A che punto è la notte 21 – Altre foto di paura
Riprendiamo la nostra rubrica, che con questo numero diventa mensile, e ritorniamo sul primo argomento che abbiamo trattato, quello delle foto fantasmatiche, mysteriose e “inspiegabili”: non solo perché il tema mi diverte davvero molto (e mi pare piaccia anche ai lettori), ma anche perché, fra i consueti articoli di fine anno, nelle settimane passate in redazione abbiamo visto diverse “nuove” gallerie di foto “mai spiegate” ed effettivamente ce n’era qualcuna che avevamo lasciato fuori dalle trattazioni precedenti, ma che valeva tutto sommato la pena di raccontare.
Nota a margine: In alcune di quelle gallerie – e qui concedetemi di diventare seria per un paio di righe – c’erano anche foto che di mysterioso avevano al massimo il fatto di provenire da fatti di cronaca o di storia cui al momento non è ancora stata una spiegazione univoca e conclusiva, come ad esempio la tenda abbandonata dagli escursionisti morti a Passo Dyatlov o le immagini del filmato di sicurezza che riprende gli ultimi minuti di vita di Elisa Lam. Alcune, poi, riportavano anche una fotografia dell’11 settembre, forse non particolarmente nota, ma di sicuro emblematica della tragedia che si svolse in quei 102 minuti di orrore: nell’immagine si vede lo squarcio nella Torre Sud e due persone, due figurine minuscole in realtà, che si sbracciano aggrappate ai piloni distrutti nel tentativo – si suppone – di attirare l’attenzione dei soccorritori. Ecco: trovo decisamente di cattivo gusto mettere queste immagini nello stesso calderone dello squadrone di Goddard o dei fantasmi della S.S. Watertown. Se poi considerate che le didascalie sulle foto dell’11/9 veicolavano spesso le più trite ipotesi complottiste capirete bene, e credo condividerete, la mia irritazione. Mi sembrava quindi importante ribadire l’importanza di un principio cardinale dell’informazione, anche quella leggera e d’evasione che facciamo in questa rubrica: la morte drammatica di persone che sono realmente esistite e per la cui scomparsa qualcuno ha sofferto deve essere trattata con rispetto e senza fuffaggini di sorta.
Per amor di completezza, vi ricordo che di Passo Dyatlov su Query abbiamo parlato qui e abbiamo dato qualche informazione su Elisa Lam qui; mentre per una disamina completa della foto dell’11/9, le sue possibili interpretazioni e attribuzioni vi rimando qui e qui, tenendo presente che alcune immagini riportate potrebbero risultare impressionanti.
Chiudo la parentesi seria e torno ai nostri fantasmi vari, che per l’occasione si presentano anche in scarpe da ginnastica, a quanto dicono.
1) Il Fantasma di Hampton Court
Come in un gran numero di altri posti nel Regno Unito, uno a Hampton Court i fantasmi può sceglierseli: d’altra parte, sei uno di quegli antichi palazzi inglesi circondati da vasti labirinti, nelle tue stanze si sono svolte le sanguinose vicende di Re Enrico VIII e le sue sfortunate mogli… che prima o poi qualcuno sostenga di aver visto/sentito/percepito qualcosa di extra-ordinario è il minimo.
In questo caso specifico, ci sono una foto e un video di due presunti diversi fantasmi. Il primo, e più “storico”, è lo spettro di Sybil Penn, la tata di Elisabetta I che morì di vaiolo contratto mentre accudiva la futura sovrana malata: soprannominata la Dama in grigio, sembrerebbe infestare Hampton Court da quando la sua tomba è stata spostata per dei lavori di ristrutturazione (secondo il Daily Mail da molto prima, ma, ehi, è il Daily Mail). Nel febbraio del 2015, due studentesse in gita hanno diffuso una foto scattata in una delle sale del palazzo, nella quale è indiscutibilmente presente una figura umana, sebbene un po’ allungata, quasi fosse incorporea, con indosso abiti d’epoca. Immediatamente, i sostenitori del paranormale vi hanno voluto riconoscere la Grey Lady. La spiegazione, al solito, è un tantino più prosaica (e tecnologica): si tratta di un effetto di distorsione causato dalla fotocamera dell’iphone quando usata in formato panoramico con illuminazione insufficiente.
