Approfondimenti

Amburgo, 1888: “Coccodrilli… d’agosto”

Si torna a parlare di coccodrilli e del loro posto nel folklore contemporaneo. Qualcuno ricorderà che qualche settimana fa, insiema a Sofia Lincos, si è qui scritto di alcune storie su coccodrilli “in libertà” in Pianura Padana. E’ il caso di dire che su quanto avevamo allora raccontato non ci sono novità. Questa volta invece ci si sposterà indietro nel tempo di quasi centrotrent’anni, ritrovandoci nel più importante porto tedesco, Amburgo, sulle rive dell’Elba, nel 1888.

A darcene l’occasione sono le ricerche di uno storico inglese, “Dr Beachcombing”, che da qualche tempo sta studiano un tema interessante e poco approfondito, quello delle leggende urbane del periodo vittoriano attraverso i quotidiani digitalizzati britannici. Lo scorso 25 agosto ha pubblicato sul proprio blog Beachcombing’s Bizarre History Blog uno dei suoi ritrovamenti: l’articolo che lo stesso giorno, ma nel 1888, aveva pubblicato la Yorkshire Gazette e che descriveva quanto stava avvenendo in quel periodo nella città della Germania settentrionale.

Cos’era successo? Piuttosto che riprendere il testo pubblicato da Beachcombing, lasciamo qui riassumere la vicenda ad un quotidiano di New Orleans, The Daily Picayune, certo non fonte vicina a quanto stava accadendo (e infatti fa uso di dispacci, ripresi, tra l’altro, quando ormai “diversi quotidiani [inglesi] stavano rivelando che la storia era un falso”, come ci dice lo stesso Beachcombing: su questo torneremo poi), ma che è comunque una fonte interessante perché il piroscafo implicato nella vicenda, il City of Lincoln (di proprietà della compagnia britannica Cassels di Liverpool), era salpato, al comando del capitano Frey, proprio dal porto della Louisiana il 19 luglio precedente diretto appunto ad Amburgo via Brema, come raccontava il Picayune del 1 settembre (p. 14) in un articoletto più ampio dedicato alle Nautical notes (un qualcosa di facilmente reperibile nei quotidiani pubblicati in città portuali). Il giorno seguente, però, dedicava alla curiosa vicenda un intero articolo dal taglio piuttosto ironico, che, per motivi di spazio, possiamo citare solo in parte (p. 4):

Qualche settimana fa il piroscafo britannico City of Lincoln sostava nel fiume Mississippi in questa città. Il capitano del vascello ha nel corso della sua vita viste molte terre e spesso indulge nella passione per la storia naturale procurandosi animali selvatici, che porta con se per cederli altrove, o per tenerli come animali domestici. In occasione della visita del vascello a New Orleans il capitano si è assicurato un certo numero di alligatori, che ha portato via nel suo viaggio di ritorno. Arrivato ad Amburgo, dove un carico di cotone è stato scaricato, gli alligatori sono scappati nel fiume Elba, generando in questo modo un grande clamore.

I dispacci da Amburgo li definiscono coccodrilli, e si è creato così panico che le persone che erano abituate a godere i bagni pubblici e privati, situati sul o nel fiume, hanno paura di indulgere nel loro abituale sport acquatico. Questo ha danneggiato gli affari dei proprietari degli stabilimenti balnear che hanno allora chiesto i danni al comandante del vascello, ritenendolo responsabile per aver lasciato liberi un certo numero (nove, si dice) di feroci coccodrilli selvatici nel loro fino ad allora sicuro e civilizzato fiume. Il capitano afferma di aver recuperato i suoi alligatori, che, dice, sono in ogni caso completamente inoffensivi, ma nessuna rassicurazione che può fornire sembra soddisfare i cittadini di Amburgo. Il loro fiume d’ora in poi sarà infestato dai terribili sauri [sic! NdA], e ogni persona che d’ora in poi potrà annegare lì avrà la sua scomparsa attribuita agli alligatori. […].

