In viaggio con gli scettici

In viaggio con gli scettici: Il quadrato magico della Collegiata di Sant’Orso ad Aosta

Una rubrica dedicata ai presunti luoghi misteriosi del nostro Paese, dove ne raccontiamo le leggende e le verità. Ognuno con il proprio stile, gli autori forniscono una spiegazione storica e razionale per far luce su qualche oscuro mistero locale. Questa terza puntata è a cura di Luca Pan, del Cicap Valle d’Aosta.

Ogni castello, chiesa o sito archeologico, per quanto indagato, ci nasconde quasi sicuramente ancora qualche reperto; la meraviglia per l’eventuale scoperta sarà tanto più grande quanto esile era la barriera che ci separava dal ritrovamento. Nel 1999 questo copione è andato in scena anche ad Aosta, dove c’è stato un certo fermento[1] a seguito del rinvenimento (avvenuto nel 1997) di uno straordinario mosaico, di cui non si sospettava l’esistenza poiché non citato dalle fonti, a pochi centimetri sotto la pavimentazione del coro della chiesa collegiata di Sant’Orso (in via Sant’Orso 14, a circa dieci minuti a piedi dalla stazione ferroviaria) la cui costruzione, per le strutture che oggi si conservano, ebbe inizio nell’XI secolo.

Credits: A. Zambianchi, Archivi dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta – fondo Catalogo beni culturali, su concessione della Regione autonoma Valle d'Aosta e su autorizzazione dell'Ufficio beni culturali ecclesiastici- Diocesi di Aosta
Credits: A. Zambianchi, Archivi dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta – fondo Catalogo beni culturali, su concessione della Regione autonoma Valle d’Aosta e su autorizzazione dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici- Diocesi di Aosta

Il manufatto, risalente al XII secolo, è di forma quadrata (3,02 x 3,02 m) ed è composto da fasce circolari concentriche e da un clipeo centrale raffigurante un uomo in lotta con una belva.

Nelle lunette ai vertici trovano posto quattro raffigurazioni riconducibili a un leone, un uccello con due corpi e un’unica testa, un drago, e un essere metà pesce e metà uomo che sorregge un serpente.

Nella prima fascia sono riportati due versi scritti specularmente, nella seconda un motivo ornamentale e, nel settore più interno, la celebre frase ROTAS OPERA TENET AREPO SATOR, scritta enigmatica che ha attraversato due millenni di storia e fatto versare letteralmente fiumi di inchiostro.

sator2-3Il verso non è solamente palindromo, cioè leggibile nei due sensi, ma, se scritto in forma quadrata, lo è anche dall’alto verso il basso e viceversa: è la versione in lettere dei quadrati magici numerici. Non esiste una traduzione certa[2]; una delle possibili è “il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote”.

sator4La caratteristica peculiare del SATOR di Aosta è la sua rara composizione circolare[3]; la ciclicità si sostituisce alla possibilità di leggere la scritta in ogni direzione, e la lettura può essere ripetuta all’infinito; viene riproposta la composizione speculare della scritta contenuta nella prima fascia, e risulta un ROTAS OPERA TEN, scritto nelle due direzioni partendo dalla croce in alto: una stranezza che getta benzina sul fuoco della ricerca di presunti significati nascosti. Il ritrovamento ha avuto una tale eco che tutti i libri sui quadrati magici consultati ne trattano ampiamente; il mosaico trova addirittura posto nel museo virtuale del quadrato magico su Second Life[4](!).

In questa sede non è neppure possibile enumerare il gran numero di interpretazioni, né suggerirne una migliore delle altre. Si vuole invece evidenziare il folto numero di abbagli logici, comuni a molte teorie del mistero, incontrati in letteratura, che rendono il SATOR una sorta di “palestra scettica”. Innanzitutto, il quadrato di Sant’Orso non è orientato secondo i punti cardinali, come riportato da tutti i testi consultati tranne uno[5] e dallo stesso pannello informativo all’interno della chiesa. Bussola alla mano si vede come le diagonali del quadrato siano allineate all’asse della chiesa, a sua volta orientata est-ovest, ma solo approssimativamente, poiché inserita in un reticolo urbanistico inclinato di 20° rispetto al Nord. Se tale angolo fosse una approssimazione accettabile, un qualsiasi quadrato avrebbe solo il 10% di possibilità di non essere, per le diagonali o per i lati, allineato ai punti cardinali (elevandolo ad uno status di quadrato ancora più straordinario…).