Il secondo fantasma, invece, risale al 2003 e il suo passaggio è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza del palazzo. Per me, che ho letto decisamente troppo Edgar Allan Poe e Il Fantasma dell’Opera, la figura che imperiosamente spalanca le porte di uno degli ingressi ricorda in tutto e per tutto la Maschera della Morte Rossa, ma visto il contesto l’ipotesi sovrannaturale era che si trattasse di qualche nobiluomo di corte, che comunque venne soprannominato Skeletor. Il video suscitò all’epoca moltissimo clamore e venne analizzato anche dalla Ghost Research Society che, seriamente (e contro il proprio interesse se vogliamo), affermò che con ogni probabilità l’uomo era una delle guide in costume che accompagnano i visitatori all’interno di Hampton Court: un po’ perché non appariva poi così evanescente come ci si sarebbe aspettato da uno spettro incorporeo, un po’ perché sembra indossare scarpe da ginnastica, un po’ perché denota una certa dimestichezza con il meccanismo particolare delle porte antincendio.
2) Il demone sul letto d’ospedale
Questa girò parecchio fra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014 e bisogna ammettere che fa un certo effetto. Come è ben ricostruito qui, la foto comparve per la prima volta su reddit.com, e l’autore del post spiegava che si trattava di una fotografia scattata da un’infermiera al monitor dell’ospedale presso cui lavorava. Nell’arco di qualche condivisione in rete, alla storia fu aggiunta la prevedibile conclusione che il paziente sul cui letto incombeva la figura era morto poche ore dopo lo scatto – ed ecco una nuova immagine virale.
Difficile in effetti non identificare la macchia scura al centro della foto come uno strano demone appollaiato sul letto d’ospedale, ma fin dall’inizio qualcuno propose una più prosaica spiegazione, suffragata e provata con ragionevole certezza dall’elaborazione dell’immagine: si tratta di un bellissimo caso di pareidolia collettiva, in cui la figura viene ricreata da a) la gamba del paziente sdraiato nel letto, b) una delle sbarre del letto d’ospedale, c) qualcosa di indefinito sullo sfondo, forse un cappotto appeso o qualche macchinario come flebo e simili.
Tuttavia, qualche speranzoso che ancora vuole crederci è rimasto, aggrappandosi alle molte storie raccontate da infermieri di tutto il mondo sulle strane cose che accadono negli ospedali quando qualcuno muore.
3) La Signora Rosa di Greencastle
Altrimenti nota come The Pink Lady of Greencastle (Indiana, USA), la foto è stata scattata da due appassionati di paranormale che si erano recati a investigare le misteriose segnalazioni di apparizioni e rumori nella villa degli O’Hare. L’immagine è stata analizzata da un esperto che ha confermato la presenza della figura spettrale anche nel negativo, escludendo quindi la possibilità di una manipolazione a posteriori, e ha anche evidenziato la zona dove si trova il viso della signora, mostrando come appaia una specie di teschio.
Vista la genuinità dell’immagine, e considerando che nel video del sopralluogo è stato ripreso anche l’attimo in cui sono state scattate le foto alla finestra visibilmente vuota (come gli autori hanno sempre dichiarato), i ricercatori del paranormale non hanno molti dubbi: è la foto di un fantasma, probabilmente di Irene O’Hare, discendente della famiglia che aveva vissuto lì, il cui nome i due ragazzi avevano trovato inciso sul muro di una delle camere da letto, e le cui fattezze sono state riconosciute nel volto spettrale addirittura dalla figlia stessa di Irene. Purtroppo O’Hare Mansion è stata demolita poco dopo e il fantasma della signora in rosa non ha più potuto manifestarsi.
