che mi hai proposto avevano lo scopo di… cosa?

    Io ho parlato di una cosa molto precisa – non di animali esotici in generale – ma di un tema giornalistico ricorrente, che ha per protagonista una pantera che alla fine non si trova mai – e mi sembra che i casi che hai citato supportino la mia tesi: e bada bene – visto che non hai esitato a mettere le mani avanti con una tirata piuttosto pretestuosa sugli “Scettici” – che ho usato il verbo “supportare” e non “dimostrare”.

    Poi, se vogliamo parlare di gente che ha in casa animali esotici, e dell’eventualità che questi scappino, e dell’eventualità che una volta scappati scompaiano senza lasciar tracce… sì, tutto è possibile, ma – per me – poco interessante.

    Cordialmente,
    Nicola

    Rispondi
  • @ Amedeo

    Lo scenario di uno che si possa permettere di portare a casa una pantera e poi di mollarla in autostrada mi sembra una arditissima sfida alle massime vette della stupidità; spiace ammettere tali individui non siano del tutto implausibili.

    Mi permetto di mettere sul tavolo che sia implausibile l’esistenza di |molti| individui così stupidi… voglio crederlo, almeno, per dare ragione a Aldo Grano che parla di fede degli scettici.
    Forse sono solo fortunato con le amicizie, ma chi conosco in possesso di animali esotici (qualcuno con un pitone, uno con dei ragni giganti, altri con bestiole decisamente più innocue quali sauri e iguane) li tratta con un senso di responsabilità assoluto.

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  • Caro Nicola, vuoi proprio le cose precise? A mia memoria questa è l’ ultima pantera catturata in Italia, e non dal cacciatore di Monte Adone che ho linkato e che chiunque può andare a visitare. Siccome sono notizie limitate alle cronache locali (gli avvistamenti vengono recepiti dai Quotidiani Nazionali, le catture vanno in ultima pagina) potrebbe non essere l’ ultima:
    http://liberipensieriformia.blogspot.it/2011/05/gaeta-presa-una-pantera.html

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  • Quanto alla Tua pantera del Sebino, se il Comune mettesse a disposizione i filmati delle telecamere di sorveglianza, si potrebbe tagliare la testa al toro, scomodando il vicino Garlaschelli, o Danilo Mainardi, al massimo, e non l’ ormai fuori combattimento James Randi, che ha raggiunto i limiti di età:
    http://www.ecodibergamo.it/stories/Bergamo%20e%20Provincia/pantera-ce-la-prova-telecamere-e-un-cucciolo-richiuse-le-torbiere_1134615_11/

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  • Leggendo questo articolo mi è tornata alla mente la storia del casco ma con una sostanziale variante; quando se lo è tolto il cranio si è diviso in due come fosse un cocomero tagliato 🙂 Ammetto che ci ho creduto. La cosa buffa è che fino ad oggi, pur nascosta nella mia mente, era quella l’informazione presente e quella era la verità. Anche per questo non finirò mai di ringraziare il CICAP per l’enorme opera divulgativa che svolge già da molti anni.

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