A che punto è la notte

A che punto è la notte 27 – Misteri lacustri

Con questa rubrica facciamo il punto sui mysteri di vecchia data, che esercitano ancora tutto il loro fascino pur essendo già stati smentiti e razionalmente spiegati. Oggi parliamo di mostri, scheletri e altri misteri lacustri.

Per un lungo periodo della mia vita, chiunque mi conoscesse parlava di me come di “quella bionda pallidissima vestita sempre di nero”. Non che lo facessi apposta (solo un po’), ma in effetti non mi avreste mai scambiata per un’animatrice di villaggio turistico. A questo aggiungeteci una certa avversione per tutto ciò che somigliasse a: spiagge, afa, folla, creme solari, sabbia ovunque che non te la levi più di dosso, e capirete bene come ci siano voluti anni prima che la mia melanina servisse a qualcosa. Ora che sono vecchia e anziana, continuo ad amare molto poco il mare d’estate, ma ho scoperto improvvisamente la passione per i laghi: quegli specchi d’acqua, spesso circondati da montagne, stranamente quieti, dove tutto sembra poter rimanere immutato su quel fondo così più immobile di quello marino, sono irresistibilmente spaventosi e affascinanti.

1) Il lago Roopkund

A 5000 metri d’altezza, sotto la coltre di ghiaccio che lo ricopre per quasi tutto l’anno, sono visibili centinaia di scheletri umani risalenti a circa 1200 anni fa. Accanto a loro utensili, gioielli, persino babbucce.

La leggenda narra che si trattasse del re Kanauj, diretto in pellegrinaggio verso il tempio di Nanda Devi, la dea dispensatrice di beatitudine, insieme a tutto il suo entourage, la moglie incinta, e persino le danzatrici e i suonatori di corte. La loro presenza, oltre alla nascita del bambino, ritenuto insieme alla madre impuro per un certo periodo, violava i principi del culto di Nanda Devi: gravemente offesa, la dea lanciò contro gli improvvidi pellegrini una terribile tempesta di grandine, che li uccise tutti, lasciandone i resti là sulla cima delle montagne.

Come in ogni leggenda, potrebbe esservi un fondo di verità, almeno secondo un’inchiesta realizzata nel 2012 dal National Geographic: a quell’altitudine e in quella zona, in effetti, la grandine può raggiungere dimensioni ragguardevoli, fino a 7 cm di diametro, e gli studi recenti condotti sui molti scheletri ritrovati a partire dagli anni ’40 (ma di cui si vociferava fin dal secolo prima) hanno dato sostegno all’ipotesi che, appunto, si trattasse di una carovana in pellegrinaggio verso il tempio della dea, rimasta vittima di una tempesta improvvisa. I resti sono compatibili con le tracce che potrebbero essere per l’appunto lasciate da grossi chicchi di ghiaccio.

Foto di Schwiki, da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 4.0

2) Loch Ness

Il più famoso di tutti. E quello che tutti chiamiamo in maniera errata: in irlandese e gaelico loch significa per l’appunto “lago”, quindi dovremmo dire o il Lago Ness o il Loch Ness, ma vabbè, direi che possiamo sopravvivere anche con questa imprecisione linguistica. Tanto poi alla fine quello che conta sul serio è il presunto abitante di questa distesa grande 52 km quadrati e profonda fino a 230 metri. Esistono diversi altri presunti mostri di lago, ma Nessie è senza ombra di dubbio il più celebre.

La storia la sapete tutti, credo.

Nel 565, il monaco Adamnano di Iona nella biografia di San Columba narra del funerale di un uomo che era stato ucciso da un terribile mostro uscito dalle acque di un emissario del Loch Ness. Unico avvistamento di cui si abbia notizia prima degli anni ’30 del secolo scorso, quando una coppia di albergatori prima e diversi altri testimoni dopo cominciarono a raccontare di una strana e gigantesca creatura con gobbe che nuotava a pelo d’acqua. Infine arrivarono le foto, quella del 1933 e poi quella nota a tutti come “la foto del chirurgo“, perché il presunto autore non voleva essere associato alla faccenda. Subito dopo comparvero i video, il primo già nel 1938, poi quello di Tim Dinsdale del 1960 e nel 2007 quello di Holmes, dove si riesce a seguire lo spostamento subacqueo di qualcosa abbastanza grande da essere visibile anche da sopra la superficie. Nel 2011, infine, un sonar registrò un movimento sinuoso che seguiva la barca del ricercatore, mentre George Edwards pubblicò una foto scattata con una risoluzione finalmente accettabile, nella quale si vede una gobba spuntare dall’acqua, rivelatasi poi con ogni probabilità il dosso di vetroresina usato da una troupe del National Geographic per ricreare gli avvistamenti.

Insomma, 80 anni di avvistamenti vari in cui quello che secondo molti sarebbe un plesiosauro, vale a dire un dinosauro sopravvissuto all’estinzione, si mostrerebbe in maniera sempre sfuggente ed elusiva, senza che mai nessuno abbia potuto vederlo nitidamente e chiaramente in tutta la sua non indifferente stazza. Le evidenze fotografiche o filmiche hanno trovato una spiegazione di volta in volta abbastanza plausibile: dalla bufala (la foto del chirurgo) alla meravigliosa ipotesi che l’immagine del 1933 ritragga un labrador con un bastone fra i denti, alla possibilità non troppo remota che nei video fossero immortalati mucchi d’alghe, magari trascinati da un pesce (ci sono persino ipotesi che chiamano in causa elefanti dei circhi itineranti). Secondo alcuni studiosi, è probabile che nel corso degli anni fenomeni diversi siano stati ricondotti alla stessa presunta motivazione, scambiando eventi anche banali per manifestazioni di qualcosa di inspiegabile: addirittura c’è chi è arrivato a ipotizzare che un’intera famiglia di plesiosauri viva sul fondo del lago, ma con ogni probabilità, appunto, si tratta di interpretazioni errate e grande voglia di magia.