Passando alla composizione dell’immagine, le quattro figure agli angoli sono state correlate con qualsiasi cosa riscontrabile in numero di quattro (evangelisti, elementi, punti cardinali, cavalieri dell’apocalisse…), mentre, tra gli altri, è dato per evidente di per sè “un significato simbolico molto preciso: il quadrato rappresenta la Terra, mentre il cerchio simboleggia il cielo cosmico”[6]. Nell’interpretazione della figura centrale, sono molti i personaggi cui la tradizione attribuisce una lotta con il leone, tanto di ispirazione biblica (Sansone e Davide), quanto mitologica (Ercole e Giasone). Questa abbondanza sembra non soddisfare alcuni autori, che cercano ulteriori significati di natura esoterica: poiché il leone viene affrontato a mani nude e la regola templare proibisce la caccia, ma non quella al leone, la figura sarebbe “un topos autenticamente templare”[7]. Non mancano interpretazioni a base di re merovingi, demiurgo gnostico, San Paolo o culto mitraico.

sator5Addentrandosi in aspetti comuni a tutti i quadrati SATOR, le ipotesi basate su anagrammi sono un filone frequentatissimo dagli pseudo-storici: si possono ottenere due “PATERNOSTER-A-O”, scritti a croce con centro la N, che compare una volta sola; ciò basta a molti per avvalorarne un’origine cristiana.

Questa lettura viene prima proposta come ipotesi, ma via via assume il rango di fatto senza che alcuna evidenza venga portata a suffragio. Come se non bastasse, in base alla datazione del più antico rinvenimento (Pompei, quindi prima del 79 d.C.), tali autori inferiscono la ridatazione della stesura del libro dell’Apocalisse (per la presenza dell’A-O: “Io sono l’alfa e l’omega”) e l’anticipazione di almeno un secolo del passaggio della lingua “ufficiale” del cristianesimo dal greco al latino, dell’introduzione del Padre Nostro come principale preghiera e dell’adozione della croce come simbolo principale. La sconfinata mole di evidenze storiche non viene non dico confutata, ma neanche citata: forse, invece, un’ipotesi troppo rivoluzionaria è semplicemente un’ipotesi sbagliata, e ciò che viene inferito da un’ipotesi dovrebbe essere un’ipotesi ancora più lieve.

D’altra parte, una lunga sequenza di lettere può essere anagrammata quasi a piacere, e il limite è solo la bravura dell’enigmista: ad esempio, Stefano Bartezzaghi[8] ha proposto i divertenti “SOTTRAR ORO A PAPERONE: SAETTE” e “PORNOSTAR: PARTE OSEE A TEATRO” e il misterioso ed evocativo “O PORTA ESTERA, O PORTA ESTERNA”; il doppio paternoster non discende pertanto come evidenza, tanto che un altro anagramma è SATAN, TER ORO TE, REPARATO OPES! (Satana, ti prego per tre volte, restituiscimi le mie fortune).

L’iscrizione sarebbe in alternativa la profetizzazione della futura nascita di Roma (quindi con un’origine antecente di più di 800 anni rispetto al rinvenimento pompeiano) e conterrebbe anche le indicazioni per una corretta fondazione della città secondo i principi dell’aruspicina, il tutto in sole 5 parole. Alcuni autori che seguono questa tesi, dopo una erudita elencazione di nomi di costellazioni nelle varie civiltà seguita da una scelta di episodi mitologici scelti nelle varie epoche, con un sapiente cherrypicking affiancano traduzioni forzate con arbitrarie geometrie celesti, per far dire alle stelle, come al solito, quello che più ci aggrada.

Esempi analoghi possono essere trovati in ogni pagina di quasi tutti i libri consultati, e a questo punto occorre mettere qualche punto fermo.

Il SATOR è capillarmente diffuso in Europa in tutte le epoche, numerosi sono stati i tentativi di interpretazione nel corso della storia[9] e la moda del mistero degli ultimi 50 anni ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia; il comune denominatore è un’insoddisfazione nei confronti di quanto si possa desumere dai semplici fatti, alla ricerca di storie sempre più incredibili (in senso letterale, per noi). Tali interpretazioni sono accettabili quando si tratti di divertissements privi di pretese di essere LA spiegazione, come qualche autore per fortuna precisa -alla fine del libro, però-[10].

