Storia e scetticismo: gli anniversari della settimana dal 12 al 18 settembre
Ricordando il drammatico e ingiustificabile massacro di civili di Sabra e Shatila, in Libano, il 16 settembre 1982, restato peraltro impunito, e la stretta di mano tra il Primo Ministro Israeliano Yitzhak Rabin e il responsabile dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina Yasser Arafat avvenuta il 13 settembre 1993 alla firma degli accordi che garantiranno una parziale autonomia palestinese, affrontiamo alcune delle ricorrenze nella settimana dal 12 al 18 settembre:
DÉBÂCLE ED EPIC FAIL
PASTICCI DI GUERRA. Il 12 settembre 1942, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, l’RMS Laconia, una nave da crociera convertita in un trasporto militare e carica di oltre 2.700 persone (fra cui più di 450 membri dell’equipaggio, quasi 400 soldati, 80 passeggeri e quasi 1.800 prigionieri di guerra italiani, viene colpita nelle acque dell’Africa Occidentale dal siluro di un U-boot tedesco, l’U-156. Quando la nave comincia ad affondare, il capitano del sottomarino si rende conto dello scempio, e inizia le procedure di salvataggio – contro il volere dello stesso comando tedesco, indipendentemente dalla nazionalità dei superstiti – chiedendo anche soccorso a sottomarini e navi nei dintorni, alleate o meno, ed emergendo per offrire una superficie su cui ospitare i superstiti.
Alleggerito nel giro di qualche ora nel recupero di naufraghi da altri tre sottomarini e carico di quasi 200 persone sullo scafo, l’U-156 viene avvistato il 15 settembre 1942 da un bombardiere statunitense, che nota la croce rossa esposta sullo scafo e riceve le comunicazioni radio da un ufficiale inglese ospite del sottomarino. Il personale del bombardiere segnala la situazione al comando, e ne riceve inspiegabilmente l’ordine di colpire; l’U-156 viene perciò costretto all’immersione – frainteso dal personale dell’aereo come un affondamento, azione che porterà all’encomio – e all’abbandono dei passeggeri sopravvissuti. I morti totali saranno 1.619, per la maggior parte prigionieri italiani, molti serrati nello scafo del Laconia e alcuni persino allontanati brutalmente (anche a colpi d’ascia) nel tentativo di salire sulle (poche) scialuppe calate a mare. L’evento, tenuto più o meno nascosto da entrambi i fronti, porterà, per ordine dell’ammiraglio tedesco Dönitz, al divieto ai sottomarini tedeschi di prestare soccorso marittimo; la decisione di quest’ultimo gli sarà imputata al processo di Norimberga e causerà il goffo svelamento delle corrispondenti colpe alleate, sia nell’incidente del Laconia che in generale nel diramare comandi analoghi ai propri sottomarini.
BATOSTE IN CORSA. Procediamo dal mare aperto alle coste greche: il 12 settembre 480 a.C. rappresenta una data convenzionale per ricordare la battaglia di Maratona, combattuta fra gli invasori Persiani e le milizie di Atene e Platea; i difensori, in svantaggio numerico, hanno dalla loro parte un equipaggiamento pesante, adatto a difendersi dagli arcieri, e una grande efficienza bellica. La carica degli opliti ateniesi spazza via le forze persiane, lasciando sul campo e in fuga svariate migliaia di soldati nemici; la disfatta persiana sarà così impressionante che nell’evento cadranno solo 192 greci, contro una stima di 6.400 perdite avversarie. L’evento è noto anche per la leggendaria corsa di Filippide, un emerodromo (messaggero) ateniese tornato rapidamente alla città greca – distante 42.195 metri – per annunciare la notizia della vittoria (e morire subito dopo). La storia di Filippide è molto probabilmente solo una leggenda, ma darà il nome alla corrispondente disciplina olimpionica.
L’AFFINITÀ TRA POLVERE DA SPARO E FULMINI. Spostiamoci sempre più verso l’entroterra: a Campo Maior, una cittadina fortificata a pochi chilometri dal confine con la Spagna, nella notte del 16 settembre 1732 si scatena una forte tempesta; pioggia e fulmini si abbattono anche sulla locale polveriera del castello, il cui deposito contiene 900 quintali di polvere da sparo e 5000 munizioni da cannone. Si sa che fulmini e polvere da sparo non vanno d’accordo: l’esplosione che si scatena e il successivo incendio uccidono due terzi della popolazione.