Nove coccodrilli in libertà. Anzi, ventuno, secondo il quotidiano riportato da Beachcombing. Oppure tredici, come vedremo. Comunque troppi (ma pure uno lo sarebbe stato) nel “fino ad allora sicuro e civilizzato” fiume tedesco. I coccodrilli – o meglio gli alligatori del Mississippi (Alligator mississippiensis), come ci ha ricordato il Picayune – nell’Elba non hanno ragione di essere. L’incertezza numerica è però traccia per lo studioso contemporaneo che, al di là della fondatezza dell’evento iniziale, si è ormai in presenza di “voci che corrono”.

Giunse anche in Italia questa storia? Potevamo già dire di sì, perché è menzionata di sfuggita da Giorgio Castiglioni in un suo articolo del 2010 proprio a partire da quanto pubblicato da un quotidiano italiano. Ispirati dalla segnalazione di Beachcombing, ce n’era però abbastanza per qualche rapido sondaggio nelle raccolte digitali dei quotidiani dell’epoca, risorse ad oggi largamente inesplorate, soprattutto per gli argomenti che qui ci interessano. Presentiamo qui i primi risultati di queste ricerche perché forse ai lettori di Query online, facendo finta di tornare a 128 anni fa, potrebbe far piacere immergersi in quanto avevano avuto modo di leggere allora i loro antenati su “coccodrilli”, porti e stabilimenti balneari.

I quotidiani del Regno d’Italia

Per questa sezione si è fatto soprattutto uso degli “archivi” digitali de La Stampa (gratuito) di Torino e del Corriere della Sera (a pagamento) di Milano, nonché della Biblioteca digitale toscana (per La Nazione di Firenze). Altre emeroteche digitali non hanno per ora fornito risultati.

La notizia dovette arrivare all’attenzione delle redazioni nel corso della giornata del 22. Il Corriere della Sera di mercoledì 22-23 agosto (p. 3) in una sezione intitolata “Fatti diversi” scriveva:

Tredici coccodrilli. – Tredici coccodrilli sono fuggiti da un bastimento ad Amburgo. Uno è stato ripreso subito. Dodici sono ancora nelle acque dell’Elba con grande panico delle popolazioni delle rive.

Si tratta sostanzialmente della forma della notizia che pare avere avuto più diffusione sui quotidiani italiani. Infatti, sempre il 22-23 agosto, lo stesso telegramma fu pubblicato pure dalla Gazzetta piemontese (come allora si chiamava La Stampa, p. 1) in coda ad una notizia datata “BERLINO (Nostro telegr. – Ed. mattino), 21”. Il giorno successivo è presumibile che fosse pubblicato anche su L’Ordine di Como (la fonte, che non è stata possibile consultare, utilizzata da Castiglioni). Infine, il 24 agosto, lo stesso testo apparve anche su La Nazione (terza edizione, p. 3).

Il 24-25 agosto, sempre nella sezione Fatti diversi, fu il solo Corriere della Sera (p. 3) a fornire un aggiornamento sulla vicenda con un nuovo trafiletto:

La paura dei tredici coccodrilli. – Abbiamo detto che, ad Amburgo, tredici coccodrilli riuscirono ad evadere da una nave e penetrarono nel fiume Elba. Venne aperta un’inchiesta contro il capitano della nave. I proprietari degli stabilimenti di bagni chiedono il risarcimento dei danni patiti in causa della fuga generale dei forestieri.

Infine, il 29-30 agosto fu la Gazzetta Piemontese, con un telegramma ancora da Berlino, a definire la storia una “fiaba pura e semplice”, anticipando quindi gli esempi individuati da Beachcombing sulla stampa inglese il 1 settembre:

[…] La storia dei coccodrilli.

BERLINO (Nostro telegr. – Ed. mattino), 28 […]

– Ricorderete che parecchi giorni fa corse la voce di coccodrilli fuggiti dalla stiva d’una nave ancorata sull’Elba presso Amburgo. Si diceva che quegli anfibi [Sic! NdA] avevano gettato il panico in quelle regioni. Ora venne confermato che la notizia è una fiaba pura e semplice messa in giro da qualche burlone.

I quotidiani in lingua italiana della Venezia Giulia

Nel 1888, come noto, importanti parti del Triveneto facevano ancora parte dell’Impero austro-ungarico, una situazione che si mantenne fino alla fine del primo conflitto mondiale, quando Trento, Bolzano, Trieste e Gorizia entrarono a far parte del Regno d’Italia.

