La valvola antisismica di Pier Luigi Ighina
Ad ogni terremoto, cioè più o meno ogni 5-6 anni, ci si pone le stesse domande. Si poteva prevedere? Si poteva evitare che accadesse?
La risposta alla prima domanda è: no, i terremoti non si possono prevedere, esistono dei segnali precursori, ma sono estremamente casuali (ci sono spesso senza che arrivi il terremoto, e possono non esserci anche se il terremoto arriva), il che li rende sostanzialmente inutili. I sismologi ci stanno lavorando, e quindi è inutile dire “ma si potrebbe guardare il radon, il comportamento degli animali, le scosse che precedono quella grossa”, sono tutte cose abbondantemente studiate e non usabili per dare un allarme.
La risposta alla seconda è un attimo più complessa. Possiamo ridurre i danni procurati da un sisma con un’opera di prevenzione, di messa in sicurezza degli edifici. Ma costa. Se ne è discusso fino alla nausea in questi giorni, sicuramente in modo più competente di come possa farlo io. Ma se esistesse un metodo semplice, economico (poche migliaia di euro), che agisse direttamente sul terremoto, riducendone l’intensità? Sarebbe fantastico. Un sistema del genere è stato proposto, ed addirittura installato in alcuni luoghi. Si tratta della colorata valvola antisismica inventata da Pier Luigi Ighina. Ma quando qualcosa è troppo bella per essere vera, prudenza vorrebbe che si controllasse se sia vera o solamente una bufala.
Cominciamo dall’inventore. Pier Luigi Ighina era un simpatico vecchietto, morto nel 2004 a 95 anni. Di professione radiotelegrafista, affermò di aver lavorato con Guglielmo Marconi (1874-1937), ma non esiste nessun documento che provi questo rapporto, né nei carteggi del fisico bolognese né nei documenti della Fondazione Guglielmo Marconi. E’ naturalmente possibile che Ighina, date le sue competenze, abbia lavorato per Marconi ma sicuramente non come collaboratore. Questo non gli impedì di affermare che la morte di quest’ultimo fosse in realtà dovuta ad esperimenti che avrebbe effettuato utilizzando le sue teorie, senza la necessaria supervisione.
Si stabilì poi ad Imola (BO), dove cominciò a costruire strani apparecchi. Nel 1946 comparve sulla stampa nazionale, con una serie di articoli che descrivevano le meraviglie del “dottor Ighina”. Uno fu pubblicato sul settimanale bolognese (fondato da Enzo Biagi) Cronache del 24 agosto (in prima e seconda pagina) con il titolo “C’è un uomo ad Imola che neutralizza l’atomica”: Ighina sosteneva di non pubblicare le sue teorie e le sue scoperte in quanto “è ancora troppo presto”, la gente rideva di lui. In un trafiletto sul Corriere della Sera del 27 agosto si raccontava, a partire dal precedente articolo, di “metalli fusi a distanza”. Il Corriere d’Informazione, il 4 ottobre invece prendeva le distanze dal fenomeno Ighina, in un articolo intitolato “Il mago burlone” che esaminava le grossolane incongruenze delle affermazioni del “dottore” e la totale mancanza di riscontri fattuali.
Nel 1954 e, in forma ampliata nel 1960, Ighina pubblicò l’opuscolo La scoperta dell’atomo magnetico in cui presentava le sue teorie. Questo libriccino chiarisce diverse cose. Ighina non aveva la minima idea di come gli scienziati studiassero l’atomo, immaginandosi che utilizzassero potenti microscopi per vedere i singoli atomi. Fornisce anche indizi su come dovesse funzionare il suo “microscopio atomico”, che appare costituito da una serie di microscopi ottici messi in cascata. Evidentemente Ighina ignorava le leggi dell’ottica, che impediscono di raggiungere ingrandimenti maggiori di qualche migliaio, e le immagini di “atomi” riportate nel libro non sono che riflessi e giochi di luce prodotti all’interno del suo “microscopio”.