Ora. Di smentite articolate e puntuali non ne ho trovate molte in giro, ma credo bastino poche, ripetute, considerazioni per spiegare cosa è successo. In primo luogo, il video risale all’incirca al 2007-2008, quando esistevano telecamere di ottimo livello se non addirittura già in alta definizione: il video e le foto sono invece di scarsissima qualità, offrendo immagini sfocate in cui si può vedere tutto e il contrario di tutto. In seconda battuta, il video mostra uno dei ragazzi che scatta foto alla finestra: verrebbe da chiedersi perché riprendere e quindi duplicare un particolare che in quel momento era del tutto insignificante, ma anche ammesso che fosse per completezza di indagine, non è possibile provare che la foto con il fantasma sia stata realizzata in quel preciso istante e non magari prima o dopo. Infine, come spiega un utente di reddit, è ben possibile che si tratti di un tempo di esposizione molto lungo, che ha catturato il movimento di uno dei due ragazzi con l’effetto che si ottiene di solito in queste circostanze: in tal caso, potrebbe essere vera persino la consueta affermazione secondo la quale l’autore della foto non ha visto nessuno mentre scattava.
4) Il fantasma del visconte di Combermere
(Potevamo forse resistere alla tentazione di un paragrafo con un titolo à la Oscar Wilde? Potevamo forse? No. E infatti non l’abbiamo fatto.)
Interessante caso di paranormale “ereditario”: il padre di Wellington Stapleton-Cotton era stato governatore di Barbados negli anni in cui si verificarono misteriosi eventi in una cripta funeraria dove, ogni volta che veniva aperta per un nuovo funerale, tutto veniva ritrovato intatto tranne le bare, che erano spostate e sparse per l’intera sala, addossate ai muri o alla porta, senza che nessuno fosse mai entrato nella cripta dalla volta precedente. Di testimonianze di questo evento ne sono rimaste parecchie, ma tutte più o meno di seconda mano, cosa che ha fatto scattare il senso-ragno di molti scettici: da parte sua Joe Nickell ha raggiunto la conclusione che si tratti di un’allegoria basata su codici e simboli massonici; qualcun altro, invece, ha ipotizzato che le bare venissero spostate da infiltrazioni d’acqua e umidità.
Al di là di questa storia di fantasmi, Stapleton Cotton padre ebbe una vita decisamente più movimentata di quella del figlio: il secondo visconte di Combermere, infatti, è diventato celebre pressoché solo per la foto che lo ritrae seduto sulla sua poltrona preferita mentre, a sette chilometri di distanza, si sta svolgendo il suo funerale. Come si può leggere in qualsiasi resoconto, poiché tutti raccontano tutti gli stessi, scarni, eventi noti, la foto fu scattata da Sybell Corbet, sorella del defunto, con una macchina lasciata con un’esposizione di un’ora: fin dall’inizio qualcuno ipotizzò il classico effetto da lunga esposizione, ma tutti i domestici dichiararono di non essere mai passati nella stanza, né tantomeno di essersi seduti sulla poltrona del padrone, in quell’ora, anche perché si erano recati tutti a partecipare al servizio funebre. Inoltre, nessuno di loro somigliava minimamente al defunto.
In effetti, quello nella foto sembra proprio un anziano signore con una folta barba bianca seduto in riflessione, come nella vignetta caricaturale che ritraeva il visconte, ma in alcune elaborazioni della foto l’immagine appare un po’ diversa, la barba scompare e rimane solo il collo bianco della camicia. Di nuovo, nulla di certo, ma l’ipotesi che un domestico abbia per un momento infranto le severissime regole di casta e non abbia mai potuto rivelarlo per timore della punizione è ancora la più plausibile.
5) La foto della battaglia di Los Angeles
Questa è piuttosto interessante perché è la sola evidenza fotografica di un evento realmente accaduto: la “battaglia” si svolse infatti nella notte fra il 24 e il 25 febbraio del 1942, quando vennero lanciati numerosi allarmi aerei sulla California. L’allerta aumentò man mano che passavano le ore, finché intorno alle 2 non venne ordinato un black-out totale e alle 3 si scatenò il vero attacco: iniziò una brigata d’artiglieria, ma nel giro di poco la maggior parte dei soldati di stanza nella zona cominciò a sparare in cielo con qualsiasi mezzo a disposizione, puntando verso i fasci di luce che cercavano di illuminare l’oggetto misterioso segnalato da più persone, ma in realtà contribuendo solo ad oscurare ancora di più la visibilità con la polvere da sparo. Si continuò a far fuoco per circa un’ora, tanto che alcune abitazioni ed uffici risultarono danneggiati: ma del supposto pericolo non fu trovata nessuna traccia.
