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1000 e… altri mille

Query online festeggia il millesimo articolo pubblicato! Quasi sei anni fa, l’11 giugno 2010, veniva aperto al pubblico il sito di Query Online; il primo articolo a vedere la luce conteneva il comunicato ufficiale del lancio della versione cartacea di Query, fenice di Scienza & Paranormale, la testata storica del CICAP. Da allora, 999 articoli hanno popolato le pagine web della rivista, raccontando la scienza e sfatando miti e credenze. Le parole che state leggendo compongono quindi il 1.000 articolo, un traguardo che ci rende felici. Felici… Ma perché? I numeri astratti sono una convenzione; per tutti noi, per lo più inconsciamente, il raggiungimento di un numero “tondo” rappresenta un traguardo raggiunto. A fare la differenza è il concetto di “numero tondo”. Nelle ricorrenze canoniche, i numeri più “tondi” derivano dalla nostra abitudine ai numeri decimali; sono quindi ricorrenti il 5, il 10 e i suoi multipli, e i successivi ordini di grandezza, che offrono anche la possibilità della suddivisione in quarti (es. 25, 50, 75).

Un paio di mani, ciascuna visibilmente dotata di 5 appendici dette “dita”. Foto di Kristina Nor da Pexels

La ragione di tutto questo è nel nostro corpo, o meglio nelle appendici dei nostri arti, ciascuna composta da 5 dita. Questa caratteristica immutata da 60 milioni di anni – dai primi primati a oggi – ha fatto sì che l’uomo basasse il suo sistema di calcolo sullo strumento più ovvio di cui poteva disporre, sé stesso. Non è un caso che la numerazione in base 10 sia così diffusa tra le civiltà umane, pur con qualche variante: i Maya, ad esempio, così come gli Aztechi, contavano in base 20 (5 dita per 2 mani, più 5 dita per 2 piedi); ai giorni nostri, utilizzano questo sistema alcune tribù africane (fra cui gli Yoruba) e sudamericane, una parte degli Ainu e gli Inuit. Molti popoli antichi contavano in base 5; gli antichi romani scandivano il loro sistema decimale in due gruppi di 5 numeri (I-II-III-IIII-V e VI-VII-VIII-VIIII-X, semplificando nel tempo il IIII in IV e il VIIII in IX), e ancora oggi nel sud dell’India sopravvivono notazioni che riportano alla base 5.

Una “dozzina” di uova. La base duodecimale (o “dozzinale”) era utilizzata anche dagli Egizi. Foto di Kelly Neil da Unsplash

Ma… come qualsiasi convenzione, una scelta diversa ci farebbe percepire le ricorrenze in modo differente. Assiri, Sumeri e Babilonesi (che pure basavano la propria matematica sul sistema sessagesimale, ovvero a base 60) scandivano il giorno in 12 parti; analogamente facevano gli Egizi con le ore di sole. Gli stessi antichi Romani dividevano l’Asse in 12 once, e il Sistema Imperiale britannico divide tuttora il piede in 12 pollici, il pollice in 12 linee, e la linea in 12 punti. Si può speculare che il metodo derivi dal fatto che, usando il pollice come cursore, si possano contare le falangi delle rimanenti 4 dita per suddividere una misura in 12 unità. In un sistema metrico duodecimale, sarebbe naturale festeggiare la dodicesima ricorrenza, la 24ma, ma soprattutto la 144ma (12×12) e la 1728ma (12x12x12); se ci sembrano “strani” è perché li stiamo contando attraverso un sistema decimale. Al di là dei numeri, è sicuramente curioso che esistano due associazioni – la Dozenal Society of America e la Dozenal Society of Great Britain – che promuovono l’adozione di un sistema duodecimale (o “dozzinale”) per “portare un beneficio alla società umana”.

Ci fossimo evoluti dai polpi (o semplicemente facessimo parte della tribù Yuki dei nativi americani), festeggeremmo – fra gli altri – l’ottavo, il sedicesimo, il sessantaquattresimo e – soprattutto! – il 1024mo; l’adozione universale del metodo “ottale” (come ancor di più quello binario) faciliterebbe non poco il lavoro degli informatici, ma – dovessimo farlo oggi – non certo la nostra vita. Chissà quale disperazione subiremmo se scegliessimo il sistema novenario (a base 9) o, per tornare ancora nel mondo dell’informatica, quello esadecimale (a base 16). Ancora più sconcertante sarebbe l’adozione del citato metodo sessagesimale dei Babilonesi, di cui restano tracce nelle misure angolari e nella suddivisione delle ore e dei minuti. Per nessuno di questi metodi, comunque, esiste un ente che ne tuteli e promuova la diffusione come avviene per il dozzinale (un nome poco efficace, si direbbe, almeno in italiano); e, a dire il vero, poco importa. Se è la convenzione che ci porta a identificare come alcuni numeri più “importanti” di altri, è proprio per sottolineare che una convenzione è necessaria a definire i “gradini” di una scala. Una scala che oggi ne ha uno da 1.000 articoli, e che speriamo ne abbia molti altri davanti a sé.

Se esistesse, al suo risveglio Chtulhu imporrebbe all’umanità il sistema di calcolo ottale? Foto di Catherine da Pixabay

Immagine di apertura: Foto di Adi Goldstein da Unsplash 

3 pensieri riguardo “1000 e… altri mille

  • La “dozzina” d’uova della foto è però una “decina” 😉

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  • “Si può speculare che il metodo derivi dal fatto che, usando il pollice come cursore, si possano contare le falangi delle rimanenti 4 dita per suddividere una misura in 12 unità.”

    In realtà su un autobus a Roma ho visto effettivamente usare questo metodo da due passeggeri asiatici (non sono riuscito a capire lingua o provenienza esatta, dai tratti somatici potevano essere del Bangladesh oppure dei Cingalesi).
    Con una mano contavano le unità, sull’altra tenevano le dozzine: col metodo dozzinale si può arrivare a contare fino a 156 (144 sulla mano delle dozzine più 12 sull’altra).

    I due lo facevano in scioltezza, dall’aspetto non mi sembravano due nerd ma due dei tanti immigrati asiatici che lavorano a Roma, dalla naturalezza dei gesti suppongo sia un sistema che venga utilizzato comunemente nel luogo di provenienza.

    Spero ci sia qualche antropologo, etnologo o qualcuno ferrato in geografia e cultura asiatica che legga per dirci dove si usa comunemente questo metodo.

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