Non guardare nell’abisso: la nuova avventura di Bruno Jordan
Non guardare nell’abisso
Massimo Polidoro
Edizioni Piemme, 2016
pp. 419
€ 18,50
Recensione di Valentina Sordoni
Nella Filosofia della composizione il maestro del terrore Edgar Allan Poe riconosceva che i suoi scritti, sia in prosa sia in versi, tutt’altro che concepiti a caso in fulgidi istanti di spontanea ispirazione poetica, erano strutturati piuttosto su un elemento capitale, un’autentica chiave di volta che reclamava esercizio e dedizione costante: l’effetto suscitato nell’animo di chi legge. Ecco. Il nuovo romanzo di Massimo Polidoro, Non guardare nell’abisso, edito da Piemme, mi ha ridestato le parole sopite di Edgar Allan Poe scoperte durante la mia appassionata esplorazione dei classici perché, terminata la lettura, le impressioni avute sono state tante, diverse e tutte convergenti verso la stessa conclusione: il romanzo è davvero straordinario nella sua capacità di avvincere il lettore catalizzandone l’attenzione.
Chiedersi quale sia stato l’effetto che Polidoro ha rincorso scrivendolo, significherebbe spegnere la scintilla che alimenta di suggestione e intensa suspense un thriller che travolge sul ritmo incalzante dell’azione. Un thriller curatissimo in cui ciascun dettaglio s’incastra, perfetto, nell’intreccio articolato che sviluppa la trama, ricca di colpi di scena, dalla forza (e il grande merito) di confondere presto il lettore, disorientarlo e condurlo, curioso e impaziente, all’epilogo che scioglie l’enigma e prelude a prossime avventure per il protagonista, Bruno Jordan. Ancora lui, dopo il successo de Il passato è una bestia feroce, il primo thriller firmato da Polidoro per Piemme.
Ancora alle prese con un caso di cronaca nera su cui ora incombe, greve, l’ombra cupa delle Brigate Rosse che incendiarono di stragi gli anni di piombo, lo strascico latente di un passato che torna improvviso a spargere terrore sull’inchiesta giornalistica di Jordan, ostinato a guadagnarsi l’ennesimo scoop e gli encomi della direttrice insopportabile. Un’indagine che scotta e diventa insidiosa: rintracciare la nipote di Publio Virgilio Strazzi, scomparsa chissà dove e mai conosciuta. Lui, un ex senatore in pensione ma in corsa come candidato favorito alle prossime elezioni presidenziali della Repubblica Italiana, è disposto a tutto per ritrovarla. La cordialità solo formale del politico in carriera nasconde però un trascorso insospettabile. Un vortice che risucchia i personaggi e li sbatte davanti all’agghiacciante oscurità dell’abisso, qui metafora del lato oscuro e imperscrutabile dell’animo umano, incontrollabile, e perciò più temibile. Un vortice che mescola i ruoli e rende labili i confini tra vittima e carnefice, tra verità e menzogna, consumando il desiderio di vendetta, lucido e insieme inappagato, che penetra, trasversale e silenzioso, le pagine di questo thriller impeccabile.
Nella Filosofia della composizione Edgar Allan Poe sosteneva che «la precisione e la rigorosa consequenzialità di un problema matematico» gli garantivano una creazione perfetta. Polidoro fa sua questa lezione, e allora non è così interessante chiedersi quale effetto abbia cercato di fronte all’esito raggiunto: un thriller che fino all’ultima riga tiene con il fiato sospeso. Non guardare nell’abisso, potrebbe essere pericoloso… Leggilo!