Per contro, si constata come l’interpretazione fatta dagli epigrafisti[11],[12], i professionisti del settore, passi attraverso il confronto con iscrizioni coeve e analoghe per area geografica e, per quanto riguarda il rinvenimento pompeiano, ci restituisca il quadro di una città in cui i muri erano letteralmente costellati da graffiti; la nostra iscrizione si trova in mezzo ad una selva di altre, raffiguranti i più svariati giochi di parole, avvalorando l’ipotesi che si tratti di un semplice curiosità enigmistica.

Secondo l’ipotesi più economica, un oggetto così curioso eccita la naturale propensione umana alla ricerca di nessi, anche dove non presenti: il SATOR è così diventato un simbolo filosofico, religioso o magico-iniziatico, travalicando la probabile natura ludica originaria.

In conclusione, propongo senza commentare un passo in cui mi sono imbattuto: ”Per alcuni studiosi si tratta di un gioco e basta. Tale interpretazione accompagna tutta la storia del Quadrato, ma è di chiaro stampo positivista. Neanche il caso di perdere tempo a commentarla […][13]”.

 

Note

  • [1] A partire da «La Stampa», ed. di Aosta, del 28 agosto 1999, p. 38
  • [2] Fra i testi consultati nessun autore, tranne Zanella, attribuisce un significato certo alla parola AREPO
  • [3] Si segnala un’iscrizione in un codice spagnolo del 1248 (Suárez González, 2013, p. 93), e con un assetto diverso, il graffito circolare presso l’abbazia cistercense di Valvisciolo, in comune di Sermoneta (LT)
  • [4] Colleggiata di Sant’Orso – Aosta – The SATOR, 2010
  • [5] Papone, Vallet, 2001
  • [6] Iannelli, 2009, p. 168
  • [7] Giacomini, 2004, p. 155
  • [8] Bartezzaghi, 2000
  • [9] ad esempio l’erudito gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) lo considerava alla stregua di un’invocazione al demonio (Kircher, 1665, pp. 219-221)
  • [10] Caniggia Nicolotti, Poggianti, 2013, p. 51
  • [11] Guarducci, 1965
  • [12] Guarducci, 1983, pp. 414, 415
  • [13] Cammilleri, 1999, p. 30

Bibliografia e sitografia:

  • Stefano Bartezzaghi; Sator Arepo, repubblica.it, 30 giugno 2000
  • Rino Camilleri; Il quadrato magico. Un mistero che dura da duemila anni, Rizzoli, Milano, 1999
  • Mauro Caniggia Nicolotti e Luca Poggianti; I misteri del quadrato magico di Aosta, La Vallée, Aosta, 2013
  • Colleggiata di Sant’Orso – Aosta – The SATOR, Magic Square Museum, June 30, 2010
  • Anna Giacomini; SATOR, codice templare, Penne e papiri, Latina, 2004
  • Margherita Guarducci; Il misterioso quadrato magico e l’interpretazione di Jérome Carcopino e documenti nuovi, in «Rivista di Archeologia classica», vol. 17 (1965), pp. 219-270
  • Margherita Guarducci; Dal gioco letterale alla crittografia mistica in Scritti scelti sulla religione greca e romana e sul cristianesimo, E. J. Brill, Leida, 1983
  • Nicola Iannelli; SATOR Epigrafe del culto delle sacre origini di Roma. La genesi e il significato del quadrato magico svelati nella teoria della correlazione astronomica, Bastogi, Foggia, 2009
  • Athanasius Kircher; Arithmologia, Ex Typographia Varesii, Roma, 1662
  • Paolo Papone e Viviana Maria Vallet; Il mosaico del coro, in Bruno Orlandoni e Elena Rossetti Brezzi  (a cura di); Sant’Orso di Aosta, il complesso monumentale, Aosta, Tipografia valdostana, 2001, pp. 35-48
  • Paolo Papone; Sant’Orso nello specchio della sua Collegiata (conferenza), 6 aprile 2013
  • Roberto Perinetti e Laura Pasquini; Il mosaico del coro della chiesa dei santi Pietro e Orso ad Aosta, in Hélène Morlier (a cura di); La mosaique greco-romaine IX [Actes du IX Colloque de l’Association Internationale pour l’Etude de la Mosaïque Antique (AIEMA), Roma, 6-11 novembre 2001], Ecole française de Rome, Roma, 2005, pp. 329-338
  • Ana Suárez González; Invocar, validar, perpetuar (un círculo de círculos), «Revista de poética medieval» vol. 27 (2013), pp. 61-99
  • Silvana Zanella; Enigma. La preghiera al padre tra retorica e cosmologia, Excelsior, Ferrara 2010

4 pensieri riguardo “In viaggio con gli scettici: Il quadrato magico della Collegiata di Sant’Orso ad Aosta

  • Non so se capita solo a me ma non si vedono le immagini, solo la prima viene visualizzata.