Grazie alle collezioni digitalizzate della Biblioteca Civica Attilio Hortis di Trieste, accessibili da Internet culturaleè stato possibile consultare due quotidiani in lingua italiana allora pubblicati in quella città (purtroppo non è ancora disponibile Il Cittadino), che era il più importante porto dell’Austria-Ungheria: Il Piccolo – nelle sue edizioni del mattino e della sera – e L’indipendente, che usciva invece a mezzogiorno. Rispetto ai giornali del Regno d’Italia, i redattori di questi quotidiani, facilitati dal fatto che il tedesco era ovviamente una delle lingue ufficiali dell’Impero, non dovettero basarsi solo su telegrammi giunti direttamente, potendo sfruttare anche quanto pubblicato dalla stampa di Austria e Germania.

E’ L’Indipendente del 23 agosto (prima edizione, p. 3) a pubblicare per primo la notizia grazie a quanto aveva riportato un quotidiano della capitale imperiale Vienna, il Neus Wiener Tagblatt, attraverso un lancio da Amburgo del 21:

Tredici coccodrilli. Togliamo dal Neues Wiener Tagblatt il seguente dispaccio :

  Amburgo, 21. Desta grandissima agitazione la notizia che venne posta in dubbio ma constatata poi ufficialmente che 13 coccodrilli, lunghi 1 metro e ½ destinati al giardino zoologico, fuggirono dal bastimento in cui si trovavano e trovano attualmente nell’Elba.

  Un ordine della polizia proibisce di bagnarsi nel fiume.

Come abbiamo visto, lo scetticismo sulla natura della notizia in quel momento bandito sotto il peso della conferma ufficiale come un fiume carsico riemergerà invece verso la fine del mese, come dimostrerà la stessa stampa triestina.

Qualche ora più tardi Il Piccolo della Sera (p. 2) fu invece costretto a riprendere il telegramma che abbiamo visto pubblicato da diversi quotidiani del Regno d’Italia fra la sera del 22 e il 24 senza poter aggiungere nulla di più.

A quel punto, però, il quotidiano concorrente pare abbandonò la notizia e solo Il Piccolo (ma nella versione serale, non in quella del mattino) a fine mese informò i lettori triestini del fatto che si era trattato di una falsa voce. Il 30 agosto il Piccolo della Sera (p. 2) riprese il telegramma che abbiamo visto pubblicato anche dalla Gazzetta Piemontese della sera precedente, con un’aggiunta ironica degna di nota sul mezzo attraverso cui si era diffusa la notizia, il telegrafo elettrico, un “solito filo elettrico” che aveva sparsa la voce “ai quattro venti”:

Coccodrilli… d’agosto. Parecchi giorni fa corse la voce – che fu sparsa dal solito filo elettrico ai quattro venti – che alcuni coccodrilli erano fuggiti dalla stiva di una nave ancorata sull’Elba presso Amburgo. Si diceva che quegli anfibi avevano gettato il panico in quelle regioni.

  Ora venne confermato che la notizia è una fiaba pura e semplice messa in giro da qualche burlone.

La sera successiva, invece, pubblicò in prima pagina quello che è al momento l’articolo più ampio fino ad ora rintracciato in italiano, utilizzando quanto riportato da un quotidiano di Brema, la Weser-Zeitung, in una data imprecisata:

La famosa favola dei coccodrilli. Abbiamo già detto che la storia dei 13 coccodrilli fuggiti da un piroscafo nelle a[c]que dell’Elba fu una grandiosa carota. Ma come sia germogliata veramente la carota in parola lo scrivono da Amburgo alla Weser Zeitung in questi termini:

  «Come ci vien detto da un mercante di animali che anzi acquistò parecchi dei coccodrilli giunti qui sul piroscafo City of Lincoln, è vero che uno dei rettili, per una svista di un operaio, riuscì a scappare, ma fu tosto ripigliato.

  Una testa leggera però, di quell’unico esemplare aveva fatto una coppia e ne aveva raccontato la storia alla moglie di un reporter incontrata al porto. Naturalmente poche ore dopo la coppia era diventata una famiglia di 13 coccodrilli.