Le teorie di Ighina sono una collezione di speculazioni, di discorsi vaghi che attingono a piene mani dal linguaggio dell’elettromagnetismo. L’atomo sarebbe composto da due poli isolati magnetici, uno positivo, proveniente dal Sole, e uno negativo, proveniente dalla Terra. I due poli pulserebbero con un ritmo spiraleggiante, creando nel loro incontro la vita. Il resto dell’Universo sostanzialmente non esiste, e difatti Ighina era uno degli ultimi geocentristi, sosteneva che il Sole giri intorno alla Terra. Come in molte pseudoscienze, non esiste nessun esperimento che confermi queste teorie, nessun calcolo per prevedere quantitativamente cosa dovrebbe accadere, nessun confronto con le teorie comunemente accettate per evidenziare dove le due si discostano e per riottenere i risultati degli esperimenti dei normali laboratori usando la nuova teoria, solamente disegni colorati di spirali che si incontrano e i racconti dell’autore. In altre parole siamo davanti ad un classico esempio di “cargo cult”, un insieme di frasi e concetti che scimmiottano un testo di divulgazione scientifica, ma senza tutto il lavoro retrostante fatto dagli scienziati.
A differenza di molti altri pseudoscienziati, Ighina era una persona relativamente modesta, che non cercava di affermare le sue teorie, non lamentava persecuzioni da parte del mondo accademico ottuso e retrogado. Restava nella sua casa, a costruire colorate e pittoresche macchine, e a chiacchierare amabilmente con chiunque passasse a trovarlo. E se nessuno voleva credergli, a cominciare dalla moglie che ha sempre dichiarato ai visitatori che “erano tutte sciocchezze”, peggio per loro. Le sue invenzioni servivano alle cose più disparate: far piovere o evitare la pioggia, purificare l’aria (anche da eventuali piogge radioattive), vedere gli atomi, curare malattie, produrre energia ed immagazzinarla in dischi fonografici, e naturalmente evitare i terremoti. Erano basate su spirali, che appunto si ricollegavano al moto a spirale degli atomi magnetici, e sui colori dell’arcobaleno, sempre e rigorosamente sette. Ighina infatti non aveva molto chiaro come i colori che vediamo siano solo una piccolissima parte dello spettro elettromagnetico, e che i colori non sono un numero definito, quei colori sono stati scelti solo perché sette è un numero perfetto.
Il funzionamento di questi apparecchi non è mai spiegato in modo chiaro. Non ci sono teorie su come funzionino i fenomeni che dovrebbero controllare, o quando ci sono queste sono palesemente sbagliate. Ad esempio i terremoti non sarebbero dovuti a movimenti di faglie nella crosta terrestre, ma a “pressione di gas sotterranei”. Quindi l’idea di una valvola che permetta loro di sfogarsi.
Va bene, non potrebbe mai funzionare, ma poi in pratica funziona? Qualcuno l’ha provata? In realtà ne esistono diversi esemplari ed in rete si trovano alcune relazioni che decantano l’efficacia di queste installazioni. Il problema è: come possiamo capire se funziona? Dal fatto che non c’è stato un terremoto dove era posta? O dal fatto che magari c’è stato, ma più debole che altrove? Ma davvero c’è stata una riduzione, o è solo un’impressione soggettiva di chi ha investito soldi e reputazione in questi apparecchi?
La prima valvola è stata installata ad Imola, nella casa dell’inventore. Un sito riporta come prova della sua efficacia:
Basti pensare al 2 gennaio 1996. La notizia del giorno riguardava un terremoto con due epicentri che aveva colpito Faenza e Modena, saltando letteralmente Imola, che si trova in mezzo a queste due città.
