L’ineffabile colore del tempo
L’ineffabile colore del tempo
di A. Piazzoli, D. Scannicchio
Edizioni ETS, 2013
pp. 196
€ 19
«“Tutto quello che avreste voluto sapere sul tempo e non avete mai osato chiedere” potrebbe essere il sottotitolo di questo libro. Dalla psicoanalisi al principio di Fermat, dai calendari Maya all’entropia, dalle clessidre alla relatività. Viene anche insinuato il dubbio che il tempo esista, che trascorra ammesso che esista, che due secondi siano il doppio di un secondo, perché la scala potrebbe essere logaritmica invece che lineare».
Così si legge sulla quarta di copertina di L’ineffabile colore del tempo. Il libro, che si avvale della prestigiosa prefazione della compianta Margherita Hack, è stato scritto a quattro mani da Adalberto Piazzoli e Domenico Scannicchio. Il primo è un fisico “particellaro” (come lui stesso ama definirsi), professore emerito all’Università di Pavia, nonché eroico vicepresidente del CICAP per tanti lunghi anni. Il secondo è anch’egli fisico, ordinario di fisica medica all’Università di Pavia, ed è stato allievo del primo.
Non è certo la prima volta che dei fisici si occupano del concetto di tempo. Oltre ai fisici se ne sono occupati da tempo (è il caso di dirlo) anche schiere di filosofi e pensatori di ogni genere. Quella del tempo è insomma una vexata quaestio alla quale nessuno è mai stato in grado di fornire una risposta non solo esauriente, ma nemmeno appena appena soddisfacente. A scanso di equivoci, per evitare illusorie aspettative nei propri lettori, i due autori fin dall’introduzione dichiarano: «… non abbiamo alcuna ambizione didattica, cioè non ci proponiamo di spiegare a nessuno che cosa è il tempo e per almeno due buoni motivi: perché non l’abbiamo capito nemmeno noi e anche perché abbiamo forti sospetti che non l’abbia ancora capito nessuno».
Ciò nonostante L’ineffabile colore del tempo è un libro che vale la pena leggere. È infatti un testo piuttosto curioso e originale, e lo si capisce fin dalle prime pagine. Quale altro libro, infatti, farebbe immediatamente seguire all’introduzione la bibliografia e, soprattutto, una “Conclusione anticipata”? Piazzoli e Scannicchio lo fanno. A pag. 19 infatti si legge: «A beneficio di coloro che avessero avuto questo libro in regalo e non avessero …TEMPO per leggerlo, oppure fossero stati scoraggiati dall’introduzione, vogliamo fornire una conclusione anticipata che, insieme con l’introduzione, può dare loro un’idea di ciò che si sono persi». E al termine della mezza paginetta di “Conclusione anticipata” scrivono: «Ma allora, cos’è il TEMPO? Boh! Che colore ha? Boh! A chi non riesce a vivere senza certezze potremmo suggerire questa definizione. “Il TEMPO è quella cosa misurata dagli orologi” e il suo colore è … verde pisello. Ma non ne siamo tanto sicuri».
Amanti delle certezze, siete soddisfatti? Non credo. Scommetto quindi che ben pochi saranno i lettori che si accontenteranno di leggere l’introduzione e la conclusione anticipata. Fin dalle prime pagine, infatti, lo stile ironico e accattivante degli autori stimola la curiosità e induce anche il lettore più pigro a proseguire la lettura. E la curiosità non viene certo delusa.
I due autori, attraverso le pagine del libro, ci accompagnano attraverso un affascinante viaggio che sviscera in profondità ogni aspetto legato al tempo, e non solo dal punto di vista scientifico. Continue sono infatti le incursioni che gli autori fanno in ambito letterario, artistico, storico, filosofico, psicologico e, in generale, in ogni ambito del pensiero umano che abbia, in un modo o nell’altro, avuto a che fare con l’oscuro concetto di tempo.
Naturalmente, essendo entrambi scienziati, i due autori hanno un occhio di riguardo per la scienza e per la fisica in particolare. La relatività, la termodinamica, la meccanica quantistica e la cosmologia hanno infatti fornito fondamentali contributi per cercare di gettare luce sul concetto di tempo. Anche se, come commentano con tono dissacrante gli autori, esse non «hanno migliorato la situazione, anzi, dopo lo studio di queste severe discipline, abbiamo ancora le idee confuse, ma… a livello più alto».
Tema dominante delle infinite discussioni sul tempo, e quindi inevitabilmente anche del libro, è la contrapposizione tra tempo psicologico e tempo fisico. Tempi che ci appaiono maledettamente diversi. Terribilmente reale e dipendente dalle condizioni in cui ci troviamo il primo, semplice coordinata, indipendente dal nostro stato d’animo, il secondo. A tale proposito però, gli autori sembrano avere le idee abbastanza chiare. Tanto che affermano: «A nostro avviso non c’è contrasto con chi sostiene che esiste solo il tempo percepito e nient’altro: a percepirlo, e quindi a crearlo, sarebbe ancora il cervello, ma non in completa autonomia, bensì mediante l’elaborazione di stimoli provenienti dall’esterno. Per mal che vada, anche se il tempo è un’invenzione del cervello, è un’invenzione in qualche modo dipendente dalla realtà».
La recensione termina qui: è infatti difficile aggiungere altro poiché sarebbe impossibile sintetizzare in poche righe i numerosissimi argomenti affrontati nel libro. Ci limitiamo solo a esortare chiunque sia animato da curiosità intellettuale a leggerlo. Sarà sicuramente… tempo ben speso!