Le autorità bollarono inizialmente la faccenda come uno sfortunato falso allarme, inasprito dalla tensione del periodo: l’America era infatti appena entrata in guerra dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor, e non a caso la battaglia di Los Angeles contribuì a esacerbare la psicosi anti-giapponese, provocando anche arresti e minacce a molti nippo-americani. Quella notte, infatti, molti pensarono a un nuovo, possibile attacco da parte dei nemici, tanto più che l’intelligence aveva dichiarato l’evento come estremamente probabile, e il 26 febbraio il Secretary of War sostenne proprio questa posizione, dichiarando che si era realmente verificato un attentato. Le misure di precauzione adottate poi con il passare delle ore finirono col terrorizzare gli abitanti della zona (ci furono fra l’altro cinque vittime civili dovute ad incidenti d’auto e infarti provocati dal black-out[1]), e forse col sovraeccitare le forze armate, rendendo impossibile tanto distinguere i veri avvistamenti, quanto individuare davvero il presunto oggetto non identificato: bisogna tenere conto che l’insieme delle testimonianze fa riferimento a vari “fenomeni”, quindi, probabilmente, ci furono diversi eventi ricondotti poi a questo principale.
Il 26 febbraio il Los Angeles Times mise la notizia in primo piano, pubblicando la celebre foto: per un occhio contemporaneo, l’immagine corrisponde abbastanza bene a quello che è tutto l’immaginario cinematografico e fantascientifico in materia di assalto alla Terra da parte di alieni ostili su grandi astronavi oblunghe, e non è un caso ormai se i fatti veri e propri si sono confusi con quelli – decisamente più fantasiosi – narrati nel film del 2011 World Invasion, che ha molto insistito sull’essere basato su fatti realmente accaduti. Ma nel 1942 nessuno pensò agli extraterrestri, e solo nel 1966 la Battaglia entrò nella letteratura ufologica, raggiungendo poi l’apice della fama in tempi abbastanza recenti, grazie al risibile duello fra due gruppi di ufologi che si accusavano l’un l’altro di aver falsificato i veri documenti relativi alla mai esistita società segreta Majestic 12: nel marasma di scartoffie c’è anche quella che si afferma essere la lettera dell’allora Capo di stato maggiore dell’Esercito USA George Marshall al presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, in cui si ammette l’origine non terrestre del velivolo di Los Angeles.
La verità è che a tutt’oggi non è chiarissimo cosa sia accaduto quella notte: fin dall’inizio, in molti ipotizzarono che il primo allarme fosse stato scatenato da un pallone sonda o da un pallone per esperimenti radar, ma non ci sono evidenze veramente solide a corroborare questa teoria; i rapporti ufficiali su quanto avvenuto non sembrano essere stati ancora recuperati ed è quindi necessario basarsi su fonti giornalistiche, testimonianze tarde e “storie interne” dei reparti (che sì avranno fatto uso di quei rapporti, almeno per le parti non classificate, ma riassumendoli). Altamente probabile è anche la possibilità che, nelle ore di panico crescente, fenomeni diversi tra loro siano stati interpretati come “extra-ordinari”, mescolando eventi diversi fra loro.
Quello che è certo, tuttavia (ed è spesso elegantemente trascurato dagli alternativisti di tutto il mondo) è che la foto pubblicata sul Los Angeles Times era pesantemente ritoccata e la cosa era assolutamente nota e accettata da tutti, trattandosi di una pratica comune all’epoca; serviva infatti a far risaltare il contrasto fra il bianco e il nero stanti le tecnologie fotografiche ancora imperfette. Guardando altre versioni della foto, che vengono paradossalmente offerte da alcuni ufologi a ulteriore sostegno delle loro tesi, è piuttosto evidente che il presunto oggetto oblungo possa essere il punto di incontro dei diversi fasci di luce se non addirittura semplicemente una nuvola.
(No, non è comunque bastato a far cambiare idea ai believers.)
[1] Los Angeles Times, 26 febbraio 1942, prima pagina
Si ringrazia Roberto Labanti per il contributo
Foto di apertura di Steinar Engeland da Unsplash