Ma cosa è successo davvero? Il 31 dicembre 1995 si verificarono alcune leggere scosse nel modenese. Lo stesso Ighina, in un filmato, mostra un giornale in cui si vede indicato l’epicentro tra Modena e Reggio Emilia e si riportano i sismi avvenuti in precedenza a Macerata e in Lunigiana. Ighina poi cita un epicentro, non indicato nel giornale, a Faenza. Quindi la valvola avrebbe evitato un sisma ad Imola, proteggendo la zona per un raggio dichiarato di efficacia di una cinquantina di km. Ma pure a Bologna, nonostante l’assenza di valvole antisismiche, non abbiamo avuto scosse. In realtà i sismi erano eventi indipendenti, generati da faglie distanti nello spazio e nel tempo che non ha senso mettere in relazione tra di loro, e non c’era nessun motivo per aspettarsi un epicentro anche ad Imola in quella particolare occasione.
Un’altra valvola è stata istallata a marzo 2014 in località Pian di Pieca, nelle Marche, 50 km a nord di Amatrice. Il proprietario del terreno dichiara che
sembrerebbe che l’intensità del sisma fosse stata molto contenuta rispetto alle zone circostanti. Inoltre si noterebbe un effetto attenuante fino a 1,5 Km.
Inoltre località più distanti dall’epicentro risulterebbero maggiormente colpiti. Ma, ancora, non c’è nessuna ragione per aspettarsi un calo regolare dell’intensità delle scosse con la distanza. Si ricorda infatti che l’energia di un terremoto può essere stimata attraverso il calcolo della Magnitudo, che è indipendente dalla distanza a cui viene misurata. Differente è l’intensità di un terremoto (misurata dalla scala Mercalli-Cancani-Sieberg) che misura i danni che causa e che è sostanzialmente funzione della qualità degli edifici su cui impatta indipendentemente dall’energia del terremoto stesso (un terremoto ML=6.0 come quello del 24 agosto se fosse avvenuto nel deserto avrebbe avuto una Intensità MCS = 0, in centro a Tokio MCS = 4-5, ad Accumuli MCS= 10-11 – Si ricorda che con MCS = 6 iniziano le lesioni agli edifici e con MCS = 8 si hanno le prime vittime).
Inoltre durante il passaggio di un’onda sismica si possono avere i cosiddetti fenomeni di amplificazione locale. L’energia dell’onda sismica è infatti direttamente proporzionale alla sua velocità e ampiezza. Generalmente i modelli crostali dell’Appennino prevedono una velocità dell’onda P di circa 3,5 km/s. Quando l’onda sismica passa da un mezzo rigido (roccia con Vp=3,5 km/s) a un mezzo non rigido (sedimenti fluviali/lacustri con Vp di 200-300 m/s) si ha una drastica diminuzione della velocità dell’onda la quale, per il principio di conservazione dell’energia, aumenta la sua ampiezza facendo così aumentare i potenziali danni (e per questo motivo il sisma è stato avvertito anche a Siena, Arezzo e Firenze, a centinaia di chilometri dalla zona epicentrale)
L’effetto di un sisma dipende quindi fortemente dal tipo di terreno, dalla conformazione del sottosuolo, e naturalmente dalla qualità degli edifici. Danni a “macchie di leopardo” sono la norma, in questi casi, e naturalmente esistono anche numerose zone più vicine all’epicentro che hanno riportato danni minori di quelli osservati vicino alla valvola. Secondo la teoria di funzionamento della valvola, inoltre, questa non potrebbe limitare i danni, in quanto dovrebbe ridurre l’energia complessiva del sisma, che è quella che è stata indipendentemente dalla distanza. Infine colpisce la riduzione dell’efficacia, dai 50 km dichiarati da Ighina a meno di 2 km, e il cambiamento dell’effetto (dall’evitare la scossa a limitarne i danni).
Si può riportare in un grafico la distanza dalla valvola degli epicentri dei terremoti, segnalati dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), prima e dopo la sua installazione. E si nota come non cambi assolutamente nulla: se non ci fosse il colore differente ad evidenziarlo non sarebbe possibile capire quando questa sia avvenuta.
