A che punto è la notte

A che punto è la notte 31 – Foto spaventose ma reali

Come già l’anno scorso, anche questo dicembre ci regaliamo un A che punto è la notte un po’ diverso, dove raccogliamo storie rimaste fuori dagli episodi precedenti, vuoi per mancanza di spazio, vuoi perché collocate un po’ troppo sulla linea di confine che separa il nostro campo d’indagine da quello di altre discipline.

Quest’anno le storie sono solo due, legate da un filo comune: una scomparsa irrisolta e una svolta raggelante anni dopo, con alcune foto che non è chiaro chi raffigurino, da dove vengano e chi le abbia volute inviare.

1 – Tara Calico

Come accennavo altrove, quello di Tara Calico è uno dei casi che, una volta scoperti, non ho mai più potuto lasciato andare. La mia sezione di Google News ha l’alert impostato per qualsiasi nuova informazione possa essere diffusa.

Era il settembre del 1988 quando Tara Calico, 19enne di Belen, New Mexico, uscì di casa per la sua consueta passeggiata in bicicletta. Di lei furono ritrovati solo il walkman e una musicassetta in frantumi.

Molti l’avevano vista percorrere la solita strada, qualcuno dichiarò anche di aver notato un furgone bianco nella stessa zona, quel giorno, forse marca Ford. La madre si diceva convinta che il walkman e la cassetta fossero stati seminati da Tara nel tentativo di lasciare qualche indizio su dove fosse stata portata, ma di lei non si seppe mai più nulla. Tara era bella, l’ipotesi più tragicamente probabile era che fosse stata rapita da uno stupratore o da un killer, che si sbarazzò poi del corpo e della bici.

La foto di due presunte vittime di rapimento, di cui una potrebbe essere Tara Calico. Fonte: wikipedia

Meno di un anno dopo, a giugno del 1989, una donna si recò a fare compere in un negozio di Port St. Joe, in Florida. Nel parcheggiare all’esterno del locale, notò un furgone Toyota guidato da un uomo abbastanza giovane e coi baffi che si allontanava. Nel punto dove aveva sostato era rimasta in terra una foto Polaroid. La donna la raccolse e si ritrovò a guardare l’immagine di una giovane ragazza e di un bambino, stretti in quello che sembra uno spazio angusto, un letto poggiato a una parete, sulla bocca dello scotch nero, e le braccia dietro la schiena, probabilmente legate.

La foto viene mostrata in tv e la madre di Tara non ha dubbi, è sua figlia. Anche esaminando più da vicino l’immagine non cambia idea: il libro poggiato sul letto è uno dei preferiti di Tara, e quella cicatrice sulla gamba è inconfondibile. Anche un’altra famiglia del New Mexico ritiene di aver riconosciuto nel bambino il proprio figlio, Michael Henley, sparito ad aprile del 1989, ma questa ipotesi viene scartata definitivamente l’anno successivo, quando i resti di Michael vengono rinvenuti poco distanti dal punto in cui era scomparso durante un campeggio in montagna con i genitori.

Ma di Tara non è mai stato ritrovato nulla. Sulla foto si sono concentrati sforzi e analisi delle più diverse forze investigative, raggiungendo però risultati sempre discordanti: se Scotland Yard dichiara che con ragionevole certezza la ragazza della foto è lei,  l’FBI invece è più propensa a credere che si tratti di qualcuno leggermente più giovane. Sui siti di appassionati, alcuni sottolineano la differenza nel tratto della mascella o delle sopracciglia, o delle gambe, che non sembrano quelle di una donna che percorre ogni giorno decine di chilometri in bici, mentre altri pensano si tratti di uno scherzo di dubbio gusto, tanto più che negli anni successivi sono emerse altre foto, quasi nessuna rilasciata al pubblico. Nel 2009 la polizia di Port St. Joe ha ricevuto da Albuquerque due lettere con le immagini di un ragazzino, in una delle quali la bocca è cancellata con un grosso tratto di pennarello nero, mentre altre due foto, che l’analisi della carta di stampa ha collocato indubitabilmente dopo il 1989 una e nel 1990 l’altra, ritraggono una (due?) giovane donna che secondo la famiglia potrebbe essere Tara, una in un contesto drammaticamente pornografico.

Lo sceriffo ha detto di sapere chi è stato ma di non poterlo rivelare; alcuni artisti della città, tra cui un attore diventato celebre per la serie Breaking Bad, hanno girato un documentario sulla storia; le discussioni in Rete sulla foto continuano tutt’oggi, ma non è mai arrivata alcuna certezza, solo una serie di domande senza risposta: è Tara la ragazza della Polaroid? Se non lo è, chi è? Chi è il bambino? Che ne è stato di loro? E di Tara Calico?

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Il cartellone che la famiglia Sodder ha tenuto in piedi fino a pochi anni fa, oggi crollato. Fonte: www.appalachianhistory.net

2 – I ragazzi Sodder

Questa è una storia cui si arriva quando, come me, si passa decisamente troppo tempo su siti come www.websleuths.com o simili. Ma è una storia assolutamente incredibile, specialmente se ve la raccontano nella versione più diffusa, che non mette troppo in discussione i dettagli.

1945: i coniugi Sodder sono immigrati italiani in America (il cognome originale era Soddu), che hanno saputo costruirsi una piccola posizione e una sana reputazione grazie al duro lavoro e al comportamento onesto. George, il capofamiglia, è noto anche per essere uno che non le manda a dire: qualche mese prima di Natale, per esempio, ha litigato tanto furiosamente con un assicuratore che questi se n’era andato gridandogli che avrebbe visto bruciare la casa e tutti i ragazzi. La ragione del contendere era stata Mussolini, che George critica apertamente anche con gli altri immigrati. Comunque, George e Jennie vivono decorosamente e serenamente, insieme a nove dei dieci figli avuti nell’arco dei vent’anni e più di matrimonio.