Nel 2003 la BBC ha finanziato una ricerca con sonar che non ha rivelato alcuna anomalia attribuibile a una creatura gigantesca.

Lago Bajkal. Foto di Nadezhda Moryak da Pexels

3 – Lago Bajkal

Di origine tettonica, il Lago Bajkal è patrimonio UNESCO, ritenuto uno delle sette meraviglie della Russia, e il lago d’acqua dolce più esteso del mondo, dal momento che contiene lo stesso volume d’acqua complessivo dei cinque grandi laghi americani. Inoltre, è uno dei laghi più antichi del mondo, risalente a 25-30 milioni di anni fa. Per queste sue stesse caratteristiche, il Bajkal è l’ecosistema di elezione di numerosi specie animali, comprese foche e diversi invertebrati, che possono abitarlo fino a profondità insolite per un lago, grazie alle acque ricche di ossigeno; alcune vivono solo qui.

Miti e leggende intorno al Bajkal si sprecano: negli ultimi tempi è diventato uno dei luoghi prediletti anche per gli ufologi, che lo ritengono un punto privilegiato per gli avvistamenti alieni. Si contano infatti molti racconti di luci misteriose nel cielo, e leggenda vuole che, una volta caduta l’Unione Sovietica, nei documenti declassificati siano state trovate numerose testimonianze ufficiali di membri dell’esercito che dichiaravano di aver visto o incontrato qualcosa di anomalo. Esiste addirittura una dichiarazione del 1982 in cui un gruppo di sub militari in addestramento avrebbero incontrato sott’acqua sei umanoidi vestiti con tute argentate, a una profondità di circa 50 metri. Questo chiaramente manda in visibilio gli “ufisti”, che sostengono che più della metà degli incontri di qualsiasi tipo avvengono sugli oceani (questo è un lago, ma alla bisogna va bene uguale); personalmente non sono riuscita a trovare nessuna fonte diretta di queste affermazioni, solo siti e news che rilanciavano le stesse scarne informazioni.

Più intrigante è invece il mistero dei cerchi nel ghiaccio, che periodicamente si formano in una delle anse a sud del lago: fotografati anche dalla Stazione Spaziale Internazionale, hanno lasciato un po’ perplessi gli scienziati, in quanto si formano in una zona più fredda del lago rispetto ad altri cerchi avvistati solitamente in altri punti, e quindi sembra improbabile che a crearli siano le medesime attività idrotermali. Immediatamente gli alternativisti hanno riconosciuto le stesse mani aliene che disegnano pregiati messaggi in codice nei campi di grano, ma la verità è probabilmente, ancora una volta, un pelino più scientifica: si ritiene infatti che a creare il flusso d’aria che scioglierebbe circolarmente il ghiaccio del lago in quel periodo dell’anno più sottile (di solito compaiono intorno ad aprile) siano le stesse correnti che provocano i tornado anticiclonici.

Lago di Bolsena. Foto di fausto manasse da Pixabay

4 – Il lago di Bolsena

Questo non è propriamente un mistero, ma una bella storia da raccontare.

Il Lago di Bolsena è un lago vulcanico in provincia di Viterbo, sulle cui acque aleggiano tante leggende, in particolare legate alla Regina dei Goti Amalasunta, figlia di Teodorico, il cui spettro può essere udito piangere e gridare nei pressi dell’isola Martana dove è stata uccisa. Al di là di queste storie, però, il lago potrebbe essere stato il fondo di verità dietro un’altra leggenda, anzi per l’esattezza dietro la fiaba.

Qui infatti si trasferì intorno al 1600 la famiglia di Pedro Gonzalez, noto anche come Petrus Gonsalvus, che era stato portato in dono a Enrico II in occasione del suo matrimonio con Caterina dei Medici poiché, affetto probabilmente da ipertricosi, era ritenuto un pregiato esemplare di “selvaggio”. Il sovrano decise però di educarlo e renderlo un gentiluomo, mentre Caterina decise di dargli in moglie una delle sue bellissime dame di corte, così da poter contare su un’intera progenie di selvaggi. Dei sei figli che Pedro ebbe da Catherine, ben quattro risultarono affetti dalla sua stessa malattia, e furono immortalati in alcuni quadri diventati celebri. Con ogni probabilità, si tratta del primo caso di ipertricosi documentato.

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National Gallery of Art, pubblico dominio

I Gonzalez giunsero in Italia ospiti della corte di Parma alla morte di Caterina de’ Medici, e poi si stabilirono sulle rive del lago, nella cittadina di Capodimonte.

E la leggenda? Vediamo. Un uomo col volto coperto da una fitta peluria, mostruoso ma ben educato, che prende in moglie una donna bellissima e gentile, vi ricorda niente? Sebbene prenda l’abbrivio dai classici greci e romani, qualcuno ha voluto riconoscere nelle prime stesure della fiaba de La Bella e la Bestia un’eco della vicenda di Pedro e Catherine, ai tempi personaggi noti in tutta Europa. C’è chi vuole credere anche che la donna alla fine si fosse veramente innamorata del marito, avendo imparato a superare l’orrore del suo aspetto esteriore.

Immagine di apertura: Loch Ness, foto di Ramon Vloon da Unsplash

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