Analoghe considerazioni si possono fare per una valvola installata a Brisighella (RA), vicino a Faenza. Nonostante i promotori dell’iniziativa dichiarino una riduzione del 50% degli eventi sismici entro un raggio di 25 km, e del 100% entro 15 km, si vede che dopo un picco di attività nel 2010 e 2011 la frequenza delle scosse si è ridotta, ma non è variata a metà 2013, quando è stata installata la valvola. Una riduzione del numero degli eventi, intorno al 2014, è puramente casuale, avvenuta anche in precedenza, e dal 2015 l’attività è uguale a quella antecedente l’installazione, anche a meno di 15 km di distanza.
Ma siccome è difficile vedere effetti diretti, i seguaci dell’inventore propongono di misurarne l’efficacia usando un pendolino da radiestesia: la valvola infatti emetterebbe radiazioni “sottili”, sconosciute alla scienza e rilevabili solo con questi strumenti. Ma il rabdomante sa benissimo che cosa deve trovare, e inconsciamente non può che confermare queste aspettative. E non è stato mai fatto un controllo in cui il rabdomante non sappia se la valvola sia presente o meno.
Si ritrovano quindi tutte le classiche strategie per adattare la realtà alle proprie aspettative: selezione dei dati a conferma ignorando quelli a sfavore, esagerazione delle “prove” a favore, mancanza di un controllo (succede lo stesso altrove?), enfasi sulle impressioni soggettive, e infine drastica riduzione delle aspettative stesse (da 50 a soli 2 km di raggio efficace, riduzione dei danni invece della riduzione dell’energia liberata dal sisma). In altre parole, qualsiasi cosa succeda la valvola “funziona” sempre; anche se fosse stata piazzata nella piazza centrale di Amatrice si sarebbe potuto dire che in sua assenza i danni sarebbero stati maggiori.
Per approfondimenti:
- Silvano Fuso (2006). Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e bufale scientifiche. Bari: Dedalo (par. “Le bizzarre invenzioni di Pierluigi Ighina”, disponibile online su Vialattea.net).
- Silvano Fuso (2013). La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento a oggi. Roma: Carocci Editore, pp. 158-163 (cap. “Pier Luigi Ighina e le sue strane macchine”).
- Giuseppe Stilo (2004). L’alba di una nuova era. 1946: il fenomeno dei “razzi fantasma” in Italia e nel mondo. Torino: UPIAR, pp. 127-128.
L’autore desidera ringraziare Giuseppe Stilo e l’Operazione Origini del CISU per il materiale sul 1946, e Massimo Della Schiava per le consulenze di sismologia.
Immagine di apertura: Pier Luigi Ighina, foto di ighina.66ghz.com, da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 3.0
Ottimo articolo !
Effettivamente nelle settimane scorse mi ero imbattuto nella valvola antisismica e avevo cercato maggiori informazioni sia su siti italiani che inglesi di debunking o di discussione scientifica ma non era presente nessun articolo completo.
Grazie.
Preciso una cosa…… “dai 50 km dichiarati ai 2 km di Macerata.”
Bastava informarsi un pò per capire il perchè!
Infatti quella installata a Macerata (ed anche le altre sparse per il paese) sono una una copia in scala di quella originale.
Poi sull’efficazia possiamo discuterne quanto vogliamo, certo e che nessuno, e dico nessuno si è preoccupato di farsi costriure una valvola da Ighina da far sperimentare, eppure la spesa era irrisoria,infatti oggi spenderemo si e no un migliaio di Euro, hai tempi di Ighina con 600-700 mila lire ci usciva tranquillamente (il ferro costava mooolto meno do quello che costa oggi)
E comunque sull’efficacia della macchina da pioggia, beh lì i dubbi nn ve ne sono.
Ciuao, ho letto la tua risposta all-articolo> alcune settimane fa ho rivisto, su Youtube, il video nel quale Ighina azionava la macchina della pioggia al contrario, ovvero per fare sparire le nuvole, e sopra la sua testa si e effettivamente aperto il cielo in una coltre di nubi grige.Vorrei il tuo parere su questo fatto. Grazie Paolo Milano
Il cielo si apre e si chiude anche per i fatti suoi. Un singolo filmato non dice nulla, può succedere per caso, o addirittura essere stato scelto l’unico filmato in cui questo sia successo tra tanti altri in cui non succedeva nulla.