E’ la notte della Vigilia di Natale: i ragazzi più giovani sono eccitati e chiedono di poter rimanere alzati fino a tardi; i genitori, la bambina più piccola e i fratelli maggiori vanno a letto normalmente. A mezzanotte e mezza Jennie viene svegliata da una telefonata: è una donna ubriaca a una festa (si sentono le voci in sottofondo) che ha sbagliato numero. In sala è rimasta solo una delle figlie, Marion, addormentata sul divano; gli altri devono essere andati a dormire nelle loro stanze all’ultimo piano, dimenticando le finestre aperte e le luci accese. Jennie sistema tutto e poi torna a dormire, ma mezz’ora dopo la sveglia un forte rumore proveniente dal tetto, qualcosa che lo colpisce e poi rotola via. Finalmente riesce a riprendere sonno, ma di nuovo, all’1.30, qualcosa la costringe ad alzarsi: è odore di fumo, la casa sta andando a fuoco. Jennie, George e la piccola riescono a mettersi in salvo fuori, seguiti da Marion e dai due fratelli maggiori.

Da questo momento in poi, una serie di sfortunate coincidenze impedisce ogni soccorso: il telefono non funziona, il barile d’acqua tenuto lì per le emergenze è ghiacciato, la scala a pioli è scomparsa, il camioncino non parte, i Vigili del fuoco sono sotto organico e rispondono alla chiamata solo il mattino dopo. In questo arco di tempo, i sei Sodder scampati all’incendio possono solo stare a guardare mentre la casa brucia, e con essa i loro figli e fratelli.

Quando finalmente le fiamme si estinguono, si prova a cercare i poveri resti di Maurice, Martha, Louis, Jennie e Betty, ma di loro non viene rinvenuto nemmeno il più misero dei frammenti.

Con il tempo, le troppe anomalie di quella notte d’inferno si fanno strada nei pensieri di George e Jennie, che alla fine si convincono che l’unica spiegazione possibile è che i ragazzi non fossero affatto in casa quando è scoppiato l’incendio. I coniugi Sodder pensano che i loro figli siano stati rapiti prima o durante, magari proprio da chi l’ha appiccato, perché ovviamente nella loro testa non si è trattato di un incidente ma di un fatto doloso. Il telefono non ha funzionato perché i fili erano stati tagliati, ma dalla sommità del palo del telefono, usando la scala d’emergenza che fu poi ritrovata a qualche distanza dalla casa; il camioncino era stato usato fino a poche ore prima; e poi, che cosa era stato quel rumore sul tetto udito da Jennie? si è trattato evidentemente di un assalto programmato. Forse una vendetta per i discorsi di George su Mussolini? Forse la Mafia?

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Foto ricevuta negli anni ’60 dalla famiglia Sodder, che si ritiene possa rappresentare il figlio Louis. Fonte: http://www.smithsonianmag.com/

Tutti i superstiti della famiglia sono rimasti sempre convinti che i cinque fratelli fossero ancora vivi, George qualche volta si è spinto fino ad andare a cercare dei giovani visti sul giornale che avrebbero potuto somigliare ai ragazzi scomparsi, mentre Jennie si occupava con grande amore delle aiuole piantate sul luogo dell’incendio. Solo John, il fratello maggiore, era persuaso che i fratelli non ce l’abbiano fatta: nel primo rapporto alla polizia, John ha dichiarato di averli chiamati a gran voce e di averli sentiti rispondere, per poi correggersi in un secondo momento dicendo che in realtà era entrato nella camera e li aveva svegliati.

Se questo fosse vero, John sarebbe l’unico testimone della loro presenza in casa al momento dell’incendio, ma la contraddizione nelle sue deposizioni lascia spazio a molti dubbi.

Nel 1968, vent’anni dopo la tragedia, Jennie riceve una lettera. All’interno la foto di un bel giovane dagli occhi scuri, molto piacente. Sul retro una dedica: Louis Sodder. I love brother Frankie. Ilil Boys. A90132 or 35. Nel 1968 Louis avrebbe avuto 32 anni, non 35, ma certo quel ragazzo sembra somigliargli molto. I Sodder assunsero anche un investigatore privato per indagare sulla foto, ma non venne ottenuto alcun risultato.

L’assenza di resti sul luogo dell’incendio può essere anomala (anche se poi non del tutto: esistono casi simili, e sarebbe stato determinante poter esaminare la scena con metodi e tecniche meno arronzate di quelle che emergono dai vari rapporti), ma il resto può spiegarsi in una di quelle catene di eventi che spesso aggiungono tragedia al dramma e che pure rientrano tutte nell’ambito delle possibili coincidenze. La foto di “Louis” potrebbe essere opera di un mitomane: il caso era abbastanza noto nella zona, anche perché George e Jennie avevano fatto erigere un grande cartello stradale con la storia, le foto dei figli e la preghiera di mettersi in contatto con loro se qualcuno avesse avuto informazioni. Le testimonianze di presunti incontri con i bambini lasciano il tempo che trovano come tutte le testimonianze di questo tipo.

In molti sono comunque convinti che i ragazzi Sodder siano stati attirati fuori di casa la notte di Natale del 1945 per poi essere portati via mentre il resto della loro famiglia credeva di vederli morire fra le fiamme, ma nessuno può dimostrare che le cose siano effettivamente andate così.

Immagine di copertina di Cristian V. (CC BY-ND 2.0)

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