Il presupposto principale dell’omeopatia è basato su… un malinteso
Articolo originale: “The prime assumption of homeopathy is based on… a misunderstanding“, di Edzard Ernst. Si ringrazia Sofia Lincos per la traduzione.
Nel 1790, mentre Hahnemann stava traducendo il “Trattato di materia medica” del fisiatra scozzese Cullen, si imbattè un passaggio dove venivano spiegate le proprietà della china (o “corteccia peruviana”, Cinchona officinalis), che contiene chinino, un trattamento efficace contro la malaria. Hahnemann era in disaccordo con la spiegazione di Cullen, cioè che la Cinchona funzionasse grazie a un “effetto tonico sullo stomaco”. Decise quindi di condurre esperimenti per proprio conto, per provare che Cullen era in errore.
Hahnemann ingerì dunque alte dosi di Cinchona, e notò di aver sviluppato molti dei sintomi caratteristici della malaria. Così Hahnemann descrive la sua esperienza:
“Presi per molti giorni, come esperimento, quattro misurini di buona china ogni giorno. Immediatamente, i miei piedi e la punta delle dita si fecero freddi; mi sentivo fiacco e sonnolento, il mio battito cardiaco era rapido e forte; provavo un’intollerabile agitazione e brividi (ma senza rigidità), tremore in tutte le membra, pulsazioni alla testa, rossore sulle guance, sete; in breve, tutti quei sintomi che per me erano tipici delle febbri intermittenti, come lo stordimento dei sensi, la particolare rigidità delle giunture, ma soprattutto quella spiacevole sensazione di intorpidimento che sembra risiedere in tutte le ossa del corpo, all’interno del periostio – tutti facevano la loro comparsa. L’attacco durava per due o tre ore ogni volta, e si ripresentava quando riprendevo la dose, mai altrimenti. Poi interruppi la medicina e ritornai subito in salute. “
Hahnemann ripetè questo esperimento molte volte, quindi concluse che aveva scoperto qualcosa di grande e generale importanza: sembrava esserci una somiglianza tra i sintomi di una malattia e quelli causati dal farmaco efficace per curare quella stessa malattia.
Dopo molti altri esperimenti, Hahnemann divenne convinto che aveva, in effetti, scoperto una legge di natura: similia similibus curentur (spesso tradotta come “il simile cura il simile”, ma che sarebbe più correttamente “il simile venga curato con il simile”). Questa divenne la base dell’omeopatia ed è, in effetti, la sua definizione.
Nel 1796, Hahnemann pubblicò la sua teoria in un articolo intitolato “Saggio su un nuovo principio“. Nel 1806 scrisse un trattato più approfondito, “La medicina dell’esperienza“; nel 1810 arrivò la prima edizione della sua opera principale, l’Organon. Hahnemann continuò a rivedere il suo Organon per tutta la sua vita, che vide un totale di sei edizioni (l’ultima fu pubblicata solo post-mortem).
Sin dai tempi di Hahnemann, vennero fatti molti tentativi per riprodurre il suo esperimento con il chinino. I più rigorosi tentativi di replicazione hanno fallito, non riuscendo a confermare la scoperta originale di Hahnemann: né la corteccia di Cinchona, né il suo principale ingrediente, il chinino, producono i sintomi della malaria in un individuo sano.
Come si spiega?
La dose presa da Hahnemann conteneva dai 400 ai 500 mg di chinino. Dopo averla ingerita, Hahnemann si sentì fiacco e spossato (ipotensione); ebbe palpitazioni (tachicardia ventricolare), rossore sulle guance (rash), prostrazione nelle membra (stanchezza generale), sete (febbre), dita fredde e tremori ai piedi, che sono indici di una reazione allergica. Sicuramente va elogiata la capacità di (auto) osservazione di Hahnemann. Sfortunatamente, le sua abilità di interpretare correttamente la situazione furono, almeno in questo caso particolare, carenti.
La causa più probabile dei suoi sintomi fu, secondo i molti esperti che hanno analizzato il caso nei dettagli, una reazione allergica al chinino. Hahnemann descrisse i suoi sintomi accuratamente, tuttavia si sbagliò nell’interpretarli.
Se questa conclusione è corretta – e ho pochi dubbi che lo sia – la principale assunzione dell’omeopatia, la nozione su cui l’intera scuola di omeopatia si fonda, è basata su un malinteso.
Edzard Ernst
Immagine: Cinchona officinalis, foto di H. Zell, da Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Bè sarà anche vero ma dubito che tutta l’omeopatia si basi su quel singolo caso. Hahnemann e i suoi seguaci in più di due secoli immagino abbiano fatto esperimenti anche con altre malattie e altri principi curativi. Comunque con me non pare funzionare quindi non la uso.
In linea generale, immagini male. Mel senso che nella sconfinata bibliografia medica esistente la massa delle sperimentazioni in materia omeopatica è scarsa ma, soprattutto, è in concludente. O meglio, permette di concludere che gli effetti sperimentalmente rilevabili dei rimedi omeo non si discostano dal placebo. Ossia dall’acqua fresca.
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Su un solo malinteso? Ohibò!!!!pensavo di paggio.
Correggo:di peggio.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
Pittoresca ipotesi, peccato sia impossibile da dimostrare.
Nel frattempo è intervenuto lo studio della fisica quantistica che ha dato una spiegazione molto più plausibile e convincente della memoria dell’acqua che è alla base dell’omeopatia ed ha posto anche le basi per una nuova superomeopatia che andrebbe a complemento sia delle conoscenze chimiche attuali che delle medicine tradizionali di altre culture.
Basta cercare i video del prof. Emilio Del Giudice.
In quanto ad efficacia invece… http://www.guna.it/docs/editoria/_le_prove_scientifiche_dell_efficacia.pdf
concordo pienamente con Antonio DS , voglio aggiungere che mi curo con l’omeopatia da sempre con ottimi risultati e che grazie all’omeopatia mio figlio è cresciuto sano e forte superando benissimo ogni problematica infantile …..