STORIA E TECNOLOGIA
PITTORI PREISTORICI. È il 12 settembre 1940 e la Francia sta vivendo i drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale. A Montignac, un piccolo villaggio nella Dordogna, quattro ragazzi francesi – Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agnel e Simon Coencas – si avventurano in un buco nella roccia da loro scoperto fortuitamente; all’interno, troveranno un vasto complesso di caverne che offre alla luce delle torce un’inestimabile varietà di dipinti rupestri di oltre 17.000 anni fa, nel paleolitico superiore. Divenuto celebre col nome di un paese confinante, Lascaux, queste grotte – “la cappella Sistina del Paleolitico” – sono oggi un Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, e non più visitabili, per tutelare i fragilissimi dipinti attaccati da anidride carbonica e infestazioni fungine. Al loro posto, è possibile osservare le impressionanti repliche intere di due delle aree più importanti della struttura in Lascaux II, un museo espositivo antistante le grotte.
GLI “ANIMALETTI”. Il 17 settembre 1683, in una lettera destinata alla Royal Society, Antoine van Leeuwenhoek utilizza il termine “animalcules”, una parola latina che significa letteralmente “animaletti”, per descrivere delle forme di vita osservate con dei microscopi autoprodotti: sarà la prima descrizione dettagliata dei protozoi. Interessante che esista, nel De Re Rustica di Varrone (Libro I, capitolo XII) – scritto nel 37 a.C. – una citazione che fa riferimento a queste forme di vita:
“Advertendum etiam si qua erunt loca palustria, et propter easdem causas, et quod arescunt, crescunt animalia quaedam minuta, quae non possunt oculi consequi, e per aëra intus in corpus per os ac nares perveniunt, atque efficiunt difficiles morbos”¹
(“Bisogna evitare ancora, se ce ne sono, i luoghi palustri non solo per le cause già descritte, ma perché tendono ad inaridire e vi nascono degli animali piccolissimi, invisibili agli occhi, che entrano nel corpo attraverso le narici e la bocca e causano gravi malattie”).
LA CORSA ALLO SPAZIO. Non mancano, inoltre, le conquiste spaziali: il 12 settembre 1966 l’americana Gemini 11 batte il record di altitudine mai raggiunto dall’uomo (ad eccezione delle missioni lunari, ovviamente), con i suoi 1370 chilometri di distanza dal suolo; due anni dopo, il 15 settembre 1968, i russi rispondono con il lancio della Zond 5, la missione che per prima vola intorno alla Luna prima di rientrare sul nostro pianeta. Ancora una dozzina di anni più tardi, il 12 settembre 1976, si torna in occidente: la NASA presenta l’Enterprise, il primo della serie di Space Shuttle che diverranno un simbolo indelebile dell’esplorazione spaziale. Non tutti sanno che questo primo prototipo è privo di motori e di uno scudo termico, rendendolo adatto solo a prove tecniche, e che il cui nome ricorda volutamente l’astronave condotta dal Capitano Kirk nella serie Star Trek: una raccolta film dei fan della saga fantascientifica ha convinto la NASA non solo a dedicarle il nome, ma anche a invitare tutto il cast all’inaugurazione, durante la quale viene diffusa la ben nota sigla musicale della serie.
RICORRENZE DA PICCOLO SCHERMO
DA BONANZA A SENTIERI, PASSANDO PER SUPERMARIO. Il 12 settembre 1959, va in onda sulla NBC statunitense la prima serie a colori della storia, Bonanza, ambientata nel far west dell’entroterra del Nevada. Per quanto considerata un cult, non raggiungerà mai il successo della soap opera che la concorrente CBS mandava in onda già da qualche anno (dal 1952): “Sentieri”, trasferita – a seguito dell’acquisto proprio da NBC – alla neonata televisione dopo quindici anni di successo radiofonico, proseguirà inesorabile ad accumulare puntate fino al 18 settembre 2009, giorno in cui la 18.262ma puntata metterà definitivamente (speriamo) una pietra tombale sopra il delirio di intrecci familiari prodotto nei settantadue anni di storia.
Ed è sempre sulla televisione, attraverso una magica periferica chiamata “NES”, che il 13 settembre 1985 Nintendo mette in mostra il personaggio di “Super Mario”, evoluto da un precedente videogioco, “Mario Bros” sconosciuto ai più. Mentre tuttora non è assolutamente chiaro come il nome si riferisca a due fratelli accomunandoli dal nome proprio di uno dei due, è invece ben noto che questo esperimento si rivelerà la licenza videoludica più famosa della storia: se già Super Mario Bros venderà nel corso degli anni circa 40.000.000 di copie, l’intera licenza accumulerà vendite nel mondo per oltre mezzo miliardo di pezzi.
¹ Tratto da “Opere di M. Terenzio Varrone con traduzioni e note”, tipografia di G. Antonelli, 1846