  Quello che resta ancora di curioso e strano in questa storia è che la polizia abbia pigliato il grosso granchio ed abbia promulgato quell’avviso che tanto danno recò agli stabilimenti di bagni».

Al lettore odierno potrà forse sfuggire che cosa si intendesse per carota. Lasciamolo allora spiegare ad un giornalista e scrittore attivo a cavallo fra Ottocento e Novecento come Aldo Chierici (1867-?), che nel suo Il quarto potere a Roma (1905) scriveva: “La carota è una bubbola che si dà ad intendere al pubblico, ma certe volte in buona fede” (p. 27), aggiungendo che era il corrispondente italiano del francese canard. Una bufala, oggi forse avremmo detto.

Conclusioni

Nel suo intervento lo storico inglese si chiede se questa storia sia “una possibile fonte” della nota leggenda dei coccodrilli nelle fogne che ricordavamo in questo modo nell’articolo citato all’inizio:

Una leggenda urbana che più o meno tutti probabilmente conosciamo afferma che nelle fogne di New York vivano alligatori albini: sarebbero stati in origine animali domestici, ma una volta raggiunta una certa dimensione, i proprietari se ne sarebbero liberati attraverso il gabinetto, costringendoli ad una vita al buio. Non è ancora chiaro come la leggenda abbia avuto inizio, e a quando risalga, ma è ormai parte dell’immaginario della Grande mela. In Italia, forse perché le nostre fogne non godono della stessa fama, non sembra avere mai attecchito.

Per il momento qui ci accontentiamo di sottolineare la somiglianza fra la storia di Amburgo e le vicende contemporanee che erano state raccontate in quell’articolo (l’avviso delle autorità, il panico, le spiegazioni, lo scetticismo).

Ma davvero si era trattato solo di una “carota” come affermano le fonti italiane e inglesi? Non è quello che appare leggendo quanto scriveva il topografo Wilhelm Melhop (1856-1943) in un libro pubblicato ad Amburgo sette anni dopo la vicenda, Historische Topographie der Freien und Hansestadt Hamburg von 1880 bis 1895 (1895, pp. 36-37):

Nel mese di agosto 1888 si lesse su tutti i giornali di Amburgo:

Attenzione

Pochi giorni fa sono fuggiti nel fiume Elba da una nave ormeggiata a Segelschiffhafen 13 grossi coccodrilli di circa un metro e mezzo.

Poiché essi rappresentano un pericolo non indifferente per i bagnanti, si avvisa di ciò il pubblico frequentante gli stabilimenti balneari dell’Elba.

Amburgo, 20 agosto 1888. L’autorità di polizia.

Poco dopo, due di questi mostri furono catturati sulle rive su cui si erano fermati  per scappare dalle acque fredde dell’Elba; uno fu inviato al giardino zoologico, il secondo fu esposto in [zona] Vorsetzen [Elba-Promenade] […]. Nell’epilogo giudiziario che questo evento ebbe nel novembre del 1888, i tredici coccodrilli di un metro e mezzo risultarono essere due grossi alligatori di 5 mesi d’età, di circa 0.6-0.9 metri (2-3 piedi), che l’esperto dr. Bolau dichiarò inoffensivi. Comunque sia, il capitano Frey, che aveva portato da New Orleans a qui un totale di 29 di questi animali sul piroscafo City of Lincoln, fu condannato ad una sanzione di 30 marchi “per negligente custodia dei coccodrilli”.

Chissà se qualche lettore in grado di leggere il tedesco e che abbia modo di accedere ai giornali di Amburgo dell’epoca, come l’Hamburgischer Correspondent, non sia invogliato a svolgere qualche ricerca su fonti più vicine a quanto avvenuto. Su questa curiosa storia potrebbero esserci ancora delle sorprese.

L’autore desidera ringraziare Ivo Maistrelli, Andrea Marcon, Sofia Lincos e Andrea Ferrero per l’aiuto prestato. E grazie a Beachcombing per l’ispirazione.

Immagine: Johann Hamann <1859-1935>. Segelschiffhafen auf dem Kleinen Grasbrook im Hafen Hamburg, 1906 [Pubblico dominio, da Historisches Hamburg via commons.wikimedia.org]

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