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  • Ciao Juhan, ho provato a ricaricare le immagini, forse adesso dovrebbe vedersi. Grazie e buona giornata!

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  • Il sottoscritto ha ritrovato una fonte, tanto antica quanto dimentica, della quale chi indaga sul significato e sulle origini del quadrato dovrebbe tenere conto : “ Histoire moderne des Chinois, des Japonnois, des Indiens, des Persans, des Turcs, des Russiens “ scritta dal letterato francese François-Marie de Marsy ( 1714 – 1763 ) e pubblicato a Parigi nel 1764 “ Avec approbation et privilége du Roi “, è un’opera in trenta volumi che descrive usi e costumi di popoli lontani dalla Francia agli albori dell’illuminismo. Tra i vari argomenti trattati anche quello dei testi sacri agli etiopi e l’autore racconta, a pagina 203 dell’undicesimo tomo, di un manoscritto in particolare, Oraison Magique, presente all’epoca in poche biblioteche europee ed estremamente raro, in cui è scritta la preghiera della Vergine Maria a Beirut e i presunti nomi di Dio. Circa il manoscritto Oraison Magique il de Marsy scrive inoltre questo : “ Ces termes magiques de nos prétendu grimoires, SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS, nous vienent encore des Ethiopiens, qui prononcent SADOR, ARODA, DANAD, ADERA, RODAS, e qui disent que ce sont les noms des cinq plaies de J. C. “ Le parole del Quadrato Sator, erroneamente ritenute fino ad allora di natura pagana e recitate per i riti magici descritti nel grimorio, il libro della magia di origine tardo.medioevale, sono invece i nomi delle cinque piaghe di Gesù in lingua etiope.
    François-Marie de Marsy non ha dubbi sull’origine dei termini del Quadrato Sator e in virtù dei suoi trascorsi da Gesuita comprende bene il significato della scoperta, tanto che ritiene opportuno segnalarlo nella sua opera.
    Nel 314 d.c. l’imperatore romano Costantino il Grande, con l’Editto di Milano, concesse di fatto libertà di culto ai cristiani che diffusero i loro simboli in tutto l’impero ed il Crocifisso divenne quello che oggi è considerato il simbolo universale della cristianità. Fino ad allora, nei primi travagliati anni della storia del cristianesimo, a causa delle persecuzioni i simboli in uso, ad esempio quelli rinvenuti disegnati nelle pareti delle catacombe, erano il pesce, l’ancora ed i pani proprio perchè la croce, simbolo inequivocabile, sarebbe stato troppo pericoloso da ostentare. Accusati di aver appiccato il grande incendio che nel 64 d.c. distrusse Roma, l’imperatore Nerone, proprio in quell’anno, diede inizio alle persecuzioni ai cristiani nelle terre dell’impero e la loro cattura precedeva di poco la morte, a volte in modo orribile nelle arene e al Colosseo. L’iscrizione in un luogo pubblico dei cinque nomi delle piaghe di Gesù Cristo era a tutti gli effetti un’autodenuncia ed è quindi lecito pensare che il Quadrato Sator possa essere un’escamotage, un gioco di parole per nascondere un simbolo, divenuto simbolo esso stesso.Ad un funzionario dell’impero romano incaricato di indagare e porre domande sul significato di quel graffito su una colonna di Pompei la risposta sarebbe stata che “ è solo un gioco di parole, la stessa frase si legge da destra e da sinistra, dall’alto al basso, da sinistra a destra e viceversa, una magia che viene da una provincia africana ai confini dell’impero “, celando il vero significato di quel simbolo, ingannando oltre che il funzionario stesso un impero che sottomise il mondo per secoli: sarebbe la magia più grande del Quadrato Sator.

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