Bennie il mutaforma
I mostri dei laghi, si sa, sembrano trarre piacere dal confondere la percezione dei fortunati testimoni oculari delle loro sporadiche apparizioni in superficie. Questa è una cosa che aveva capito molto bene il ricercatore scettico Ulrich Magin, quando, analizzando le varie descrizioni di Nessie, si accorse che, se si voleva ritenenerle tutte attendibili, Loch Ness avrebbe dovuto ospitare non una, ma ben nove diverse specie di animali sconosciuti di grandi dimensioni [1].
Ma si sa: i sensi umani sono ingannevoli e l’emozione e i falsi ricordi possono giocare brutti scherzi anche al più integerrimo dei testimoni. Ecco quindi che, a rigor di logica, nel registrare un fenomeno naturale anomalo e inaspettato una strumentazione tecnologica, quindi priva di emozioni, dovrebbe permettere di confutare ogni possibile dubbio.
Eppure, se da un lato, ad esempio nel caso di fotografie di ottima qualità, è stato persino possibile descrivere nuove specie animali senza fare ricorso a un loro cadavere o altro reperto anatomico [2]*, dall’altro esistono anche molti dati strumentali che in assenza di ulteriori verifiche rimangono soggetti all’interpretazione.
Il caso di ‘Bennie’, fantomatico mostro del Lago di Garda giunto alla ribalta dei media qualche anno fa, è un caso emblematico di quanto sopra riportato.
Al contrario di altri laghi del pianeta in cui le leggende e il folklore hanno intessuto una ricca tradizione sulla presenza di strani animali al loro interno, il Lago di Garda non è mai stato particolarmente ricco in tal senso. Se si escludono una leggenda riportata in un libro cinquecentesco [3], un episodio molto inverosimile risalente al 1965 (incentrato sull’avvistamento da parte di alcuni turisti di quello che venne grottescamente definito dalla stampa dell’epoca “un rettile dell’era glaciale” [4]) e video appositamente artefatti per motivi che esulano dallo scopo di questo articolo [5], non esiste infatti molta carne al fuoco.
La “fama” di Bennie è infatti un fenomeno recente, che deve la sua fortuna principalmente al gruppo Deep Explorers presieduto da Angelo Modina e da alcuni contatti sonar ritenuti anomali registrati durante rilievi effettuati nel Garda.
Il primo di questi fu pubblicizzato da Bresciaoggi il 20 novembre 2012 e fu descritto come mostrante una “forma sinuosa [che] pareva avere la bocca aperta”. All’epoca dei fatti, quando mi interessai della cosa [6], Modina mi inviò molto gentilmente copia di questo tracciato, che non poteva però essere divulgato in quanto avrebbe dovuto rappresentare il “pezzo forte” di un imminente servizio televisivo che il programma Mistero avrebbe mandato in onda di lì a poco.
Dopo la puntata in questione l’immagine è stata ampiamente utilizzata da vari siti che hanno dato la notizia, divenendo così di dominio pubblico.
Premesso che solo con molta fantasia è possibile vedere in questo tracciato un animale dalla bocca aperta, è bene specificare quali dati un sonar può fornire e quali no. In questo caso specifico fu utilizzato un sonar a scansione laterale (side scan sonar), che emette un fascio a cono rivolto verso il fondale permettendone la mappatura. Durante questa operazione, eventuali “bersagli” galleggianti sono anch’essi visualizzati sui carteggi, ma la loro natura, in mancanza di altre informazioni, resta nascosta.
Nello specifico, per quanto concerne gli organismi viventi, un sonar può dire poco sulla forma del “bersaglio” e la forza del segnale non ne rispecchia necessariamente le dimensioni. Questa forza, infatti, è data essenzialmente dal rapporto tra la densità dell’oggetto rilevato con quella dell’acqua, le sue dimensioni reali e la sua distanza dal sonar.
Nei pesci, ad esempio, la cui densità delle carni differisce di poco da quella dell’acqua, il segnale prodotto ha una forza inferiore di quello originato da un mammifero marino ed è dovuto principalmente ai gas contenuti nella loro vescica natatoria. Ciò che un sonar a scansione laterale sicuramente non può fare, è invece dirci se un animale colpito dal fascio abbia o meno la bocca aperta, né disegnarne la forma in maniera affidabile.
