Gli UFO in Italia: intervista a Edoardo Russo (parte 2)
Continua nella seconda parte l’approfondimento di Query online all’attuale contesto ufologico italiano, costruito attraverso un’intervista diretta con Edoardo Russo, segretario del Centro Italiano Studi Ufologici. La sua associazione svolge, nell’ambiente ufologico nazionale, un ruolo chiave che si pone in evidente contrapposizione con l’approccio scalporistico di alcuni media e il mondo settario dei cosiddetti “contattisti”.
Clicca qui per leggere la prima parte: L’ATTUALE CONTESTO UFOLOGICO ITALIANO
PARTE 2. IL LAVORO DEL CENTRO ITALIANO STUDI UFOLOGICI
Cos’è il CISU? Cosa fanno gli ufologi del CISU?
Il Centro Italiano Studi Ufologici è un’associazione culturale, basata sul volontariato, che ha per scopi: promuovere lo studio del fenomeno (e del mito) UFO con un’ottica scientifica, coordinare le attività di raccolta dei dati nel nostro paese, fare divulgazione di tipo razionale (non sensazionalistica, fideistica o commerciale). I soci attivi del CISU fanno precisamente quello: raccolgono dati, fanno indagini, cercano di spiegare (identificare) gli avvistamenti, sostengono o conducono attività di studio e ricerca, fanno un po’ di divulgazione.
Il CISU è noto per il suo archivio. Come si è formato? Cosa vi raccogliete oggi? Quanto è ampio? è possibile svolgervi ricerche? E ha ancora senso, nell’era dell’informatica, mantenere un archivio cartaceo?
La raccolta e conservazione dei dati e della documentazione è da sempre uno dei punti qualificanti dell’attività del CISU e il suo archivio (libri, riviste, indagini, notizie di stampa, studi e ricerche, foto, registrazioni audio-visive, file informatici) è per dimensione il secondo in Europa. Oltre alla passione e dedizione di alcune persone, deve molto a due cause: una continuità storica, che per il nucleo torinese risale fino agli anni ’50 ed ha evitato la dispersione che altri archivi hanno patito; la disponibilità di una sede fissa dove accentrare, mantenere e gestire la raccolta, fin dagli anni ’70.
L’attuale sede degli archivi (a Torino, n.d.Intervistatore) è un vasto open-space seminterrato (circa 150 metri quadrati, più uno scantinato di altri 100 m²) che oltre a riunioni settimanali (ininterrotte dal 1979) ospita occasionalmente studiosi che vengono appositamente in visita per consultare biblioteca, emeroteca ed archivi, non solo da tutta Italia ma anche dall’estero.
Le potenzialità dell’informatica nulla tolgono alla preziosità delle fonti “fisiche” (cartacee e non solo), anche se ovviamente è in corso su più fronti il lavoro di digitalizzazione che consente di preservare, far circolare e meglio elaborare il contenuto di molte fonti. Quello che mancano sono le risorse: economiche e umane soprattutto.
Il CISU sembra costituire un unicum nel panorama ufologico italiano, in cui sembra prevalere un approccio para o antiscientifico. Com’è la situazione sul piano internazionale? Nel 2014, lei ha partecipato al CAIPAN presso il francese Centre National d’Études Spatiales: può brevemente spiegarci di cosa si è trattato?
Senza avere pretese di unicità, il senso del CISU è stato e rimane proprio quello: mettere insieme le persone che nel nostro paese condividono un approccio razionale e di orientamento scientifico, senza partire da credenze (positive o negative) ma solo da un interesse e una curiosità di capire quello che, nel suo piccolo, è un microcosmo che ci racconta non poco su noi stessi e sul mondo che ci circonda.
In un certo senso siamo un “unicum” anche a livello internazionale: negli altri paesi europei (e in quelli occidentali in genere) esistono e persistono studiosi e gruppi di studiosi del nostro medesimo orientamento, ma isolati o come minoranza, e raramente nella forma di un’intera associazione nazionale che continua a condurre in maniera coordinata le attività tradizionali (indagine, studio, raccolta e archivio, divulgazione e pubblicazione).