Gli esperimenti vanno fatti in modo controllato, verificando che ci sia una differenza tra quando si utilizza la macchina e quando non la si utilizza, che questa differenza sia abbastanza ripetibile da non essere dovuta solo al caso, stabilendo prima delle prove cosa ci si aspetta di vedere, controllando che non si sia scelto, a posteriori, solo ciò che confermava le aspettative.
Nessuna delle invenzioni di Ighina è stata verificata con un minimo di controllo di questo tipo.
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http://www.cambioilmondo.it/il-cicap-se-ne-frega-di-noi/
Articolo molto interessante, io ho amato ighina quando ho visto la sua intervista e aono portata a credere anche a cio che non è provato dalla scienza, si sa….. siamo ancora molto limitati e questo è un dato di fatto, basta guardare come va il mondo!
Comunque questa frase mi ha incuriosito”
“Si ritrovano quindi tutte le classiche strategie per adattare la realtà alle proprie aspettative”
E se fosse che la realtà si adatta alle apettative più grandi? Abbiamo tanto da imparare ancora,
Grazie per le informazioni
I colori sono 7 perchè scelti per la perfezione del numero7 ? Complimenti questa si che è scienza, altro che Ighina!!!
“perfetti” per Newton, che li definì, convinto che fossero in qualche modo correlati alle note musicali.
https://www.the-scientist.com/?articles.view/articleNo/48584/title/Newton-s-Color-Theory–ca–1665/
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Se di questo “genio italiano” si sa pochissimo un motivo ci sarà…
Altra pagina oscurantista e negazionista (ormai non si contano più: ma vi premiano?) che si protegge le spalle con la “scienza ufficiale dice che..” e manganella una persona “fuori dal coro”, per giunta morta e che quindi non potrà mai intervenire per precisare o difendere le sue scoperte. UN APPLAUSO.
Molto interessante, peccato che tali grafici riguardino distanze di epicentri non intensità. La valvola si ritiene attenuare, sfogare in maniera locale e non spostare.
Per uno studio del genere dovresti piazzare sismografi in prossimità delle valvole che ormai sono almeno 4 e confrontarli con quelli distanti.
Altra cosa interessante è l’effetto della sua (che gli esperti in materia ritengono maggiormente efficace delle altre) sul recente sisma in emilia.
Una cosa Ighina l’aveva chiara: le cose osservate dalla giusta prospettiva appaiono più chiare (non dico che lui ce l’avesse, vedeva tutto in chiave elettromagnetica, ma questo l’aveva capito).
Aggiungo una riflessione ora che vedo che questa è la rivista del CICAP: vergognatevi della faciloneria col quale affrontate l’argomento: per scartare o avvallare nuove teorie serve ben altro che 2 grafici e un monte di congetture.
Se questo è il CICAP siete dei ciarlatatani come quelli che cacciate.
Se investissimo il 5% del denaro dato alla ricerca ufficiale per approfondire ricerche non accademiche ma meritevoli di approfondimento,dopo aver riscontrato che in sé hanno qualcosa che la scienza ufficiale non è in grado di spiegare, credo si aprirebbero scenari tutt’oggi impensabili. Con Ighina abbiamo perso una splendida persona che ha aperto panorami che meritano rispetto e la pena di essere approfonditi. Grazie a tutte le persone con menti possibiliste.
Concordo
Un recente catalogo di “teorie scientifiche alternative” ne elenca qualche migliaio. Sicuramente ne lascia fuori più di altrettante. Con che criterio si decide quali meritino approfondimenti?
Nel caso di Ighina, semplicemente non esiste nulla “che la scienza ufficiale non è in grado di spiegare”. Come ho provato a dimostrare, evidentemente senza successo, la valvola antisismica non ha nessun effetto sui terremoti. Non esiste nessuna prova che la macchina della pioggia funzioni. Occorre innanzitutto portare queste prove, poi si può cominciare a discutere se esista qualcosa da spiegare, e poi, appurato questo, si può pensare a ricerche.
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