Si può così essere ragionevolmente portati a ritenere che “l’anguilla gigante” non fosse altro che un banco di pesci, che di norma producono segnali di forma non dissimile dal carteggio mostrato da Modina.
La seconda “immagine” del mostro (o meglio, dei mostri), ha invece fatto capolino il 27 gennaio scorso e mostrerebbe due enormi pesci di sette metri di lunghezza “immortalati” dal sonar del rov dei Deep Explorers durante un test delle attrezzature (è quella riportata in testa all’articolo).
La prima cosa ad apparire strana è che queste sagome gialle sono state rilevate molto vicine al rov, mentre di norma le creature acquatiche si allontanano da esso in quanto questi piccoli sottomarini sono molto rumorosi. La seconda considerazione è che in genere, in parte anche per fini assicurativi, i rov vengono utilizzati con la registrazione video sempre attiva ed è un peccato che, essendo riuscito ad avvicinarsi così tanto a due creature così grandi non sia riuscito, per quanto se ne sa ad oggi, anche a filmarle nelle loro evoluzioni subacquee. La terza stranezza è che Bennie, rispetto al 2012, deve avere deciso di cambiare forma e infatti chi ha riportato la notizia non ha parlato più di “anguilloni”, ma di altrettanto improbabili storioni o siluri giganti (arrivando persino ad ipotizzare che fossero stati sorpresi durante l’accoppiamento).
L’ultima personale considerazione è che, se le “prove” dell’esistenza di Bennie continueranno ad essere simili “pareodolie da sonar”, ben presto il Garda potrà vantare un numero di grandi specie sconosciute superiori a quello di Loch Ness, ma i villeggianti estivi potranno continuare a godersi le loro nuotate senza alcun pericolo.
Note
[1] Magin, Ulrich (1996) St George without a dragon. Fortean Studies 3:223-234
[2] Donegan, Thomas M. (2008) New species and subspecies descriptions do not and should not always require a dead type specimen. Zootaxa 1761:37-48
* Questa possibilità, sebbene permessa dalle regole del Codice di Nomenclatura Zoologica, resta comunque controversa.
[3] Bongianni Grattarolo (1599), Storia della Riviera di Salò, Pp 35-36 (disponibile qui in PDF).
[4] Mosca, Maurizio (2000) Mostri dei laghi. Milano : Mursia. Pp 59-60
[5] Chi volesse stendere un velo pietoso , o in alternativa farsi una risata, può trovare maggiori ragguagli a questo link: http://www.criptozoo.com/it/component/jmrphpbb/topic/509?f=4
[6] http://www.criptozoo.com/it/news/curiosita/item/218-cattiva-tv
Stupendo articolo Lorenzo.
Grazie Luca, troppo buono 🙂
Nella seconda immagine non è un sonar sul rov della Deep Explorers ma il sonar a calata dei volontari del Garda…informati prima di scrivere articoli…
Gentile Rocco,
quelli che ho riportato sono commenti relativi a questo articolo: http://www.bresciatoday.it/cronaca/mostro-del-garda-avvistamenti-gennaio-2016.html
Dovrebbe chiedere una rettifica al quotidiano in questione, in quanto la paternità della scoperta di Bennie sembra piuttosto contesa.
Analisi perfetta ottimo lavoro ma vorrei precisare che il secondo avvistamento il sonar non era il nostro montato sul Rov ma di un azienda ed era montato su una struttura che veniva calata e quindi silenziosa. . Per la paternità di Bonnie non ci sono dubbi è nostro della Deep Explorer e il nome è di Armando Bellelli ns.socio.
Caro Angelo,
come già risposto a Rocco, i miei commenti si basano sull’articolo pubblicato da BresciaToday. Il rov, citato nell’articolo, non ha quindi avuto nessun ruolo? L’immagine pubblicata sul citato quotidiano è piuttosto riconducibile a un tracciato dei tipi di sonar che di norma si montano sui rov.