Tagliando del tutto fuori gli esponenti tutto il rumoroso ciarpame che imperversa in edicola e in rete, buona parte di questa ufologia si è ritrovata a Parigi due anni fa, su iniziativa del CNES (la NASA francese, che da quasi 40 anni ha al suo interno un gruppo di studio ufologico nel senso che intendiamo noi) e con la partecipazione del collettivo europeo (EuroUfo.net) che raccoglie gli studiosi razionalisti del vecchio continente. Un centinaio di uditori selezionati fra ricercatori universitari, qualche scienziato, non pochi ufologi del settore privato, la maggior parte francofoni europei ma con presenze che spaziavano dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Norvegia all’Italia, riuniti in un seminario a porte chiuse su “Raccolta e analisi delle informazioni sui fenomeni aerospaziali non identificati”, concretizzato in quattro aree tematiche ben precise: metodologie di indagine sul campo; elaborazione di standard per la descrizione della casistica; osservazione sistematica del cielo; aspetti psicologici delle testimonianze di fenomeni aerei non identificati. Relazioni orali, poster, dibattito fra pari: un altro mondo, veramente, rispetto a certi convegni o conferenze sugli UFO che danno spazio alla “congiura del silenzio“, alla “esopolitica” o altre tematiche in voga, solleticando la pancia e l’immaginazione.
A fronte di un’intensa attività di raccolta documentazione, sembra che l’attività di divulgazione del CISU sia abbastanza ridotta. Ci può spiegare il perché di questa scelta?
A differenza di altre realtà, dove “apparire” è essenziale (per ragioni economiche, psicologiche o altre), il Centro Italiano Studi Ufologici ha sempre considerato la divulgazione come secondaria e strumentale: per raccogliere testimonianze, per attirare risorse umane attive, più che per predicare un verbo o un’ideologia. Questo non toglie che sono state centinaia le conferenze, le interviste, le partecipazioni radio-televisive, nel corso degli anni. Ma proprio la scarsità di risorse umane ha portato (soprattutto negli ultimi anni) a privilegiare le attività interne (la raccolta, lo studio, la discussione), anche perché molta parte dello sforzo divulgativo lascia letteralmente il tempo che trova, tanto più se si presenta un approccio che di sensazionalistico ha ben poco e che punta alla testa invece che alla pancia (come TV, siti web e pubblicazioni da edicola fanno con effimero successo da oltre 20 anni). Proprio le mutate condizioni dell’offerta e degli strumenti consentono oggi di tenere un approccio basso ma presente, tale che sia comunque visibile e rinvenibile da chi cerchi questo tipo di impostazione, senza dover correre dietro alla pseudo-informazione drogata, agli appassionati che credono di vivere in una puntata di X-files, ai “giornalisti” che cercano di riempire spazi di infotainment che non ci competono.
In che modo è possibile rivolgersi al CISU per segnalare eventuali avvistamenti? Quali sono le informazioni chiave che è indispensabile od opportuno fornire?
A differenza di un passato non poi così lontano, ormai è facilissimo rintracciare su Internet il CISU (Web: www.cisu.org; Twitter: @cisuufologia, ndr) o qualche associazione ufologica (anche se non è così facile distinguere chi è più o meno serio, al di là delle apparenze o della propaganda). Per questo il numero delle segnalazioni di avvistamento che ci arrivano direttamente, saltando ogni mediazione del passato (giornali, forze dell’ordine, ecc.), è ormai percentualmente preponderante e quantitativamente moltiplicato: ancora negli anni ’80 recuperavamo notizia della maggioranza degli avvistamenti dai giornali locali, mentre oggi sono al 90% gli stessi testimoni a segnalarci le loro osservazioni; si parlava di decine o centinaia di segnalazioni annue, mentre ora parliamo di centinaia o migliaia ogni anno.
Le informazioni rilevanti sono quelle relative all’aspetto, alla dinamica, alla durata e alla direzione (azimut e altezza angolare) dei fenomeni osservati, per consentire una scrematura delle cause più frequenti di identificazione e poi eventualmente mirare un approfondimento sui casi più interessanti in quanto più “strani”.
Un questionario per la raccolta dei dati sull’osservazione di un presunto fenomeno UFO è scaricabile dal sito del CISU.
E, infine, com’è possibile collaborare? Si può farlo anche da esterni?
Trattandosi di un’associazione, tutte le attività sono svolte da volontari e ogni apporto di risorse umane è benvenuto, interno o esterno che sia.
L’argomento presenta alcune peculiarità culturalmente affascinanti: servono (o ci si deve formare) competenze sia in scienze fisiche sia in scienze umane; a volte sembra di essere una via di mezzo tra il giornalista, il poliziotto e il proto-scienziato del Rinascimento; si ha a che fare con persone, esperienze e ricordi da raccogliere “sul campo” usando opportune cautele, così come con documenti di vario genere da interpretare e inquadrare.
Per chi volesse approfondire, il CISU ha messo a disposizione sul proprio sito un manuale sulla metodologia dell’indagine ufologica.
(credit foto contatti: Antenna n.3 del Plateau de Bure Interferometer a Grenoble – Pubblico Dominio)